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www.ildialogo.org IL VATICANO E IL BELGIO: L'INCHIESTA "OPERAZIONE CHIESA". Una nota sugli eventi in corso,a cura di Federico La Sala

L'EUROPA ALLA SCOPERTA DELLE RADICI NASCOSTE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO ...
IL VATICANO E IL BELGIO: L'INCHIESTA "OPERAZIONE CHIESA". Una nota sugli eventi in corso

(...) per il premier uscente del Belgio, il democratico cristiano Yves Leterme, "chi ha commesso abusi deve essere perseguito e condannato secondo la legge belga". Secondo Leterme, le investigazioni "sono la prova che in Belgio esistono poteri separati tra Stato e Chiesa". Dello stesso avviso anche il ministro della giustizia dimissionario, Stefaan De Clarck (...)


a cura di Federico La Sala

PEDOFILIA

Vaticano: "Sdegno" per violazione tombe
Il premier belga: "Chi ha sbagliato paghi"

Per Yves Leterme, primo ministro uscente, l'inchiesta dimostra che "nel Paese esistono poteri separati fra Stato e Chiesa". La polizia ha scavato anche con i martelli pneumatici nella cripta di Saint Rombout *

CITTA' DEL VATICANO - "Sdegno", "stupore" e "rammarico": così il Vaticano ha reagito violazione delle tombe  dei cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Le'on-Joseph Suenens, defunti arcivescovi di Malines-Bruxelles, avvenuta in Belgio durante le perquisizioni di ieri a Bruxelles. Lo ha fatto con una nota ufficiale e anche attraverso le parole dette all'ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, Charles Ghislain, che questa mattina è stato convocato in Vaticano per incontrare mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nella nota ufficiale la segreteria di Stato vaticana ha ribadito,"la ferma condanna di ogni atto peccaminoso e criminale di abuso di minori da parte di membri della Chiesa, come pure la necessità di riparare e di affrontare tali atti in modo conforme alle esigenze della giustizia ed agli insegnamenti del Vangelo". Che però, si legge nel testo, "esprime anche vivo stupore per le modalità in cui sono avvenute alcune perquisizioni condotte ieri dalle Autorità giudiziarie belghe" e "rammarico per alcune infrazioni della confidenzialità, a cui hanno diritto proprio quelle vittime per le quali sono state condotte le perquisizioni".

Durante la perquisizione sono stati sequestrati infatti anche i documenti della commissione Adriansses (il professor Peter della commissione per il trattamento degli abusi sessuali) e questo, secondo il portavoce della Conferenza episcopale belga Eric de Beukelaer, "va contro il diritto alla riservatezza di cui devono beneficiare le vittime" di abusi pedofili da parte di religiosi "che hanno deciso di indirizzarsi a questa commissione", ha dichiarato con una nota ufficiale diffusa oggi dalla Segreteria di Stato.

Anche il capo della Chiesa cattolica del Belgio, monsignor Andre-Joseph Leònard, ha criticato le perquisizioni. "La giustizia fa il suo lavoro e ha il diritto di fare delle perquisizioni. Quello che stupisce è che abbiano anche scavato nelle tombe arcivescovali e che tutti i vescovi siano stati trattenuti fino a sera", ha detto il monsignore parlando di "sequestro fra virgolette" e di "eccessivo zelo" durante la presentazione alla stampa di monsignor Jozef De Kesel, vescovo nominato oggi da papa Ratzinger alla guida della diocesi di Bruges al posto di Roger Vangheluwe, reo confesso di abusi sessuali nei confronti di un minore.

Ma per il premier uscente del Belgio, il democratico cristiano Yves Leterme, "chi ha commesso abusi deve essere perseguito e condannato secondo la legge belga". Secondo Leterme, le investigazioni "sono la prova che in Belgio esistono poteri separati tra Stato e Chiesa". Dello stesso avviso anche il ministro della giustizia dimissionario, Stefaan De Clarck (il Belgio non ha un nuovo governo dopo le elezioni del 13 giugno scorso) che in un'intervista, si è detto sorpreso delle perquisizioni, ma ha precisato che la magistratura è indipendente e che spetta a quest'ultima decidere.

Le perquisizioni di ieri in Belgio, in seguito a nuove denunce sui preti pedofili, hanno riguardato, oltre all'arcivescovado, anche la cripta della cattedrale Saint Rombout a Mechelen. A riferirlo oggi sono diversi quotidiani belgi, secondo i quali i poliziotti sono scesi fino nella cripta alla ricerca di dossier sulla pedofilia che sarebbero stati nascosti nella tomba di un arcivescovo. Gli agenti hanno utilizzato anche martelli pneumatici ma non hanno trovato nessun nascondiglio segreto. "Posso confermare che nel corso delle perquisizioni è stata aperta una tomba", ha affermato oggi la portavoce della procura di Bruxelles Estelle Arpigny. La portavoce ha quindi precisato di non avere alcun commento da fare alle affermazioni di sdegno del Vaticano.

Secondo una fonte giudiziaria citata dal quotidiano De Morgen, le perquisizioni sono state fatte nell'ambito dell'inchiesta "Operazione Chiesa". "Se dai dossier sequestrati dovesse emergere che alcuni ordini religiosi hanno impedito sistematicamente, per decenni, che i pedofili potessero essere giudicati, allora per la legge formerebbero un'organizzazione criminale. E' complice anche chi aiuta a garantire l'impunità", ha indicato la fonte del De Morgen. La priorità del giudice Wim De Troy, che conduce l'inchiesta, scrive anche il quotidiano La Derniere Heure, è di stabilire se il comportamento della chiesa, "da più di venti anni", può costituire "complicità in senso penale".

* la Repubblica, 25 giugno 2010

_________

Sul tema, in rete, si cfr:

  LA CHIESA E IL VERGOGNOSO SILENZIO SULLA PEDOFILIA DELLA GERARCHIA VATICANA. Il tradimento strutturale della fiducia. Una nota sul numero 3 (2004) della rivista "CONCILIUM"

PAPA RATZINGER, ANNO SACERDOTALE E PEDOFILIA. I PASTORI SI MANGIANO LE PECORE? E’ "UN FENOMENO RIDOTTO"!!!

  CHARITE’: BERLINO RICORDA A PAPA RATZINGER IL NOME ESATTO DELL’ OSPEDALE E DELLA FACOLTA’ DI MEDICINA.

MESSAGGIO CRISTIANO E TRADIMENTO STRUTTURALE. La chiesa non ha più il diritto di definirsi “cristiana”. ABUSO DEL NOME DI "CRISTIANI". I vescovi cattolici tedeschi citati in giudizio. Non dovranno più definirsi cristiani. L’azione è portata avanti dai Cristiani liberi

 



Venerdì 25 Giugno,2010 Ore: 17:09
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 26/6/2010 09.30
Titolo:AGGIORNAMENTI ....
l’Unità 26.5.10


Aperte alcune tombe di prelati alla ricerca di prove di reati sessuali su minori

La Santa Sede esprime «sdegno» e «stupore». Convocato l’ambasciatore di Bruxelles
Perquisizioni anti-pedofilia Scontro tra Belgio e Vaticano


di Gabriel Bertinetto

L’inchiesta belga sui preti pedofili manda in collera il Vaticano. «Sdegno» per le tombe di arcivescovi aperte alla ricerca di prove dei reati sessuali su minori. Convocato l’ambasciatore di Bruxelles presso la Santa Sede.

Clamoroso blitz giudiziario in Belgio nell’inchiesta sui preti pedofili. Giovedì l’arcivescovado cattolico di Bruxelles è stato perquisito per dieci ore, e per tutta la giornata ai prelati è stato proibito di lasciare l’edificio. Sono stati sequestrati i documenti della Commissione indipendente per il trattamento degli abusi sessuali, un organismo creato nel 2000 dai vescovi per assistere le vittime.

Ma la fase più sensazionale dell’operazione è stata l’apertura di alcune tombe nella cripta della cattedrale Saint Rombout, a Mechelen. Si cercavano dossier relativi a casi di pedofilia che potrebbero essere stati nascosti in quel luogo nella convinzione che mai nessuno li sarebbe andati a cercare proprio lì.

MARTELLO PNEUMATICO

Per aprire i sarcofagi è stato usato un martello pneumatico ed una telecamera ha esplorato l’interno. La procura non ha rivelato se sia stato effettivamente trovato qualcosa. L’operazione «Chiesa», come l’hanno chiamata i promotori, continua.

Il Vaticano reagisce con durezza. La Segreteria di Stato esprime «vivo stupore per le modalità con cui sono avvenute alcune perquisizioni» e addirittura «sdegno per la violazione delle tombe dei cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Leon-Joseph Suenens, defunti arcivescovi di Malines-Bruxelles».

«Sdegno» e «sgomento» vengono comunicati all’ambasciatore del Belgio in Vaticano, Charles Ghislain, convocato d’urgenza. La mossa provoca l’immediata replica di Bruxelles: «I poteri fra Stato e Chiesa sono separati» in Belgio, e la magistratura è «totalmente indipendente». Così il ministero degli Esteri riassume il contenuto della risposta data dall’ambasciatore nel colloquio in Vaticano.

NESSUNA EXTRATERRITORIALITÀ

Concetti analoghi esprime il primo ministro uscente, il democristiano Yves Leterme, secondo il quale i colpevoli di abusi sui minori, siano essi laici o ecclesiastici, devono «pagare secondo la legge belga». Non esiste insomma alcuna extraterritorialità che possa essere rivendicata dalla Chiesa. Il Vaticano non contesta solo la violazione delle tombe. Lo stesso sequestro di carte appartenenti alla Commissione sui reati sessuali viene bollata perché mette a rischio il rapporto di fiducia con le centinaia di persone che nel corso degli anni si erano rivolte all’istituto diretto dal professor Adriaensses per raccontare le proprie esperienze.

Il segretario di Stato Dominique Mamberti esprime «rammarico per alcune infrazioni alla confidenzialità, cui hanno diritto proprio quelle vittime per le quali sono state condotte le perquisizioni».
Dietro queste parole in difesa della privacy, trapela probabilmente anche l’allarme circa la possibile diffusione di materiale molto imbarazzante per le gerarchie ecclesiastiche.

Naturalmente assieme alla protesta per l’azione della magistratura, le autorità religiose ribadiscono «la ferma condanna di ogni atto peccaminoso e criminale di abuso di minori da parte di membri della Chiesa, come pure la necessità di riparare e di affrontare tali atti in modi conformi alle esigenze della giustizia ed agli insegnamenti del Vangelo».
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il Fatto 26.6.10

Pedofilia in Belgio

La perquisizione che ha innervosito il Vaticano

di Giancarlo Castelli

Si è sfiorato l’incidente diplomatico tra la Santa Sede e il Belgio dopo che gli investigatori della procura di Bruxelles hanno perquisito alcune proprietà della diocesi di Mechelen alla ricerca di nuovi documenti sullo scandalo pedofilia che ha investito il clero belga. Dopo l’irruzione al palazzo arcivescovile di Mechelen-Bruxelles dove era in corso la conferenza episcopale, gli agenti hanno voluto dare un’occhiata anche alla cripta che accoglie le spoglie di alcuni prelati. “Sono state violate le tombe di due cardinali”, ha fatto sapere la Santa Sede che ha convocato l’ambasciatore belga, Charles Ghislain, presso il Vaticano.

“Stupore e sdegno”, sono state le parole che gli ha rivolto Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Abbiamo fatto soltanto il nostro dovere”, hanno risposto dalla procura della capitale belga specificando, peraltro, di aver controllato una sola tomba, scoperchiata soltanto in parte. Un’operazione di polizia in piena regola, quella disposta dal giudice Wim De Troy: irruzione alle 10,30 al palazzo di Mechelen nel bel mezzo di una riunione vescovile, sequestro dei cellulari, controlli e perquisizioni fino alle 19,30.

Obiettivo: nuove eventuali prove sugli abusi ai minori ancora occultate o coperte dai porporati belgi. Tutti i vescovi presenti in quel momento nel palazzo sono stati interrogati dalla polizia e nessuno è potuto uscire, ha fatto sapere – non senza un certo disappunto – un portavoce dell’episcopato belga. Non è sfuggito al controllo anche il cardinale Godfried Danneels, ex-arcivescovo di Bruxelles, sospettato di avere coperto il suo omologo di Bruges, monsignor Roger Joseph Vangheluwe, proprio colui che confessò di avere abusato sessualmente di un minore, anche dopo la sua nomina vescovile. Neppure la nomina “rapida e tempestiva” del nuovo presule di Bruges, Jozef De Kesel, considerato dalle sfere ecclesiastiche “progressista”, è riuscita a stemperare la tensione. Un alto prelato, De Kesel, che è stato ex-ausiliare di Danneels a Bruxelles. Cosa che pensare a un quadro abbastanza complicato e intrecciato tra le gerarchie ecclesiali. Una nomina “rapida”, quella del nuovo arcivescovo di Bruges che fa seguito alle parole di Benedetto XVI che, soltanto pochi giorni fa, incoraggiava il clero belga di fronte agli scandali ad andare avanti.

Ma la procura di Bruxelles, con l’indagine denominata “Operazione Chiesa”, è intenzionata a fare luce. Per ora, la sola imputazione del dossier dei giudici è “attentato a pudore dei minori” mentre è stata smentita l’ipotesi di reato per organizzazione criminale, come era stato ipotizzato da alcuni organi di stampa belgi. “Chi ha sbagliato deve pagare”, ha tuonato il primo ministro uscente, il democratico cristiano, Yves Le-terme, inviando alla procura quello che sembra a tutti gli effetti un plauso incondizionato per l’azione da lui definita “la prova evidente della divisione tra Stato e Chiesa”. Terribilmente indignato, invece, il professor Adriaessens, psichiatra e docente dell’Università di Lovanio, che presiede la Commissione indipendente per il trattamento degli abusi sessuali.

Secondo lui, la documentazione raccolta durante la perquisizione, oltre 450 dossier, contiene diversi dati sensibili delle vittime che si erano rivolti in fiducia e con la garanzia di una certa riservatezza, proprio a lui. Agendo anche in stretta collaborazione con i vescovi stessi. Ora, dice Adriaessens, c’è il rischio che il delicato lavoro vada in fumo. “Sono entrati nella vita privata di persone che hanno avuto il coraggio e la forza di rivolgersi a noi e che, in gran parte, desiderano restare nell'anonimato – ha fatto sapere Adriaenssens – ora che la magistratura si è impadronita dei dossier che avevamo istruito negli ultimi due mesi, il nostro lavoro è annullato”. Adriaenssens ha annunciato che lunedì la Commissione deciderà se andare avanti o meno con il lavoro.
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la Repubblica 26.6.10

Il Belgio trema per 500 dossier

In mano alla polizia i faldoni segreti. Le vittime: "Privacy violata"
"Violata la privacy" dice la Chiesa ma per il governo "è un atto dovuto utile all´inchiesta"

BRUXELLES - Il libro nero della Chiesa belga è custodito in 475 faldoni messi insieme dalla commissione indipendente che la conferenza episcopale ha istituito per esaminare i casi di abuso sui minori compiuti da ecclesiastici. Da ieri, questi faldoni, come tutti i computer che si trovavano nella sede della Commissione, a Lovanio, sono in mano ai giudici di Bruxelles. Drammi e segreti, nomi e circostanze che la Chiesa aveva custodito, e spesso occultato, per anni e anche per decenni, sono ora in mano pubblica. E le prime a tremare, secondo il professor Peter Adriaenssens, primario di neuropsichiatria infantile e presidente della commissione, sono le vittime degli abusi sessuali. «Da ieri la commissione è sommersa di telefonate delle vittime, terrorizzate all´idea di vedere i loro traumi esposti in pubblico», ha dichiarato Adriaennsens.

Mentre il Vaticano protestava per le perquisizioni all´arcivescovado e per il fermo dei vescovi, il sequestro degli archivi della commissione è stato l´unico atto contro cui è insorta la conferenza episcopale belga. Si tratta, dice, di una grave violazione del diritto alla privacy che era stato garantito a quanti si erano rivolti a loro.

Adriaessens conferma. C´era un accordo, spiega, un protocollo con il consiglio dei procuratori generali, in base al quale la decisione o meno di trasmettere i dossier alla giustizia sarebbe stata presa autonomamente dalla commissione, con l´accordo preventivo delle vittime. «Chi è stato vittima di abuso, poteva rivolgersi alla polizia, alla magistratura, oppure a noi. Se si è rivolto a noi, spesso è perché non voleva che il suo caso fosse reso pubblico».

Il ministro della giustizia Stefaan De Clerck, però, difende l´operato della magistratura. «Il giudice istruttore ha il dovere di condurre l´inchiesta in piena indipendenza utilizzando i mezzi che ritiene necessari. Non è legato alle promesse fatte dal collegio dei procuratori generali alla commissione». «Senza voler fare polemiche - dichiara il portavoce della procura - vorrei ricordare che la nostra prima preoccupazione, specialmente in casi di questo genere, sono proprio le vittime. Non si può rimproverare alla giustizia di fare il proprio lavoro. E sarà fatto in maniera decorosa».

La commissione era stata istituita nel 1998, dopo le denunce di un prete, padre Rik Devillé, sugli abusi in seno alla Chiesa belga, e in particolare fiamminga. Tuttavia, secondo Devillé, nei primi dieci anni la commissione non si era certo dimostrata zelante. Solo con la nomina del professor Adriaessens, nel 2008, aveva cominciato a lavorare sul serio. Fino a due mesi fa, i dossier raccolti erano un paio di centinaia. Ma dopo le dimissioni del vescovo di Bruges, la commissione era stata travolta dalle denunce e i casi esposti sono più che raddoppiati. Solo in parte sono episodi recenti. Spesso gli abusi risalgono a molti anni fa, sono prescritti da un punto di vista penale, ma solo ora chi li ha subiti ha trovato il coraggio di denunciarli.

Oggi la commissione aveva in programma una riunione con un folto numero di vittime per discutere del ruolo del cardinal Danneels e della copertura che avrebbe offerto ai preti pedofili. Ai primi di luglio era previsto un confronto diretto con il cardinale. Ora l´incontro è stato annullato. «Lunedì ci riuniremo tra tutti i membri della commissione - spiega Adrianssens - e decideremo se, dopo quello che è successo, ha ancora senso proseguire la nostra missione».
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/6/2010 10.02
Titolo:BERTONE ATTACCA, MA IL BELGIO VA AVANTI NELLE INDAGINI ...
Inchiesta sulla pedofilia, Vaticano durissimo: "Vescovi sequestrati come nei regimi comunisti"

Bertone attacca il Belgio "Blitz inaudito anti-pedofilia"
Ma Bruxelles andrà avanti con le indagini

di Marco Ansaldo (la Repubblica, 27.06.2010(

CITTÀ DEL VATICANO Rabbia in Vaticano per le modalità della perquisizione della polizia nella sede della Conferenza episcopale belga, ordinata dalla magistratura che conduce un´inchiesta sulla pedofilia. Il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, è duro: «Non ci sono precedenti, nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza». Convocato l´ambasciatore di Bruxelles presso la Santa Sede, al quale è stato espresso «il rammarico» per l´azione dei giudici.

CITTÀ DEL VATICANO «Per il sequestro dei vescovi durante la perquisizione della polizia nella sede della Conferenza episcopale belga non ci sono precedenti. Nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza».

C´è rabbia e sgomento in Vaticano per il caso che sta contrapponendo la Santa Sede al Belgio. E le parole pronunciate dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, danno la misura dell´indignazione che si respira oggi Oltretevere. A sconcertare, oltre alla perquisizione di tutti i vescovi belgi riuniti nella Sede episcopale, sono soprattutto i modi usati nell´inchiesta, arrivata a scoperchiare persino le tombe di due cardinali eminenti, come Suenens e Van Roey, alla vana ricerca di documenti non trovati durante la macabra indagine. Un´azione che ambienti religiosi criticamente definiscono «da Codice da Vinci».

Ma assieme allo sgomento c´è la voglia di reagire con determinazione. Il primo giorno è trascorso, come spiega il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, alla ricerca di «elementi per una presa di posizione precisa». Esaurita la fase esplorativa è stato quindi il momento di un passo ufficiale con la convocazione, da parte del "ministro degli Esteri" vaticano, Dominique Mamberti, dell´ambasciatore di Bruxelles presso la Santa Sede, al quale è stato espresso il «rammarico» per l´azione della magistratura belga. Ieri, infine, è intervenuto lo stesso "primo ministro" vaticano, Bertone appunto, a manifestare in maniera pubblica il pensiero del governo del Papa.

«Questo è un fatto inaudito e grave», ha detto il cardinale segretario di Stato durante un convegno all´università Lumsa. Che ha così continuato, con tono indignato: «Al di là della condanna della pedofilia, l´irruzione e il sequestro dei vescovi per nove ore, senza bere né mangiare... Non sono mica bambini». A conferma dell´ufficialità della protesta, le parole di Bertone sono state subito pubblicate con evidenza sulla prima pagina dell´Osservatore romano. Già al mattino Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, aveva scritto che «violare tombe di cardinali in una cattedrale, pur con i crismi della legge, è un gesto che sa di violenza».
La Procura belga ha respinto le accuse lanciate dal segretario di Stato vaticano. Ai vescovi, ha detto il portavoce Jean-Marc Meilleur, è stata data la possibilità di mangiare e bere, e le perquisizioni sono state condotte «da professionisti che conoscono molto bene il loro lavoro e che rispettano i diritti delle persone».
Ma ora la Chiesa belga potrebbe decidere di avviare un´azione legale, secondo quando annunciato dal portavoce della Conferenza episcopale locale, Eric de Buekelaer. Intanto, fino a quando la magistratura non ordinerà il dissequestro dei computer, l´attività dell´arcivescovado di Machelen-Bruxelles, quartier generale della Chiesa in Belgio, resterà paralizzata. I giudici intendono prima esaminare con attenzione tutto il materiale acquisito per indagare chi può essersi reso colpevole di abusi sessuali su minori, oltre ai 475 fascicoli di testimonianze su casi di pedofilia.

Davanti all´ira del Vaticano il Belgio non sembra scomporsi, e la maggior parte dei media mostra anzi di appoggiare l´azione della magistratura. In un Paese di antica tradizione cattolica, ma dove la laicità dello Stato è sacrosanta e inviolabile e la pedofilia è un incubo (come dimostrano esempi eclatanti del passato fuori dal circuito religioso, vedi il "mostro di Marcinelle" Marc Dutroux) molti giornali riconoscono che le iniziative prese con le perquisizioni nell´arcivescovado e nella cripta della cattedrale di Saint-Rombaut sono state «sproporzionate», scrive Der Standaard. La giustizia, però, ha lanciato si legge su De Morgen un «segnale chiaro: la Chiesa non è al di sopra della legge».

«L´idea che circola qui spiega a Repubblica il professor Charles-Ferdinand Nothomb, vice presidente vicario dell´Istituto Internazionale Jacques Maritaine, molto attento al mondo cattolico è che il nuovo governo voglia preparare una commissione indipendente da quella già istituita dalla Chiesa sulla questione pedofilia. La mia impressione è che il partito socialista intenda muoversi in maniera aggressiva nei confronti dei vescovi cattolici».
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/6/2010 12.28
Titolo:LA CHIESA STA INSABBIANDO. Intervista a Rik Devillé ....
“La Chiesa sta insabbiando
Il primate mi ha minacciato”

intervista a Rik Devillé, a cura di Marco Zatterin (La Stampa, 27/6/2010)

«In questi diciotto anni sono andato ventidue volte in visita all’Arcivescovado. In un’occasione mi sono fatto accompagnare da venti vittime di abusi sessuali compiuti da uomini di Chiesa. Niente. Non mi hanno mai ascoltato, non hanno fatto nulla. Hanno sempre protetto i preti. Dicevano: “Non ci sono prove, pregheremo per voi”. E poi ci facevano andare via».

Rik Devillé ha l’aria mite, ma pronuncia parole pesanti come macigni. Porta bene i suoi 65 anni, trenta dei quali passati a curare le anime nella chiesa di Don Bosco, a Buizingen, appena fuori dal ring, a Sud di Bruxelles. È in pensione da pochi mesi, il crociato degli antipedofili, ma non ha ancora lasciato la parrocchia. Dal 1992 raccoglie le testimonianze di chi sostiene aver subito violenze da parte di preti, ne ha accumulate oltre 300 negli archivi della sua associazione "Diritti e Libertà nella Chiesa». È stato lui, all’inizio di giugno, a trasmettere gli incartamenti alla procura della capitale belga, mossa che ha innescato le perquisizioni di Mechelen (Malines). «È stata una buona cosa - commenta -. Era tempo che la giustizia cercasse i colpevoli».

La Chiesa belga aveva istituito la Commissione Adriaenssens. Non bastava?

«Il problema era il suo legame con l’Arcivescovado, l’assenza di una componente laica all’interno e di un collegamento con la magistratura. Ho sempre auspicato che fosse formata una Commissione veramente indipendente, un organismo il cui obiettivo fosse quello di aiutare la giustizia a fare il suo corso. Questa deve essere la via. Non spetta alla Chiesa stabilire chi ha violato la legge e come debba essere punito».

Crede che il Belgio sia un caso speciale? O che la piaga degli abusi sessuali in sacrestia sia un male comune?

«Succede ovunque, mi creda. Il Belgio credeva di essere l’eccezione perché nessuno caso era mai venuto alla luce. Eppure già nel 1994 avevo raccolto 82 denunce. Le vittime volevano essere ascoltate dalla Chiesa, volevano rompere la maledizione. E’ stato inutile, almeno sinora».

Lei ha raccontato di aver avvicinato anche Godfried Danneels, l’ex primate belga. Lui dice di non ricordarselo.

«Gli ho parlato dei miei dossier in due occasioni, nella prima metà degli Anni Novanta. Gli ho segnalato il problema e non so cosa abbia fatto dopo. In un’occasione, però, ricordo che il cardinale si arrabbiò. Disse che quello non era il mio lavoro, che dovevo restarne fuori».

Crede che stesse nascondendo qualcosa?

«I vescovi hanno una lunga storia alle spalle quanto a silenzi e omissioni. Proteggono i colpevoli e non le vittime».

Come reagiscono i belgi? Sono un popolo molto cattolico...

«Lo erano, una volta. A partire dagli Anni Sessanta la Chiesa cattolica è divenuta sempre meno democratica e i fedeli si sono allontanati. Si guarda al passato, è un potere che sta marcendo. Non si parla più del progresso, di porre fine al celibato oppure ordinare le donne sacerdote».

Ritiene che sarebbe una soluzione anche per riconsolidare i rapporti con la gente?

«Certo non da sola. La Chiesa non deve tornare al medioevo, ma affidarsi in modo più concreto alla lettera del Vangelo, badare ai poveri e ai deboli, rinunciare all’ostentazione del potere terreno. Sennò non potrà che andare lentamente verso la sua fine».
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/6/2010 14.33
Titolo:Il Papa: "Solidarietà ai vescovi belgi. Deplorevoli le perquisizioni"
Il Papa: "Solidarietà ai vescovi belgi
Deplorevoli le perquisizioni"

CITTA’ DEL VATICANO - Il Papa ha espresso solidarietà ai vescovi belgi definendo "deplorevole e sorprendenti" le perquisizioni compiute dalla magistratura in Belgio. In un messaggio al presidente dei vescovi belgi, monsignor André-Joseph Léonard, Benedetto XVI auspica che anche sui casi di pedofilia in Belgio "la giustizia faccia il suo corso", ma "nel rispetto della reciproca specificità e autonomia" della Chiesa.

* la Repubblica, 27 giugno 2010
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 28/6/2010 10.38
Titolo:"I prelati sono stati trattati bene". Anche la Conferenza episcopale belga pre...
Bruxelles respinge le accuse dal Vaticano "critiche eccessive"

Anche la Conferenza episcopale prende le distanze: "I prelati sono stati trattati bene"

I rapporti tra la Santa sede e governo sono tesi dal 1989, dopo il sì all’aborto

Nel 2009 il premier criticò apertamente papa Ratzinger per la sua opposizione ai preservativi

di Andrea Bonanni (la Repubblica, 28.06.2010)

BRUXELLES - Il Belgio non si piega di fronte all’ira del Vaticano. Anzi, si profila un nuovo braccio di ferro tra Bruxelles e Roma. Perfino la Conferenza episcopale belga, direttamente colpita dalle perquisizioni relative a casi di pedofilia ordinate dalla procura di Bruxelles, prende le distanze dagli anatemi del segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Le accuse contro la magistratura, qui, non sono ordinaria amministrazione come in Italia. Poco prima che venisse reso noto il tenore della lettera di solidarietà inviata dal Papa ai vescovi belgi, il ministro della giustizia Stefaan De Clerck aveva giudicato «un po’ eccessive» le critiche di Bertone all’operato della giustizia belga. «Non bisogna farne un caso diplomatico», ha detto il Guardasigilli, pur sapendo che l’ambasciatore del Belgio era già stato convocato in Vaticano per ricevere la protesta formale della Santa sede. In particolare De Clerck ha contestato l’accusa di Bertone secondo cui i vescovi erano stati «sequestrati» per nove ore nel palazzo arcivescovile di Mechelen senza cibo né acqua: «È falso dire che non hanno ricevuto da mangiare o da bere».

Il ministro, come aveva già fatto il capo del governo belga dimissionario, Yves Leterme, ha sostanzialmente difeso l’operato dei giudici. Ha detto di non essersi stupito per la perquisizione ordinata nel palazzo arcivescovile. Quanto al sequestro dei 475 dossier su casi di pedofilia in seno alla Chiesa che erano in possesso della commissione indipendente creata dalla Conferenza episcopale, De Clerck ha ironizzato sul fatto che «questa commissione prendeva tempo, forse un po’ troppo tempo, per organizzarsi».

Se il governo belga cerca di calmare gli animi e difende l’operato dei giudici, è la stessa Conferenza episcopale belga a prendere le distanze da Bertone. Il portavoce dell’arcivescovado di Mechelen-Bruxelles, Eric De Beukelaer, ha confermato che i vescovi sono stati «trattati bene». Le dichiarazioni del segretario di stato vaticano, ha detto De Beukelaer, «sono un commento personale fatto sull’onda dell’emozione». In generale la Chiesa belga, tradizionalmente più aperta del Vaticano e in questo caso più consapevole della profonda irritazione presente nel Paese per l’esplodere dei casi di pedofilia, evita di polemizzare con la giustizia o di dare in qualsiasi modo l’impressione di voler proteggere i suoi membri colpevoli di abusi.

Ma non è certo questa la prima volta che i rapporti tra il Vaticano e il Belgio si fanno tesi. La rottura si può far risalire al 1989, quando il parlamento belga approvò la legislazione sull’aborto. Il cattolicissimo re Baldovino, allora sul trono, invocò l’obiezione di coscienza e si rifiutò di firmare la legge. Ma il Parlamento non mollò e Baldovino dovette dimettersi da re per un giorno, in modo che il primo ministro firmasse la legge al suo posto. Da allora Baldovino è considerato un esempio in Vaticano, esempio che è stato anche garbatamente rinfacciato al suo successore, re Alberto, il quale non si è fatto scrupolo di firmare la legalizzazione dell’eutanasia, quella dei matrimoni omosessuali e quella che liberalizza la ricerca sugli embrioni: tutte leggi che hanno fatto imbestialire il Vaticano.

Ma se Roma è irritata con Bruxelles, anche il Belgio non ha lesinato le critiche a questo Papa. Nel 2009, dopo una dura risoluzione votata dal Parlamento, il governo belga sollevò una protesta formale per le dichiarazioni di Benedetto XVI contro il preservativo, proprio mentre stava per recarsi nell’Africa flagellata dall’Aids. E più recentemente, è stato l’allora primo ministro belga e oggi presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy a criticare pubblicamente le dichiarazioni negazioniste di un vescovo lefebvriano a cui il Papa ha revocato la scomunica.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 28/6/2010 14.40
Titolo:Si dimette la commissione della Chiesa che indagava sugli abusi ...
Belgio, si dimette la commissione della Chiesa che indagava sugli abusi

Peter Adriaenssens e l’intero gruppo abbandonano l’incarico

BRUXELLES Nuovo capitolo nella vicenda dei casi di pedofilia nella chiesa belga. La commissione creata dalla Chiesa per esaminare i casi di abusi sessuali sui minori in Belgio, guidata da Peter Adriaenssens, si è dimessa nella sua totalità. Lo si è appreso da fonti di stampa. Peter Adriaenssens, il presidente della Commissione incaricata dalla Chiesa di esaminare il dossier sugli abusi sessuali in cui sono coinvolti alcuni sacerdoti, ha gettato la spugna per primo. Lo scrive il quotidiano De Standaard in edicola oggi, sottolineando che la decisione dello psichiatra è arrivata dopo che la procura belga ha sequestrato tutto il materiale raccolto dalla Commissione istituita dalla chiesa belga. «Siamo stati utilizzati come esca», ha attaccato Adriaenssens aggiungendo che il sequestro del materiale dimostra la diffidenza di cui hanno dato prova le autorità giudiziarie. «Hanno agito in questo modo perché pensavano che potessimo tenere nascosta la verità, mentre la nostra intenzione era di lavorare in piena trasparenza», ha commentato Adriaenssens.

Ieri, Papa Benedetto XVI ha criticato le perquisizioni disposte dalla magistratura belga «con modalità sorprendenti e deplorevoli» nelle sedi episcopali del Paese, nell’ambito delle indagini su presunti casi di pedofilia. In un messaggio rivolto al presidente della Conferenza Episcopale belga, l’arcivescovo André-Joseph Leonard, il Pontefice ha espresso la propria «vicinanza e solidarietà a tutti i Vescovi della Chiesa in Belgio per le sorprendenti e deplorevoli modalità con cui sono state condotte le perquisizioni nella Cattedrale di Malines e nella Sede dove era riunito l`Episcopato belga in una Sessione plenaria che, tra l`altro, avrebbe dovuto trattare anche aspetti legati all`abuso di minori da parte di membri del clero». «Più volte io stesso ho ribadito che tali gravi fatti vanno trattati dall`ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia», ha continuato il messaggio, pubblicato sul sito internet della Santa Sede e nel quale Benedetto XVI auspica che «la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare con essa e nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati».

Secondo il ministro della Giustizia belga, Stefan De Clerck, se la chiesa ha il diritto di istituire una commissione (presieduta da Adriaenssens), le vicende di pedofilia sono di competenza della giustizia «che ha preso in mano il dossier». De Clerck ha ribadito che, nel corso delle perquisizioni, i vescovi sono stati trattati in modo normale e ha definito «eccessive» le dichiarazioni del cardinale Tarcisio Bertone che ha paragonato le operazioni della giustizia belga a quelle degli ex Paesi comunisti.

* La Stampa, 28/6/2010 (11:23)
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 28/6/2010 19.12
Titolo:WASHIGTON - Il Vaticano è civilmente responsabile degli atti di un prete accusat...
PEDOFILIA

Corte Usa non si pronuncia sull’immunità
Nessun ostacolo per processo al Vaticano

Il ricorso alla Corte era stato presentato dalla Santa Sede invocando il diritto all’immunità
degli Stati sovrani, su cui anche l’amministrazione Obama si era pronunciata a favore *

WASHIGTON - Il Vaticano è civilmente responsabile degli atti di un prete accusato di abusi su minori dopo che la Corte Suprema Usa ha rifiutato di pronunciarsi sul diritto all’immunità della Santa Sede. Nell’ultimo giorno in sessione, scegliendo di non esprimersi sul ricorso del Vaticano nel caso di un prete pedofilo dell’Oregon, la Corte conferma la decisione di una Corte d’appello di togliere l’immunità alla Santa Sede; questa decisione aveva spinto il Vaticano a fare appello alla Corte suprema, che rifiutandosi di affrontare il caso ha reso definitiva la decisione della Corte d’appello. Prima che un rappresentante del Vaticano possa essere chiamato a testimoniare, il tribunale dovrà decidere se il Vaticano stesso possa essere considerato "datore di lavoro" del sacerdote abusatore.



All’origine del caso la denuncia di una vittima, che rimane anonima, contro un prete irlandese, il reverendo Andrew Ronan - ora deceduto - che nel ’65, a Portland, nell’Oregon, lo avrebbe molestato. Il sacerdote prima di arrivare negli Stati Uniti era già stato coinvolto in altri casi di pedofilia in Irlanda e a Chicago. La vittima accusa il Vaticano di non avere ridotto allo stato laicale il sacerdote, o di non averlo quantomeno punito o allontanato.

La Corte ha deciso di non fermare l’azione legale in cui la Santa Sede è accusata di aver ripetutamente trasferito il prete da città a città nonostante ripetuti casi di molestie sessuali su minori. L’azione legale considera il Vaticano corresponsabile dei suoi abusi perché lo ha spostato dall’Irlanda a Chicago e poi a Portland nonostante fosse a conoscenza delle accuse contro di lui.

In primavera, quando il Vaticano aveva presentato ricorso, la Corte Suprema aveva chiesto il parere del governo Usa, il cui parere era che la Santa Sede godeva di immunità anche in questo caso e che i suoi leader, compreso il papa, non potevano essere interrogati. Il diritto all’immunità che spetta agli Stati sovrani, su cui si era espressa favorevolmente l’amministrazione Obama, era stato respinto nel corso di vari gradi di giudizio e da ultimo dalla Corte d’Appello di Sacramento.

"Ringraziamo i giudici per il coraggio con cui hanno lasciato che l’azione legale vada avanti", ha detto Jeff Anderson, l’avvocato che accusa il Vaticano. "L’azione della Corte è una risposta alle preghiere di migliaia di sopravvissuti alle molestie sessuali dei preti che finalmente avranno una chance di avere giustizia, la possibilità di chiudere le ferite", ha aggiunto.

L’avvocato del Vaticano, Jeffrey Lena, avrebbe invece preferito risolvere la questione a livello della Corte Suprema, "ma la decisione di oggi non significa che eravamo in errore nella interpretazione della legge". Lena ha ricordato che su questo punto l’amministrazione Obama aveva dato ragione alla Santa Sede: "I giudici di Washington hanno valutato che il caso non meritava di essere esaminato al loro livello per ora".

* la Repubblica, 28 giugno 2010
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 29/6/2010 17.26
Titolo:"PIU' BELGIO" IN OGNI PAESE D'EUROPA. La vera laicità? Trattare i vescovi come ...
La vera laicità? Trattare anche i vescovi come normali cittadini

di Paolo Flores D’Arcais (il Fatto Quotidiano, 29 giugno 2010)

La “laicità positiva” è l’invenzione lessicale, da neolingua orwelliana, con cui il presidente francese Sarkozy nel dicembre del 2007, puntava a ridimensionare la laicità laica, la laicità coerente, ma potremmo anche dire la laicità senza aggettivi, della tradizione francese. Nella neolingua di “1984” di Orwell, infatti, le parole vengono piegate dal regime del Grande Fratello a significare l’opposto di quello che hanno sempre voluto dire.

Per fortuna dal 26 giugno 2010, esiste in Europa un’altra versione di “laicità positiva”, in cui l’aggettivo “positivo” ha in effetti il significato di “positivo” (buono, favorevole, costruttivo, proficuo, leggo nel dizionario dei sinonimi). L’interpretazione autentica dell’unico senso che può avere in una democrazia liberale l’espressione “laicità positiva” l’hanno data i gendarmi belgi inviati dal procuratore di Bruxelles a perquisire le sedi della conferenza episcopale e a sequestrare ogni documento utile per portare in giudizio i preti pedofili di quel paese fin qui sfuggiti alla giustizia.

I vescovi, che erano riuniti in assemblea, sono stati trattati esattamente come sarebbero stati trattati i membri di qualsiasi altra potente organizzazione su cui pendesse il sospetto di avere con il proprio comportamento sottratto alla legge, per anni e anzi decenni, dei pericolosi criminali. Per tutte le ore della perquisizione (nove, per l’esattezza) è stato loro impedito di uscire dall’edificio e di usare il telefono portatile. Di comunicare, insomma, con possibili complici. Nessun democratico può perciò parlare di “fatto inaudito e grave... di cui non ci sono precedenti neanche nei regimi comunisti di antica esperienza”, se un vescovo viene trattato esattamente come ogni altro cittadino.

Il cardinale Tarcisio Bertone - segretario di Stato di Papa Benedetto XVI - invece lo ha fatto, evidentemente ignaro che in una democrazia “la legge è eguale per tutti”. Gli aveva già risposto in anticipo l’ex premier del Belgio, Yves Leterme, ricordando che “chi ha commesso abusi deve essere perseguito e condannato secondo la legge belga” e aggiungendo che le investigazioni “sono la prova che in Belgio esistono poteri separati tra Stato e Chiesa”. Yves Leterme non è un “comunista di antica esperienza” ma un democratico-cristiano. Per il quale evidentemente conta anche la prima parte della definizione, a differenza del cardinal Bertone. Fa dunque una figura assai meschina, democraticamente parlando, Joseph Ratzinger, sceso a dar manforte (“sorprendenti e deplorevoli modalità delle perquisizioni”) al cardinal Bertone proprio mentre il portavoce della Procura di Bruxelles respingeva l’aggressione del cardinale segretario di Stato con un perentorio “le perquisizioni sono state condotte da professionisti che conoscono molto bene il loro lavoro e che rispettano i diritti delle persone”.

È dunque evidente che la questione della laicità è oggi per l’Europa una questione centrale e ineludibile. Per il Papa vale la logica che, quando in una vicenda sono implicati dei preti (e Dio non voglia vescovi o cardinali), “la giustizia faccia il suo corso”, ma “nel rispetto della reciproca specificità e autonomia” di Stato e Chiesa. Frase in apparenza innocua, che dovrebbe andare da sé, traduzione burocratica del più eloquente “dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”, se non fosse per il fatto che il Papa pretende di essere poi lui a decidere se e quando lo Stato prevarichi, se e quando un membro della gerarchia debba rispondere a un magistrato. Pretende di essere lui, insomma, e non un tribunale civile, a decidere quali siano i confini tra le due giurisdizioni.

Si dirà però che non si possono trattare i vescovi di un paese come dei “sospetti” di compiacenza o addirittura omertà verso dei criminali (in questo caso dei pedofili), e che il comportamento della giustizia belga è dunque “non si sa se grottesco o ignobile” (Vittorio Messori). Obiezione francamente spericolata, visto il precedente del vescovo di Bayeux-Lisieux monsignor Pierre Pican, condannato a 3 mesi con la condizionale dalla giustizia francese per essersi rifiutato di testimoniare sulle attività pedofile, a lui note, di un prete della sua diocesi, e che per questo modo omertoso di “rispettare la reciproca specificità e autonomia” tra Stato e Chiesa ricevette, tramite il cardinal Castrillón Hoyos, l’encomio entusiasta e solenne di Giovanni Paolo II. Proprio mentre il Belgio (tradizionalmente cattolico) spiegava con i fatti cosa debba significare “laicità positiva”, la Corte costituzionale tedesca legalizzava definitivamente l’eutanasia passiva, annullando la condanna di un avvocato che aveva consigliato a un proprio cliente di tagliare il tubo della flebo di un suo parente tenuto in “vita” artificialmente e contro la sua volontà.

La Chiesa luterana ha approvato la sentenza, quella cattolica no, per “la sensazione che la differenza tra eutanasia attiva e passiva non sia stata presa sufficientemente in considerazione”. E in effetti, in un quadro di laicità davvero positiva il passo successivo - logicamente e giuridicamente inevitabile - è il diritto alla decisione sovrana di ciascuno sul proprio fine vita. Se, come ha stabilito la Corte costituzionale tedesca, “il paziente può decidere di rifiutare trattamenti di prolungamento artificiale della vita anche in caso di morte non imminente”, perché evidentemente non considera più la sua “vita umana” ma disumana tortura, non si vede perché per porre fine alla tortura non possa chiedere interventi attivi. Nel cattolico Belgio infatti, come nella protestante Olanda, ciò è già possibile.

Il Belgio, come hanno di mostrato le recenti elezioni, vive un momento carico di problemi politici non invidiabili. Ma sotto il profilo della laicità è indubbio che oggi sarebbe necessario “più Belgio” in ogni paese d’Europa.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 02/7/2010 15.48
Titolo:Il "New York Times" contro il Papa ....
IL J’ACCUSE CONTRO BENEDETTO XVI

Il "New York Times" contro il Papa

Papa Benedetto XVI è oggetto di pesanti accuse da parte del New York Times

Per il quotidiano "ci fu rimozione ed esplicito ostruzionismo sui casi di violenze sessuali" *

NEW YORK Dopo la decisione della Corte Suprema americana sulla possibilità di processare la Santa Sede per un caso di molestie sessuali perpetrate dal clero locale, il New York Times torna oggi ad affrontare lo scandalo degli abusi con un lungo articolo che prende in esame il ruolo svolto da Benedetto XVI prima e dopo essere diventato Papa. E l’autorevole quotidiano statunitense in prima pagina sottolinea come «il futuro papa è stato parte della cultura della non responsabilità, della rimozione, di rinvii cavillosi ed esplicito ostruzionismo» da parte della Chiesa.

«Più di ogni altro responsabile del Vaticano, fatta eccezione per Giovanni Paolo II, il Cardinale Joseph Ratzinger», al tempo in cui era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, «avrebbe potuto prendere misure decisive negli anni ’90 per evitare che lo scandalo (della pedofilia, ndr) si diffondesse come una metastasi da un paese all’altro, crescendo in proporzioni tali da minacciare adesso di consumare il papato», scrive il New York Times.

Il quotidiano ricorda come il Vaticano abbia tenuto un «meeting segreto» nel 2000 - dopo le ripetute preoccupazioni espresse dai vescovi anglosassoni sull’argomento - che l’anno successivo produsse la decisione di attribuire all’allora Cardinale Joseph Ratzinger l’autorità di occuparsi direttamente dei presunti scandali.

Ma il New York Times ricorda che l’ufficio guidato dal futuro pontefice, la Congregazione per la Dottrina della Fede, «aveva assunto già la competenza sui casi di abusi sessuali da circa 80 anni, nel 1922». «Ma per i due decenni in cui è stato a capo di quell’ufficio, il futuro papa non ha mai affermato quella autorità», aggiunge il quotidiano.

Il New York Times ricorda poi che «come Papa, Benedetto ha incontrato le vittime di abusi sessuali per tre volte», ma il quotidiano non manca di sottolineare che «oggi la crisi degli abusi sta divampando nel cuore cattolico dell’Europa» e «il Vaticano sta rispondendo ancora agli abusi dei preti con il suo (personale, ndr) ritmo, mentre è assediato da un mondo esterno che vuole che si muova più velocemente e con più decisione».

* La Stampa, 2/7/2010

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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