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www.ildialogo.org Restituire l’Italia agli italiani,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Restituire l’Italia agli italiani

di Giovanni Sarubbi

 
 

Alcune foto della folla che a Milano il 13 dicembre contestava il comizio di Berlusconi

Come tanti ho guardato e riguardato le immagini dell’aggressione a Berlusconi avvenuta a piazza Duomo a Milano il 13 dicembre. Ho ascoltato le varie interviste con i racconti di chi era lì vicino e i commenti dei politici.
Mi è sembrato di rivedere e rileggere altri episodi del passato, di altri attentati ad altri dittatori.
Mi sono ritornati alla mente gli attentati a Mussolini, l’incendio del Reichstag tedesco del 1933, tutte azioni che sono poi servite ai rispettivi dittatori per affermare il proprio potere assoluto con le conseguenze che tutti ricordiamo: la guerra, la shoha, Hiroschima e Nagasaki, la guerra fredda e la corsa agli armamenti. Gli storici hanno poi accertato che quegli attentati sono stati organizzati da coloro che poi ne hanno tratto i vantaggi, cioè dal fascismo e dal nazismo. La tecnica usata è quella che gli specialisti chiamano “false flag”, cioè si progettano e si realizzano operazioni che appaiono condotte da altri enti e organizzazioni su cui addossare la colpa. E’ si tratta di operazioni che sono in genere progettate e condotte da governi, grandi compagnie, organizzazioni mafiose, quanti cioè hanno un potere economico e politico da difendere, costi quel che costi. Per i soldi sono disposti a tutto.
La sensazione di trovarci in Italia di fronte all’ennesimo “false flag” di cui è piena la storia d’Italia è fortissima. Proprio il 12 dicembre era il quarantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana a Milano, fatta dai fascisti ma attribuita agli anarchici e che è rimasta ancora impunita. Quella strage inaugurò la “strategia della tensione” che non è mai finita, con pesantissimi intrecci fra apparati dello stato, forze politiche ed economiche, massoneria deviata e mafia e persino organismi religiosi come lo IOR.
Non si tratta di sapere se l’aggressore di Berlusconi sia stato o meno indotto da qualcuno a fare quello che ha fatto, o se l’aggressione sia stata organizzata fin nei minimi dettagli direttamente dallo staff di Berlusconi o all’interno stesso del suo schieramento, come lasciano capire alcuni giornali e alcune affermazioni dei fedelissimi dell’uomo di “Canale 5”. Da quello che si capisce l’aggressore è uno squilibrato (e gli squilibrati non si condannano ma si curano), ma di personaggi simili sono piene le storie dei dittatori che ne hanno sempre saputo trarre vantaggi giocando il ruolo delle vittime ma anche dei miracolati (anche Mussolini, che ha subito molti attentati, si definiva così). Quello su cui cerchiamo di riflettere e proprio l’uso che di tale aggressione vogliono fare i partiti di governo. Ed è questo quello che è veramente preoccupante.
Da ciò che abbiamo ascoltato dagli esponenti del PDL o della Lega Nord, ci sembra del tutto evidente che essi, prendendo spunto da quest’aggressione, vogliono  continuare imperterriti con la loro politica: vogliono continuare ad attaccare la Costituzione repubblicana proseguendo il loro scontro con le altre istituzioni dello Stato; vogliono proseguire sulla strada del concentrare il potere assoluto nelle sole mani di Berlusconi; vogliono continuare a fare una politica economica finalizzata al togliere ai poveri per dare ai ricchi; vogliono continuare a fare una politica favorevole ai poteri criminali eliminando gli strumenti di indagine come le intercettazioni telefoniche o approvando scudi fiscali tombali per reati gravissimi; vogliono continuare ad usare la politica estera per fare affari a livello internazionale con i peggiori regimi dittatoriali di mezzo mondo; vogliono continuare con la loro politica razzista e con l’uso della religione per creare contrasti e dissidi fra i popoli e fra regioni e regioni del nostro paese, e via delirando. Chiedono agli altri dichiarazioni di rifiuto della violenza ma essi stessi usano toni e argomenti che tendono a scardinare la Repubblica italiana nata dalla Resistenza antifascista. Chiedono agli altri di fare gli agnellini ma essi mostrano i denti e le unghie. Ma se l'aggressione è stata fatta da uno squinternato perchè comportarsi così?
Si sentono come investiti da una missione divina e si sentono forti del consenso popolare. Significativa la dichiarazione del Ministro della difesa La Russa al TG1 del 13/12/2009 : «il fatto in se è gravissimo ma e' ancora più grave non capire che se non ci si ferma nella campagna di odio contro Berlusconi le conseguenze possono essere inimmaginabili.... io trovo incredibile che non si capisca che le parole, è già capitato nella storia, possono produrre effetti drammatici, per fortuna questa volta c'è un consenso popolare attorno al PDL, a Silvio Berlusconi che non c'è mai stato nella storia». La Russa ovviamente sbaglia, quella del consenso popolare vastissimo è l’illusione che ha sempre accompagnato la storia di tutti i dittatori, Mussolini e Hitler compresi. Ma altrettanto significativa è la dichiarazione di Umberto Bossi, leader della Lega Nord che detiene il Ministero dell’Interno, che, senza tema di cadere nel ridicolo ha definito “terrorismo” quello che hanno fatto a Berlusconi. Se uno squilibrato è terrorismo, nessuno dovrebbe più uscire di casa visto che in Italia ci sono, secondo le statistiche, per lo meno dieci milioni di persone all’anno che risultano affetti da disturbi psichiatrici più o meno gravi. Ma le parole di Bossi in realtà vogliono dire al ministro dell’interno Maroni, organizzati come meglio sai fare per la bisogna. Il che potrebbe significare ulteriori soldati per le strade, ulteriori leggi repressive, come se quelle già esistenti non bastassero, ulteriori disposizioni alle forze di polizia, o ai sindaci della Lega sui controlli contro gli immigrati e quant’altro. Riflettessero La Russa, Bossi e soci sulla fine che i dittatori hanno sempre fatto e sui lutti che hanno inflitti ai loro popoli. Chiedetevi se ne vale veramente la pena.
Vogliono far passare l’idea che un’inchiesta della magistratura su Berlusconi e le sue aziende sia una manifestazione di odio nei suoi confronti negando l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. E’ una idea aberrante che, secondo la testimonianza dell’ex mafioso Tommaso Buscetta, neppure la mafia aveva mai accettato. Ai tempi di Buscetta la mafia si limitava a tentare di corrompere i giudici, o le forze di polizia ma a nessuno dei mafiosi veniva in mente di poterne uccidere qualcuno o cambiare addirittura le leggi, trasformando le guardie in ladri e viceversa. Poi sono venuti i “corleonesi” che hanno stravolto, secondo Buscetta, le regole dei vecchi “uomini d’onore” e da allora hanno ucciso magistrati e poliziotti, giungendo persino ad affermare, come hanno fatto camorristi e mafiosi del calibro di Totò Riina e Francesco Schiavone alias Sandokan, di essere vittime di una congiura di giudici comunisti.
La storia di questo paese è avvolta da oltre quarantanni da una fitta ragnatela di corruzioni, di intrecci perversi fra economia, politica, mafia, massonerie e servizi deviati. Le indagini dei giudici di Palermo degli anni 80 e 90 hanno cercato di squarciare queste regnatele e fare luce, pagando a caro prezzo il loro impegno. Consigliamo vivamente ai nostri lettori di leggere quelle pagine. 
L’uccisione di Falcone e Borsellino avvennero subito dopo che la Corte di Cassazione confermò le condanne del primo maxi-processo contro la mafia del 1984. In questi giorni un altro maxi-processo, quello contro la camorra napoletana, è giunto alla sua fase finale in Cassazione.
Il dubbio che la guerra contro i giudici, compresa la difesa a spada tratta del sottosegretario Cosentino, sia legata a questa vicenda credo stia diventando una certezza. Ci auguriamo soltanto di  non dover assistere ad altre stragi come quelle contro Falcone e Borsellino e che questa nostra Repubblica possa continuare ad essere di proprietà di tutti gli italiani e non di un uomo solo, o di una sola classe, quella dei ricchi e gaudenti.
Restituire l’Italia agli italiani credo possa essere lo slogan del momento, a quegli italiani che il 13 dicembre a piazza Duomo a Milano contestavano il comizio di Berlusconi nel nome di Falcone e Borsellino e che il gesto di un “utile idiota” o sconsiderato che dir si voglia ha oscurato. Ma non sarà sempre così.

Giovanni Sarubbi



Lunedì 14 Dicembre,2009 Ore: 14:14
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Renzo Coletti Genova 27/12/2009 11.05
Titolo:Il popolo che non c'è
L'Italia non è mai appartenuta agli italiani. Non si può restituire a chi non esiste. Cosa è accaduto a milano edd al nostro amato cavalliere non ha nessuna importanza. la realtà è altra e la strategia non è quella della tensione. una strategia molto più complessa e strisciante ottenebra la mente e il pensiero ormai disperso ne vuoto sostanziale di una coscienza asfitica. Ho assistito all'evento in ospedale e con meraviglia mi sono reso conto di quanti siano i grulli del villaggio berlusconiano oggi chiamato italia. ma l'italia non c'è: la nostra patria è altrove e parla una lingua internazionale che si snoda tra le viscere di una Europa sempre più occidente. (Europa significa occidente) Il complotto c'è, ma i complottisti sono celati ed al sicuro tra cattedrali di infamia e ricchezza. Il nuovo mondo non ha più identità, il suo fascino è il potere assoluto e una sicurezza per automi orwelliani. Restituiamo l'italia al suo centro geopolitico ed al suo spazio del non luogo. Restituiamo il pensiero alla mente straziata, restituiamo la dignità a chi non la forse mai conosciuta, ma certamente h'ha contenuta in un seme che ci appartiene come la fonte di vita. Il dubbio ci sia padrone e la ricerca conseguente ci guidi. la vita vince sempre e berlusconi appartiene alla morte come altri dittatori e oppressori di ogni tempo. A noi la scelta. Renzo coletti.

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