- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (217) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Catene,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Catene

di Giovanni Sarubbi

C’è gran movimento all’interno delle cosiddette “classi dirigenti” di questo paese. I convegni   e le proposte di presunte innovazioni si susseguono a ripetizione. Sono diventate di moda anche in Italia le fondazioni dei cosiddetti think tank (comitato di esperti) come quelle esistenti negli USA. Centri studi finanziati in particolare dal grande capitale. Tutto avviene nell’ambito di una ben determinata classe sociale, quella di chi ha i milioni di euro a palate o ha un potere politico da amministrare. Nella fondazione ItalianiEuropei, di cui è presidente D’Alema sono soci capitalisti come Gianni Agnelli (defunto), Francesco Micheli, Vittorio Merloni, Claudio Cavazza, Carlo De Benedetti, Gianfranco Dioguardi e Paolo Marzotto insieme ad aziende quali Pirelli, Gruppo Marchini, Philip Morris, Glaxo Wellcome, Pharmacia & UpJohn, Lega delle Cooperative, ABB ed Ericcson.
I dibattiti che queste fondazioni propongono prevodno un tutti contro tutti, in una prima fase, per poi passare alle scomposizioni e ricomposizioni di gruppi di potere, di partiti, di associazioni tutti finalizzati al come meglio consolidare il proprio dominio sull’intera società. E questo la chiamano democrazia e pretendono anche che sia l’unica possibile con lor signori sempre li e tutti gli altri sotto i loro piedi.
La grandissima maggioranza della popolazione è fuori dai giochi. Nessuno che ogni mattina si deve recare al lavoro, per chi c’è l’ha, è mai considerato nelle sue sofferenze, speranze, bisogni primari. Al più sono numeri di una statistica, tot disoccupati, tot cassintegrati, tot al di sotto della soglia di povertà. E chi è disoccupato o giovane è in balia del primo ricattatore, alias imprenditore, che incontra per la strada, costretto a lavorare 8 e più ore al giorno per 400 euro al mese, se va bene. E se sei immigrato la situazione è ancora più drammatica ed è ancora peggio se sei africano. E se sei immigrata e per di più femmina la prostituzione è dietro ad ogni porta e la colpa è poi sempre la tua  e mai dei clienti o di chi ti sfrutta.
Lo schiavismo non è mai finito, lo viviamo tutti i giorni, nella più totale indifferenza se non peggio nella condivisione attiva di scelte e politiche propriamente razziste, fasciste e naziste.
Succede così anche nel campo della religione cristiana o di quelle religioni fortemente legate ai poteri politici. I “sacri pastori” si riuniscono, fanno le loro “prolusioni” e già questo termine sancisce una netta separazione con il cosiddetto popolo dei fedeli. E anche questo termine è indicativo di cosa si voglia da chi aderisce ad una delle religioni autoritarie esistenti : essere fedeli, cioè obbedire ai “sacri pastori”, sperare che almeno nell’aldilà si possa vivere in paradiso per trovare, come scriveva Eduardo De Filippo in una sua poesia,  quella pace che solo la morte riesce a dare. E mentre i “fedeli” sperano i “sacri pastori” ingrassano nei “sacri palazzi” e si contorcono nel loro grasso, nelle loro libidini violente sempre ai danni degli ultimi, di quelli che Gesù chiamava i piccoli.
Tutto ciò che è sotto i nostri occhi tutti i giorni è solo morte. Questi uomini e queste donne assatanati del loro potere, avvinghiati alle loro ricchezze, incollati alle loro poltrone di comando o sprofondati nelle loro alcove miliardarie fra prostitute di lusso ed i loro magnaccia, trasmettono l’idea della morte, della sofferenza dei tanti, tantissimi che ogni giorno soffrono e lavorano e muoiono per consentire loro di fare quello che fanno. Soffrono nei campi, nelle fabbriche dove sempre più spesso muoiono in incidenti sul lavoro. Muoiono sotto le case costruite senza cemento o in zone ad altro rischio idrogeologico e loro imperterriti continuano come se nulla fosse: faremo, diremo, ci impegneremo, state sicuri e via promettendo ciò che nessuno di essi ha mai messo in pratica perché dovrebbero cominciare a mettere in discussione il proprio potere, il proprio lusso sfrenato, il proprio cibarsi dei cadaveri dei tanti che hanno contribuito contro la loro volontà alle loro ricchezze.
Non andrà sempre così. Le contraddizioni prima o poi vengono al pettine. Lo vediamo nel campo ambientale: ciò che negli ultimi due secoli di sviluppo industriale abbiamo scaricato nell’ambiente in termini di veleni ci sta ora tornando addosso sotto forma di diluvi, scioglimenti dei ghiacciai dei poli, surriscaldamento del pianeta, desertificazione accelerata, e poi tumori, diffusi disturbi psichici e chi più ne ha più ne metta.
Occorre allora che gli sfruttati, coloro che non contano nulla nella società a tutti i livelli, riprendano in mano il loro destino, che buttino via tutte le pretese “classi dirigenti” che pensano solo ai ricchi e gaudenti e dimentica gli ultimi. “Il sazio non crede a chi vive nella miseria”, dice un vecchio proverbio. Non c’è alcuna comunanza di interessi fra chi ha soldi a palate e chi non ha nulla. Ma chi ha soldi a palate per poter continuare ad averli ha bisogno proprio di chi non ne ha, mentre chi non ne ha non ha assolutamente bisogno di chi ha costruito sull’ingordigia un sistema sociale, quello capitalista o neo liberista che dir si voglia.
Bisogna riprendere e rilanciare gli ideali che furono posti alla base della “Prima internazionale”, quella di Marx ed Engels, quella degli ultimi, degli sfruttati, degli schiavi salariati. Bisogna ricostruire una nuova umanità facendo tesoro di tutti gli errori e gli orrori che l’umanità ha commesso da 150 anni a questa parte ripartendo dagli ultimi, da chi non ha nulla se non le proprie catene da cui liberarsi. Possiamo farcela e ce la faremo.

Giovanni Sarubbi



Marted́ 20 Ottobre,2009 Ore: 15:39
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info