- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (2)
Visite totali: (259) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LA RICOMPOSIZIONE DELLA FAMIGLIA UMANA, IL CROCIFISSO, E PINOCCHIO. Una nota su una discusssione già fatta (2003).,Federico La Sala

W o ITALY. L'EVANGELO, LA COSTITUZIONE, E UNA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA SENZA GRAZIA ("CHARIS") E SENZA AMORE ("CHARITAS") - TUTTA ATTENTA A SERVIRE SOLO IL SUO "DIO DEGLI AFFARI" ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006).
LA RICOMPOSIZIONE DELLA FAMIGLIA UMANA, IL CROCIFISSO, E PINOCCHIO. Una nota su una discusssione già fatta (2003).

"C’era una volta. - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. - No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno" (Collodi)!!!


Federico La Sala

 

 INFANZIA E STORIA: DEMOCRAZIA, FIABA, E MESSAGGIO EU-ANGELICO

  AL DI LA’ DEL MITO E DELLA LOGICA TRAGICA.... 
  L’INDICAZIONE DI NELSON MANDELA E DON LORENZO MILANI
.

di Federico La Sala *

***

Nessuno nasce senza ombelico (antico prov. arabo).

A proposito del Crocifisso .... "Coprire di sdegnati improperi il gesto di Adel Smith non aiuta a capire lo scandalo che forse è più tremendo [...] il vero scandalo era avvenuto già prima del suo ricorso al giudice. Forse la croce era già stata tolta dai cristiani stessi, con il pensiero, e di esso non era restata che un’apparenza: due assi di legno, e quando è di aiuto la fantasia magari anche un uomo, scolpito sulla superficie [...] Il gesto della Chiesa che abbandona un crocefisso commissionato [per il Giubileo del 2000, a Tor Vergata, fls] non è meno grave - forse è più grave: Gesù è crocefisso di nuovo - dell’azione di Adel Smith"(Barbara Spinelli, Il caso Ofena. Il doppio scandalo della Croce, La Stampa, 2 nov. 2003)).

Questo, in verità, è il problema. Ieri era la questione di un solo coraggioso - Nietzsche, oggi è diventata (e siamo solo agli inizi!) una questione di tutti gli uomini e di tutte le donne d’Italia e dell’ intera Europa. Nel momento stesso in cui gli specifici rapporti e i vecchi equilibri tra le culture dell’intero mondo legato al Mediterraneo sono tutti da ridefinire e si pone la questione delle radici dell’intera Europa, l’interrogativo sul Crocifisso non può non riaprirsi e riportare alla coscienza i problemi non risolti o mal risolti da duemila anni - non solo a livello interculturale, ma anche all’interno stesso di ogni cultura, compresa la distinzione tra laico e religioso.

E Roma, come Gerusalemme, ridiventa il luogo reale, simbolico, e storico specifico dove si gioca la ’partita’ più importante. Se è vero, come è vero, che l’Europa è nata dall’incontro di diverse culture con il messaggio cristiano e che - come ha scritto lo studioso Khaled Fouad Allam, europeo di origine musulmana - "l’Europa è debitrice verso il cristianesimo", il problema si trasforma e assume quest’altra forma:"Come accogliere l’altro, se si nega se stessi? Come saldare un patto fra le comunità se l’Europa rifiuta di riconoscersi? L’incontro è possibile solo se si è consapevoli delle proprie radici"(La Repubblica, 23-9-2003).

Questo il nodo da sciogliere, e non si scioglie reimponendo vecchie soluzioni. Qui si sta parlando di un’ Europa nuova, di un’ Europa aperta e democratica, e allora bisogna essere chiari e onesti: questa Europa non s’inscrive e non vuole reinscriversi nell’orizzonte imperialistico platonico-hegeliano e cattolico-romano, ma nella tradizione socratico-cristiana - SOLO DIO E’ SAPIENTE (Socrate), SOLO DIO E’ BUONO (Gesu’).

La differenza è abissale, come quella tra Dante e Bonifacio VIII - a proposito di radici, non dimentichiamoci del padre della nostra stessa lingua! Oggi - ha detto il Papa (e in questo ha tuttavia ragione) - non possiamo più vivere "come se Dio non ci fosse" ... ma di che e di chi si sta parlando - del Papa o di Dante? Se vogliamo portare alla luce del sole le radici, è proprio su questa differenza che dobbiamo reinterrogarci radicalmente e riporre da un punto di vista ANTROPOLOGICO la questione aperta e denunciata già da Nietzsche (e da Freud e, recentemente, ripresa anche da René Girard): l’UCCISIONE di DIO e, insieme a essa - non confondiamo il padre con il figlio! - l’uccisione dell’uomo, FIGLIO di Dio, il Crocifisso appunto!

Si tratta di porre in modo nuovo e decisivo l’interrogativo sul MONOTEISMO. E la questione non è affatto solo religiosa, ma è culturale e politica in senso forte - ne va della nostra stessa vita sulla Terra, tout court!

***

"Quando furono promulgate le leggi razziali in Italia nell’autunno del 1938, il provveditorato agli studi inviò solerti funzionari in tutte le scuole del Regno per verificare che fossero rigorosamente applicate. [...] Si racconta che in una certa aula scolastica di un istituto elementare, uno di questi funzionari svolgesse con zelo il suo compito di epuratore della razza maledetta e con espressione grifagna ingiungesse: CHI HA IL PADRE EBREO LASCI IMMEDIATAMENTE L’AULA. Tre bimbi con l’aria smarrita si alzarono, raccolsero libri e quaderni, si infilarono il cappottino ed uscirono mesti dalla classe. Verificata l’esecuzione dell’ordine, il funzionario proseguì perentorio: CHI HA LA MADRE EBREA LASCI TOSTO L’AULA. Un solo bambino riccioluto con l’incarnato pallidissimo, gli occhi sgranati, incredulo raccolse le sue cose ed uscì. A questo punto fiero di sé il solerte sgherro con soddisfatta pomposità esclamò: CHI HA IL PADRE E LA MADRE EBREI LASCI IMMANTINENTE QUEST’AULA ARIANA.

Nell’innaturale silenzio che seguì a quest’ultimo ukase, tutti udirono un cigolio che proveniva dalla parete alle spalle della cattedra. Col fiato sospeso tutti i presenti tesero le orecchie e intesero distintamente il suono metallico di un chiodino che cadeva sul pavimento. A questo punto, guidati dallo sgomento impresso sui piccoli volti dei loro alunni, il funzionario della pubblica istruzione ed il maestro si volsero verso la cattedra appena in tempo per scorgere il crocifisso guadagnare con dolenti balzelloni l’uscio e sparire.

Noi ebrei l’abbiamo sempre saputo, l’uomo che in effigie è rappresentato agonizzare sulla croce, è un ebreo. Suo padre terreno e sua madre erano ebrei. Lo era naturalmente suo fratello Giacomo. Ebraica fu la sua formazione e la sua pratica. Ebrei furono i suoi discepoli e a lungo i suoi seguaci furono solo ebrei.

Ebrei furono i primi martiri cristiani. Dopo quasi due millenni di elusione, questi fatti sono riconosciuti e dichiarati a chiarissime lettere dalla Chiesa. Non all’epoca buia della persecuzione e dello sterminio nazista. Allora milioni di innocenti condotti al macello forse avrebbero sperato nella rimozione dei crocefissi da ogni luogo per denunciare l’orrore. Non accadde.[...] Ma l’attuale Pontefice ha assunto su di sé come capo della Chiesa Cattolica la responsabilità delle passate perversioni, ha solennemente riconosciuto le colpe e chiesto perdono"(Moni Ovadia, La cacciata del crocifisso, L’Unità, 1.11.2003, p. 28).

****

Allora, 1938, non accadde! Oggi, 2003, non lasciamoci confondere le idee e cerchiamo di andare alle radici. Questa epoca, la nostra epoca, è l’epoca del nichilismo, quella già annunciata da Nietzsche: Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso... E NOI (al di là del laico e del religioso, della destra e della sinistra) CONTINUIAMO AD UCCIDERLO!

Un simbolo è un simbolo. La sentenza del giudice Montanaro che ordina la rimozione del crocifisso da un’aula della scuola elementare di Ofena dice la verità, NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’, TUTTA LA VERITA’. Cosa rappresenta oggi per noi, italiani e italiane, il crocifisso? Niente, niente più: il cattolicesimo (e lo dicono pure tutti i sondaggi e le statistiche, al di là delle apparenze e degli opportunismi) ormai è solo una categoria sociologica che non esprime più L’ANIMA della "buona-notizia" e del "lieto-evento", ma dice solo dell’appartenenza ad una parziale visione politico-culturale di una determinata parte della società italiana. Non dice più né delle radici, né di nostro padre e di nostra madre, né di "Dio", né del futuro, né di altro: "C’era una volta. - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. - No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno" (Collodi)!!!

Un segnale è un segnale. E la sentenza del tribunale dell’Aquila è solo un campanello d’allarme: STA A TUTTI NOI sentirlo e riflettere, sia da parte dei cittadini e delle cittadine della REPUBBLICA DEMOCRATICA ITALIANA sia da parte dei e delle fedeli della CHIESA CATTOLICO-ROMANA sia di TUTTE LE ALTRE CONFESSIONI RELIGIOSE, e cambiare rotta - prima che sia troppo tardi. Se non l’abbiamo capito, la campana suona per tutti e per tutte: IL PROBLEMA E’ ANTROPOLOGICO, prima di tutto - e poi, politico e teologico! Si tratta - e non metaforicamente - di non buttare l’acqua sporca con il BAMBINO, NOI STESSI.

Teniamone conto. Noi - ognuno e ognuna, in prima persona - NON ABBIAMO ANCORA RISPOSTO alla domanda: CHI SIAMO NOI, IN REALTA? (su questo, mi sia lecito, cfr. F. La Sala, L’enigma della Sfinge e il segreto della Piramide. Considerazioni attuali sulla fine della preistoria, in forma di lettera aperta, Edizioni Ripostes, Roma-Salerno, 2001, pp. 9-40).

Cittadini sovrani e cittadine sovrane, re e regine, figli e figlie di "Dio", o ... dei semplici pezzi di legno?! Sta il fatto che "OGNI BAMBINO E’ UN PRINCIPE DELLA LUCE CHE POI CON L’EDUCAZIONE DIVENTA UNA SORTA DI CRETINO"(Marcello Bernardi) - non un ’cristiano’, un essere umano - semplicemente!

***

Ripensare tutto e ri-trovare "ciò che è comune" a tutti gli esseri umani e a tutte le culture e le religioni del Pianeta è un passo sempre più obbligatorio.

Bisogna ripartire a contare e ragionare da "zero" - dall’essenziale, dalla relazione amorosa di uomini e donne in carne ed ossa, dalla nascita di ognuno e di ognuna di noi stessi e di noi stesse, e dalla relazione (al di là di un biologismo e naturalismo accecato e accecante ) dei nostri stessi padri e delle nostre stesse madri. Questo ci permette di comprendere quanto per secoli e millenni ci siamo negati (a tutti i livelli - dal religioso allo scientifico!) che ogni essere u-ma-no nasce dall’unione, dall’alleanza, dal rapporto sociale (storico e culturale) di due esseri umani, non dal caso o da un ’incidente’ biologico o tecnico , ... e apre la strada alla possibilità di riequilibrare - pacificamente - il campo delle relazioni!

Significa finalmente capire, cioè, che la famosa ’rivelazione’ parmenidea ed eraclitea che l’Essere è, e che il non-essere non è, riposa su una chiarificazione essenziale - a partire dal nostro proprio presente storico - di natura logica ed etica. In principio era l’Essere, il Logos ... come il giovanneo In principio era il Logos e il ’grande comandamento’ Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso sono sulla stessa strada e non dicono altro che la stessa cosa. E ciò che dicono, se pure può essere apparsa una rivelazione, è prima di tutto e sopratutto una scoperta, un’acquisizione culturale, e una verità antropologica, e non un’invenzione di preti e di sacerdoti - questi vengono dopo!

A partire da noi stessi e da noi stesse, e dal nostro presente ATTUALE, ciò che oggi noi possiamo e dobbiamo fare è rimettere insieme tutti i ’pezzi’ dell’intera drammatica storia della nostra (planetaria) cultura, guarire le ferite, e riprendere il cammino, con una nuova consapevolezza e con una nuova volontà:

  1) Fuori del tutto non c’è Dio (Dio è morto e noi l’abbiamo ucciso: è un punto cruciale della riflessione di Nietzsche e il punto d’approdo dell’intera filosofia contemporanea); 
  2) Non c’è Dio se non Dio (è l’affermazione fondamentale della religione islamica); 
  3) Non c’è Dio, se non il Dio dei nostri padri (è l’affermazione fondamentale della religione ebraica); 
  4) Non c’è Dio, se non il Dio delle nostre madri (è l’affermazione fondamentale della religione cristiana e cattolica).

Se non ora, quando? Bisogna ripartire dalle radici, da qui - dalla nascita di noi stessi e noi stesse e dalla relazione che ci fonda. E’ l’ antropologia che insegna alla politica... e alla teologia. Come in cielo così in terra: FUORI DEL TUTTO NON C’E’ NESSUN DIO, SE NON L’AMORE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI.

Da qui ripartire, dall’essere, tutti e tutte, figli e figlie della Relazione d’Amore di uomini e donne, da questo fatto-culturale attuale, e da questa consapevolezza - senza riduzionismi biologistici e senza fondamentalismi, per fare verità e riconciliazione: non ci sono altre strade.

Oggi non abbiamo più altra via per proseguire, se non quella della verità e della vita.... Un grande concilio, tra tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà di tutta la Terra, come quello immaginato IN CIELO da Nicola Cusano, "per placare la follia dell’ira e di aiutare la verità a manifestarsi", in LA PACE DELLA FEDE (1453), penso che sia da mettere all’ordine del giorno.

Un O.N.U. rinnovato, un UNO della filosofia, della politica, e delle religioni. AL PIU’ PRESTO: ora, non domani. Per il Terzo millennio, per l’intero genere umano - un nuovo monoteismo, quello della libertà, dell’uguaglianza, e della differenza: un "lieto-evento" e una "buona-novella", finalmente..... AMORE è più forte di MORTE (Cantico dei cantici: 8.6 - trad. di G. Garbini). La paura più grande - quella della morte - può essere affrontata e un nuovo essere umano può nascere.

*****

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite.

È la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.

Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? In realtà che sei tu per NON esserlo?”

Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve il mondo.

Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi perché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.

Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.

(Testo di MARIANNE WILLIAMSON, ripreso dal discorso di insediamento del Presidente della Repubblica del Sudafrica, Nelson Mandela, del 1994).

*****

A dar retta ai teorici dell’obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell’assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto perché non ha autore. (don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù. Lettera ai cappellani militari).

C ’è un solo modo per uscire da questo macabro gioco di parole.

Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù; ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.

A questo patto l’umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico

* IL DIALOGO, Lunedì, 01 dicembre 2003.


Sul tema, in rete, si cfr.:

IL SOGNO "INFANTILE", DEVASTANTE E GOLPISTA, DI "FORZA ITALIA" E DELLA CHIESA "CATTOLICA" E’ FINITO!!! LA COSTITUZIONE ITALIANA E’ GIOVANE E SALDA E, CON LE SUE RADICI DANTESCHE ED ETERNE, NON HA PAURA DELLE SFIDE DELL’AVVENIRE!!!

IL VANGELO DI PAPA RATZINGER E DI TUTTI I VESCOVI E IL "PANE QUOTIDIANO" DEL "PADRE NOSTRO", VENDUTO A "CARO PREZZO".

IL POTERE E LA GRAZIA. I SANTI PATRONI - IN MOSTRA. NEL NOME DEL DIO DEGLI AFFARI, RINNOVATO PATTO DIABOLICO "STATO-CHIESA".

MEMORIA DELLA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI: COSTITUZIONE ED EVANGELO ... AMORE E ONORE IN EREDITA’, NON INDECENZA.

INDIETRO NON SI TORNA: GIOVANNI PAOLO II, L’ULTIMO PAPA.

 

 

 



Giovedì 05 Novembre,2009 Ore: 13:16
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 05/11/2009 15.46
Titolo:Crocifisso braccio di ferro inutile di G.E. Rusconi
Crocifisso braccio di ferro inutile

di GIAN ENRICO RUSCONI (La Stampa, 05.11.2009)

Il crocifisso è un pezzo d’arredamento obbligatorio dell’aula scolastica, come la carta geografica d’Italia, la fotografia del Presidente o il busto di Cavour? Oppure è uno specifico segno religioso, diventato troppo potente e problematico per essere ridotto alla «tradizione nazionale degli italiani»? Di questi italiani che non hanno più idea di che cosa significhi redenzione, salvezza, peccato ma in compenso strapazzano «le radici cristiane»? I clericali si illudono se ritengono che lo spazio pubblico, che continuano ad evocare come legittimo luogo di espressione della religione, si mantiene con una dubbia difesa giuridica della presenza del crocifisso in aula. Per questo la sentenza della Corte europea di Strasburgo suscita le solite furibonde discussioni, anziché mettere in moto un confronto ragionato di posizioni. E comportamenti coerenti. In termini giuridici la sentenza di Strasburgo è ineccepibile quando parla del «diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione». E’ un principio base di tutte le Costituzioni democratiche. Ma - si obietta - è esattamente quello che affermano anche i genitori cattolici che sostengono la necessità di esporre il crocifisso. In più per essi «la libertà di religione» comprende la manifestazione pubblica della loro fede, dei suoi segni e simboli. Scuola compresa. Il guaio è che ad essi non importa se questa esigenza entra in collisione con il principio su cui si fonda. E negano ad altri lo stesso diritto. Qui scatta un altro riflesso: il principio maggioritario, per cui l’esigenza dei dissenzienti o dei pochi rompiscatole (spesso considerati stravaganti o eccentrici) non viene riconosciuta o viene banalizzata.

Questo conflitto investe in profondità convinzioni ed emozioni. Ma non è una contrapposizione di valori a disvalori o assenza di valori - come pensano i clericali e gli agnostici devoti in politica. E’ importante insistere su questo punto se vogliamo andare alla sostanza del problema prima di vederlo tradotto in termini giuridici. Va respinta con energia l’accusa che chi (non credente o diversamente credente) vorrebbe rimuovere dallo spazio pubblico scolastico il segno della fede cristiana è una persona intollerante, insofferente, addirittura carica di astio contro la religione cristiana. Cristianofobica, si dice ora. Questa affermazione dovrebbe essere respinta per primi dai credenti seri. Qualcuno lo fa, ma troppo sommessamente e viene subito zittito come amico dei laicisti.

Lo stesso vale per l’accusa - su cui si insiste volentieri oggi - di rinnegare la tradizione popolare nazionale. Qualcuno non esita a parlare del crocifisso come di una componente simbolica dell’italianità. Il fondo della contraddizione è toccato dai leghisti che da una parte contestano e sbeffeggiano l’identità nazionale, e dall’altro difendono il crocifisso nelle scuole come simbolo intoccabile di tale identità.

Gli interrogativi di fondo sono due: il crocifisso è un segno religioso forte, specifico, storicamente e teologicamente inconfondibile (addirittura incompatibile) con altri? Oppure è un’immagine culturale, universale - di umanità sofferente, di amore universale? O addirittura è semplicemente uno straordinario motivo di creatività artistica e culturale di cui il nostro Paese è testimonianza eccezionale?

Se è vero il primo caso, vale il principio della libertà di coscienza. Ed è pertanto ridicola la protesta che la sentenza di Strasburgo miri a colpire una sensibilità preziosamente italiana. In realtà anni fa la stessa questione è stata affrontata e giuridicamente risolta nello stesso senso nella moderata e cristiana Germania, con un esemplare confronto tra la Corte costituzionale federale e la Corte regionale della Baviera. Se è vero il secondo caso, non si capisce perché - magari in nome del sempre declamato pluralismo dei valori - non si riconosca ad altre tradizioni culturali di essere portatrici - a pieno titolo - di umanità, tolleranza, solidarietà ecc.

A quanto dicono alcune rilevazioni, pare che alla maggioranza degli italiani ripugni l’idea di mettersi materialmente a staccare i crocifissi dalle aule cui ci si è abituati «tradizionalmente» appunto. Ma non credo che il punto sia iniziare un braccio di ferro tra autorità scolastiche, associazioni di genitori, gruppi di pressione vari per togliere o lasciare i crocifissi. La vera novità è non eludere il problema, parlarne in modo responsabile e pacato tra corpo docente, genitori e alunni stessi, soprattutto quelli delle classe superiori. Forse si farà la scoperta che i ragazzi sono più maturi di quanto non si sospetti. E soprattutto si smetta di «demonizzare» (è il caso di dirlo, in tempi di dubbi anche sul diavolo?) chi solleva problemi di civiltà giuridica - e non solo.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 05/11/2009 15.49
Titolo:Uno sprone all’esercizio della libertà - di Vito Mancuso
Quel richiamo all’amore vale per l’intera umanità

di Vito Mancuso (la Repubblica, 05.11.2009)

Dietro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo vi è la preoccupazione in sé legittima di tutelare la libertà, in particolare la libertà religiosa dei bambini che potrebbe venir minacciata dalla presenza di un crocifisso nelle aule scolastiche. In realtà vi sono precisi motivi che rivelano l’infondatezza di tale preoccupazione, e mostrano al contrario che dal crocifisso scaturisce uno sprone all’esercizio della libertà in modo giusto e coraggioso.

Il primo di questi motivi si può esprimere con le parole con cui domenica scorsa Eugenio Scalfari concludeva il suo articolo, quando, rivolgendosi al cardinal Martini e dopo aver ribadito il suo ateismo, scriveva: "Sia lei che io sentiamo nel cuore il messaggio che incita all’amore del prossimo. A lei lo invita il suo Dio e il Cristo che si è incarnato; a me lo manda Gesù, nato a Nazaret o non importa dove, uomo tra gli uomini, nel quale l’amore prevalse sul potere".

Da queste parole schiettamente laiche appare che il simbolo del crocifisso è un invito all’amore universale, in particolare a quell’amore che non teme di scontrarsi con l’arroganza e la forza del potere. Ma se è lecito scrivere come fa Scalfari che in Gesù l’amore prevalse sul potere, è altrettanto lecito vedere nella sua croce l’esatto opposto, cioè la prevalenza del potere sull’amore. Così Natalia Ginzburg, anche lei distante dal cristianesimo, scriveva sull’Unità del 22 marzo 1988 (riprendo la citazione dall’Avvenire di ieri): "Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo". Sia nel caso di Scalfari sia nel caso della Ginzburg siamo in presenza di forti personalità non cristiane che vedono nel crocifisso un simbolo del più alto ideale che agli uomini sia possibile abbracciare, cioè quello dell’impegno a favore del bene e della giustizia anche a rischio della perdita della vita fisica. E perché dovremmo privare i nostri ragazzi di questo richiamo?

Il secondo motivo a favore del mantenimento del crocifisso nelle aule scolastiche consiste nel bisogno di simboli radicato nell’anima umana fin dalle sue origini e che contraddistingue particolarmente la gioventù. Tutti siamo stati ragazzi e tutti abbiamo avuto i nostri poster incollati con lo scotch sull’armadio della camera, come oggi avviene con i nostri figli. Quali poster ideali è in grado la scuola italiana di presentare alla mente dei giovani? Quali esempi concreti di umanità, quali modelli esemplari di vita? È chiaro che Gesù di Nazaret non è il solo modello (per fortuna!), ma è altrettanto chiaro che è il principale individuato dalla nostra tradizione spirituale, culturale e civile lungo i suoi secoli di storia. E perché dovremmo privare i nostri ragazzi di questo simbolo concreto? Perché lasciare solo una parete bianca e vuota?

Mi sento di aggiungere che anche chi non crede non ha nulla da perdere dal confronto con questo simbolo carico di storia e di pensiero, persino l’ateismo ha da guadagnare nel confrontarsi con il simbolo della croce, come mostrano, per fare solo tre celebri esempi, Feuerbach con "L’essenza del cristianesimo", Nietzsche con "L’anticristo" e Bloch con "Ateismo nel cristianesimo". Perché ci sia negazione, ci deve essere qualcosa da negare, sennò c’è solo il nulla, l’afasia: le zucche vuote di Halloween di cui parla il cardinal Bertone

Un terzo motivo riguarda il fatto che la croce è presente non solo nelle aule scolastiche ma in molti altri simboli e luoghi, nei quali non si vede perché debba rimanere se nelle aule scolastiche viene considerata una minaccia. Mi riferisco per esempio a numerose bandiere europee compresa quella della Finlandia (la nazione da cui viene la signora all’origine del ricorso alla Corte di Strasburgo), mi riferisco a numerosi stemmi di città italiane (ora che scrivo mi vengono in mente Milano e Genova, e penso anche a Venezia col suo leone che regge un vangelo, pericoloso elemento conturbante da sostituire quanto prima con un codice di diritto), mi riferisco a migliaia di opere d’arte e di croci presenti nelle città e sui monti italiani.

E poi come si potrà leggere e studiare in classe la Divina Commedia senza turbare la libertà religiosa dei non cattolici? E quando si chiama un’ambulanza come non urtare la sensibilità di qualcuno visto che si presenta la Croce Rossa? Duemila anni di storia, grazie ai quali nel bene e nel male siamo quelli che siamo, non si cancellano con una sentenza. Il diritto non può affermarsi astrattamente ignorando i contesti e le tradizioni dei popoli. Se lo fa, non è giustizia.

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (2) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Filosofia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info