INFANZIA E STORIA: DEMOCRAZIA, FIABA, E MESSAGGIO EU-ANGELICO

AL DI LA’ DEL MITO E DELLA LOGICA TRAGICA.... L’INDICAZIONE DI NELSON MANDELA E DON LORENZO MILANI.


di Federico La Sala

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 Nessuno nasce senza ombelico (antico prov. arabo).  

A proposito del Crocifisso .... "Coprire di sdegnati improperi il gesto di Adel Smith non aiuta a capire lo scandalo che forse è più tremendo [...] il vero scandalo era avvenuto già prima del suo ricorso al giudice. Forse la croce era già stata tolta dai cristiani stessi, con il pensiero, e di esso non era restata che un’apparenza: due assi di legno, e quando è di aiuto la fantasia magari anche un uomo, scolpito sulla superficie [...] Il gesto della Chiesa che abbandona un crocefisso commissionato [per il Giubileo del 2000, a Tor Vergata, fls] non è meno grave - forse è più grave: Gesù è crocefisso di nuovo - dell’azione di Adel Smith"(Barbara Spinelli, Il caso Ofena. Il doppio scandalo della Croce, La Stampa, 2 nov. 2003)). Questo, in verità, è il problema. Ieri era la questione di un solo coraggioso - Nietzsche, oggi è pentata (e siamo solo agli inizi!) una questione di tutti gli uomini e di tutte le donne d’Italia e dell’ intera Europa. Nel momento stesso in cui gli specifici rapporti e i vecchi equilibri tra le culture dell’intero mondo legato al Mediterraneo sono tutti da ridefinire e si pone la questione delle radici dell’intera Europa, l’interrogativo sul Crocifisso non può non riaprirsi e riportare alla coscienza i problemi non risolti o mal risolti da duemila anni - non solo a livello interculturale, ma anche all’interno stesso di ogni cultura, compresa la distinzione tra laico e religioso. E Roma, come Gerusalemme,  ridiventa il luogo reale, simbolico, e storico specifico dove si gioca la ’partita’ più importante. Se è vero, come è vero, che l’Europa è nata dall’incontro di diverse culture con il messaggio cristiano e che - come ha scritto lo studioso Khaled Fouad Allam, europeo di origine musulmana - "l’Europa è debitrice verso il cristianesimo", il problema si trasforma e assume quest’altra forma:"Come accogliere l’altro, se si nega se stessi? Come saldare un patto fra le comunità se l’Europa rifiuta di riconoscersi? L’incontro è possibile solo se si è consapevoli delle proprie radici"(La Repubblica, 23-9-2003). Questo il nodo da sciogliere, e non si scioglie reimponendo vecchie soluzioni. Qui si sta parlando di un’ Europa nuova, di un’ Europa aperta e democratica, e allora bisogna essere chiari e onesti: questa Europa non s’inscrive e non vuole reinscriversi nell’orizzonte imperialistico platonico-hegeliano e cattolico-romano, ma nella tradizione socratico-cristiana - SOLO DIO E’ SAPIENTE (Socrate), SOLO DIO E’ BUONO (Gesu’).  La differenza è abissale, come quella tra Dante e Bonifacio VIII - a proposito di radici, non dimentichiamoci del padre della nostra stessa lingua! Oggi - ha detto il Papa (e in questo ha tuttavia ragione) - non possiamo più vivere "come se Dio non ci fosse" ... ma di che e di chi si sta parlando -  del Papa o di Dante? Se vogliamo portare alla luce del sole le radici, è proprio su questa differenza che dobbiamo reinterrogarci radicalmente e riporre da un punto di vista ANTROPOLOGICO la questione aperta e denunciata già da Nietzsche (e da Freud e, recentemente, ripresa  anche da René Girard): l’UCCISIONE di DIO e, insieme a essa - non confondiamo  il padre con il figlio! -  l’uccisione dell’uomo, FIGLIO di Dio,  il Crocifisso appunto!  Si tratta di porre in modo nuovo e decisivo l’interrogativo sul MONOTEISMO. E la questione non è affatto solo religiosa, ma è culturale e politica in senso forte - ne va della nostra stessa vita sulla Terra, tout court


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 "Quando furono promulgate le leggi razziali in Italia nell’autunno del 1938, il provveditorato agli studi inviò solerti funzionari in tutte le scuole del Regno per verificare che fossero rigorosamente applicate. [...] Si racconta che in una certa aula scolastica di un istituto elementare, uno di questi funzionari svolgesse con zelo il suo compito di epuratore della razza maledetta e con espressione grifagna ingiungesse: CHI HA IL PADRE EBREO LASCI IMMEDIATAMENTE L’AULA. Tre bimbi con l’aria smarrita si alzarono, raccolsero libri e quaderni, si infilarono il cappottino ed uscirono mesti dalla classe. Verificata l’esecuzione dell’ordine, il funzionario proseguì perentorio: CHI HA LA MADRE EBREA LASCI  TOSTO  L’AULA. Un solo bambino riccioluto con l’incarnato pallidissimo, gli occhi sgranati, incredulo raccolse le sue cose ed uscì. A questo punto fiero di sé il solerte sgherro con soddisfatta pomposità esclamò: CHI HA IL PADRE E LA MADRE EBREI LASCI IMMANTINENTE QUEST’AULA ARIANA. Nell’innaturale silenzio che seguì a quest’ultimo ukase, tutti udirono un cigolio che proveniva dalla parete alle spalle della cattedra. Col fiato sospeso tutti i presenti tesero le orecchie e intesero distintamente il suono metallico di un chiodino che cadeva sul pavimento. A questo punto, guidati dallo sgomento impresso sui piccoli volti dei loro alunni, il funzionario della pubblica istruzione ed il maestro si volsero verso la cattedra appena in tempo per scorgere il crocifisso guadagnare con dolenti balzelloni l’uscio e sparire. Noi  ebrei l’abbiamo sempre saputo, l’uomo che in effigie è rappresentato agonizzare sulla croce, è un ebreo. Suo padre terreno e sua madre erano ebrei. Lo era naturalmente suo fratello Giacomo. Ebraica fu la sua formazione e la sua pratica. Ebrei furono i suoi discepoli e a lungo i suoi seguaci furono solo ebrei. Ebrei furono i primi martiri cristiani. Dopo quasi due millenni di elusione, questi fatti sono riconosciuti e dichiarati a chiarissime lettere dalla Chiesa. Non all’epoca buia della persecuzione e dello sterminio nazista. Allora milioni di innocenti condotti al macello forse avrebbero sperato nella rimozione dei crocefissi da ogni luogo per denunciare l’orrore. Non accadde.[...] Ma l’attuale Pontefice ha assunto su di sé come capo della Chiesa Cattolica la responsabilità delle passate perversioni, ha solennemente riconosciuto le colpe e chiesto perdono"(Moni Ovadia, La cacciata del crocifisso, L’Unità, 1.11.2003, p. 28). 


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 Allora, 1938, non accadde! Oggi, 2003, non lasciamoci confondere le idee e cerchiamo di andare alle radici. Questa epoca, la nostra epoca, è l’epoca del nichilismo, quella già annunciata da Nietzsche: Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso... E  NOI  (al di là del laico e del religioso, della destra e della sinistra) CONTINUIAMO AD UCCIDERLO!
Un simbolo è un simbolo. La sentenza del giudice Montanaro che ordina la rimozione del crocifisso da un’aula della scuola elementare di Ofena dice la verità, NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’, TUTTA LA VERITA’. Cosa rappresenta oggi per noi, italiani e italiane, il crocifisso? Niente, niente più: il cattolicesimo (e lo dicono pure tutti i sondaggi e le statistiche, al di là delle apparenze e degli opportunismi) ormai è solo una categoria sociologica che non esprime più L’ANIMA della "buona-notizia" e del "lieto-evento", ma dice solo dell’appartenenza ad una parziale visione politico-culturale di una determinata parte della società italiana. Non dice più né delle radici, né di nostro padre e di nostra madre, né di "Dio", né del futuro, né di altro: "C’era una volta. - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. - No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno" (Collodi)!!!
Un segnale è un segnale. E la sentenza del tribunale dell’Aquila è solo un campanello d’allarme: STA A TUTTI NOI sentirlo e riflettere, sia da parte dei cittadini e delle cittadine della REPUBBLICA DEMOCRATICA ITALIANA sia da parte dei e delle fedeli della CHIESA CATTOLICO-ROMANA sia di TUTTE LE ALTRE CONFESSIONI RELIGIOSE, e cambiare rotta - prima che sia troppo tardi. Se non l’abbiamo capito, la campana suona per tutti e per tutte: IL PROBLEMA E’ ANTROPOLOGICO, prima di tutto - e poi, politico e teologico! Si tratta  - e non metaforicamente - di non buttare l’acqua sporca con il BAMBINO, NOI STESSI. Teniamone conto. Noi  - ognuno e ognuna, in prima persona -  NON ABBIAMO ANCORA RISPOSTO alla domanda: CHI SIAMO NOI, IN REALTA?(su questo, mi sia lecito, cfr. F. La Sala, L’enigma della Sfinge e il segreto della Piramide. Considerazioni attuali sulla fine della preistoria, in forma di lettera aperta, Edizioni Ripostes, Roma-Salerno, 2001, pp. 9-40).  Cittadini sovrani e cittadine sovrane, re e regine, figli e figlie di "Dio", o ... dei semplici pezzi di legno?!  Sta il fatto che "OGNI BAMBINO E’ UN PRINCIPE DELLA LUCE CHE POI CON L’EDUCAZIONE DIVENTA UNA SORTA DI CRETINO"(Marcello Bernardi) - non un ’cristiano’, un essere umano - semplicemente!


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 Ripensare tutto e ri-trovare "ciò che è comune"  a tutti gli esseri umani e a tutte le culture e le religioni del Pianeta è un passo sempre più obbligatorio. Bisogna ripartire a contare e ragionare da "zero" - dall’essenziale, dalla relazione amorosa di uomini e donne in carne ed ossa, dalla nascita di ognuno e di ognuna di noi stessi e di noi stesse, e dalla relazione (al di là di un biologismo e naturalismo accecato e accecante ) dei nostri  stessi padri e delle nostre stesse madri. Questo ci   permette di comprendere quanto per secoli e millenni ci siamo negati (a tutti i livelli - dal religioso allo scientifico!) che ogni essere u-ma-no nasce dall’unione, dall’alleanza, dal rapporto sociale (storico e culturale) di due esseri umani, non dal caso o da un ’incidente’   biologico o tecnico , ... e  apre la strada alla possibilità di riequilibrare - pacificamente - il campo delle relazioni! Significa  finalmente capire, cioè,  che la famosa ’rivelazione’ parmenidea ed eraclitea che l’Essere è, e che il non-essere non è, riposa su una chiarificazione essenziale -  a partire dal nostro proprio presente storico - di natura logica ed etica. In principio era l’Essere,  il Logos ... come il giovanneo In principio era il Logos e il ’grande comandamento’ Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e  il prossimo tuo come te stesso sono sulla stessa strada e non dicono altro che la stessa cosa. E ciò che dicono, se pure può essere apparsa una rivelazione,  è prima di tutto e sopratutto una scoperta, un’acquisizione culturale, e una verità antropologica, e non un’invenzione di preti e di sacerdoti - questi vengono dopo!  A partire da noi stessi e da noi stesse, e dal nostro presente ATTUALE, ciò che oggi noi possiamo e dobbiamo fare è rimettere insieme tutti i ’pezzi’ dell’intera drammatica storia della nostra (planetaria) cultura, guarire le ferite, e riprendere il cammino, con una nuova consapevolezza e con una nuova volontà: 1) Fuori del tutto non c’è Dio (Dio è morto e noi l’abbiamo ucciso: è un punto cruciale della riflessione di Nietzsche e il punto d’approdo dell’intera filosofia contemporanea);  2) Non c’è Dio se non Dio (è l’affermazione fondamentale della religione islamica);  3) Non c’è Dio, se non  il Dio dei nostri padri (è l’affermazione fondamentale della  religione ebraica);  4) Non c’è Dio, se non il Dio delle nostre madri (è l’affermazione  fondamentale della religione cristiana e cattolica).

 Se non ora, quando?  Bisogna  ripartire dalle radici, da qui -  dalla nascita di noi stessi e noi stesse e dalla relazione che ci fonda. E’ l’ antropologia che insegna alla politica... e alla teologia. Come in cielo così in terra: FUORI DEL TUTTO NON C’E’ NESSUN DIO, SE NON L’AMORE DEI NOSTRI PADRI  E DELLE NOSTRE MADRI. Da qui  ripartire, dall’essere, tutti e tutte, figli e figlie della Relazione d’Amore di uomini e donne, da questo fatto-culturale  attuale,  e da questa consapevolezza - senza riduzionismi biologistici e senza fondamentalismi,  per fare verità e riconciliazione: non ci sono altre strade. Oggi non abbiamo più altra via per proseguire, se non quella della verità e della vita....  Un grande concilio,  tra tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà di tutta la Terra, come quello immaginato IN CIELO da Nicola Cusano, "per placare la follia dell’ira e di aiutare la verità a manifestarsi",  in LA PACE DELLA FEDE (1453),  penso che sia da mettere all’ordine del giorno. Un O.N.U. rinnovato, un UNO della filosofia, della politica, e delle religioni. AL PIU’ PRESTO: ora, non domani. Per il Terzo millennio, per l’intero genere umano - un nuovo monoteismo, quello della libertà, dell’uguaglianza, e della differenza: un "lieto-evento" e una "buona-novella", finalmente.....  AMORE è più forte di MORTE (Cantico dei cantici: 8.6 - trad. di G. Garbini):  la paura più grande - quella della morte - può essere affrontata e un nuovo essere umano può nascere.  

 

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La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite.

È la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.

Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? In realtà che sei tu per NON esserlo?”

Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve il mondo.

Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi perché  gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.

Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.

 

 (Testo di MARIANNE WILLIAMSON,  ripreso dal discorso di insediamento

del Presidente della Repubblica del Sudafrica, Nelson Mandela, del 1994).   

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 A dar retta ai teorici dell’obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell’assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto perché non ha autore.

C ’è un solo modo per uscire da questo macabro gioco di parole.

Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù; ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.

A questo patto l’umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico (don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù. Lettera ai cappellani militari). 




Lunedì, 01 dicembre 2003