[Ringraziamo Domenico Jervolino (per contatti: djervol@tin.it) per averci messo a disposizione questo suo intervento apparso sul quotidiano ""Liberazione" del 24 febbraio 2006.
Domenico Jervolino, nato a Sorrento nel 1946, discepolo di Pietro Piovani, studioso ed amico di Paul Ricoeur e Hans Georg Gadamer, due fra i maggiori filosofi del Novecento, insegna ermeneutica e filosofia del linguaggio allUniversità di Napoli Federico II. Fa parte degli organismi dirigenti dellAssociazione internazionale per la Filosofia della Liberazione (Afyl) e della International Gramsci Society (Igs). E stato recentemente eletto membro della Consulta filosofica italiana (organismo rappresantivo della comunità scientifica nel campo degli studi filosofici). Nellambito dellimpegno politico e nelle istituzioni é stato consigliere regionale della Campania dal 1979 al 1987 e membro della presidenza del Consiglio regionale. E stato anche nel corso degli anni tra i promotori del movimento dei Cristiani per il socialismo, dirigente delle Acli e della Cisl Università, membro della direzione nazionale della Lega delle Autonomie Locali e della segreteria nazionale di Democrazia Proletaria di cui é stato a lungo responsabile nazionale cultura e scuola. In Rifondazione Comunista é attualmente membro del Comitato politico nazionale e responsabile nazionale Università. Assessore alleducazione del Comune di Napoli dal marzo 2000 al marzo 2001. E autore, nel campo degli studi filosofici, dei volumi: Il cogito e lermeneutica. La questione del soggetto in Ricoeur, Procaccini, Napoli 1984, Marietti, Genova 1993 (tradotto in inglese presso Kluwer nel 1990); Pierre Thevenaz e la filosofia senza assoluto, Athena, Napoli 1984; Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Piovani, Morano, Napoli 1994; Ricoeur. Lamore difficile, Studium, Roma 1995; Le parole della prassi. Saggi di ermeneutica, Città del sole, Napoli 1996 (in una collana dellIstituto italiano per gli studi filosofici); Paul Ricoeur. Une hermeneutique de la condition humaine, Ellypses, Paris 2002; Introduzione a Ricoeur, Morcelliana, Brescia 2003. Ha curato e introdotto lantologia ricoeuriana Filosofia e linguaggio, Guerini, Milano 1994, e una scelta di scritti di Ricoeur sulla traduzione: La traduzione. Una scelta etica, Morcelliana, Brescia 2001. Ha curato, inoltre, i volumi: Filosofia e liberazione, Capone, Lecce 1992 (con G. Cantillo); e Fenomenologia e filosofia del linguaggio, Loffredo, Napoli 1996 (con R. Pititto); Leredità filosofica di Jan Patocka, Cuen, Napoli 2000. Ha partecipato ai principali volumi collettivi pubblicati su Ricoeur negli ultimi anni in Francia, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti e continua, attualmente, i suoi studi, lavorando in particolare sullopera di Jan Patocka e sugli sviluppi della fenomenologia di lingua francese nonché sul raporto ermeneutica-traduzione. Complessivamente i suoi saggi e articoli di filosofia sono circa ottanta in italiano o tradotti in sette lingue straniere. Nel campo della saggistica politica é autore dei volumi: Questione cattolica e politica di classe, Rosenberg & Sellier, Torino 1969; Neoconservatorismo e sinistra alternativa, Athena, Napoli 1985; e di una vasta produzione pubblicistica. Collabora a numerose riviste italiane e straniere, tra cui "Concordia" di Aachen, "Actuel Marx" di Parigi, "Filosofia e teologia" e "Studium" di Roma, "Segni e comprensione" di Lecce; dirige la rivista "Alternative" di Roma. E condirettore della rivista "Il tetto" di Napoli, di cui fa parte da circa trentanni.
Giulio Girardi (per contatti: g.girardi@agora.it) é nato al Cairo nel 1926, filosofo e teologo della liberazione, durante il Concilio Vaticano II partecipò alla stesura dello schema XIII; membro del Tribunale permanente dei popoli, particolarmente impegnato nella solidarietà con i popoli dellAmerica Latina. Opere di Giulio Girardi: presso la Cittadella sono usciti: Marxismo e cristianesimo; Credenti e non credenti per un mondo nuovo; Cristianesimo, liberazione umana, lotta di classe; Educare: per quale società?; Il capitalismo contro la speranza; Cristiani per il socialismo: perché?; presso Borla sono usciti: Sandinismo, marxismo, cristianesimo: la confluenza, (a cura di) Le rose non sono borghesi, La tunica lacerata, Fede cristiana e materialismo storico, Dalla dipendenza alla pratica della libertà, Il popolo prende la parola (con J. M. Vigil), La Conquista dellAmerica, Gli esclusi costruiranno la nuova storia?, Cuba dopo il crollo del comunismo; presso le Edizioni Associate: Rivoluzione popolare e occupazione del tempio; presso le Edizioni cultura della pace: Il tempio condanna il vangelo; presso Anterem: Riscoprire Gandhi; presso le Edizioni Punto Rosso: Resistenza e alternativa; presso Sperling & Kupfer: Che Guevara visto da un cristiano]
Giulio Girardi ha compiuto ieri 80 anni.
Nato al Cairo da famiglia italo-libanese, in un crogiuolo cosmopolita di culture e di fedi, salesiano e professore di filosofia a Roma, negli anni Sessanta partecipò come esperto del Segretariato vaticano per il dialogo coi non credenti al rinnovamento conciliare e alle prime esperienze di confronto fra cristiani e marxisti. Un suo libro su "Marxismo e cristianesimo" divenne un classico di quella stagione che fu appunto detta del dialogo. Ma ben presto le posizioni si radicalizzarono, mentre nel campo del marxismo ufficiale venivano archiviati e repressi i tentativi di "socialismo dal volto umano", nella Chiesa cattolica si manifestava una crescente spinta restauratrice, rispetto alle aperture giovannee e conciliari, già nel pontificato di Paolo VI.
Nel Sessantotto e negli anni seguenti un numero crescente di credenti passò dal dialogo alla scelta di classe e alladozione, in forme originali, del marxismo. Quegli anni memorabili, densi di esperienze tragiche ma anche di grandi speranze (dal Cile allArgentina, dal Centroamerica al Portogallo) videro nascere nuovi movimenti come i Cristiani per il socialismo e le Comunità di base. Un nuovo ecumenismo abbatteva storiche barriere fra cattolici e protestanti, fra credenti e non credenti. Sorgeva la "teologia della liberazione" nel contesto di un più ampio movimento intellettuale che coinvolgeva una pluralità di culture della liberazione (dalla sociologia della dipendenza alla pedagogia degli oppressi).
Di tutti questi fermenti Giulio Girardi fu uno dei protagonisti, al livello internazionale, entrando sempre più dallinterno nel movimento operaio e marxista e problematizzando il suo rapporto con la teologia e con la Chiesa. A Santiago del Cile, nel 1972, lo ritroviamo tra i fondatori dei Cristiani per il socialismo, che si espandono rapidamente in Europa, in particolare in Italia e in Spagna. Quando lanno successivo si organizzò a Bologna il primo convegno italiano di quel movimento fu naturale rivolgersi a lui per la relazione di apertura. Ricordo quella sera di settembre in cui, insieme ad un altro compagno del gruppo promotore, accolsi Giulio alla stazione di Bologna, pochi giorni dopo il golpe cileno, quando già quel sogno si era macchiato di sangue. Non sapevamo quanti compagni avrebbero accolto il nostro appello, non si trattava infatti di un movimento organizzato, e tutto era affidato alla generosità e allimpegno volontario. Ci saremmo accontentati di trecento persone, ne arrivarono quasi duemila. Poi sapemmo che il fenomeno nuovo che quel movimento rappresentava (e che fu amplificato lanno seguente dal voto di milioni di cattolici contro la proposta di cancellare il divorzio) era stato persino oggetto di dibattito nellufficio politico del Pci, allora guidato da Berlinguer. Il Pci ebbe per lungo tempo difficoltà a capire e a entrare in sintonia col dissenso cristiano (a differenza di personalità come Basso, Foa e Ingrao, di una parte della nuova sinistra e della sinistra sindacale trasversale di quegli anni). Comunque quellincontro a Bologna fu per me linizio di una lunga amicizia con Giulio, che in seguito non é venuta mai meno.
Egli ben presto fu costretto a lasciare lordine e il sacerdozio e scelse di dedicarsi sempre di più in modo volutamente antiaccademico ad una elaborazione intellettuale in ascolto alle esperienze di base: non solo quelle delle comunità cristiane ma anche quelle dei metalmeccanici torinesi, presso i quali trovò rifugio per un certo tempo, svolgendo una memorabile inchiesta, e ancora quelle delle comunità di recupero dalla tossicodipendenza, alla ricerca di una pratica della libertà, affidata alleducazione liberatrice. E sempre con grande costanza e speranza (dividendo il suo tempo fra Europa e America Latina) con una grande attenzione ai movimenti nuovi di liberazione, dai sandinisti allo zapatismo, ai movimenti indigenisti, a una Cuba sempre amata, senza ignorare le zone dombra di quella esperienza, rileggendo e facendo sua la lezione del Che.
Sarebbe troppo lungo lelenco dei libri e degli articoli prodotti da Giulio. Chi avesse la pazienza di rileggerli troverebbe straordinarie anticipazioni di scelte che poi sono diventate patrimonio di molti, come per esempio una riflessione sul valore rivoluzionario della nonviolenza compiuta in comunione e non già in contrapposizione coi movimenti di liberazione latinoamericani, che la violenza hanno sempre patito sulla propria carne ma che anche sono stati costretti dalla situazione storica a considerarla come unopzione con cui confrontarsi. La scelta prioritaria della prassi liberatrice diventa criterio che travalica e chiarifica molti dibattiti che spesso restano al livello meramente ideologico e astratto. Questa prassi diventa anche criterio discriminante per una comprensione nuova della propria fede da parte dei credenti e per un incontro coi compagni non credenti che sia riconoscimento reciproco e non riproposizione di vetuste diffidenze e incomprensioni. Queste cose compagni come Giulio Girardi possono ancora insegnarcele, soprattutto in momenti in cui questione religiosa e questione cattolica tornano allordine del giorno, e perciò é importante che essi restino fra noi a testimoniarle e ad aiutarci nella nostra ricerca per ancora molti anni.
Tratto da LA NONVIOLENZA E IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 1219 del 27 febbraio 2006
Mercoledì, 01 marzo 2006
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