CONVEGNO NAZIONALE “Don Tonino, Vescovo secondo il Concilio”

Quarta sessione e conclusioni - COMUNICATO STAMPA n. 6


A cura dell’Ufficio Stampa Diocesi di Molfetta-Giovinazzo-Ruvo-Terlizzi

A concludere l’ultima sessione del convegno nazionale “Don Tonino, Vescovo secondo il Concilio” che si è tenuto a Molfetta nei giorni 24-25-26 aprile 2003 sono stati don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino, e mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e già presidente di Pax Christi. Assente per motivi di salute l’on. Rosy Bindi.
A moderare la quarta sessione è stato don Tonio Dell’Olio, segretario nazionale di Pax Christi, che, introducendo il tema, ha lanciato alcune provocazioni ai relatori, invitandoli a rispondere ad una domanda fondamentale: “a dieci anni dalla morte di don Tonino, andiamo verso l’alfa o l’omega della storia?
Applauditissimo l’intervento di don Luigi Ciotti. Con toni accesi ma accorati ha puntato l’attenzione su “gli ultimi” che, paradossalmente, hanno aiutato don Tonino a crescere.
Mons. Bello ha saputo individuare “la fisionomia fluttuante degli ultimi” con il “faccia a faccia”: ha chiamato i poveri per nome, li ha incontrati riconoscendo in essi e nelle loro storie frammenti di santità. L’originalità di don Tonino sta nel fatto di essere riuscito a “saldare terra e cielo” e a coniugare l’essere fedele a Dio, con la fedeltà a se stessi e agli altri. “Il vescovo degli ultimi non si è fermato alla condivisione, ma è passato spesso alla denuncia, seria, attenta, documentata. In fondo, la Chiesa - ha gridato Ciotti - o è profetica o non lo è. Faremmo un ottimo servizio a Dio, se imparassimo ad usare meno il suo nome e a servire maggiormente la giustizia ed i diritti”
Incisivo e proposito anche l’intervento del giudice Caselli, un testimone efficace, considerata la sua esperienza palermitana. È nella giustizia la possibilità di riscatto di ogni persona, l’obiettivo principe da perseguire. “Se un sistema politico – ha affermato il Procuratore - punta tutto sulla sicurezza, sulla guerra e si nega aiuto allo sviluppo umano, si finisce per fare come Penelope: gridiamo la pace di giorno e costruiamo ingiustizia di notte. La pace non è assenza di guerra, ma pienezza di vita, pluralismo, condivisione delle diversità. Le regole devono essere garanzia e devono coniugarsi con la libertà e l’uguaglianza”.
Un intervento intercalato da piacevoli e simpatiche digressioni ma profondamente ricco di ricordi personali, è stato quello di Mons. Luigi Bettazzi. “Quando puntate un dito su don Tonino, ricordate – ha raccomandato Bettazzi – che tre dita sono puntate su di voi, come singoli, come Chiesa, come società”. Quest’affermazione ha offerto il pretesto per parlare delle tre chiavi di lettura che hanno segnato la vita di Mons. Bello: la diaconia, la liturgia e la “martyria”. Una chiesa vista con gli occhi dei poveri, che sono i veri protagonisti, esprime il senso più alto della diaconia, che deve essere vissuta in una comunione ecclesiale espressa soprattutto con i segni profondi della liturgia. Sono stati i temi della nonviolenza e della pace che don Tonino approfondì in Pax Christi a condurlo alla “martyria”, cioè a quella testimonianza che “è un agire non violento, in modo da impedire che l’altro possa fare violenza”. Infine, ha concluso Bettazzi: “Ero tra i suoi maestri a Bologna, ma poi sono diventato un suo discepolo”.
Le conclusioni del convegno sono state affidate a Guglielmo Minervini, direttore editoriale de La Meridiana, e a mons. Tommaso Valentinetti, presidente nazionale Pax Christi. “Lo spirito di don Tonino - ha detto Minervini - continua in forma diversa a spingere, provocare, spronare le coscienze. Il dialogo continua e la parola di don Tonino, nella sua levità, non conosce frontiere e limiti”.
Mons. Valentinetti ha dichiarato chela sua vita è stata sconvolta non solo dal terremoto del 31 ottobre che ha colpito la sua diocesi, ma anche dalla presenza di don Tonino che è una sfida per la chiesa, per il mondo che cerca la pace e per la società. “Don Tonino ha tracciato percorsi, ma tutto ciò che ha fatto lo deve agli ultimi e ai poveri che hanno incrociato la sua esistenza, alla chiesa in cui ha vissuto e a quella in cui ha svolto il suo ministero pastorale, e al popolo della pace”. Un ringraziamento particolare lo ha poi riservato a mons. Luigi Martella, vescovo della diocesi di Molfetta- Ruvo - Giovinazzo, e Terlizzi, per aver voluto, sostenuto e costruito insieme questo importante convegno al quale hanno preso parte più di 2500 persone arrivate non solo da ogni parte di Italia, ma anche dalla Germania e dagli Stati Uniti.
Mons. Martella ha congedato i presenti ricordando una grande virtù della speranza che ha sempre contrassegnato don Tonino Bello, tanto da proporre un’aggiunta al titolo del convegno: non solo “don Tonino, Vescovo secondo il Concilio”, ma anche “Vescovo della speranza”.


A cura dell’Ufficio Stampa
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Domenica, 27 aprile 2003