Morte di don Carlo Bertacchini
Storia della volontà di un sacerdote, non rispettata dai suoi confratelli

di Mario Mariotti

don Carlo BertacchiniIl giorno 6 febbraio 2011, è morto all’ospedale di Formigine (MO), all’età di 77 anni don Carlo Bertacchini, parroco di Morano – Prignano sul Secchia (MO). Da qualche anno era ammalato e la sua lunga via crucis è terminata dopo essere stato tre mesi all’ospedale di Baggiovara.
La più grande sofferenza è stata per lui la incomprensione dei suoi confratelli preti, che non capirono pienamente le sue parole e le sue scelte legate alla necessità di tradurre in opere la Parola del Vangelo, e che inizialmente crearono qualche imbarazzo tra i cattolici più tradizionalisti della sua parrocchia. Amava la Chiesa e proprio per amore voleva darle uno “strattone” perché si svegliasse e fosse fedele e coerente al Vangelo.
La “religione” doveva trasformarsi in “Fede” e la dimensione “verticale” la liturgia e le preghiere, doveva diventare dimensione “orizzontale” ossia, amore e giustizia per i poveri, e capace di trasformare nella Verità vissuta. Don Carlo era un buon pastore, la sua canonica era aperta a tutti coloro volevano fermarsi, giovani, adulti e in particolare era luogo dove desiderava si incontrassero ragazzi, proprio alla Don Milani. Tutto quello che aveva e riceveva lo condivideva. Ha creduto nell’ insegnamento di Cristo, ma che molti credono utopia.
Nel suo testamento, consegnato agli amici e ai familiari, ha lasciato dettagliate disposizioni per il suo funerale. In particolare desiderava una messa celebrata nella sala riunione della parrocchia la sera prima, e poi, chiedeva provocatoriamente un “funerale civile”, cioè in mezzo alla sua gente senza passare dalla chiesa per far comprendere che la Chiesa e il clero tutto, devono stare in mezzo al popolo. Prima della sepoltura, sul piazzale davanti alla chiesa di Morano, desiderava che i suoi amici potessero esprimere un loro ricordo nella preghiera.
Un testamento tradito
Ecco una copia del testamento oleografico.
06/11/ 1997
Padre, donaci il Tuo Spirito! Vieni Spirito Santo! Ave Maria!
Caro fratello, Cara sorella,
Come volevasi dimostrare, “sorella morte corporale” è arrivata anche per me. Grazie infinite a Dio per gli anni della mia vita!
“Ho detto più volte a parenti ed amici che nel mio funerale, avrei desiderato essere “portato direttamente” al cimitero ed essere messo in terra, senza passare dalla chiesa, cioè senza funzione religiosa”.
Lo scrivo anche qui, in piena coscienza e nel pieno possesso delle mie modeste facoltà mentali.
Cari amici cercate di eseguire questo mio ultimo desiderio con tutte le vostre forze… anche se avrete contro di voi il Vescovo e i Preti del vicinato, i quali, come chiunque, potranno pregare fin che vogliono, in privato: grazie!
Coraggio! Non siate violenti… ma decisi si!
Di lassù vi vedo e vi dico grazie.
Don Carlo Bertacchini (Don Fortunato Provvisorio, come soleva definirsi).
 
Ecco invece, come sono andate le cose:
Il giorno 7 febbraio, nella chiesa di Formigine, si sono svolte le onoranze funebri presiedute da Mon. Vescovo, con la presenza di più di 40 sacerdoti!!! Canti, preghiere, incenso, benedizioni. Altro che onorare il testamento. La chiesa era piena di fedeli, mentre i suoi amici lo hanno atteso (come da suo volere) sul piazzale della chiesa della sua parrocchia di Morano la fine di questa “celebrazione” a rendergli omaggio.
 
Seguito del testamento di don Carlo Bertacchini:
“Spiegazione del motivo del mio funerale civile (rivolta soprattutto a chi si meraviglia o si scandalizza della mia scelta).
Ho fatto questa scelta:
1) non per mania di pubblicità, che considero una vanita, un niente... e non aggiungo altro.
2) non per avversione alla Fede: a Dio Padre, Figlio, Spirito Santo.
     Infatti, ho cercato di amare e servire Dio, presente nel prossimo, con tutte le mie forze (seppure coi limiti e le contraddizioni dell’umana natura, con una allergia quasi patologica: a) alla preghiera ripetitiva come il Breviario e il Rosario di “necessarie” 50 Ave Maria; b) alla burocrazia anche parrocchiale, lavorando come volontario permanente per il Regno di Dio di Giustizia-Amore-Pace-Nonviolenza cioè per un amore sincero e illuminato del prossimo (segni dei tempi), cercando di curarne a valle i mali, senza tralasciare di curarne a monte le cause... nel mio piccolo programma giornaliero: preghiera, studio e lavoro pastorale, casalingo, artigianale.
Per sola Grazia di Dio, ho potuto offrire quotidianamente la mia Messa o Sacrificio della castità perfetta, potuto offrire a Dio, quotidianamente, privandone la mancata compagnia del cuore e della carne (che io stimo essere la cosa più bella del mondo, dopo la “Gioia-Pace” ricordata da San Paolo ai Galati [5,22], come frutto dello Spirito)... dietro l’esempio e le parole di Gesù, Unico Salvatore, casto, povero, umile, nonviolento: il tutto ripeto in ordine al Regno, per una Civiltà dell’Amore.
Sempre per Amore di Dio e del Regno, sono divenuto dal 1988, obiettore di coscienza:
 a) al Battesimo dei Bambini (salvo pericolo di vita);
 b) alla guerra, eserciti militari, armamenti soprattutto nucleari, a capitalismo;
 c) all’aborto come omicidio, ...ma non come legge laica dello Stato, che “regolamenti” (non regolarizzi = renda lecito) a minor danno (= meno vedovi e meno orfani) questo crimine, che purtroppo viene fatto, con o senza legge dai “non credenti” (anche se religiosi) e dai “non uomini”, indegni del nome di uomini.
 3) Dunque, ho scelto il funerale civile solo per dare, per l’ultima volta uno “strattone d’amore” alla mia Madre Chiesa Cattolica che da 1600 anni “dorme alla grande” specialmente circa tre punti:
1)      il suo intendere e insegnare la Fede in Cristo, soprattutto come “Religione”;
2)      il Suo Metodo Pastorale fallimentare di Evangelizzazione;
3)      la Sua mancata Evangelizzazione nel Sociale.
   Con quest’ultimo “strattone”, dopo quelli dell’Ave Maria, del Padre nostro e della lettera aperta al Papa, sono cosciente di dover mettere in conto la “croce” = perdere la propria reputazione = passare per matto anche da morto per seguire Gesù: pazienza! Come Francesco d’Assisi ho cercato prima di obbedire al “Padrone” (il Signore Gesù) e poi al “Servo” (il Papa).
Autoaugurio
“Oh! Se il “piccolo astrattone d’amore” del funerale civile di un parroco (più o meno prete... più per alcuni e meno per altri...) potesse aiutare la comune nostra Madre nella Fede, la Chiesa cattolica:
a) a non intendere la Fede in Cristo, soprattutto come religione;
b) ad usare un Metodo Pastorale di Fede, sottomesso alla Parola e nella luce dei Segni dei Tempi, cioè adatto all’uomo del 2000;
c) ad “evangelizzare” il Sociale e non “ideologizzarlo”!
 Egli, si e permesso di suggerire a più riprese alla Madre che lo ha generato alla Fede, che, per arrivare a questo,
“Occorre usare i tre semplici, ma necessari strumenti di verità:
- mettersi in stato di conversione permanente;
- dare sempre il Primato alla Parola di Dio, anche nel Sociale;
- usare il principio di non Contraddizione (filo a piombo).
Sarà allora grande gioia per me in Cielo, aver contribuito, per la sola Grazia di Dio (noi solo servi inutili, strumenti inadeguati e secondari della Sua Grazia) a fare della Chiesa cattolica, la “Sposa fedele” del Cristo, unico Salvatore, ieri, oggi, sempre!”
Era solito chiudere la sua Messa con queste parole: “La Messa non è finita, andate come portatori di pace non violenta”.
Mario Mariotti


Giovedì 10 Febbraio,2011 Ore: 17:09