[ICN-News 6 agosto 2004 - Celibato dei sacerdoti] Il celibato o il matrimonio dei vescovi e dei preti è uno degli argomenti ecclesiali più delicati. E facile essere fraintesi e creare disappunti, perciò spesso si preferisce tacere o sorvolare. Eppure è un tema di grande importanza. Ci sono bravi preti che hanno lasciato lesercizio del sacerdozio per sposarsi. E giusto “perdere” dei preti per questo motivo? Ci sono poi tanti giovani che sarebbero felici di diventare preti senza rinunciare a mettere su una propria famiglia. Ci sono inoltre nel mondo alcuni Paesi in cui non ci sono preti cattolici in quanto il celibato non è accettato da cultura locale. Infine non si può ignorare la solitudine affettiva, a volte dolorosa, che diversi preti si trovano a vivere. Tanti di noi allora si domandano: è ancora giusto mantenere lobbligo del celibato? Lha voluto Gesù oppure è stata una disposizione dettata dalla gerarchia cattolica? E riformabile? Provo a rispondervi. Dai Vangeli rileviamo con evidenza che Gesù ha scelto tra i dodici apostoli degli uomini sposati e ne abbiamo la prova. In Mt 8,14-15 si legge che Gesù ha guarito la suocera di Pietro e questo vuol dire che Pietro, il più importante degli apostoli, era sposato. In Lc 14,26 Gesù propone a tutti di seguirlo lasciando ogni cosa e odiando la propria moglie, i propri figli,…, e persino la propria vita. Qui Gesù non invita a vivere da celibi, ma a mettere nella propria vita il vangelo sopra ogni cosa, fino al martirio. Gli apostoli hanno continuato a vivere le relazioni familiari e coniugali non solo prima della morte di Gesù ma anche dopo la sua resurrezione. In 1Cor 9,5 Paolo dice chiaramente che gli apostoli e Pietro portavano con sé le proprie mogli nei loro viaggi missionari. La nota di commento ad 1Cor 9,5 della Bibbia ufficiale dei vescovi italiani (la Bibbia di Gerusalemme) lo afferma senza mezzi termini. Gesù ha riconosciuto anche il grande valore del celibato, sia perché lui stesso con molta probabilità lha vissuto, sia perché ha difeso coloro che si facevano “eunuchi per il Regno dei cieli” (vedi Mt 19,12). Tuttavia non ne ha fatto una condizione necessaria per diventare apostoli. Gesù non si è posto questo problema. Anche nelle prime comunità cristiane Paolo raccomandava che i vescovi e i preti fossero scelti tra coloro che dimostravano di essere bravi mariti e padri di famiglia ( 1 Tm 3,1-5 e Tt 1,6). Lobbligo del celibato si è imposto nei secoli successivi, a partire da alcuni sinodi locali spagnoli, anche se ci furono vescovi, ad esempio Pafnunzio al Concilio di Nicea del 325 d. C., che difesero il matrimonio dei preti. Le motivazioni per cui il celibato fu visto come obbligatorio furono diverse: linflusso della filosofia e della spiritualità stoica e platonica, lestensione al clero del modello monastico, motivi di convenienza economica. La pratica del concubinato dei preti e dei vescovi comunque continuò per secoli. Solo nel 1123, al secondo Concilio Lateranense, al can.7, il matrimonio dei preti venne assolutamente vietato e considerato invalido. In quelloccasione non mancarono delle vere e proprie sollevazioni di preti stessi, sia in Italia, a Brescia, che in Germania, a Passavia e a Costanza (Ch. Duquoc, Credo la chiesa, p. 43; H. Kung, Cristianesimo, p. 401). Queste vicende, sia ben chiaro, hanno toccato soltanto lOccidente. La chiesa orientale ha continuato da sempre la pratica delle prime comunità cristiane e da allora fino ad oggi, con lapprovazione del papa, tra i preti vengono accolti anche uomini sposati. Ce ne sono anche in Italia, in Calabria e in Sicilia. Sono accolti a fare i preti cattolici, con moglie e figli, anche i pastori protestanti che hanno abbandonato la loro chiesa di origine. Nel Nord Europa ce ne sono parecchi. Se ne deduce che anche nella chiesa cattolica e anche nel rito latino già ci sono preti sposati con approvazione papale. Sono cattolici come noi. Lo prevede anche il Catechismo della Chiesa Cattolica al par. 1580. Il contrasto tra la prassi orientale ed occidentale allinterno della stessa chiesa cattolica è dunque evidente. Nel frattempo tante voci autorevoli nella chiesa cattolica si sono alzate perché si riveda la legge ecclesiastica del celibato obbligatorio. Si sono pronunciati in tal senso il card. Michele Pellegrino a Torino, il card. Carlo Maria Martini a Milano, i famosi teologi Hans Kung, Bernard Haering, Enrico Chiavacci, i religiosi Carlo Carretto, Arturo Paoli, il priore generale dei camaldolesi Benedetto Calati e diversi altri. Io concordo pienamente con loro: il celibato è una preziosa vocazione a servizio del vangelo ma, come ha voluto Gesù e la chiesa primitiva, non deve essere una condizione necessaria al ministero del prete e del vescovo. I preti celibi hanno delle possibilità particolari di disponibilità e di movimento e i preti sposati ne avrebbero di altre, come ad esempio una maggiore capacità di comprendere i vissuti e i problemi delle famiglie. E, la gente di oggi è pronta ormai a recepire il cambiamento, che poi non sarebbe uninnovazione ma semplicemente un ritorno allantica tradizione che viene direttamente da Gesù.
Domenica, 08 agosto 2004
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