Riceviamo e pubblichiamo
MILINGO IL DIAVOLO E NARCISO

di Ariel Levi di Gualdo

Per stimolare il dibattito pubblichiamo anche questa opinione su Mons. Milingo, diversa da quelle finora pubblicate sul nostro sito. Ribadiamo, caso mai ce ne fosse bisogno, che il nostro scopo è quello di discutere liberamente su tutto, senza preclusioni e soprattutto con correttezza. Le opinioni espresse, come sempre, impegnano solo i rispettivi autori e non la redazione del nostro sito.
Ariel Levi di Gualdo è collaboratore, per la Redazione di Catania, del quotidiano La Sicilia


Scrive l’Osservatore Romano il 27 Settembre: «La Santa Sede ha seguito con apprensione l’attività di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Emmanuel Milingo, Arcivescovo emerito di Lusaka, con un’Associazione di sacerdoti coniugati. Tenuto conto della comprensione del Santo Padre verso quest’anziano vescovo, la Santa Sede ha atteso paziente l’evolversi degli eventi, che purtroppo hanno condotto l’Arcivescovo Milingo a una condizione di rottura della comunione con la Chiesa, prima con l’attentato matrimonio, poi con l’ordinazione di quattro vescovi domenica 24 Settembre a Washington. Per questo atto, l’Arcivescovo Milingo ed i quattro ordinati sono incorsi nella scomunica latae sententiae prevista dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico […]».
Quando nel 2000 intervistai l’Arcivescovo Milingo mi resi conto che non aveva l’ego e il super-ego come tutti, ma solo il super-ego. Se la Chiesa è “madre”, Mons. Milingo è un figlio che all’età di settant’anni inizia a punire la mamma, animato da impulsi affatto diversi da quelli del bimbo che non si sente amato e posto al centro. Ecco allora la provocazione per tornare al centro dell’attenzione: il matrimonio con Maria Sung nella Setta Moon. Anziché punirlo, Santa Madre Chiesa lo riaccoglie nelle proprie braccia. Appena tutto si normalizza il suo narcisismo torna a esplodere: si mette a capo di un’Associazione di preti spostati e consacra quattro vescovi. Atto che per i cattolici non è un tema da cronaca rosa, ma un dilemma imperniato di valenze sacramentali: un vescovo potrebbe ordinare sacerdoti e vescovi e dare vita ad una Chiesa scismatica. Cosa peraltro già accaduta. Per questo la Chiesa trema dinanzi a un vescovo ribelle, perché potrebbe trasmettere l’episcopato.
Per ordinare un vescovo occorrono vari requisiti, a partire dalla nomina che spetta al Sommo Pontefice. Se il candidato non è ordinato dal papa, sarà consacrato per sua delega e decreto da tre vescovi, simbolo della collegialità apostolica. Più volte, i vescovi clandestini degli ex Paesi dell’Est comunista, si garantirono la successione senza osservare l’iter canonico per l’impossibilità che avevano a comunicare con Roma. In questi casi il Diritto Canonico definisce gli ordinati “illeciti ma validi”, ed appena è stato possibile la Santa Sede li ha sempre confermati.
Il Caso Milingo è quanto di più fastidioso per la Santa Sede e quanto di più stuzzicante per i Dottori in Diritto Canonico. La consacrazione episcopale di quattro preti sposati, è illecita e valida, o illecita e invalida? Il vescovo che trasmette l’episcopato, a pena d’invalidità deve essere in possesso di tutte le sue facoltà mentali. Analizzando i trascorsi di questo vescovo dal 2001 a oggi, è possibile definirlo in grado d’intendere e volere?
Mons. Milingo, eletto da Paolo VI Arcivescovo di Lusaka, nello Zambia, tocca l’apice della notorietà come esorcista, tanto da essere richiamato a Roma da Giovanni Paolo II. In Europa inizia a raccogliere folle ed a praticare esorcismi di massa, tra il disappunto di molti vescovi che gli proibirono di celebrare riti nelle loro diocesi.
Come ebreo non ho mai esitato a concordare con Paolo VI quando in anni lontani alluse che il Demonio esisteva sempre, ma che la sua nuova tecnica era quella di far credere di non esistere. Concordo perché, sebbene nato vent’anni dopo la guerra, per il ceppo religioso e culturale al quale appartengo credo di poter dire che il Novecento è stato il secolo di Satana. Cosa sulla quale potrebbero convenire non solo tutte le religioni, ma anche i non credenti, basta prendere il Demonio come metafora di un male che ha prodotto i campi di sterminio nazisti ed i gulag comunisti. E questo Demonio Mons. Milingo non l’ha combattuto, ci ha solo giocato. In fondo Satana chi è, se non l’acqua allegorica dello stagno in cui Narciso si specchia per godere di sé, sino ad annegare negli abissi di sé stesso?



Giovedì, 28 settembre 2006