32091. PISTOIA-ADISTA. Nonostante sia una questione sempre più dibattuta in varie parti del mondo (v. Adista n. 62/03), in Italia il solo fatto che un sacerdote abbia posto in discussione lopportunità di mantenere per preti e religiosi la legge del celibato ha suscitato limmediata censura da parte del suo vescovo. È quanto recentemente accaduto a don Cristiano Vannucchi, parroco della parrocchia di S. Maria Maggiore di Vicofaro (Pi), che, dopo aver concesso unintervista al quotidiano "Il Tirreno" in cui dichiarava maturi i tempi per una revisione del diritto canonico in tema di matrimonio dei preti, è stato richiamato allordine dal vescovo della sua città, mons. Simone Scatizzi, che lo ha invitato a non trattare più pubblicamente largomento. Quella di don Vannucchi, è, del resto, una posizione che, almeno nella Chiesa pistoiese, gode di una certa autorevolezza: classe 1963, ordinato sacerdote nel 1988, Vannucchi da otto anni guida una delle parrocchie più popolose in città; ricopre inoltre vari incarichi a livello diocesano, segno di quanto il suo lavoro pastorale sia apprezzato dal mons. Scatizzi: don Cristiano è infatti direttore della Commissione giovanile della diocesi; è tra i docenti della scuola di Formazione teologica della diocesi, e assistente diocesano del Settore giovani dellAzione Cattolica.
Nella sua intervista al "Tirreno", raccolta dal giornalista Luigi Scardigli il 14 settembre scorso, il parroco pistoiese raccontava dei tanti suoi amici sacerdoti che, diceva, "hanno dovuto abbandonare il ministero, stretti nella morsa di dover scegliere tra lamore coniugale e quello alla Chiesa. Hanno dovuto rinunciare agli abiti schiacciati da una sofferenza indicibile, impotenti rispetto ad un obbligo che la Chiesa presto rileggerà". Personalmente, proseguiva Vannucchi, "il problema del celibato è un problema che vivo e che confronto da anni con molti dei miei parrocchiani; le risposte che ho avuto dalle loro parole e quelle che leggo ultimamente sulle riviste cattoliche specializzate mi confortano parecchio: il celibato è un grande dono di Dio, ma non è lunico, e soprattutto non è un vincolo". Di questa sua convinzione don Cristiano dice di aver parlato anche con il proprio vescovo, di cui, nellintervista, tesse un panegirico rivelatosi, a conti fatti, quanto meno troppo ottimista: "ho riscontrato in lui - dice don Cristiano - unumanità straordinaria, toccante, spesso commovente. È un uomo sensibilissimo, libero, sempre aperto al dialogo. Un uomo che sa ascoltare". Un contributo rilevante a rafforzare in lui la convinzione che la legge che impone il celibato ecclesiastico vada rivista, il parroco afferma essergli venuto dallapprofondimento di due libri che considera "letture fondamentali", anche se "non debitamente reclamizzate": "Verso un nuovo sacerdozio", di Donald Cozzens e "Preti di oggi e preti di domani" di Bernard Haring. Al giornalista che chiedeva infine a don Cristiano se parlasse di abolizione del celibato ecclesiastico anche per interesse personale, il parroco rispondeva risoluto di non essere stato finora coinvolto in nessuna storia damore: ma, aveva aggiunto subito dopo, "se mi dovesse succedere di innamorarmi, le prime persone a saperlo sarebbero i miei parrocchiani, perché da otto anni vivo con loro e per loro".
Lunedì, 01 dicembre 2003
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