L’incompatibile relazione tra la Chiesa e il sesso
di Irina Santesteban
da "LA ARENA", traduzione di Stefania Salomone
Il riconoscimento della paternità di un bambino da parte del presidente paraguaiano, l’ex-vescovo Fernando Lugo, evidenzia ancora una volta come le leggi della chiesa cattolica vengano violate proprio dai suoi propri presbiteri.
Giovedì 23 aprile 2009
Fonte: Argenpress
Sono già molti anni che si discute, sia dentro che fuori le strutture della chiesa cattolica, della convenienza di mantenere l’obbligatorietà del celibato per coloro che vengono ordinati presbiteri.
Il diario "Crítica", in un articolo sulla sua edizione di domenica scorsa, presenta alcuni dati raccolti in una inchiesta su incarico della Conferenza Episcopale Argentina, realizzata dal sociologo Pedro Gorondi. Secondo questo sondaggio “il 75% degli intervistati (laici, vescovi e preti) sono a favore del fatto che il cosiddetto ‘dono di Dio’ divenga facoltativo”.
L’articolo inoltre sottolinea che, durante la Conferenza dei Vescovi Latino-Americani realizzata in Brasile nel 2007, i vescovi hanno stilato un comunicato in cui, per la prima volta, si ammetteva la carenza di preti e seminaristi e che il motivo di questa mancanza era strettamente legato alle restrizioni di carattere sessuale.
Senza sotterfugi
Nel 2004 a Cordoba, un prete, Guillermo Mariani, ha rinunciato al ministero prima che fosse pronunciato un giudizio canonico promosso dall’arcivescovo della sua città, Carlos Ñáñez. Le sanzioni contro Mariani ebbero origine dalla pubblicazione del suo libro “Senza sotterfugi”, nel quale il prete parlava di diversi aspetti della sua vita da presbitero – ivi incluse alcune esperienze sessuali – e nel quale si proclamava contro il celibato. Il libro fu uno dei più venduti a Cordoba in quell’anno, e fu perfino presentato alla Fiera de Libro che si realizza annualmente ne “la docta” (la dotta, soprannome utilizzato per indicare la città di Cordoba).
Mariani era stato molto duro con la gerarchia ecclesiastica, aveva definito Ñáñez come un “repressore ideologico puntiglioso”, e aveva detto che la chiesa di Cordoba era governata da una “dittatura”.
Alcuni anni prima, il vescovo Jerònimo Podestà aveva anche lui scandalizzato la chiesa cattolica confessando di essersi innamorato di una donna separata e con sei figli. Fu sospeso a divinis dalla gerarchia ecclesiastica e fondò la Federazione Latinoamericana dei Preti Sposati.
Una delle ragioni più grandi per cui la chiesa non accetta il matrimonio dei preti è di natura economica. Non avendo una famiglia, almeno ufficialmente, i beni dei preti alla loro morte passano alla chiesa. Invece, se si abolisse l’obbligatorietà del celibato, si dovrebbe procedere alla divisione del patrimonio tra la chiesa e i suoi ministri, che sono gli amministratori di questo patrimonio e di tutti gli affari che ad essa fanno capo. Al decesso dei preti, i loro eredi potrebbero reclamare dei beni che si suppone siano di proprietà ecclesiale.
Doppio discorso
Al di là dei forti interessi economici che muovono molte delle decisioni apparentemente spirituali e filosofiche della chiesa, gli stessi parrocchiani questionano questa rigidità riguardo la possibilità che i preti possano avere una vita sessuale o familiare come qualsiasi persona normale. La stessa contrasta con la posizione negazionista o condiscendente che ha ammantato la chiesa per molti anni, riguardo le gravi denunce di pedofilia che pesano su molti preti, al punto da essere conosciuti come “preti pedofili”.
Sebbene papa Benedetto XVI abbia chiesto perdono per le azioni dei preti cattolici che hanno abusato sessualmente di bambini o adolescenti in tutto il mondo, per molti anni la posizione della chiesa di fronte alle denunce di pedofilia fu quella di occultare e trasferire il presunto responsabile in altre parrocchie per evitare cause giudiziali.
Come quasi sempre accade, questo trasferimento era furtivo e veniva tenuto nascosto alla comunità che lo accoglieva senza conoscerne i precedenti, situazione che in molti casi si è tradotta in nuovi abusi su minori, aggravando la posizione del pedofilo e della sua chiesa cattolica, che di fatto fungeva da incubatrice.
Il caso Lugo
Nel caso del presidente paraguaiano, non si tratta solo di paternità di un bambino che è stato concepito mentre egli era ancora vescovo e, di conseguenza, obbligato al celibato. Questo sarebbe la minore delle questioni.
La faccenda grave è che Fernando Lugo ha confermato la sua paternità dopo che la madre aveva denunciato il fatto. Al di là delle pressioni che la gerarchia esercita sui preti che hanno figli, che evidentemente influiscono al punto che i preti neghino il riconoscimento, nel caso dell’ex-vescovo e attuale presidente Lugo, la sua posizione come presidente e rappresentante di una nazione a maggioranza cattolica, lo obbligava a tenere un comportamento diverso.
Non solo è grave non aver riconosciuto il figlio al momento della nascita, privandolo del primo dei suo diritti, l’identità, come previsto dalla Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo. Il fatto che Lugo fosse più grande della madre di 26 anni, e che la relazione fosse iniziata quando questa era appena sedicenne, è il dato più preoccupante di questa relazione.
Non importa tanto che un prete, o un vescovo, violino la proibizione di intrattenere rapporti sessuali imposta dalla gerarchia ecclesiastica. Ciò che conta in questo caso è che la relazione che ha generato questo figlio, fosse quella tra un vescovo, la più grande autorità della chiesa locale, è una adolescente di 16 anni. Sebbene non ci siano prove né denunce di abuso sulla persona di Lugo, è evidente che lui esercitasse una autorità sulla ragazza e che questa autorità abbia facilitato la relazione.
Il caso del vescovo argentino Podestà fu molto diverso: lui si innamorò di una donna adulta, lo confessò e fu sanzionato dalla chiesa, poi si ribellò a questa decisione e fondò la Associazione dei Preti Sposati Latinoamericani.
La gioia dei conservatori
E’ ovvio che i settori conservatori e della destra paraguaiana, che hanno governato “con pugno di ferro” per decenni, stiano approfittando di questa situazione per criticare il governo di Lugo, di contenuto progressista. Ma le loro critiche sono per lo più indirizzate ai cambiamenti sociali promossi dall’ex-vescovo e non agli errori relativi alla sua condotta personale.
In tutti i modi, e facendo questa chiarificazione, è bene che noi appoggiamo il governo di Lugo, che è salito al potere votato dai campesinos e dai settori più indifesi del paese, e che diciamo le cose come stanno.
Darsi da fare per una società più giusta ed equa, a volte include la lotta contro le attitudini patriarcali e maschiliste, che hanno sottomesso per secoli le ragazze e le donne.
La incompatible relación entre la Iglesia y el sexo
Irina Santesteban
(LA ARENA)
El reconocimiento de la paternidad de un niño por parte del presidente paraguayo, el ex obispo Fernando Lugo, pone una vez más de manifiesto que los dogmas de la Iglesia Católica son violados por sus propios sacerdotes.
Jueves 23 de abril de 2009
Fuente: Argenpress
Hace ya muchos años que se discute, tanto al interior como por fuera de las estructuras de la Iglesia Católica, sobre la conveniencia de mantener la obligación del celibato para quienes se ordenan sacerdotes.
El diario "Crítica" en un artículo de su edición del domingo pasado, ofrece datos que surgen de encuestas encargadas por la Conferencia Episcopal Argentina, realizadas por el doctor en sociología Pedro Gorondi. Según estos sondeos "el 75% de los consultados (laicos, obispos y sacerdotes) están a favor de que el llamado ’don de Dios’ sea optativo".
El artículo expresa además que, durante la Conferencia Episcopal Latinoamericana, realizada en Brasil en 2007, los obispos emitieron un comunicado donde por primera vez reconocían que faltaban sacerdotes y seminaristas, y que el motivo de esta merma estaba estrictamente relacionado con la restricción sexual.
Sin tapujos
En 2004, en Córdoba, el cura Guillermo Mariani, renunció a su sacerdocio antes de que se le realizara un juicio canónico promovido por el arzobispo de esa ciudad, Carlos Ñáñez. Las sanciones contra Mariani tuvieron como origen la publicación de su libro "Sin tapujos", en el cual relata diversos aspectos de su vida como sacerdote -incluyendo algunas experiencias sexuales- y en el cual se pronuncia en contra del celibato. El libro fue uno de los más vendidos en Córdoba en ese año, e incluso fue presentado en la Feria del Libro que se realiza anualmente en la "docta".
Mariani fue muy duro con la jerarquía eclesiástica, calificó a Ñáñez como un "puntilloso represor ideológico", y dijo que la Iglesia de Córdoba estaba gobernada por una "dictadura".
Años antes, el obispo Jerónimo Podestá, también escandalizó a la Iglesia Católica, al confesar que se había enamorado de una mujer separada y con seis hijas. Fue suspendido "a divinis" por la jerarquía eclesiástica y fundó la Federación Latinoamericana de Sacerdotes Casados.
Una de las razones más fuertes por las cuales la Iglesia no acepta el casamiento de los sacerdotes, es de contenido económico. Al no tener familia -reconocida, al menos- los bienes de los sacerdotes a su muerte quedan para la Iglesia. En cambio, si se aboliera la obligatoriedad del celibato, habría que proceder a dividir claramente el patrimonio de la Iglesia del de los curas, que son los administradores de este patrimonio y de todos los negocios que involucran a ésta. Al fallecimiento de los sacerdotes, sus herederos podrían reclamar bienes supuestamente de propiedad eclesial.
Doble discurso
Más allá de los fuertes intereses económicos que mueven muchas de las decisiones aparentemente espirituales o filosóficas de la Iglesia, los propios feligreses cuestionan esta actitud tan cerrada sobre la posibilidad de que los sacerdotes puedan tener una vida sexual o familiar como cualquier persona normal. La misma contrasta con la posición negatoria o condesciente que mantuvo durante muchos años la Iglesia, sobre las graves denuncias de pedofilia que pesan sobre muchos sacerdotes, al punto que son conocidos como los "curas pedófilos".
Si bien el Papa Benedicto XVI ha pedido perdón por el accionar de los sacerdotes católicos que han abusado de niños y adolescentes en todo el mundo, durante años la posición de la Iglesia frente a denuncias de pedofilia, fue ocultarlas y trasladar al supuesto responsable hacia otras parroquias para evitar eventuales causas judiciales. Como casi siempre este traslado era furtivo y sin conocimiento de la comunidad que recibía al sacerdote sobre sus antecedentes, en muchos casos se producían nuevos abusos de menores, agravando la situación del pedófilo y la de la propia Iglesia Católica, que objetivamente actuaba como encubridora.
El caso Lugo
En el caso del presidente paraguayo, no se trata sólo de la paternidad de un niño que fue concebido mientras él todavía era obispo y, en consecuencia, sometido a la obligación del celibato. Esa sería la menor de las cuestiones.
Lo grave del caso es que Fernando Lugo confesó su paternidad luego que la madre denunciara quién era su padre. Más allá de la presión que ejerce la jerarquía eclesiástica sobre los sacerdotes que tienen hijos, que evidentemente influye para se nieguen a reconocerlos, en el caso del ex obispo y actual presidente Lugo, su posición como primer mandatario de una nación con mucha población católica, lo obligaba a tener una actitud diferente.
No sólo es grave no haber reconocido al niño al momento de su nacimiento, pues lo priva del primero de sus derechos, reconocido en la Convención Internacional de los Derechos del Niño, la identidad. La circunstancia de ser Lugo 26 años mayor que la madre, y haberse conocido que la relación habría empezado cuando ésta tenía sólo 16 años, es el dato más preocupante de esta relación.
No es tan importante que un sacerdote, aún un obispo, rompa la prohibición de mantener relaciones sexuales, impuesta por la jerarquía eclesiástica. Lo que importa en este caso es que la relación que engendró ese hijo, se constituyó entre un obispo, que es la más grande autoridad de la Iglesia en una región, y una jovencita de 16 años. Aunque no existen evidencias ni denuncias de abuso por parte de Lugo, es evidente que éste ejercia una autoridad sobre la adolescente, y que esa autoridad obró como un facilitador de la relación.
El caso del obispo argentino Podestá, fue muy distinto: él se enamoró de una mujer adulta, lo confesó y al ser sancionado por la Iglesia, fue crítico de esta decisión y fundó la Fundación Latinoamericana de Sacerdotes Casados.
Regocijo conservador
Es obvio que los sectores conservadores y de derecha del Paraguay, que lo gobernaron con "mano de hierro" durante décadas, han aprovechado esta situación para criticar al gobierno de Lugo, de contenido progresista. Pero sus críticas están más dirigidas a los cambios sociales promovidos por el ex obispo que por estos graves errores de su conducta personal.
De todos modos, y haciendo esta aclaración, es bueno que quienes apoyamos el gobierno de Lugo, que arribó al poder votado masivamente por los campesinos y los sectores más desprotegidos del país hermano, digamos también las cosas como son.
Bregar por una sociedad más justa e igualitaria, también incluye la lucha contra actitudes patriarcales y machistas, que han sometido a niñas y mujeres durante siglos.
Mercoledì 06 Maggio,2009 Ore: 11:04 |