Posta
Né lievito né sale

di Giacomo Matti

Bologna, 11 marzo 2009

Buona sera, Carlo.
tempo fa ho ricevuto la “Lettera ai cristiani della Chiesa di Oggi”. Non la conoscevo. Non so perché me l’hai mandata. Comunque grazie per l’opportunità che mi hai offerto di una riflessione.
Cosa dirti?

Mi pare che la chiesa di oggi - in Italia e in Europa - non sia né lievito né sale delle società, perché è una parte di pasta (non lievitata), di mondo. E’ del mondo e non nel mondo. Dovrebbe essere il sale o il lievito negli alimenti e nella pasta. Gesù dice ai suoi discepoli: voi siete nel mondo, ma non siete di questo mondo.
La chiesa perde i contatti con la gente, che non capisce più i suoi concetti, i principi, i valori. Non c’è sintonia tra chi trasmette e chi riceve e viceversa. La chiesa - forse sarebbe meglio dire molti uomini di chiesa - si sono arroccati in posizioni ove non c’è campo. Non riescono a percepire gioie e gemiti della gente e non sanno comunicare. A questo proposito, sul tema fede e cultura, rimando a un articolo di Jean Rigal, “La chiesa di fronte alle nuove culture”, in la Croix, del 3 gennaio 2009, riportato da la Repubblica. Tema che le chiese d’America e d’Africa hanno posto 40 anni or sono, con Paolo VI, con il concilio Vaticano II.
Mi piace l’espressione: “E la verità cristiana è la verità che Dio ci ha consegnato per la nostra salvezza”. Verità che ci ha consegnata in Cristo. Questo significa che c’è una sola verità, magari presentata in modi e forme diversi, ma sempre consegnata da Dio, in Abramo, Maometto, in Budda, in Gandhi, ... in tempi e luoghi diversi. Come dice la lettera agli Ebrei: “Dio ha parlato molte volte e in vari modi, negli ultimi tempi ha parlato in Gesù Cristo”. Gesù non cancella - non sono venuto a distruggere -semmai completa. E parla tuttora in coloro che in ogni luogo sono figli della luce.
Al n. 3 - Gesù vive nella ricerca quotidiana della verità - la volontà di Dio - non ha soluzioni, decaloghi, leggi (“Tutta la legge e i profeti sono racchiusi in un solo comandamento ama Dio... e il prossimo come te stesso”. Con questo parametro cerca, ora per ora la verità (che altro non è che la volontà di Dio) cristiana della nostra salvezza. Cristiano è colui che di fronte ai casi della vita, alle persone con le loro angustie e disperazioni, con la loro gioia e speranza, con i loro progetti, con i loro sbagli, non tira fuori un codice e sentenzia, ma cerca quello che è meglio per sé e per il prossimo, perché ama Dio e il prossimo. Quindi al messaggio di Gesù occorre tornare: perché libera e dà coraggio, illumina la strada, è luce per i nostri passi. Che salva è l’amore, non la legge, diceva già Polo di Tarso. Impaludata e impantanata com’è la chiesa ufficiale fatica a inventare soluzioni per i problemi attuali, quotidiani.
Guarda indietro, alla tradizione, al codice. Rischia - o è già - di diventare una statua di sale. In questo modo la chiesa ufficiale espelle le forze vive, chi cerca nuovi sentieri, parole nuove di conforto, perché nuove sono le nostre disperazioni. Non attira.
Il compito dei teologi. Sono pienamente d’accordo. Sono o dovrebbero essere dei ricercatori del volto di Dio e della sua epifania su questa terra, indicando, certo, anche il mistero dell’iniquità, il regno della tenebra dal quale occorre fuggire per stabilirsi nella luce. Non sono e non dovrebbero essere coloro che cavillano per avallare dogmi e posizioni del magistero o, almeno, non dovrebbero fare solo quello.
Finisco. Il Concilio non è una fonte di per sé, ma è fonte di acqua viva nella misura che ha messo in contatto con il messaggio evangelico. E’ trascorso già mezzo secolo da allora. Deve continuare il lavoro di rimozione dei sedimenti del tempo e della nostra opacità. O serve a restituire un messaggio comprensibile che che rialzi l’uomo incappato nei mille ladroni oppure non serve o serve solo a fabbricare leggi di condanna. Non perderei tempo a studiare i Decreti, le Costituzioni del Concilio, ma prenderei il Vangelo, lo confronterei con la vita, cercando strade, speranze, futuro nello spirito del Concilio.
Olukaka makambo, okozwa! Te la sei cercata, eccoti servito. Non so neppure se ti interessano queste elucubrazioni. Non dare per scontato nulla. Sono tardo d’intelletto. Prima o poi leggerò anche la tesi che mi hai mandato.

Cordiali saluti
Giacomo  Matti


Giovedì 12 Marzo,2009 Ore: 14:27