IL CALENDARIO FRA NATURA E CULTURA

di Antonio F. Gimigliano

1° gennaio 2021. A casa dei miei nipotini. Ho portato loro in dono dei calendari murali di antica foggia: in nero i numeri dei giorni feriali, in rosso quelli dei festivi, l'indicazione dei Santi del giorno, larghi riquadri per ogni giorno, per il primo giorno di ogni mese l'indicazione dell'ora di levata e di tramonto del Sole, i simboli delle quattro fasi lunari. Insisto con loro sull'importanza di queste indicazioni e li invito ad annotare - da ora in poi e per tutto l'anno - giorno per giorno, come varia l'aspetto del cielo (sereno, nuvole, pioggia, neve...) scrivendo parole o disegnando simboli a loro piacere. Miriam, 6 anni, ed Abi, 10 anni, mi danno la grande soddisfazione di seguire il mio “discorsetto” e, così, mi propongo di aggiungere alcune informazioni sull'importanza dei calendari per “inseguire” lo scorrere del tempo.
Ho portato con me anche un vecchio, e un po' speciale, calendario del 1996, che non lascerò loro... Mi è utile per far capire ai miei nipotini che il calendario non ha una struttura universalmente riconosciuta in tutte le comunità umane. Vedono, così, che accanto al “nostro”, ci sono il calendario ebraico e quello islamico. A parte le lettere diverse dell'alfabeto, notano subito che il conteggio degli anni cambia da uno all'altro (al nostro 1996 corrispondono il 5756 dell'ebraico e il 1416 dell'islamico), che i giorni festivi, indicati dal colore rosso, non coincidono (per noi sono festivi le domeniche e, nel mese di gennaio preso da noi in esame, il 1° e il 6, corrispondenti al Capodanno e all'Epifania; nel calendario ebraico, invece, sono festivi i sabato e in quello islamico i venerdì).
Da queste prime osservazioni scaturiscono domande e, da parte mia per quel che posso, spiegazioni. Dico loro che “calendario” deriva dalla parola latina calendarium, che potremmo tradurre nel significato originario come “libro dei crediti”: gli interessi dei prestiti si pagavano alle calende. La calenda era il primo giorno del mese, in cui veniva annunciato (calare, 'proclamare') se le none cadevano il 5 o il 7 del mese. Il mese del calendario romano era diviso in tre parti diseguali, definite dalle calende (il primo del mese, appunto), dalle none (il 5 o il 7 del mese) e dalle idi (il 13 o il 15 del mese). Solo a partire dal III secolo d.C. compare la settimana di sette giorni, una divisione intermedia fra il mese e il giorno, legata alla durata delle fasi lunari. Nel calendario cristiano, discendente diretto da quello giuliano (da Giulio Cesare, che lo introdusse nel 46 a.C., con l'utilizzazione dell'anno bisestile), la settimana appare ispirata alla tradizione giudaica e modellata sui sette giorni della Creazione di cui narra la Genesi.
Mi propongo, poi, di indicare ai miei nipotini l'origine dei nomi dei giorni e dei mesi. Il cristianesimo conservò i nomi dei giorni della settimana romana, derivanti da nomi di divinità e corpi celesti (lunedì, da Luna; martedì, da Marte; mercoledì, da Mercurio; giovedì, da Giove; venerdì, da Venere), tranne che per due, il sabato (dall'ebraico shabbath, 'riposo') e la domenica (dies dominicus, 'il giorno del Signore'), al posto del giorno di Saturno e del giorno del Sole. Anche per i mesi la Chiesa conservò i termini latini. Secondo la tradizione, Romolo aveva istituito un anno di dieci mesi che cominciava con il mese di marzo, così chiamato dal nome del dio da cui pretendeva di discendere, Marte. I tre mesi successivi hanno nomi la cui origine è oscura e incerta: aprile dovrebbe derivare da un nome divino di origine etrusca; maggio dovrebbe essere il mese di Maia, la madre di Mercurio; giugno dovrebbe essere, invece, il mese di Giunone. I sei mesi seguenti si chiamavano, semplicemente, il quinto (quintilis), il sesto (sextilis), il settimo (september), l'ottavo (october), il nono (november) e il decimo (december). Gli ultimi quattro, come sappiamo, si chiamano ancora così. Sotto un altro re, Numa o Tarquinio, furono introdotti altri due mesi: l'undicesimo, gennaio, fu dedicato a Giano bifronte e il dodicesimo, febbraio, prese il nome dal verbo februare ('purificare') e indicava il mese dell'espiazione. Nel 44 a.C. Si dette al quinto mese il nome di Giulio Cesare, luglio; nell'8 a.C. al sesto il nome di Augusto, agosto. Con la sua riforma del calendario, Giulio Cesare fece definitivamente di gennaio il primo mese dell'anno, poiché nel primo giorno di questo mese i consoli prendevano possesso della loro carica. I due volti di Giano, a cui era dedicato il mese di gennaio, venivano così a guardare, nello stesso tempo, l'anno vecchio e quello nuovo.
Non posso trascurare altre informazioni storiche... Il calendario da noi usato viene propriamente chiamato gregoriano, dal nome del Papa Gregorio XIII che lo introdusse nel 1582. La riforma gregoriana non mancò di scatenare vivaci reazioni e violente polemiche, sia tra gli scienziati sia tra i governanti dell'epoca. In particolare, i Paesi che non riconoscevano l'autorità della Chiesa Cattolica tardarono in misura più o meno notevole a adottare il nuovo calendario. Ad esempio, la Russia lo ha adottato solo dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917, la quale rivoluzione si colloca per il nuovo calendario nei giorni 6-7 novembre, invece che 24-25 ottobre del vecchio calendario giuliano.
E non posso trascurare, naturalmente, alcune fondamentali nozioni di astronomia... Il calendario gregoriano, come quello giuliano, è un calendario solare, in quanto basato sulla durata del moto annuale apparente del Sole attorno alla Terra. I moti apparenti del Sole sono, pertanto, a fondamento per valutare sia la durata del giorno che la durata dell'anno. Il calendario in uso nei Paesi islamici è un calendario rigorosamente lunare, basato sul periodo di rivoluzione della Luna attorno alla Terra, che ha una durata di 29 giorni e mezzo circa. L'anno, formato da 12 mesi, di 29 e 30 giorni alternativamente, dura da 11 a 12 giorni meno di quello solare. Il calendario ebraico è, invece, un calendario luni-solare: è basato sul mese lunare ma si raccorda con l'anno solare utilizzando un ciclo di 19 anni che comprende quasi esattamente 235 lunazioni.
E così, con i miei nipotini, forzatamente “indottrinati” sul calendario, di stretta attualità in questo giorno dell'anno, sono ritornato al mio vecchio calendario murale del 1996... Se faranno i bravi, vale a dire se rispetteranno l'impegno di annotare giorno per giorno l'andamento del tempo meteorologico, farò scoprire loro che l'anno 1996 e l'anno 2020, appena concluso, hanno qualcosa in comune. E non è la pandemia da covid, che ha funestato l'anno che stanotte abbiamo salutato senza alcuna nostalgia...



Sabato 02 Gennaio,2021 Ore: 18:30