Noi e il prete - le storie

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Noi e il prete - le storie

Messaggiodi Stefania » 18 nov 2009, 13:57

Comincerò io, esortandovi, se vorrete a fare lo stesso.
Le mie storie sono state due, ebbene sì. Diversissime tra loro, entrambe dolorose.
Eviterò di tediarvi con il resoconto di ciascuna, ma cercherò di fare un misto tanto per spiegare i concetti che mi interessa sottolineare e che hanno di fatto rappresentato il nucleo della mia sofferenza.
Entrambi irraggiungibili
Il primo perché troppo concentrato sulla propria santità, sulle sue celebrazioni, sull'osservanza di pie pratiche. E io ero un "disguido", qualcosa (non qualcuno) che si frapponeva minacciosamente fra lui e ciò che voleva sembrare o diventare.
Il fatto di lasciarsi andare a gesti affettuosi o tenerezze lo faceva sentire normale, ma proprio per questo, infatti, immediatamente dopo, si prendeva parecchio tempo per "purificarsi", così diceva.
Lui non era un uomo normale, lui era un consacrato. Spesso infatti me lo ripeteva e se lo ripeteva: "Io sono del Signore".
Questa cosa lo faceva sentire a posto.
Per cinque anni si è dibattuto tra il piacere di stare con me, di parlare con me, di abbracciarmi, e la vergogna per averlo fatto, trattandomi e facendomi sentire come qualcosa che sporcava il suo abito immacolato.
Quando è riuscito ad ammettere quello che provava per me, mi ha allontanato definitivamente. Troppo pericoloso.
Il secondo, grazie al cielo, è stato un episodio molto più breve, con una persona completamete diversa dalla prima, per niente pia, per niente devota. Potremmo dire, un progressista, ma altrettanto incapace di accogliere un tesoro inaspettato, pur desiderandolo, almeno così diceva.
Il primo perso nei meandri del tempio, il secondo perso nei meandri di sé stesso.
E io fuori da entrambi.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi Mossy » 19 nov 2009, 19:47

Cara Stefania
sono felice di rileggerti.
unattainable but forever ...
Eh si, irraggiungibili. dunque, per sempre.
Incapaci di accogliere tesori inaspettati, anche perchè impreparati ad esserlo (o, peggio, anche troppo preparati, dalle forzature a cui sono stati abituati dal cammino seminariale).
Un tesoro come sei tu.
Coscente di spalancare qui porte anche fin troppo aperte,
Ti abbraccio forte.
[/i]
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi antonella carisio » 20 nov 2009, 12:48

Ciao a tutte/i. Da dove iniziare? E' molto difficile e doloroso per me ripensare alla mia esperienza, alla mia storia con un uomo che, e in questo caso devo dire purtroppo, è anche un prete. Una storia d'amore, perchè questo è stato per entrambi anche se poi per lui l'amore per se stesso ha preso il soppravvento, una storia durata, tra alti e bassi, quasi un anno e mezzo. Abbiamo vissuto uno di fianco all'altra giorno per giorno, abbiamo parlato, ci siamo baciati, abbracciati e anche di più, abbiamo vissuto come coppia, ho lottato per incrinare, per distruggere quel muro che circonda ogni prete, o comunque ogni prete da me conosciuto, è stata una lotta dura, impari, e lui ha iniziato a cambiare, poco per volta, ha imparato ad aprirsi con me, si è confidato, si è sfogato, ha accettato la sua fisicità, il suo desiderio per me, la sua voglia di non essere solo, di essere amato e di amare, poi, quando ormai pensavo di avercela fatta, è finito tutto... Forse gli ho chiesto troppo, forse avrei dovuto avere più pazienza o forse, semplicemente, nel momento in cui il nostro rapporto è diventato più "reale", più umano, nel momento in cui si è reso conto che sarei stata accanto a lui tutta la vita se solo lo avesse voluto, ha avuto paura, paura di affrontare un rapporto "paritario", paura di mettersi in gioco, paura anche di cambiare il suo modo di vivere non più concentrato solo più se stesso ma con un'altra persona al fianco, ha avuto paura ed è scappato... Avevo chiuso tutto in un cassetto del mio cuore, lo avevo relegato in un angolo per non pensarci, aspettando di tirarlo fuori e di affrontare questo dolore quando fossi stata più forte ma poi ho pensato che parlarne qui sul blog avrebbe magari potuto aiutare qualcun altro ad aprire il suo cassetto...
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi signorafantasia » 22 nov 2009, 2:39

Cosa dovrei raccontare io che voi non abbiate già conosciuto?quali emozioni non hanno attraversato il vostro cuore e la vostra pancia,quali lacrime non avete inghiottito anche voi,quante amarezze avete soffocato nel silenzio?Io la mia storia non l'ho vissuta:niente baci,niente carezze,niente sospiri.Solo sguardi carichi di ogni cosa,silenzi che oltrepassavano il pensiero,parole non dette che raccontavano la distanza. Mi sono semplicemente innamorata,di un uomo,un ragazzo,una persona molto fragile,che non ha neanche avuto il coraggio di ammettere la propria debolezza. Che alla fine,ha scaricato le sue responsabilità su di me,e ha ammesso sì di aver mantenuto un atteggiamento insolito nei miei confronti, ma per proteggermi, dai miei stessi sentimenti...come fossi stata un mostro senza la capacità di discernere,e di assumere il controllo sulla propria emotività. Non mi sono innamorata del prete,ma dell'uomo che credevo di conoscere,che ho intravisto dietro quell'abito. Un uomo che stava sbocciando,e che pian piano ho visto soccombere sotto il peso di un abito fin troppo ingombrante a quell'età. Una personalità violentata,uccisa e rimodellata sullo schema "ortodosso" della gerarchia. Un cuore troppo gonfio di dolore,inaridito dalla paura,nutrito di certezze vuote e mascherato da una malcelata e falsa sicurezza...E ho capito che non potevo fare niente per lui,nè tantomeno salvarlo da se stesso. Così l'ho lasciato andare..Sono solo uomini a metà,non dimentichiamolo. Una parte di loro è rimasta per sempre ancorata all'infanzia,attaccata al seno di una madre gelosa,disposta a uccidere i propri figli piuttosto che correre il rischio di vederli allontanare per cercare altrove la fonte del loro sostentamento. Uomini,come tanti altri...bambini fin troppo cresciuti,che non hanno ancora trovato il coraggio di spiccare il volo dal nido...e che probabilmente non troveranno mai.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi Stefania » 30 nov 2009, 14:55

TESTO CHE PUBBLICO DA PARTE DA MARINA, IN ATTESA CHE RISOLVA ALCUNE DIFFICOLTA' TECNICHE:
La nostra poteva essere una storia di amicizia, io ci credevo, anche tra tante difficoltà. Lui si era proposto come guida, voleva accompagnare, sostenere la mia crescita spirituale, come quella di tanti altri. Mi sentivo indotta in modo più o meno diretto, a chiedere il suo parere o il suo sostegno per ogni scelta o difficoltà che mi capitasse di vivere, anche le più banali. Si sforzava di essere sempre disponibile, con me e con gli altri, ovviamente senza riuscirci. Ci sentivamo al telefono spesso molto tardi la sera, per via dei suoi impegni giornalieri. In balia di forti suggestioni non facevo più un passo senza averlo consultato.
Nel suo cammino di perfezione, non voleva niente per sé, cosi diceva. La sua vita doveva essere interamente servizio. E cosi crescevano i bisognosi intorno a lui, soprattutto le bisognose che stracolme di gratitudine, erano pronte a farsi in quattro in ogni circostanza per anticipare ogni sua richiesta. Lui che non vuole niente per se ha raramente bisogno di chiedere….
Sempre circondato da schiere di questuanti per un consiglio, una assoluzione o una benedizione, passava buona parte del suo tempo a ricevere, confessare e consigliare quelli che, appartenendo allo stesso movimento e riconoscendogli il ruolo di guida, si affidavano a lui. Quando ho iniziato a pormi criticamente rispetto ad alcune sue scelte, la nostra “amicizia” si è molto raffreddata. Anche se cresceva la mia presa di distanza dal gruppo in cui ci siamo conosciuti, ho cercato il dialogo ancora per un lungo periodo ma ho trovato sempre meno disponibilità e quando ho infine deciso di smettere di frequentare il gruppo, sono diventata un elemento di disturbo, è diventato quasi impossibile incontrarlo o parlargli, fino ad essere del tutto estromessa dal suo orizzonte. Non esisto più, non mi ha più cercata. Probabilmente porta avanti la sua missione, insegnando la gratuità dell’amore, convinto di diffondere il messaggio evangelico e cercando di testimoniare con la sua stessa vita l’amore cristiano.
In un vissuto di questo tipo, che anche se in modo esasperato rappresenta l’ideale classico di ogni prete, può esserci spazio per l’amicizia? Intendo quella autentica fatta di conoscenza profonda che va oltre gli stereotipi e i ruoli, che si nutre di reciprocità, di condivisione e di alterità, senza omologazione?
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi ornella » 30 nov 2009, 18:04

Care tutte e cara Marina,
rispondo a Marina perché ritengo di avere capito il contesto: Marina, quella non era amicizia, era dipendenza emotiva, e la dipendenza emotiva si paga a carissimi prezzo. Io non darei mai in mano CHI sono io nel mio rapporto con Signore a nessuno, neppure a due carissimi amici preti che conosco ben oltre un rapporto formale o all'interno del sacramento della riconciliazione.
Ho provato a fare la "brava ragazza" quando sono entrata nella chiesa, e a seguire i dotti consigli delle pie donne per "risparmiare" il prete e per servire la comunità. Ne ho ottenuto un rapporto ambiguo, di saccheggio della mia interiorità e di fantasie delle quali io ero il centro, tanto da dover lasciare la comunità e andare a messa altrove, dopo avere spiegate le mie ragioni al Decano dal quale dipendeva questo prete. Eppure frequentava casa nostra, mia e di mio marito, ci conosceva tutti e due, una volta al mese era a cena o a pranzo da noi. Semplicemente era un immaturo, una persona che "prendeva" tutto quello che poteva e mi aveva fatta oggetto di attenzioni non desiderate. La dipendenza emotiva ha due facce, quella che hai vissuta tu non è l'unica possibile. Io sono stata fatta oggetto, dopo le sue lacrime, di un mare di cattiverie alternate a telefonate "mute" che cessavano solo se io richiamavo in canonica. Ho cambiato numero di telefono e ho superato.
Ora ho due ottimi amici, che per inciso sono anche preti: uno abbastanza vicino a casa mia e un altro in Brasile. Di loro so molto di più di quanto non sappia il comune frequentatore della parrocchia, ne conosco le famiglie, so come la pensano sul vivere la quotidianità e la loro missione senza voli pindarici. Da loro non ho mai avuto alcun problema e li ho sempre avuti vicini nei momenti difficili e lieti, anche recentemente. Ho inoltre avuto modo, tramite entrambi, di approcciare letture teologiche che non avrei immaginate: dall'uno Drewermann e dall'altro la teologia della Liberazione. C'è molto scambio alla pari, nessuna prevaricazione travestita da guida spirituale. Insomma avere amici che sono preti o religiosi (uno dei due lo è) è senza dubbio possibile, ma non sono amicizie che si cercano, sono amicizie che capitano esattamente come capitano altre amicizie.
Circa la tua esclusione dal gruppo come ti sei posta criticamente, io penso che si tratti di una peculiarità d quel gruppo, perché ti garantisco che quando io mi sono allontanata dalla comunità che frequentavo abitualmente, ho dovuto inventare delle scuse e dare delle spiegazioni che potessero reggere: tutti/e mi chiedevano come mai non frequentassi più e avessi "scelto" una parrocchia a pochissimi chilometri di distanza. Ho ovviamente mentito, non per perbenismo o piaggeria, ma perché si trattava di salvare la faccia a un prete che in precedenza si era dimostrato solido e in gamba e per il quale avevo chiesto aiuto in separata sede.
Comunque gli ci sono voluti cinque anni prima che tornasse a benedire le famiglie della contrada dove abitavo, anche se nel frattempo io e mio marito ci eravami trasferiti dove abitiamo ora, a un paio di centinaia di km. di distanza: il lavoro che faceva mio marito all'epoca era soggetto a frequenti trasferimenti.
In conclusione non avrei mai pensato di imbattermi in un'esperienza così traumatica alla mia non verde età (allora avevo mi pare quarantasei anni e non ero comunque una sprovveduta) ma è successo. Di conseguenza la mia spiritualità me la coltivo da sola, confrontandomi con la Scrittura, senza affidarmi (e fidarmi in toto) di nessuna "guida" o presunta tale. Se chiedo pareri sono pareri teologici non pareri sul "perfezionamento" mio o di altri/e.
E francamente sto benissmo così.
Un abbraccio a tutte
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi donfy » 26 dic 2009, 9:15

In una riunione di prefettura (preti riuniti insieme delle parrocchie vicine) abbiamo parlato del Celibato. Mancava il Vescovo che era in un'altro incontro ma avrebbe voluto esserci. Il tema l'avevo proposto io in fase di organizzazione degli incontri. Si è iniziati dal cuore "indiviso" di cui parla un documento del Concilio. Non ci si è sbottonati troppo. Ognuno ha detto la sua liberamente. Anche s eun po' imbarazzante, perchè il tema tirava dentro le nostre situazioni personali ed intime, è stato comunque in incontro vero, dove ho potuto intuire che forse per tutti una storia è esistita: non so iin che fase di vita, in che forma o se solo mentalmente. Sono convinto che poterne parlare tra noi sia stato un ottimo servizio reciproco e forse un inizio, magari con confronti personali e non pubblici. Tra preti difficilmente ci si apre, fors eperchè "abituati ad ascoltare", chissà. Ma in quell'occasione si è stati sinceri, e non è poco per uomini non troppo abituati a mettersi in gioco e ad aprirsi (a causa pure del ruolo...che se pesa troppo ti uccide).
Un caro saluto a tutti.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi Stefania » 27 dic 2009, 10:33

Ti ringrazio per questa testimonianza. Mi sembra molto importante che i preti decidano di incontrarsi e imparino a parlarsi, direi anche a confidarsi. Per noi donne, ma credo che possa applicarsi a qualunque ambito, capire che ci sono molte altre storie, sapere che non si è le sole a vivere una certa situazione, è stato ed è un grande sollievo.
Speriamo ci siano altri incontri come questo e che davvero possiate parlarvi "cuore a cuore".
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi donfy » 27 dic 2009, 10:53

mi è solo dispiaciuto il fatto che il Vescovo non sia stato presente.
Credo che forse non ritratteremo l'argomento a meno che non emergano dati nuovi. ma era importante far partire un rapporto di fiducia nuovo. Credimi a Roma negli anni passati il clima era molto difficile. Ora le cose, grazie anche al nuovo cardinale, stanno cambiando, ma purtroppo deve ripartire una stagione nuova di rapporti tra noi. E se tra noi ci si parla poi si può affrontare tutto.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi lostris » 18 mar 2010, 14:09

care e cari tutti, vi racconto la mia storia.
Tutto iniziò prima della pasqua. Iniziò come tanti amori, come tutti gli amori, senza sapere “perché” e a quale strana alchimia era dovuto. Eravamo innamorati, era notte e stavamo sotto il portone della mia casa in affitto. Una scoperta emozionante…
Lui era un seminarista, anzi un diacono, tornato da poco da un’esperienza missionaria. Questo viaggio aveva aggiunto, ai suoi precedenti dubbi, tante domande e riflessioni rispetto all’idea “occidentale” di teologia e di chiesa. Io ero una ragazza qualunque che questi problemi non se li era mai posti seriamente e che cercava semplicemente amore.
All’inizio, avevo creduto e sperato che lui lasciasse la strada del sacerdozio per me: non lo fece. Ricordo perfettamente quando me lo disse. Eravamo ad un matrimonio di amici, su un dondolo in giardino. Lacrime fra volti felici. Ma non cambiò idea nè di fronte alle mie lacrime di incomprensione nè quando la gerarchia ecclesiastica lo “perseguitò” per le sue idee e per il suo modo umano, troppo umano, di vivere la fede. Ebbero paura del suo essere radicale nel seguire la Parola “Dio è amore”. In seguito a “paterne e comprensive” pressioni dall’alto, lui dovette partire, per realizzare altrove quello per cui sentiva di essere nato: il prete..sentiva di esserlo fino nel midollo, e la sua realizzazione umana era il sacerdozio. Eppure dalla sua vita, lui non mi ha mai escluso. Mai. Trovava infondato (in tutti i sensi dal teologico all'umano) dover scegliere tra l’amore di dio e quello per una donna. Mi diceva però che c’era bisogno di attendere tempi migliori e di prepararsi perché sarebbe stato duro, visto la società in cui vivevamo. In teoria, ero d’accordo con lui, ma la pratica era molto più difficile. Non accettavo l’idea di dividere il suo amore con Dio, non accettavo che lui non scegliesse me prima di tutto, non accettavo di dover vivere il nostro amore da clandestina. Mai un gesto affettuoso, mai un bacio, mai niente fatto con tranquillità, sotto la luce del sole, tra la gente…mi mancava la normalità, la normalità di un amore che io sentivo normale, anzi straordinario, ma che nella realtà era "proibito". allora, ho tentato in tutti i modi di lasciarlo, ho tentato di dimenticarlo, ma come potevo? solo la distanza ci è riuscita, ponendo un limite concreto.
Io non ce l’ho fatta a stare accanto a lui, perché avevo bisogno di un amore possibile, e il nostro lo vedevo e sentivo impossibile. Essere costretta a stare in una stanza, tra 4 mura, mi toglieva vita…mai, all’esterno, potevamo stare insieme…e comunque, temevo il giudizio negativo del mondo, della mia famiglia, della chiesa etc…Quante persone avrebbero accettato la mia relazione con lui? Quanti addii avrei dovuto dire, quante litigate fare, quante pagine di giornale leggere e strappare, visto quanot era noto? Sono stata per mesi a chiedermi con i sensi di colpa il perchè di questo amore “sbagliato”, e poi la rabbia verso dio e la chiesa, e poi la passione e l’amore che sentivo crescere invece che calare per quest’uomo. Mesi di travaglio e di luce.
Sono passati quasi dieci anni da quella notte in cui ci siamo scoperti innamorati. Sono successe tante cose nel frattempo. Non stiamo insieme, siamo lontani e ognuno di noi sta cercando di realizzare la propria vocazione di uomo e donna…
Scrivo perchè voglio anch'io raccontare quanto sia difficile elaborare giorno dopo giorno il lutto di un amore che è finito per circostanze storiche ed culturali. io e il prete non ci siamo lasciati per incompatibilità di valori, idee, caratteri, progetti, visioni del mondo o perché non era amore…anzi, era l'Amore. e ci siamo lasciati perchè io non me la sono sentita di stare in quella nostra storia. E il peso di questa scelta me lo sono portata dietro, come un senso di fallimento, di inferiorità e inadeguatezza.
scrivo perchè comunque voglio testimoniare che, nonostante l'esito a prima vista infelice, è stata una storia piena, ricca,come forse tante altre storie di amore umano, che mi ha fatto crescere come donna, come persona, come L. Nessuno mi aveva mai regalato il senso dell'Amore, umano e divino, quanto lui. ritengo di essere stata fortunata, nonostante tutte le lacrime e il dolore portato...e sogno che un giorno queste storie siano storie di libertà e libertà d'essere pienamente uomini felici. a Dio piacendo, le nostre vite vanno avanti sorprendentemente e meravigliosamente intrecciate d'amore nel mondo.
buona giornata a tutti
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