Grazie Ornella del tuo intervento.
Quando l'amore di cui questi preti vanno parlando nelle assemblee, dagli amboni e in ogni luogo si sentano intitolati a sproloquiare, è un amore indistinto, impersonale, a tratti superstizioso, fatto di obbedienza alle regole - salvo poi trasgredirle ogni tanto col proposito dell'immediato risciacquo - senza che questo divenga "servizio", "ascolto" e "onestà",il risultato lo abbiamo sotto gli occhi.
Ma a mio avviso ci sono almeno tre forme di corresponsabilità, e non necessariamente in questo ordine:
a) l'istituzione - con la deformazione a cui li sottopone e il cumulo di menzogne e falsità dottrinali e magisteriali che ci propina da secoli
b) il prete, che ad un certo punto dovrebbe essere in grado di accorgersi che qualcosa non gira per il verso giusto, insomma 'sto Spirito lo lasciamo lavorare o no? E se lo lasciamo lavorare, vogliamo diventare responsabili della felicità altrui rischiando anche di perdere lo status?
c) le donne che spesso non sembrano intenzionate a "salvarsi", pur avendo avuto modo di constatare alcune comuni e dolorose sintomatologie, che non portano a nulla di serio e duraturo, e neanche vagamente corrisposto.
Quindi, perché continuiamo a fidarci?
Secondo me perché in fondo non ci rassegnamo all'idea che anche loro sappiano mentire consapevolemente a sé stessi e a noi, e perché purtroppo, come sento ripetermi spesso dalle amiche donne, "forse sono io che ho preteso troppo e subito". Eccola la trappola.