Pubblico qui di seguito la testimonianza di una donna spagnola, che abbiamo reperito sul sito dei Preti Sposati spagnoli (
http://www.moceop.net), dove trovate la versione in lingua originale.
Per vostra informazione in Spagna preti sposati e donne collaborano attivamente. Riporto anche l'indirizzo del sito francese, per chi volesse dare un'occhiata (
http://plein.jour.free.fr).
Ho scritto ad entrambi i gruppi per ipotizzare una sorta di collaborazione, scambio di idee, confronto. In Francia e Spagna le donne hanno pubblicato diversi libri, potremmo prendere spunto...
Mi sono innamorata di un sacerdotedi
Marcela García LlorenteMarcela García Llorente scrive su questo blog la sua testimonianza di un “amore proibito”. La sua esperienza l’ha resa aperta ad aiutare altri che hanno vissuto ciò che preferiamo definire: l’amore che può nascere tra un sacerdote e una donna. 30 gennaio 2009
Fonte: Religión Digital
Mi sono innamorata di un sacerdote… Quando si prende coscienza di ciò che questo significa, il primo sentimento che affiora è il senso di colpa. Paradossalmente chiamiamo « colpa » il sentimento più bello e sublime che un essere umano può sperimentare.
E’ un amore “proibito” che è nato e che è stato condannato al silenzio, alle critiche e alla clandestinità.
Ho mantenuto una relazione affettiva con un sacerdote per più di un anno, vivendo tutte le esperienze meravigliose legate all’amore, non senza che si alternassero momenti difficili, dolorosi, di confusione, ripensamento, angoscia e tanti altri sentimenti che si incontrano prima di affrontare una salita. Non senza una profonda solitudine… mi sentivo unica in questo.
Mi domandavo chissà quante altre persone avevano vissuto questa esperienza e come. Questo mi portò ad andarne in cerna. Rivivo l’immensa gioia e il gran sollievo che ho provato il giorno in cui ho incontrato la prima. Curiosamente e con mia somma sorpresa fu un sacerdote che mi confessò di star attraversando la stessa situazione.
Avevo vissuto nell’angoscia di mantenere segreto il mio amore, per proteggerlo e anche per evitare di essere giudicata. Per cui ho vissuto separata e confinata in una grande solitudine. Ciò che mi dava forza era comprendere che amarlo significava anche ‘abbandonarlo’, lasciarlo andare e augurargli tutta la felicità del mondo.
Tutto questo mi portò a pensare di creare uno spazio per facilitare il confronto di coloro che ne sentivano l’esigenza, dato che tutto ciò che reprimiamo tende a riaffiorare prima o poi, aumentando progressivamente fino a diventare una fonte di profonda angoscia, addirittura una nevrosi. Tale spazio non fu solo di aiuto e di incoraggiamento a molte persone, ma lo fu anche per me stessa.
Le modalità di comportamento erano simili nella maggioranza dei casi, con molte altalene, l’immaturità di affrontare la situazione e, di fronte ai primi problemi, l’irresponsabilità e la “sindrome della fuga”.
Ad oggi accompagno molte donne di diversi paesi, e anche molti sacerdoti e religiosi poiché anche loro, come noi, avvertono interiormente le stesse nostre cose. Il sacerdote è un essere umano e in alcuni momenti della sua vita ha bisogno di un affetto umano, vicino, concreto e quando questo avviene, comincia a nuotare in un mare di dubbi e spesso si domanda : Perché devo rinunciare al ministero per il quale mi sono preparato e che ho sempre desiderato svolgere ?
In altri casi, con il pretesto di conservare un ambiguo concetto di castità, si producono giochi di seduzione che non portano da nessuna parte e che terminano lasciando entrambi stremati.
La fragilità dell’individuo sottomesso a queste pressioni interne ed esterne è talmente grande che facilmente porta a seri scompensi e non lascia spazio ad una riflessione seria e responsabile; di conseguenza non si arriva ad una decisione sufficientemente responsabile e matura.
In ogni persona che si incontra per la prima volta, ho percepito una disperata ricerca di aiuto e un gran sollievo per il fatto di poter contare su qualcuno che aveva vissuto la stessa esperienza, disposta ad ascoltarla senza giudizio o preconcetto, e che l’avrebbe accompagnata in questa sua esperienza, per chiarire i dubbi, per sanare le ferite, per comprendere e scorgere la luce per intraprendere il percorso migliore.
Ci sono molti casi di persone che sono arrivati a conseguenze molto drastiche, come la perdita della fede o l’impossibilità di andare a messa per non riaprire le vecchie ferite. Il processo di guarigione può essere molto doloroso senza qualcuno che accompagni. Riuscire a tirare fuori quello che si conserva nel cuore gelosamente e obbligatoriamente è il primo passo verso la liberazione necessaria, per alleviare questo gran peso e guadagnare un po’ di pace che permette all’individuo di discernere con più chiarezza il proprio percorso futuro.
La repressione porta alla clandestinità, ma non sana. L’unico peccato che Gesù sembrava non perdonare era l’ipocrisia. Credo che non faccia bene a nessuno tacere queste questioni perché come dice il Vangelo: “non c’è nulla di nascosto che non verrà manifestato un giorno, né nulla di segreto che non debba essere conosciuto”. Se non si affronta questa realtà, conoscendola e smettendo di negarla, non possiamo arrivare neanche a capirla o a riflettere su una possibile soluzione ai tanti casi esistenti.