Ho conosciuto una ventina di anni fa un prete, molto attivo. Aveva attorno a se una bella comunità di cui io facevo parte. Era un sostenitore del celibato. "io - diceva - ho accettato liberamente di essere celibe". Lo disse, lo ricordo come se fosse ieri, durante una discussione della comunità proprio sul tema del celibato in relazione ad un vecchio libro di Karl Rhaner, noto teologo tedesco, che proprio del celibato trattava. Ma dopo pochi mesi tutto cambiò. Questo prete si innamorò di una delle ragazze che faceva parte del gruppo e la cosa divenne pubblica. Immediata la sospensione a divinis da parte del vescovo. La comunità si sfasciò. Il prete si sposò e andò via dalla città dove era nato e aveva esercitato la funzione di prete.
Ho rivisto questo prete recentemente. L'incontro è stato molto affettuoso. Ho conservato un buon ricordo di quella esperienza. Ma durante tutto il nostro incontro ho avvertito netta la sensazione che lui si sentiva a disagio come se non avesse ancora superato la rottura traumatica della comunità di cui lui era animatore e che visse il suo matrimonio sostanzialmente come un tradimento. Il tradimento di un ruolo sacro affibiato al prete. La convinzione che toccare un prete, avere con lui rapporti sessuali, sia un abominio perchè si viola qualcosa di "consacrato" a Dio.
Ecco io credo che l'abominio sia la sacralità del prete. Aver messo il prete su di un piedistallo sia un abominio, una assurdità, una negazione di tutto lo spirito dell'evangelo di Gesù che sulla negazione del sacro ha costruito tutta la sua predicazione. Ha cacciato tutti dal tempio, ha violato ripetutamente il sabato ebraico (violazione per la quale si era messi a morte), ha attaccato in tutti i modi possibili scribi, farisei, sacerdoti. Nessun ruolo sacro può essere fatto risalire a Gesù a meno di non voler riscrivere il Vangelo. Credo che la chiesa cattolica debba liberarsi decisamente di tutta la sacralità di cui è piena tutta la sua vita, pena la sua decadenza.
Ciao
Francesco