eccomi

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

eccomi

Messaggiodi lady » 23 mar 2018, 15:28

Oggi è il mio primo accesso, quanta emozione.
Finalmente qualcuno con cui parlare!

Mi presento: ho 41 anni, sposata con tre figli, una ragazza di 13 anni, una bambina di 10 anni e un bimbo di 5 anni.
Come credente di valori famigliari ho sempre frequentato le chiese, ma non ero di quelle persone che avevano un ruolo organizzativo o altro. Ci andavo solo per la messa! Quindi i miei rapporti con i parroci è sempre stato distante: io in “panchina” loro sull’altare.
Nel 2003 mi sono spostata e per questo ho cambiato città e ho cominciato ha frequentare un’altra parrocchia, sempre e solo per le celebrazioni di precetto.
Poi abbiamo cominciato a mettere su famiglia e il prete di allora ci chiese se volevamo fare parte del “Gruppo Famiglie” parrocchiale. Così abbiamo cominciato a frequentare anche al di fuori delle classiche celebrazioni. Con il parroco di allora comunque il rapporto non era tanto diverso da quello puramente celebrativo degli altri.
Nel 2014 cambia parroco, il nuovo, che chiamerò semplicemente Don, coetaneo dell’uscente, 42 anni, e non so come, nel giro di breve tra me e lui è nato un rapporto confidenziale, o meglio, per lo meno sapeva come mi chiamavo e ogni volta che ci si trovava anche fuori dalle classiche occasioni si chiacchierava tanto, del più e del meno.
Non so se tutto è nato dal fatto che in quel periodo stavo perdendo mia mamma per un brutto tumore e forse lui si è sentito in obbligo di starmi vicino, fatto sta che nel giro di un anno mi sono trovata a far parte del Consiglio Pastorale, di essere organizzatrice del Gruppo Famiglie, suonare la chitarra ad alcune funzioni nonché di altre innumerevoli sue iniziative.
Tutto questo ha portato ad aumentare i contatti tra noi. Alle volte per gli impegni parrocchiali e tante volte per “svago” in cui ci si trova a parlare ore e ore di tutto o di niente, messaggi su whatsapp, messenger. Telefonate nate da una scusa qualsiasi e poi trovarsi a parlare di altro.
Nel tempo la mia fede è cresciuta, ne ho avuto il bisogno e lui su questo mi ha aiutato molto. La perdita di mia madre, la situazione famigliare che si è venuta a creare.
Al contrario di mio marito che nell’intanto si, c’è sempre stato e ancora oggi c’è su l’aiuto materiale, ma sull’aiuto spirituale, sentimentale, affettivo… non c’è abbastanza quanto c’è Don. Anche i miei figli lo adorano. Non so come ma nutrono per lui un affetto per lui enorme, eppure io non ho fatto nulla per far si che ciò avvenisse. Capita spesso che Don venga anche a casa nostra a cena. E loro stravedono per questo. E quanto lui stravede per loro.

Ora per farla breve, sono passati tre anni, quasi quattro da quando Dio ha voluto in qualche modo mettere Don sul mio cammino, ne sono più che convita. L’ho detto anche a lui: “tu sei l’angelo che nostro Signore m’ha voluto affiancare” e lui quando gli dico così mi sorride.
Tra noi in questi anni ci sono state infinite attenzioni. Ho paura di questo. Mi rendo conto che devo evitare. Ma quanta voglia di cercarsi: lui mi ascolta e mi capisce, io lo ascolto e lo capisco. Ci cerchiamo, collaboriamo insieme in tante iniziative. Tante volte capisco che ad entrambi piacerebbe scappare dalla quotidianità. Si sogna ad occhi aperti finchè non ci si rende conto di non poter portare i sogni alla realtà. Lui sacerdote. Io sposa. Se fosse una situazione come tante… i matrimoni finiscono, i preti tornano allo stato laicale. Ma come? Sarebbe una cosa da forconi!!!!!

E’ anni che mi porto dentro dubbi, incertezze, ma con chi parlarne? Con un altro Prete? No, per quanto sia fedelmente cattolica per quanto penso che la Chiesa si sia costruita da sola delle regole falsate.
Io sono a sfavore del celibato, lo dico con questa mia esperienza, perché mi rendo conto che hanno bisogno di una figura femminile con cui condividere le loro giornate, con cui condividere un pasto, con cui condividere gioie e delusioni. Di avere dei figli da coccolare e crescere. Ne hanno bisogno perché mi rendo conto di quanto lui cerca questo!

Ora, oltre al forte sentimenti d’amicizia che ci lega, è vero anche che le situazioni per trovare un contatto fisico aumentano: un abbraccio, una presa di mano. E aumentano le scese per cercarsi e trovarsi. Sia da parte mia che da parte sua.
E questo non è giusto, ne nei confronti della mia vita ne nei confronti della sua altra vita.
Mi sento sbagliata. Non ne ho mai parlato con nessuno. Di parlarne con lui ho paura: da una parte per non metterlo a disagio, dall’altra per la paura di perderlo.

Grazie per darmi l’occasione di parlarne almeno qui.

Veronica.
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Re: eccomi

Messaggiodi Frank » 4 nov 2018, 10:53

Cara Veronica,

Ho letto con molta attenzione e anche con partecipazione la tua lettera, seppure a distanza di qualche mese dalla sua pubblicazione.
Non so se qualcuno/a ti abbia risposto in privato, nel pubblico mi permetto di farlo io.
Forse ti aspettavi un commento, una risposta... da una donna e non da un prete (poiché scrivi: "Ma con chi parlarne? Con un altro Prete? No...").
Comunque, preciso che sono un prete sposato e che per certi versi la tua posizione è quella che ha vissuto la mia attuale moglie. Se vorrai leggere l'argomento che ho postato sul blog il 31 ott. puoi leggere qualcosa di me, di noi. Anche se, ovviamente, ho omesso molti particolari (altrimenti ne veniva fuori un libro).

Non esistono risposte già pronte. Tu e il don dovete fermarvi un po' insieme a riflettere su ciò che vi sta succedendo, parlare sinceramente di ciò che siete e provate l'uno per l'altra, verificare il vostro rapporto, qualificare la portata dei sentimenti, motivare il vostro stare in qualche modo insieme. Prendetevi tempo. Lui, come me, può fare il passo che lo porta ad abbandonare il ministero e può essere svincolato dall'obbligo del celibato, ma c'è la questione fondamentale del tuo matrimonio (della sua validità puoi saperne solo tu...) e dei figli. Ti posso dire che non è la prima volta che si verifica un caso del genere, ne ho visti altri, alcuni hanno trovato una soluzione positiva, altri no. Dipende da te e dal don e da tante altre questioni che conosci tu e lui e che, giustamente, qui non scrivi.

Posso solo farti osservare che una soluzione si può trovare, ma mantenere un rapporto di clandestinità a lungo andare non farà bene al don, non farà bene a te e neppure alla tua famiglia. Magari in questi mesi qualcosa è successo, speriamo in positivo e non in negativo. Solo voi sapete. Farete i passi che ritenete opportuni, ovviamente, ma state attenti nel cercare la soluzione più giusta per tutti e due e la tua famiglia.

Grazie per il coraggio che hai avuto nel raccontare la tua storia.

Francesco
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Re: eccomi

Messaggiodi Stefania » 6 nov 2018, 12:27

Cara Veronica,
magari sbaglio, ma ho l'impressione che tu non voglia parlare apertamente con il Don perché temi che si spaventi e si raffreddi nei tuoi confronti e tu non lo sopporteresti.
Questo voler mantenere le cose nel limbo forse fa comodo anche a te. Certamente a lui fa comodo.
Può contare su una persona cara che lo aiuta e lo sostiene. E non è poco.
Non vedo molte strade, francamente, in questo momento.
1) Puoi parlarne con lui e scoprire se questa vicinanza di cui parli ha per lui lo stesso nome che tu le dai.
2) Puoi continuare così. Col batticuore, la confusione e un vago senso di colpa.

Non pensi di meritare qualcosa di compiuto?

Stefania
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