Storia della prima donna prete - Ludmila Jarovorova

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Storia della prima donna prete - Ludmila Jarovorova

Messaggiodi Stefania » 2 lug 2013, 12:16

Sebbene a livello personale non auspichi che le donne possano diventare prete (per il semplice fatto che vorrei che il ministero ordinato venisse abolito anche per gli uomini), mi sembra interessante questa recensione di un libro che narra la storia di Ludmila Javorova, ordinata in segreto da un vescovo coraggioso durante la repressione in Cecoslovacchia tra il 1945 e il 1989.


Suzanne TUNC, « Ludmila Jarovorova. Storia della prima donna prete» - Ed. Temps Present
Venerdì 23 novembre 2012

Si tratta di un romanzo di spionaggio tra storie di tensioni, stalking, denunce, minacce e carcere - tra cui una prigionia di una fortezza durato 14 anni! - di questo vescovo coraggioso ed instancabile che sfida non solo il regime comunista, ma anche la prassi cattolica osando ordinare clandestinamente dei preti nonostante i pericoli della repressione in Cecoslovacchia, tra 1945 e il 1989. Tra questi preti, considerati essenziali per la Chiesa Cattolica, a tratti controllati o asserviti al giogo dello stato - usati dal Vaticano attraverso canali segreti - ce ne sono di giovani, uomini sposati, non si sa quanti fossero, che egli stesso forma con talento e rigore, fondando un seminario clandestino e poi c'è una donna, Ludmila Jarovorova, che aveva seguito fin da piccola presso una famiglia di amici. Il racconto della vita di Ludmila, qui sintetizzato da Suzanne Tunc dopo una prima opera mai tradotta in francese (1), evidenzia l'eccezionalità del momento, una donna di tempra e forza eccezionali. Ma modesta. Lungi dal rivendicare un'ordinazione come poi le donne invece faranno forte e chiaro, testimoniando la loro aspirazione ad avere comunità che le sostenga.

Tutto si svolge in modo diverso in questa chiesa ceca conservatrice dove non esiste priorità, ma criticità per sopravvivere al fardello del cattolicesimo, retaggio del classico modello ecclesiale che non pensa di poter sussistere senza i suoi ministri ordinati secondo norme prestabilite, dedicati all'Eucaristia, ai sacramenti, specie a quello della penitenza e della riconciliazione. In carcere il prete Felix Maria Davidek, scienziato, medico, teologo, poeta, ha consolato, insegnato, assolto e impartito l'estrema unzione a molti prigionieri. Ma, nell'adiacente carcere femminile dove molte religiose rifiutano il regime ateistico, egli appoggia la loro angoscia, incominciando a desiderare un presbiterato femminile.
E sarà lui, il Davidek prete che, uscito dal carcere pur sotto sorveglianza, sceglie Ludmila, la forma con estrema diligenza e ben presto, nonostante alcune incertezze, la delega mediante l'imposizione delle mani, prima ad essere sua segretaria e poi come responsabile del reclutamento per il seminario clandestino e, infine, come direttrice sia della comunità fondata nella quale, di notte, si riuinivano a pregare, insegnare, riflettere, sempre in luoghi differenti per non lasciare tracce in caso d'arresto. Un carisma eccezionale, intelligenza, spirito missionario, devozione, incrollabile coraggio, buon senso ... ecco che lui la nomina "Vicario Generale".

Davidek è incredibile nella sua capacità profetica: far sopravvivere la fede e la relligione con i loro riti abituali, la vita pastorale e sacramentale, quella è l'urgenza. Ma si tratta di molto di più che di un'organizzazione clericale tradizionale, egli crede "che la società abbia disperatamente bisogno di donne prete" e ha studiato abbastanza per sapere che la loro esclusione "non ha alcuna base scritturistica o dogmatica". Data questa sua convizione e data l'urgenza, sceglie di correre il rischio. E' necessario leggere la storia del Concilio del Popolo di Dio che egli convoca in gran segreto, sempre con il fedele aiuto di Ludmila, il 25 e 26 dicembre 1970! Preti e vescovi, sono invitati a partecipare all'apertura, ne partecipano una sessantina, che giurano sulle scritture e si impegnano a mantenere il segreto, accettando preventivamente l'agenda stabilita. Un programma esemplare per i suoi obiettivi, l'essenzialità e la sintesi, non ce ne sono di eguali al giorno d'oggi. I partecipanti hanno concordato sul fatto che l'ordinazione femminile fosse da prendere in considerazione in un contesto canonico da strutturare.

Ma da quel momento il processo subirà una battuta d'arresto: paure, intrighi, tradimenti ... tre vescovi della comunità divengono avversari, presenti al Concilio per bloccarne l'apertura, presentano un memorandum in cui ritroviamo tutti gli argomenti tipici che la gerarchia romana avanza oggi contro l'ordinazione delle donne. Davidek replica tuttavia, con decisione, che la sua delusione e la paura per il futuro sono grandi e la sua decisione improvvisa: da quella sera stessa chiede a Ludmila di prepararsi a diventare prete. E lei? Lei non ha mai pensato all'ordinazione per se stessa. Lui ritiene che si tratti di un caso di coscienza: l'ordinazione femminile è una questione urgente, occorre renderla manifesta poiché già di fatto esiste ... Dopo qualche ora Ludmila gli dirà: "accetto". E dalla notte del 28 dicembre 1970, in presenza di suo fratello Leo come testimone, Ludmila viene ordinata dal vescovo Davidek per la Chiesa Cattolica universale, e celebra la sua prima messa. Ma manterrà ancora il segreto con i suoi genitori, gli amici e ancor più con i vescovi dell'opposizione che la interrogheranno.
Ora ha 38 anni, e darà prova di un coraggio sovrumano quando accompagnerà Davidek morente, porterà il carro funebre, rivestirà il cadavere con gli abiti da vescovo che non aveva mai potuto portare pubblicamente e organizzerà la sepoltura in una chiesa gremita.

La liberazionie della Cecoslovacchia ha implicazioni sia per la Chiesa ufficiale che per quella clandestina, con le ordinazioni che il Vaticano non accetterà se non a precise condizioni. Una cinquantina di preti celibi si apprestano a ricevere una nuova ordinazione, anch'essa solo con determinati requisiti, mentre i preti sposati sono invitati ad unirsi alla Chiesa Cattolica di rito greco che li accoglie.

Ludmila non ha certo esitato a raccogliere ed inviare a Roma tutte le informazioni possibili sulla loro comunità clandestina, ma, poco a poco, ha dovuto prendere atto del fatto che nessuno, anche nella sua vecchia comunità, e men che meno a Roma, era intenzionato a riconoscere la sua autorità di "Vicario Generale", e ancora meno farsi garante della sua ordinazione. Lei rifugge il clamore mediatico, ma si trova intrappolata. Appare su un grande giornale in un reportage con la foto in prima pagina e il mondo le chiede conto. Le critiche più dure le chiedono di giustificare il silenzio mantenuto con la sua famiglia e la disapprovazione riscontrata a suo tempo nella propria parrocchia, così come ora dalla sua comunità squassata dagli eventi. Dopo la pubblicazione di un articolo del National Catholic Reporter nel 1996, finalmente Ludmila risponderà positivamente all'invito al seminario di due settimane della Women's Ordination Conference (WOC). Vi partecipa, a suo dire, mossa dal desiderio di rettificare voci uscite a suo carico, e dà prova di una grande saggezza e moderazione.
No, lei non incolpa la Chiesa, di cui riconosce soprattutto i doni, e lancia un appello a tutti coloro che lavorano sul tema del quale è divenuta un simbolo, suo malgrado.

In un capitolo finale, Suzanne Tunc, motiva questo desiderio con una dichiarazione teologica che ha già sviluppato con grande abilità e finezza. E il lavoro che ha svolto fino ad oggi, in uno stile sobrio, elegante, chiaro, un pezzo di storia civile ed ecclesiale a lungo ignorata; oggi a vario titolo si possono cercare strade di riflessione ed arricchimento pastorale su questioni molto discusse - o spesso vissute - con una urgenza che Davidek, il precursore, sottolineava già 40 anni fa.


Suzanne TUNC, Ludmila Jarovorova. Histoire de la première femme prêtre, éd. Temps Présent, 2012, 151p.


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Suzanne TUNC, « Ludmila Jarovorova. Histoire de la première femme prêtre »

Marie-Thérèse van Lunen Chenu nous propose plusieurs recensions de livres sur une question toujours actuelle. Voici la seconde.




Ecrit le Vendredi novembre 23 2012 par FHEDLES : A l'affiche, textes en ligne




Ce serait presque un roman d’espionnage que l’histoire, entre caches, fuites, traques, dénonciations, menaces, condamnations et prison – dont un séjour en forteresse de 14 ans ! – de cet évêque infatigable qui brave et déjoue non seulement le régime communiste mais aussi les convenances catholiques pour oser ordonner clandestinement des prêtres malgré les dangers de la répression en Tchécoslovaquie, de 1945 à 1989. Parmi ces prêtres, qu’ils estiment indispensables à l’Eglise catholique, interdite ou asservie par le joug de l’état – et dont il fait prévenir le Vatican par de hasardeux canaux secrets- on trouve des jeunes, des hommes mariés, on ne sait même pas combien, qu’il forme lui-même avec talent et exigence, en fondant un séminaire clandestin, et puis une femme, Ludmila Jarovorova, qu’il avait suivie depuis l’enfance dans une famille amie.Le récit de la vie de Ludmila, rendu ici par Suzanne Tunc d’après un premier ouvrage jamais traduit en français[1] met en exergue, dans un temps exceptionnel, une femme de don et de force exceptionnels. Mais modeste. Bien loin d’avoir revendiqué une ordination comme désormais des femmes font savoir haut et fort qu’elles y aspirent dans des communautés qui les soutiennent.

Il en va tout autrement dans cette Eglise tchèque conservatrice où il n’est en priorité guère question de critique mais bien plus d’aider à survivre la catholicité, en héritage du modèle ecclésial classique qu’on est loin d’imaginer sans les ministères propres aux prêtres consacrés selon les normes en vigueur et seuls aptes à l’Eucharistie, aux sacrements –et notamment celui de pénitence et réconciliation. En prison, le prêtre Félix Maria Davidek, scientifique, médecin, théologien, poète, a consolé, enseigné, absout et a porté en cachette les derniers sacrements à de nombreux prisonniers. Mais, en côtoyant la prison des femmes où de nombreuses religieuses purgeaient leur courageux refus du régime athée, il s’est ému de leur détresse, formant le vœu ardent de voir des femmes prêtres.


Et c’est lui, le prêtre Davidek, sorti de prison mais étroitement surveillé, qui choisit Ludmila, qui la forme avec exigence et très vite la délègue en l’imposant, malgré quelques étonnements, d’abord comme sa secrétaire puis très vite comme chargée de recrutement pour le séminaire clandestin et enfin comme directrice de la communauté que tous deux fondent et où, de nuit, on se réunit pour prier, enseigner, se former, toujours en des lieux différents offrant plusieurs issues, et sans aucune trace écrite qui puisse trahir en cas d’arrestation… Charisme exceptionnel, intelligence, conviction missionnaire, dévouement, courage sans faille, sûreté de jugement, il la nomme « Vicaire Générale ».

Davidek est étonnant dans sa capacité prophétique : faire survivre la foi et la religion avec le recours habituel de la vie pastorale et sacramentelle, là est l’urgence. Mais il vise plus loin que l’organisation cléricale traditionnelle, il « estime que la société a absolument besoin de femmes prêtres » et il a suffisamment étudié pour savoir que leur exclusion « n’a aucun fondement dogmatique ni scripturaire ». A partir de cette conviction et vu l’urgence, il prend ses risques. Il faut lire le récit du Concile du peuple de Dieu » qu’il organise en grand secret, toujours avec l’aide ardente de Ludmila, les 25-26 décembre 1970 ! Prêtres et évêques ouverts y sont conviés, une soixantaine viendra, qui doivent jurer sur les Ecritures qu’ils s’engagent à tenir le secret, acceptent à l’avance la liste des participants et le programme des discussions. Programme exemplaire dans ses objectifs essentiels et sa concision, il n’a pas pris une ride aujourd’hui…Les participants l’ont accepté sachant qu’ils envisageraient l’ordination des femmes dans un cadre canonique à exploiter.

Mais à partir de là le processus va s’enrayer : peurs, cabales, reniements…trois des évêques de leur communauté deviennent opposants, arrivent au Concile pour en bloquer l’ouverture et y présentent un mémorandum où l’on retrouve tout le genre d’arguments que la hiérarchie romaine avance aujourd’hui contre l’ordination des femmes. Davidek y répond avec une remarquable profondeur cependant que sa déception et sa crainte pour le futur se font grandes et sa décision alors imminente : dès le soir, il demande à Ludmila de se tenir prête. Elle ? Elle n’a pas pensé à l’ordination pour elle-même. Lui, la juge son affaire de conscience à lui : l’ordination des femmes est urgente, il faut la rendre présente pour qu’elle existe… Après quelques heures, Ludmila ira tout simplement lui dire : j’accepte et, dès la nuit du 28 décembre 1970, en présence de son frère Léo comme témoin, elle est ordonnée par l’évêque Davidek pour l’Eglise catholique universelle, dit sa première messe. Mais elle en gardera le secret absolu même devant ses parents et ses proches et plus encore devant les évêques opposants qui viennent l’interroger. Elle a 38 ans, fera preuve encore d’un courage surhumain pour accompagner Davidek mourant, l’extraire mort du corbillard qui l’emporte, revêtir son cadavre de la chasuble d’évêque qu’il n’a jamais pu porter et organiser son enterrement dans une église comble.

La libération de la Tchécoslovaquie a des conséquences pour l’Eglise officielle ainsi que pour celle, clandestine, qui a connu les ordinations que le Vatican n’acceptera pas autrement qu’ayant été sous condition. Une cinquantaine de prêtres célibataires se prête donc à une nouvelle ordination, sous condition elle aussi, tandis que les prêtres mariés sont priés de rejoindre un département de l’Eglise catholique de rite grec qui les accepte.

Ludmila n’a pas attendu pour réunir et envoyer à Rome toutes les informations possibles sur leur communauté clandestine mais peu à peu, elle est obligée de comprendre que même au sein de celle-ci, et plus encore à Rome, personne ne veut plus reconnaître son autorité de « Vicaire Générale » et encore moins se porter garant de son ordination. Elle fuit les journalistes, pour finalement se trouver piégée à son insu. Parait alors un grand reportage avec sa photo et du monde entier on vient la harceler, le plus dur étant qu’elle doit justifier son silence passé auprès de sa famille et qu’elle subit réprobations et mises à l’écart dans sa propre paroisse ainsi que dans sa communauté bientôt éclatée par les évènements. Après la publication d’un article dans le National Catholic Reporter, en 1996, elle répondra finalement, pour deux semaines épuisantes, à l’invitation des femmes américaines de Women’s Ordination Conference (WOC). Elle vient, dit-elle, mue par le désir de rectifier des choses inexactes à son propos, fait preuve d’une grande sagesse et modération. Non, elle n’en veut pas à l’Eglise dont elle reconnait avant tout les dons et elle appelle à ce qu’on travaille la question dont elle est devenue malgré elle un symbole.

Dans un dernier chapitre, Suzanne Tunc, appuie ce souhait par un exposé théologique qu’elle a développé déjà par ailleurs avec une grande compétence et finesse. Ainsi l’ ouvrage porte-t-il au jour, dans un style clair, sobre et élégant, un pan d’histoire civile et ecclésiale trop ignoré ; on peut à titres divers y chercher des pistes d’enracinement pastoral et de réflexion pour des questions débattues- et même vécues- aujourd’hui dans une urgence qui rappelle celle qu’analysait il y a 40 ans le précurseur Davidek.

Suzanne TUNC, Ludmila Jarovorova. Histoire de la première femme prêtre, éd. Temps Présent, 2012, 151p.
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