di ornella » 15 ott 2008, 11:48
Care/i tutte/i,
la difficoltà nel pubblicare è abbastanza comune se si vuole uscire dal sensazionalismo del gossip, che renderebbe un pessimo servizio alle esperienze di vita che si propongono. Personalmente io partirei con degli articoli, diretti a giornali a tiratura locale e nazionale,e proverei a vedere se si incontrano delle porte chiuse/socchiuse o aperte. Tanto per tastare il terreno.
Circa le autobiografie, io scarterei a priori il romanzo, so che hanno pubblicato alcuni preti sposati. Per quanto riguarda un libro come quello che leggo sia in intenzione, io ne farei una testimonianza collettiva. A questo proposito, segnalo che Il Segno dei Gabrielli, le cui coordinate sono reperibili sul web, ha a suo tempo proposto un libro di Ausilia Riggi, dal titolo Da donna a donne, libro che oltre a contenere delle testimonianze per la maggior parte di mogli di preti che ha raccolto, è arricchito anche da una parte teologica. Mi pare, dalle notizie che avevo, che i riscontri siano stati perlomeno discreti. Proverei quindi la strada de Il Segno dei Gabrielli come casa editrice, una volta assodate le finalità che si vogliono raggiungere.
A questo proposito le domande che pone Stefania sono più che corrette, anche perché, perdonatemi il termine, limitarsi alla testimonianza individuale e farne un libro, rischia di raggiungere quasi esclusivamente le poche persone interessate al problema. Invece, gli articoli di giornale possono sensibilizzare i "lettori comuni" che, credetemi, sono piuttosto lontani dal convincersi che queste problematiche esistono e soprattutto sono DIFFUSE o le recepiscono come gossip.
Circa il libro, io ne farei un libro collettivo, a più voci che dialoghino tra loro sia circa le esperienze personali che le conseguenze sulla loro vita di fede, sulla problematica cui vanno/sono andate incontro se ne parlano vis à vis, sull'eventuale isolamento rispetto alle comunità, famiglie, amicizie e quant'altro venga in mente. In una parola: sulla frequente clandestinità e/o marginalizzazione che consente alla chiesa di "ignorare o sopire" e per contro sui percorsi nei quali si è incontrata comprensione. Un libro del genere non lo ho ancora visto in giro: la situazione che vivete o è vista ideologicamente come "donna-sacro" o è avvilita dai giornali a notizia da sbattere in cronaca, dove il protagonista è sempre il prete o il religioso in questione e la donna una specie di "accessorio". Certo, sia per pensare a un libro che a degli articoli di giornale, è evidente che si deve essere preparate alle ripercussioni che possono essere talvolta anche molto sgradevoli. Questo è da mettere in conto. E per questo è necessario "fare gruppo" con solidità di intenzioni e chiarezza d'intenti.
Non so se questo suggerimento possa essere utile, ma personalmente la sottoscritta che non ha alcuna relazione con un prete, si è spesso sentita dire: "ma di che ti immischi tu con donne di quella specie...". Bisogna scalzare questo pregiudizio perché colpevolizza quasi esclusivamente noi donne risparmiando sovente il prete "tentato", sul quale si specula bassamente per girare la testa dall'altra parte. Ovunque.
Un affettuoso abbraccio a tutti/e indistintamente
Ornella