Una storia come tante ma non per me...
Inviato: 13 lug 2012, 18:04
Sono una ragazza di 35 anni di Bologna. Qualche anno fa ho incontrato un prete in un momento per me molto difficile. Gliene ho parlato. E' stato molto gentile con me, anche se sin da subito avrei dovuto capire che tipo era (uno che ti ascolta finché non ha altro di meglio da sbrigare, una persona che ti sa ascoltare dedicandoti il tempo necessario, sempre pronto a guardare l'orologio quando il tempo della sua attenzione è scaduto...); ad ogni modo in un momento di grande tristezza e di grande amarezza mi sono legata molto a lui che, se è vero che mostrava di avere una memoria un po' corta e spesso un'attenzione carente, era molto accoglienete e gioviale con me. In sostanza potevo ritenere che fosse la persona giusta cui aggrapparmi per venir fuori da molti miei problemi, dalla mancanza di affetto che mi teneva chiusa in una morsa, dalla solitudine, dall'incapacità di vivere una vita "normale" fatta di discoteca, balli, divertimenti e tutto il resto.
A poco a poco mi sono resa conto di essermi innamorata ma temevo di dirglielo perché nel frattempo i nostri rapporti erano un po' cambiati ed io sospettavo che il suo lieve allontanamento fosse dovuto al fatto che aveva capito che mi ero innamorata di lui... Passato del tempo decisi però di confessargli i miei sentimenti. Fino ad allora tra di noi c'erano stati soltanto abbracci, qualche carezza molto casta. Lui è un brav'uomo che cerca di fare bene il suo dovere, questo c'è da dirlo.
Quando gli dissi tutto mi aspettavo di perderlo, invece le cose non sono andate così. Mi aspettavo che si sarebbe arrabbiato, ma in realtà lui era solo molto lusingato da quanto gli avevo detto e all'inizio, quando gli chiesi insistentemente di darmi la possibilità di frequentarlo per vedere se fossimo o meno fatti l'uno per l'altra, lui si mostrò molto turbato e dispiaciuto. Mi disse che gli sarebbe piaciuto moltissimo, ma che non era possibile al momento... Che forse, che sperava in un domani più clemente, chissà... La storia del domani è durata per molto tempo. Io sono stata attaccata a lui come un'ombra nella speranza che finalmente questo domani tanto atteso in cui lui mi avrebbe dato la possibilità di amarlo sarebbe infine giunto... Ma quando l'ho messo alle strette, facendogli notare l'incoerenza di certi suoi comportamenti (abbracci un po' troppo teneri, sguardi troppo commossi per essere indifferenti, carezze un po' troppo amichevoli...) lui ha negato tutto, dicendomi che vedevo cose che non c'erano, che ero in pratica una sorta di visionaria e che lui non sarebbe mai stato con me... Che le promesse che mi aveva fatto sul domani di fatto non erano delle promesse, che non aveva voluto ferire i miei sentimenti essendo più chiaro e dicendomi no sin dall'inizio. Insomma chiuse la porta della speranza in malo modo, scusandosi, ma dicendomi in sostanza che era stato tutto un grande fraintendimento e che da allora in poi non ci sarebbero stati più abbracci tra noi perché ero una persona che si illudeva facilmente e che non ero diversa per lui da nessun'altra: eravamo tutte uguali davanti a lui e davanti al Signore. Davanti a tanta "violenza" verbale, mi sono rintanata in me stessa, mi sono allontanata da lui, benché non smettessi di amarlo perché in cuor mio ho sempre creduto che la commozione dei suoi occhi e la titubanza iniziale delle sue parole fossero VERE. Dopo qualche tempo abbiamo ripreso a sentirci. Ricordo che fu lui per la prima volta in quella circostanza a chiedermi con tono scherzoso se fossi ancora innamorata di lui... E dopo che il rapporto ritornò tale e quale a prima, mi chiese delle carezze, delle attenzioni speciali (non a sfondo sessuale) che probabilmente lui molto apprezzava e di cui sentiva credo una certa mancanza. Dietro queste intimità e questi baci casti, ma assai al limite tra l'amicizia e l'amore, ho cominciato a vedere lo spiraglio di qualcos'altro... Speravo che prima o poi, con molta pazienza, si sarebbe liberato dalle sue paure e sarebbe stato mio. Non volevo forzarlo, cercavo di essere molto buona e paziente con lui, cercavo di non insistere troppo, cercavo di rispettare i suoi tempi. Con il tempo però questi momenti di intimità si sono macchiati della sua cattiveria. Una cattiveria che non so perché esercitasse su di me in quel modo. Sapeva che lo amavo, che avrei fatto qualcunque cosa per lui ed invece di ringraziarmi per questo, invece di essermi grata, non perdeva occasione per umiliarmi, per farmi sentire una cacca, per sottolineare quanto lui mi fosse superiore perché io era perduta per lui, ma lui non lo era per me. Sono inziate delle scaramucce che mi hanno fatto molto male. Io parlavo spesso di cose alle quali o non ricevevo risposta o le risposte erano vaghe. I tempi e le modalità di tutto ciò che riguardava questa presunta "intimità" (che lui riteneva scomoda tra due amici, ma che alla fine non era nulla di che...) erano sempre e solo scelte da lui, compresi i "basta", con i tempi che lui riteneva sufficienti a finire ciò che si era iniziato (e ribadisco che non c'è mai stato nulla di sessuale). Questa mancanza completa di sessualità con il tempo mi ha ferita terribilmente, mi ha fatto sentire totalmente inadeguata, brutta, indesiderabile (benché abbia molti corteggiatori, ed abbia avuto due ragazzi molto innamorati ed attratti da me prima di lui). Ne abbiamo parlato più volte, ma lui, mentre all'inizio ha cercato di rassicurarmi sul fatto che non avevo alcun problema, che era lui in difficoltà perché non aveva intenzione di consumare un rapporto sessuale con me, con il tempo ha cominciato a sbattermi in faccia con cattiveria questa mancanza di attrazione (o presunta tale, perché al dire il vero non ho ancora capito se l'attrazione ci fosse oppure no). Alcune cose mi facevano propendere per il sì... Non credo infatti che un uomo sano di mente si faccia accarezzare da una donna che non lo attrae affatto, dall'altra però il fatto che io non abbia mai visto da parte sua alcun tentativo di sedurmi o alcuna reazione sessuale mi faceva pensare il contrario. Fatto sta che questa situazione è andata sempre più degenerando, fino a quando un giorno, davanti il suo ennesimo rifiuto di andare avanti su qualcosa che LUI aveva voluto iniziare, ma che attribuiva ormai a me, dicendomi che in realtà mi aveva solo fatto un favore dandomi un contentino, mi sono stancata ed ho chiuso il rapporto. Da quel momento la realtà e la mia psiche si sono separate e fanno vita distaccata... il mio cuore lo pensa spesso, lo sogna... sono letteralmente tormentata da lui e dal suo rifiuto, dall'altra mi sforzo di fare una vita quanto più possibile normale, per quanto io senta un tarlo che mi rode da dentro ogni giorno e non faccio altro che far visite mediche a destra e a manca...
Lui sapeva che non stavo bene, ma credo non si sia mai sentito responsabile di nulla dal momento che non ha mai ritenuto di aver fatto nulla se non venirmi in contro come meglio poteva per alleviare il mio dolore, sottraendosi nello stesso tempo come più gli era congeniale a quelli che riteneva non essere i suoi doveri dal momento che non eravamo amanti.
Alle volte non so cosa credere.... se abbia in realtà ragione lui... con la sua storia della bontà e della generosità concessa alla povera fanciulla innamorata che lo riempiva di attenzioni, regali e di carezze e di attenzioni di ogni genere, oppure se sia stato solo un codardo che non ha saputo gestire i suoi sentimenti nei miei confronti ed ha scelto la via più facile per salvare, come si sul dire, "capre e cavoli", ovvero la sua faccia e tutta la faccenda.
Per quanto sia sciocco pensarlo, alla mia veneranda età di 35enne, non riesco davvero a mandar giù il suo rifiuto. Non riesco a vivere serenamente pensando che lui mi abbia scartata via come una pera marcia... Che non mi abbia voluta... Nonostante tutto ciò che io ho fatto per lui.
La sua ambiguità è stata sempre disarmante. Il suo dire e non dire mi hanno sempre lasciata così... senza la possibilità né di replicare né di accusare... Ed il male che sento, a distanza ormai di anni, non mi abbandona. Qualcuno riesce a capire il comportamento di quest'uomo? Mi manca terribilmente, per quanto ancora lo detesti per ciò che mi ha fatto. Non sopporto l'idea di stargli lontana ancora, eppure lo odio. Non so... Voi che dite? Aiutatemi a fare chiarezza. Io vorrei parlarne con lui ma è inutile perché ormai ha deciso che non ci deve essere storia. Mi disse un giorno che chissà forse un giorno qualcosa sarebbe accaduta tra noi... che poteva capitare... ma io non ho mai capito né come né quando né perché con le lacrime agli occhi mi dicesse questo per poi negarlo due ore dopo.
A poco a poco mi sono resa conto di essermi innamorata ma temevo di dirglielo perché nel frattempo i nostri rapporti erano un po' cambiati ed io sospettavo che il suo lieve allontanamento fosse dovuto al fatto che aveva capito che mi ero innamorata di lui... Passato del tempo decisi però di confessargli i miei sentimenti. Fino ad allora tra di noi c'erano stati soltanto abbracci, qualche carezza molto casta. Lui è un brav'uomo che cerca di fare bene il suo dovere, questo c'è da dirlo.
Quando gli dissi tutto mi aspettavo di perderlo, invece le cose non sono andate così. Mi aspettavo che si sarebbe arrabbiato, ma in realtà lui era solo molto lusingato da quanto gli avevo detto e all'inizio, quando gli chiesi insistentemente di darmi la possibilità di frequentarlo per vedere se fossimo o meno fatti l'uno per l'altra, lui si mostrò molto turbato e dispiaciuto. Mi disse che gli sarebbe piaciuto moltissimo, ma che non era possibile al momento... Che forse, che sperava in un domani più clemente, chissà... La storia del domani è durata per molto tempo. Io sono stata attaccata a lui come un'ombra nella speranza che finalmente questo domani tanto atteso in cui lui mi avrebbe dato la possibilità di amarlo sarebbe infine giunto... Ma quando l'ho messo alle strette, facendogli notare l'incoerenza di certi suoi comportamenti (abbracci un po' troppo teneri, sguardi troppo commossi per essere indifferenti, carezze un po' troppo amichevoli...) lui ha negato tutto, dicendomi che vedevo cose che non c'erano, che ero in pratica una sorta di visionaria e che lui non sarebbe mai stato con me... Che le promesse che mi aveva fatto sul domani di fatto non erano delle promesse, che non aveva voluto ferire i miei sentimenti essendo più chiaro e dicendomi no sin dall'inizio. Insomma chiuse la porta della speranza in malo modo, scusandosi, ma dicendomi in sostanza che era stato tutto un grande fraintendimento e che da allora in poi non ci sarebbero stati più abbracci tra noi perché ero una persona che si illudeva facilmente e che non ero diversa per lui da nessun'altra: eravamo tutte uguali davanti a lui e davanti al Signore. Davanti a tanta "violenza" verbale, mi sono rintanata in me stessa, mi sono allontanata da lui, benché non smettessi di amarlo perché in cuor mio ho sempre creduto che la commozione dei suoi occhi e la titubanza iniziale delle sue parole fossero VERE. Dopo qualche tempo abbiamo ripreso a sentirci. Ricordo che fu lui per la prima volta in quella circostanza a chiedermi con tono scherzoso se fossi ancora innamorata di lui... E dopo che il rapporto ritornò tale e quale a prima, mi chiese delle carezze, delle attenzioni speciali (non a sfondo sessuale) che probabilmente lui molto apprezzava e di cui sentiva credo una certa mancanza. Dietro queste intimità e questi baci casti, ma assai al limite tra l'amicizia e l'amore, ho cominciato a vedere lo spiraglio di qualcos'altro... Speravo che prima o poi, con molta pazienza, si sarebbe liberato dalle sue paure e sarebbe stato mio. Non volevo forzarlo, cercavo di essere molto buona e paziente con lui, cercavo di non insistere troppo, cercavo di rispettare i suoi tempi. Con il tempo però questi momenti di intimità si sono macchiati della sua cattiveria. Una cattiveria che non so perché esercitasse su di me in quel modo. Sapeva che lo amavo, che avrei fatto qualcunque cosa per lui ed invece di ringraziarmi per questo, invece di essermi grata, non perdeva occasione per umiliarmi, per farmi sentire una cacca, per sottolineare quanto lui mi fosse superiore perché io era perduta per lui, ma lui non lo era per me. Sono inziate delle scaramucce che mi hanno fatto molto male. Io parlavo spesso di cose alle quali o non ricevevo risposta o le risposte erano vaghe. I tempi e le modalità di tutto ciò che riguardava questa presunta "intimità" (che lui riteneva scomoda tra due amici, ma che alla fine non era nulla di che...) erano sempre e solo scelte da lui, compresi i "basta", con i tempi che lui riteneva sufficienti a finire ciò che si era iniziato (e ribadisco che non c'è mai stato nulla di sessuale). Questa mancanza completa di sessualità con il tempo mi ha ferita terribilmente, mi ha fatto sentire totalmente inadeguata, brutta, indesiderabile (benché abbia molti corteggiatori, ed abbia avuto due ragazzi molto innamorati ed attratti da me prima di lui). Ne abbiamo parlato più volte, ma lui, mentre all'inizio ha cercato di rassicurarmi sul fatto che non avevo alcun problema, che era lui in difficoltà perché non aveva intenzione di consumare un rapporto sessuale con me, con il tempo ha cominciato a sbattermi in faccia con cattiveria questa mancanza di attrazione (o presunta tale, perché al dire il vero non ho ancora capito se l'attrazione ci fosse oppure no). Alcune cose mi facevano propendere per il sì... Non credo infatti che un uomo sano di mente si faccia accarezzare da una donna che non lo attrae affatto, dall'altra però il fatto che io non abbia mai visto da parte sua alcun tentativo di sedurmi o alcuna reazione sessuale mi faceva pensare il contrario. Fatto sta che questa situazione è andata sempre più degenerando, fino a quando un giorno, davanti il suo ennesimo rifiuto di andare avanti su qualcosa che LUI aveva voluto iniziare, ma che attribuiva ormai a me, dicendomi che in realtà mi aveva solo fatto un favore dandomi un contentino, mi sono stancata ed ho chiuso il rapporto. Da quel momento la realtà e la mia psiche si sono separate e fanno vita distaccata... il mio cuore lo pensa spesso, lo sogna... sono letteralmente tormentata da lui e dal suo rifiuto, dall'altra mi sforzo di fare una vita quanto più possibile normale, per quanto io senta un tarlo che mi rode da dentro ogni giorno e non faccio altro che far visite mediche a destra e a manca...
Lui sapeva che non stavo bene, ma credo non si sia mai sentito responsabile di nulla dal momento che non ha mai ritenuto di aver fatto nulla se non venirmi in contro come meglio poteva per alleviare il mio dolore, sottraendosi nello stesso tempo come più gli era congeniale a quelli che riteneva non essere i suoi doveri dal momento che non eravamo amanti.
Alle volte non so cosa credere.... se abbia in realtà ragione lui... con la sua storia della bontà e della generosità concessa alla povera fanciulla innamorata che lo riempiva di attenzioni, regali e di carezze e di attenzioni di ogni genere, oppure se sia stato solo un codardo che non ha saputo gestire i suoi sentimenti nei miei confronti ed ha scelto la via più facile per salvare, come si sul dire, "capre e cavoli", ovvero la sua faccia e tutta la faccenda.
Per quanto sia sciocco pensarlo, alla mia veneranda età di 35enne, non riesco davvero a mandar giù il suo rifiuto. Non riesco a vivere serenamente pensando che lui mi abbia scartata via come una pera marcia... Che non mi abbia voluta... Nonostante tutto ciò che io ho fatto per lui.
La sua ambiguità è stata sempre disarmante. Il suo dire e non dire mi hanno sempre lasciata così... senza la possibilità né di replicare né di accusare... Ed il male che sento, a distanza ormai di anni, non mi abbandona. Qualcuno riesce a capire il comportamento di quest'uomo? Mi manca terribilmente, per quanto ancora lo detesti per ciò che mi ha fatto. Non sopporto l'idea di stargli lontana ancora, eppure lo odio. Non so... Voi che dite? Aiutatemi a fare chiarezza. Io vorrei parlarne con lui ma è inutile perché ormai ha deciso che non ci deve essere storia. Mi disse un giorno che chissà forse un giorno qualcosa sarebbe accaduta tra noi... che poteva capitare... ma io non ho mai capito né come né quando né perché con le lacrime agli occhi mi dicesse questo per poi negarlo due ore dopo.