Una storia agghiacciante ...

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Una storia agghiacciante ...

Messaggiodi Stefania » 9 feb 2012, 17:07

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... me/190009/

“Volevo farmi suora, sono finita nel letto del prete”.
Il diario segreto diventa un libro

Il dramma di una diciottenne e dei suoi "giorni feroci", il silenzio delle gerarchie ecclesiastiche. Una storia di abusi impuniti che la vittima ha deciso di rendere pubblica, protetta da uno pseudonimo
Ho iniziato a fare direzione spirituale quando avevo 18 anni e la storia è iniziata quasi subito. Il don aveva capito il mio punto debole, la carenza d’affetto e, piano piano, lavorando sulla mia psiche fragile, è riuscito a mettermi in testa che l’amore, l’affetto, è un bene che si può vendere e comprare. La nostra frase era “Cinque minuti di quello che vuoi tu in cambio di cinque minuti di quello che voglio io”. Io volevo solamente sfogarmi, parlare dei miei problemi ed essere abbracciata, volevo essere messa al centro dell’attenzione, cosa che non accadeva mai nella mia famiglia.

La prima volta è stato così. “Ti porto in camera, ci sdraiamo sul letto così ti abbraccio meglio”. Ero talmente inesperta che non avevo mai visto un pene in vita mia, non sapevo come si facevano certe cose, ma poi ho dovuto imparare per forza. Stavamo su quel letto, c’erano volte in cui io dovevo semplicemente stare ferma e lui mi ravanava dappertutto e volte in cui si sedeva sul mio collo e io avevo paura di soffocare.

In camera sua c’era un crocifisso di legno pesante, proprio sopra il letto. Io avevo il terrore che quel crocifisso potesse cadermi in testa. Poi lui si rivestiva in fretta, mi buttava i vestiti e mi diceva di andarmene, aveva fretta di liberarsi di me.

Adesso Emanuela Violani (lo pseudonimo che ha scelto) ha più di ventisei anni. Il diario le è servito per rielaborare il trauma. Per cinque anni, in un paesino di campagna, è stata abusata da un prete. Aveva più di diciott’anni. Non era una minore. “Soltanto” una ragazza fragilissima, dedita all’alcol, manipolata come oggetto sessuale.

Era prete da poco. Ogni tanto andavamo al parcheggio del cimitero ed era sempre la solita storia: ho dovuto pagare tutto quello che mi ha dato. Ogni tanto mi portava al cinema o a mangiare una pizza. Io ero contenta perché non uscivo mai, solo che poi al ritorno andavamo a finire sempre in qualche parcheggio isolato e lì non mi doveva abbracciare per cinque minuti, dovevo subito iniziare. Per due anni mi sono ubriacata quasi tutti i fine settimana e quando non bevevo, andavo dal don perché avevo bisogno di riempire il vuoto della mia anima. Capivo che lui mi stava usando, ma io volevo stare con qualcuno.

Ho anche avuto disturbi alimentari, mi nutrivo quasi esclusivamente di latte e nell’estate 2003 sono arrivata a pesare 41 chili. Era agosto, faceva caldo, stavo talmente male che non mi interessava della mia verginità, avrei dato tutto pur di essere presa in braccio e coccolata per qualche minuto, ma quando mi sono accorta che faceva sul serio, mi sono spaventata, ho iniziato a sentire male e gli ho detto di fermarsi. Lui (cento e più chili contro i miei quarantuno) con una mano mi teneva ferma e con l’altra mi tappava la bocca, poi ricordo il sangue, un “vaffanculo” detto da me e un “lo volevi anche tu” detto da lui. Ci ho messo un anno a capire che cosa mi era successo veramente, ho capito che razza d’uomo era solo quando ci siamo rivisti dopo diversi mesi e mi ha sbattuta fuori casa perché non volevo fare porcate con lui.

Da giovane Emanuela, molto credente, voleva diventare suora missionaria. Ora dice: “Volevo farmi suora e il prete si è fatto me”.

Mi sono confessata da don D. Ho detto che avevo commesso un solo grande peccato: “Atti impuri con un prete” e lui mi ha detto cose orribili, mi ha detto che io ero il demonio sulla terra, che se quel prete dava la comunione dopo essere stato con me rovinava la sua comunità. Ero lì in ginocchio in quella chiesa scura con un pretino anziano che mi faceva cadere addosso dei massi enormi e non sapevo come difendermi. Non voleva darmi l’assoluzione, ma poi si è convinto e mi ha detto di non rifare più certe cose. Io sono uscita dal confessionale di corsa perché lui voleva vedermi, facevo fatica a stare in piedi, facevo fatica a parlare, ero sbiancata.

Emanuela per chiedere aiuto si confida, mandando lettere a un altro sacerdote.

Don B. le leggeva ma un giorno le ha buttate via perché quando facevo le cose con don G. io descrivevo nei minimi dettagli le porcate che facevamo. Don B. ha buttato via questi miei “resoconti” perché ha detto che potrebbero finire nelle mani sbagliate. Quando a don B. in una lettera ho descritto per filo e per segno della violenza e ho chiesto: “È stata violenza?”, lui mi ha presa in un angolo della chiesa e, sottovoce per non farsi sentire, mi ha detto: “Se le cose sono andate come le hai descritte, sì, è stata violenza”, poi ssst, silenzio e se n’è andato”.

Don Virginio Colmegna, che a Milano dirige la Casa della Carità, afferma di aver letto il diario di Emanuela con “fatica, disgusto e conati di vomito”, augurandosi che il violentatore “ammantato di potere religioso” si assuma le sue responsabilità e decida di “rompere la copertura ipocrita del silenzio”. Nel diario, Emanuela scrive di un incidente. A me ha confessato di essersi gettata da un ponte.

Venti giorni dopo l’operazione, venti giorni soltanto dopo che mi hanno aperto la testa, mi hanno ricostruita con il metallo e con le viti, mi hanno tirato fuori le ossa della faccia che erano entrate… venti giorni dopo don G. mi ha detto che non ero più buona neanche a fare pompini.

Ho voluto rompere la cortina dello pseudonimo. Ho rintracciato Emanuela per sapere cosa è accaduto dopo. Mi ha detto al telefono che per anni, dopo che si rifiutava di vedere il suo violentatore, il prete l’ha perseguitata con messaggini. Finalmente lo ha denunciato per violenza. In Questura le hanno risposto che era passato troppo tempo. È andata dal vescovo. Il tribunale ecclesiastico doveva intervenire, ma nulla è successo. Il prete ha confessato di avere compiuto un “atto di debolezza”, ora è parroco. Le hanno proposto di versare una somma di denaro a un’associazione benefica da lei indicata. Così, per non dovere ammettere pubblicamente responsabilità, Emanuela ha rifiutato.

In Vaticano l’altro giorno hanno organizzato una veglia per le vittime, ma discutono ancora se rendere obbligatorio o no che il vescovo denunci i preti criminali. (m.p.)
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Re: Una storia agghiacciante ...

Messaggiodi ornella » 9 feb 2012, 19:31

Cara Ste,
stamattina ho letto questa storia e la ho diffusa con un breve commento, alquanto contenuto per la verità... . Qua ci sono almeno due punti rilevanti: il fatto che se si denuncia una violenza, visto che noi donne, chissà perché, ci colpevolezziamo come se invece che averla subita ne fossimo protagoniste attive, poi il reato non è più perseguibile dalla magistratura. Il secondo punto è il deliquenziale profittare di una posizione di "potere sacro", che rende la fattispecie del reato ributtante tanto quanto l'incesto familiare. Non ci sono parole che bastino per denunciare una situazione del genere e in primis il comportamento dei preti che hanno sentito la ragazza; ma ci sono anche altre situazioni, sia pure meno gravi, che a volte configurerebbero almeno il vecchio reato di plagio, oggi non più reato e quindi non più penalmente perseguibile.
E la chiesa in tutto questo? L'uomo è ancora prete e parroco... . Eppure è colpevole di omicidio interiore e psicologico, prima ancora della violenza carnale fisica. E' un vero peccato che di questo bel tomo non si sia fatto il nome e il cognome, ma chissà, forse la vittima temeva delle ritorsioni dirette o indirette: tra una tonaca e una sottana femminile, si sa, a rimetterci è sempre la seconda agli occhi dei benpensanti che poi si spendono in difesa del proprio idoletto senza alcun senso critico e spesso contro ogni evidenza fattuale.
Un abbraccio a tutte
Ornella
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Re: Una storia agghiacciante ...

Messaggiodi Stefania » 9 feb 2012, 20:25

Cara Ornella,
oltre alla storia in sé, già sufficientemente sconvolgente, mi hanno colpito alcune cose, anche se non stupito.
L'anziano confessore, colui che agiva "in persona Christi", (per chi ci crede), era talmente preso dal suo dovere di giudicare e stabilire dove si trovasse la malcapitata nella griglia dei peccati, che non ha neanche per un secondo pensato alla sofferenza della donna. Tanto era impegnato ad argomentare la sua condanna, tanto era preoccupato della sacra ostia "profanata" dalle mani del prete caduto in tentazione, da non accorgersi delle bestemmie che stava pronunciando.
E che dire della giustizia-ingiustizia?
E' passato troppo tempo ... Ah sì? Esiste la prescrizione per un orrore simile?
Per finire mi sento di ribadire, a vantaggio di tutte le donne che si trovano in situazioni simili, che questi figuri riescono ad avere la meglio perché glielo permettiamo. E non vuole essere una critica, ma una esortazione!!!
Anche se le reazioni dei prelati responsabili e delle autorità civili sono quantomeno vergognose, non dobbiamo scoraggiarci!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Conosciamo il potere sacrale che il prete tende ad esercitare sulle persone e conosciamo anche ciò che questo potere (mai stabilito da Gesù) comporta nelle coscienze di chi li avvicina. Quindi sappiamo quanto sia difficile porsi di fronte a loro in modo lucido, ma dobbiamo incominciare a farlo.
Il prete è un uomo come gli altri, nulla più, nulla meno.
Se sbaglia deve essere assicurato alla giustizia checché lui stesso pensi.
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Re: Una storia agghiacciante ...

Messaggiodi signorafantasia » 12 feb 2012, 1:10

Ciao a tutte,e bentrovate. Anche io ho letto la storia,sospesa tra il disgusto,la rabbia e l'incredulità. Sono d'accordo con Ornella per molti versi. Come Stefania,non mi stupisco del fatto che accadano certe cose,ma non posso restare indifferente. Come si fa ad abituarsi a un delitto (di questo trattasi, visto che c'è coscienza e dolo) che resta impunito,nonostante ne vengano informate le autorità? Qua la religione non c'entra nulla,è qualcosa che va al di là,e rientra nel campo dell'etica e del diritto. Anzitutto "la posizione" del reo (in-)confesso (fosse per me,saprei bene dove e come piazzarlo),a dir poco surreale. Poi quella del superiore-inquisitore-salvatore del gregge. Proporrei una perizia psichiatrica,a tal proposito. Infine, la ragazza. Muta nel dolore, dilaniata dall'orrore stampato su ogni fibra del suo essere.
Abbiamo a che fare con dei CRIMINALI che si sottraggono alle sanzioni solo perchè indossano una tonaca. Sono intoccabili e al di sopra di qualsiasi legge. Si sono arrovellati il cervello per secoli pur di trovare il sistema che permettesse loro di agire indisturbatamente,e ci sono ben riusciti, con il beneplacito dei governanti di gran parte dei Paesi del mondo. Minacciano le persone con echi mortali di punizioni perenni,dannazioni eterne, persecuzioni spirituali senza fine. Uccidono la gente,dal di dentro. Violentano brutalmente le persone nell'animo prima che nella carne. Chi li offende o osa macchiare il loro onore, è un rinnegato,un posseduto, uno che vive fuori dalla grazia di Dio e degli uomini. La MAFIA usa gli stessi sistemi.
E' ora di parlare,denunciare tutti gli abusi. Di qualsiasi natura essi siano. Forse continueranno a restare impuniti,ma certamente il loro potere sarà indebolito. Perchè questa storia,ancora una volta,ci racconta un silenzio. Un silenzio che ha inghiottito la vita di una ragazza di appena 18 anni,e che è esploso all'improvviso in un grido di dolore che ancora non viene ascoltato. Un silenzio che continua a corrodere,e pian piano divora i giorni di chissà quante altre persone. Un silenzio che deve essere interrotto.
Un abbraccio a tutte.
Ange
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