domande agli uomini di questo blog

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

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Messaggiodi daniela » 4 apr 2010, 20:30

io sono sicura che solo voi possiate darci qualche risposta in modo da "digerire" le nostre storie senza fare danni a nessuno, nemmeno a noi stesse. Alcune ne ho già trovate nel blog ma non tutte ( e come sarebbe stato possibile?)
queste le mie domande , di donna che si è innamorata di un prete ma che vuole ,a tutti i costi, toglierselo dalla mente perchè ci tiene al suo matrimonio ma non di meno trova assurdo che questa cosa venga vista come una ragedia indicibile e non vissuta come una cosa che è capitata senza molta importanza. ( anche se fa male e parecchio quando finisce!)
perchè oscillate tra l'affetto e l'indifferenza? non sarebbe più chiaro e facile essere sempre se stessi?
perchè non ci si può dire: "ci piacciamo ma non si può"? invece di mandare messaggi contrastanti e indecifrabili
avete paura che di sentirvi troppo soli se ci diceste: mi dispiace ma non ti volgio/ non posso/ non mi va.........?invece di passare dall'abbraccio più affettuoso al gelo più totalea seconda dei momenti
In soldoni: voi sapete parlare d'amore? cosa vi impedisce di farlo in modo chiaro e sereno? non riesco a credere che uomini di 50 anni possano avere tanta "paura" di un sentimento così bello come l'innamoramento.Che poi non vogliano indulgere in questo, mi va benissimo ma io davvero vorrei capire perchè non si possa parlare per dieci minuti della cosa, chiarirsi, e non fare del male a nessuno. Innamorarsi non è un peccato, capita, nessuno se lo cerca. Scambiare innamoramento per amore può essere sbagliato ma qui, mi sembra, la maggior parte delle storie non sia arrivata al livello di poterle chiamare amore. tutto si è fermato ai primi stadi. Se il mio prete mi avesse detto: si ti ho invitato ma ora ho cambiato idea, invece di farmi arrivare in casa sua per non considerarmi assolutamente, io starei male ma non mi sentirei così umiliata e violentata. tutti possono cabiare idea ma fare male no, questo, secondo me, non è concesso a nessuno prete o laico che sia. ( e questa è la ragione per cui ho deciso di rinunciare alla mia "cotta" per il bene di mio marito)
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Messaggiodi daniela » 6 apr 2010, 18:51

come volevasi dimostrare, gli uomini non rispondono nemmeno nel forum figurarsi di persona.
non mi sembrava di aver fatto domande molto profonde. boh!
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Re: domande agli uomini di questo blog

Messaggiodi Vediamo_88 » 8 dic 2012, 17:58

Premetto che sicuramente non riceverai risposte chiara da quello che potrò dire perché non le ho nemmeno io le risposte. Confesso anche che sono un seminarista ma che sto ripensando proprio al mio percorso proprio a causa del celibato; prima di entrare in seminario ero fidanzato e quindi so cosa significa avere una persona accanto, il bisogno anche del prete di poter stare accanto a qualcuno che sappia accogliere sfoghi, amore...Chi dice di amare Dio è perché si sta nascondendo dietro questo amore perché ha paura d'amare gli altri. Non si ama Dio se non negli altri quindi perché non in una donna? Vabbè a parte questo...perché oscilliamo tra affetto e indifferenza? Beh per fortuna che non erano domande difficili; io penso perché si ha paura, paura d'amare, paura di mostrarsi per quello che si è veramente. Cerchiamo di essere chi non siamo e questo rovina le relazioni, la relazione con la donna! Purtroppo ci mascheriamo, sappiamo di provare qualcosa ma ce lo vogliamo negare; non vogliamo dirlo a voce perché sappiamo che solo ciò che è detto a voce ha validità e quindi meglio non dirselo, così da sentirsi in pace.
Boh sono solo riflessioni a caldo...

Con affetto
Davide
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Messaggiodi Stefania » 10 dic 2012, 19:44

Grazie Davide soprattutto per aver "osato"!
E' importante per tutte noi cercare di comprendere il perché dei comportamenti e dei pensieri del prete. Sembra un mondo distante, sconosciuto e irraggiungibile.
Se vorrai potrai continuare a darci una mano per sentire questo mondo un po' più vicino.

Un saluto
Stefania
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Re: domande agli uomini di questo blog

Messaggiodi Marta » 11 dic 2012, 11:34

Davide,
mi piace quando dici che sono solo "riflessioni a caldo", perchè significa che il tuo cuore lo è. La paura di amare, di mettere in gioco tutto se stesso, di mostrarsi per come si è davvero sono paure che riguardano un po' tutti credo... ci vuole la persona giusta con la chiave giusta per aprire la porta del nostro cuore.
Grazie anche da parte mia se vorrai condividere qui le tue domande e le tue riflessioni.
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Re: domande agli uomini di questo blog

Messaggiodi Vediamo_88 » 11 dic 2012, 14:15

Vola solo chi osa farlo diceva Luis Sepulveda (scrittore cileno) ed ecco perché cerco di osare. Poi ovviamente alcune volte il mio volo si schianta però almeno ho osato, ho avuto coraggio. Per vivere dobbiamo essere amanti del rischio e del coraggio :)
Spero proprio che lo sia sempre caldo il mio cuore, che non debba mai abituarmi, che non si intiepidisca, che continui a vibrare altrimenti quando ci rapportiamo preti o no non lo facciamo da umani ma da robot.
Tante volte ho letto in questo forum che si tende ad imputare una affettività fragile alla formazione dei seminari...io penso che in parte sia questo, in parte è dato dal fatto che moooolti entrano giovani e non hanno nessuna esperienza amorosa e affettiva e sessuale e quindi io darei la colpa in primis a loro stessi. Alla poca sincerità che hanno con se stessi, nel dirsi le cose, nel dirsi che si ha bisogno di una figura femminile accanto. Si vuol nascondersi. Poi altro problema è che si pensa che se si è preti non si è uomini niente di più sbagliato. Poi non so se queste possono essere le motivazioni di una fragilità affettiva, anzi parlerei di immaturità perché fragili lo siamo tutti.
Diciamo che è un mondo complicato. Consiglio la lettura di un bel libro, molto documentato anche...ovviamente rigettato dalla gerarchia vaticana ma non è un problema questo. Basilio Petrà "Preti celibri e preti sposati" Due carismi della chiesa cattolica.

Io muoverei proprio una questione: se il celibato è un carisma come è possibile imporlo??

Buona lettura
Davide
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Re: domande agli uomini di questo blog

Messaggiodi Stefania » 14 dic 2012, 15:19

Grazie per le tue ulteriori considerazioni, Davide.
Se, come dici tu, molti entrano in seminario (o noviziato) molto giovani, perché imputare a loro l'incapacità di entrare profondamente in relazione?
Il bambino impara dall'esempio della famiglia o dell'ambiente in cui si trova a crescere.
Se gli infilano nella testa un sacco di scemenze riguardo la purezza, riguardo alla mammina celeste, convincendoli che questa scelta li porterà alla santità e che li cambierà a livello "ontologico" (cioè nella loro essenza), non vorranno lasciarsi contaminare dal resto del mondo. In nessun modo.
Senza capire che la vera contaminazione è quella che mettono in atto ogni giorno con l'appartenenza ad un clero mera espressione di un potere sacro. Niente di più lontano da ciò che pensano di rappresentare.
E quando l'onnipotenza del "funzionario di dio" viene meno, affiora l'umanità, che però, ironia della sorte, viene vissuta come una debolezza, una caduta.
E' tutto al contrario.

Vorrei anche chiedere: ma cos'è questo carisma?
Nel caso di celibato non parlerei di carisma. Io non credo che una persona nasca per essere celibe (nubile) e l'altra nasca per essere sposata. Credo che le vicissitudini della vita portino le persone a scegliere e a decidere se proseguire il proprio percorso in coppia o da sposate.
Preti celibi, preti sposati ...
Ma perché preti?
Il vero problema è il presbiterato, in quanto tale.
Nulla nella storia e nel messaggio di Gesù lascia intendere che lui volesse ministri ordinati nelle comunità.
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Messaggiodi Vediamo_88 » 15 dic 2012, 1:34

Cara Stefania,
con certezza appoggio la tua riflessione per quanto riguarda la discussione a livello ontologico. Non cambia un xxxx, si rimane sempre con gli stessi sbagli, con le stesse debolezze; questo cambio "ontologico" è decisamente un'invenzione per la quale uno possa sentirsi superiore! Dobbiamo smetterla di parlare di cambiamenti di essenza, il prete è solo una persona che all'interno della comunità svolge un servizio. Niente di più, niente di meno. Un servizio come lo svolgono qualsiasi persona; la vecchietta stonata che canta non è di meno del prete!
E' vero si parla di purezza, di santità tutto termini ormai lontani, freddi perché considerati solo di una certa "casta" dimenticandosi che non è il prete più puro o più santo rispetto ad altri ma perché non poter usare questi due termini e dargli un significato nuovo?
Per il resto io concordo. Cos'è questo carisma? Secondo me è solo una predisposizione, niente di più. E' vero che l'uomo è nato per relazionarsi, ne sente l'esigenza perché è vuoto, incompleto però penso sia innegabile il fatto che non tutti sono portati per stare in coppia, che alcuni anche se non preti vivono da soli ma sono comunque uomini o donne di relazione. Cioè uno può scegliere il celibato e può non sceglierlo, o meglio dovrebbe avere la possibilità di farlo ecco perché si parla di carisma, predisposizione. Se imponessimo che tutti debbano essere sposati faremmo lo stesso gioco che stanno facendo le gerarchie!
Perché preti? Beh chiaro che Gesù non era prete e non ha istituito il sacerdozio e ha scelto alcuni sposati altri non sposati (ma su questo a livello storico siete più ferrate di me perché informate per esperienza personale) quindi si, va ripensata la cosa! Come? Beh una soluzione sarebbe prendere in considerazione come sto prendendo qui in Brasile il fatto delle comunità di base, ma come ne esistono in Italia molte! Al centro non c'è il prete ma un laico. Un leader. Ecco che il centro non diventa più l'eucarestia come ci hanno sempre detto ma la Parola (e non significa essere protestanti che per il resto non sarebbe poi male). Io vedrei sia il prete in modo classico ma anche la figura del presbitero di tipo comunitario quindi laici per lo più sposati che esercitano una leadership all'interno della comunità con le stesse ed identiche "funzioni" (non mi piace questa parola) del sacerdote comune.
Chiaro il meglio sarebbe ritornare come nei primi anni di cristianesimo in cui ci si ritrovava in casa, in cui lo spezzare il pane era fatto dal leader della comunità ma indietro non si torna mai dobbiamo andare avanti e quindi ripensare la cosa con la realtà che ci troviamo.

Spero di non essere stato troppo noioso ma ho voluto condividere alcune idee di come la vedo e chiarire forse alcuni termini!
Un abbraccio sincero a tutte le vostre storie di dolore
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Messaggiodi ornella » 15 dic 2012, 9:45

Stimolata dalle riflessioni lette in questi giorni, vorrei mettere qualche punto fermo nel quale credo:
1- per riformare la nostra chiesa bisogna, secondo me, demolire dentro di noi il clericalismo, perché è uno degli ostacoli principali a pratiche di fraternità/sororità all’interno della medesima e delle sue strutture;
2- è necessaria una profonda revisione della formazione presbiterale, uscendo dai seminari, anche quelli maggiori, perché chi desidera una formazione può averla continuando a far vita comunitaria e laica normalissima: facoltà di teologia aperte a tutti/e, percorsi spirituali e preparazione a un ruolo pubblico come quello di chi coordina una comunità credo si possano ottenere senza fare vita praticamente monastica;
3- bisogna eliminare quindi quel senso di sacralità con le sue categorie di potere sacro e di separatezza per cui un prete si autocomprende come ontologicamente diverso dalla persona comune, e per cui una donna (o un uomo se omosessuale) si aspettano di ricevere sempre la verità anche sui sentimenti quando così non succede. Le relazioni che nascono in un contesto di negazione dell’affettività soffrono quasi sempre di questa asimmetria di aspettative che si riferiscono appunto al potere sacro da una parte inconsciamente vissuto con forte acriticità, e dall’altra come disprezzo dell’altro perché ontologicamente inferiore, e se si tratta di una donna, anche con notevole misoginia indotta: non è un caso che le sole donne sempre in bocca a un prete siano “la madonna”, e non Maria di Nazareth, o la propria madre;
4- l’anaffettività coatta porta con sé delle compensazioni che portano spesso all’alcolismo, all’abuso di potere, all’amore per il denaro e ad altri guasti, non per ultima la pedofilia predatoria che non solo è indice di una personalità immatura, ma della reificazione della persona più fragile, il bambino o la bambina;
5- Gesù era laico, ma questo non significa buttare a mare religiosi e religiose che dovrebbero avere carismi diversi rispetto al presbitero o alla presbitera e dovrebbero poter porre termine al loro servizio religioso quando ritengano esaurito il loro desiderio di vita comunitaria o non più proficuo quel particolare cammino. L’esclaustrazione non dovrebbe essere vissuta come un tradimento ma come il termine di una tappa dell’itinerario cristiano;
6- ritengo quindi che si possa destrutturare riformando la struttura esistente, oppure scegliere legittimante di “fare diversamente” con la massima libertà, l’ultimo arbitro rimanendo sempre la nostra coscienza;
7- per riformare dal basso è però indispensabile un notevole lavoro individuale e collettivo che soddisfi la comune ricerca di bello, buono, vivo e vero spiritualmente. Senza questo itinerario personale faremmo della psicologia e della sociologia spicciole, ma non ricercheremmo l’autenticità di una ekklesia a servizio della nostra comune umanità. Anche di quelli che la vivono e la pensano diversamente da noi.


proficuo Avvento

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Messaggiodi Vediamo_88 » 15 dic 2012, 11:15

Sotto lo stimolo di qualcuno voglio specificare la parola leader. Per leader non voglio e non intendo una persona che si imponga, non intendo quindi concentrazione del potere nelle sue mani; niente di tutto questo. Per leader intendo una persona che comunque attivi e tenga presente la Chiesa di tipo comunionale dove consigli pastorali non sono organi solo consultivi ma hanno capacità deliberativa! Il leader non deve far altro che prendere atto e poi impegnarsi a fare ciò, deve porsi in ascolto, l'ascolto insegnato da Gesù. Ecco che se allora ognuno di noi partisse dal Vangelo allora non ci sarebbe il rischio di sbagliare.
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