di Stefania » 7 mag 2013, 17:34
Cara Antonia,
dato il tuo scritto, e le considerazioni alle quali sei giunta, credo che tu sia davvero sulla strada giusta per superare tutta questa vicenda.
Ciò che mi rende ottimista è la tua lucidità, quella che ti fa dire "a sapere prima tutto questo, non avrei perso un anno emezzo dietro ad un uomo che ammiravo e di cui ora non ho più nemmeno stima". Di solito questo tipo di storie sono caratterizzate da una estrema idealizzazione del prete da parte della donna, che finisce per attribuirgli meravigliose caratteristiche che lui non si è mai sognato di avere, né di manifestare in alcun modo.
Il solo fatto che la storia ha delle dinamiche vicine al sacro, al mistero, al silenzio, al segreto, insieme all'illusione che davvero ci si trovi ad avere a che fare con un cosiddetto "uomo di Dio", rende la donna incapace di distinguere tra il ruolo e la persona.
E, oltretutto, la stessa donna arriva a percepire il proprio ruolo (e le proprie reazioni) come legate al ministero del prete.
Ecco, se si riesce a buttar giù tutta questa idiozia e a vedere le cose per come sono, come mi sembra tu Antonia abbia fatto, allora c'è da essere ottimisti perché la guarigione è vicina.
La consapevolezza è dolorosa, molto dolorosa, perché ti fa sentire usata, e quasi stenti a credere che sia davvero accaduto, ma è l'inizio di un processo di liberazione.
Auguri!
Se hai bisogno di me, di noi, siamo qui.
Cara Alice78,
quanto al tuo scritto, devo dire che mi ha lasciata davvero interdetta.
Conosco e comprendo ciò che intendi quando parli di "rivivere quelle attenzioni, quegli sguardi" ... Ma non posso non sollecitarti ad aprire gli occhi ed abbandonare i sogni di un approccio un po' adolescenziale nei confronti dell'uomo speciale, irragiungibile.
Ciò che davvero mi preoccupa è il concetto che percepisco fra le righe, quello della sofferenza positiva, che rinvigorisce, che si offre al cielo. Della serie "in fondo siamo nati per soffrire"...
Amore oblativo?
Nessuno ci ha mai chiesto cose di questo tipo.
Esistono vari tipi di amore, questo è sacrosanto. Ma l'amore di coppia, che è uno dei tanti, si distingue dagli altri perché comprende l'aspetto sessuale che lo rende fonte di piacere, di unione spirituale e corporale (nonché di eventuale consapevole concepimento).
Rinunciare al sesso in una storia con il prete è solo un'ipocrisia. Le cose vanno chiamate col proprio nome e trattate secondo il proprio nome.
Se amiamo un prete di un amore "di coppia", cioè come una donna ama un uomo perché dobbiamo rinunciare al sesso? Perché lui non vuole farlo? Perché noi pensiamo che non sia il caso?
Spero che la risposta non sia in fondo "perché non merito di avere uno come lui", perché sarebbe davvero il massimo del minimo ...
Le rinunce sono un concetto che ci è stato inculcato in secoli di squallida religione dell'espiazione, ma noi possiamo invece ritrovare la gioia della fede e della verità dei sentimenti che proviamo, chiamando tutto con il nome giusto, con onestà.
Se pensi che lui sia una persona stupenda che si dedica agli altri e pensi che non possa esserci tra voi una storia degna di questo nome, la cosa onesta che puoi fare è cambiare aria.
... E so anche che leggendo queste mie frasi tu stia pensando: "lei non può capire".
Invece io capisco: sei in trappola!
Al di là della durezza delle mie parole, di cui mi scuso, tieni sempre in considerazione il fatto che qui potrai trovare aiuto, disponibilità e un approccio alla fede gioioso ed evangelico, se lo vorrai.
Spero di risentirti.
Stefania