Noi e il prete - le storie

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi antonia » 2 mag 2013, 21:17

ornella,sembra impossibile eppure ho i brividi ed il nodo in gola.Per la lucidità con la quale mi parli come se conoscessi tutta la storia.
Ricominciare senza di lui,per il quale oramai sono trasparente,vorrei nascondermi,sembra che faccio dieci passi ed invece sono sempre lì con la mente,con il cuore,vivere come se non fosse stato mai amore. Dove la trovo la forza?. Grazie ornella,grazie a voi donne coraggiose che trovate ogni giorno la forza per dimenticare e ricominciare
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi ornella » 3 mag 2013, 11:42

carissima Antonia,
dove trovare la forza? Datti tempo. Arriverà. Come faccio ad immaginare la tua storia? Perché ho dovuto analizzare la mia, esattamente opposta alla tua. Io sono stata assillata da un prete, che era anche il mio parroco e il mio confessore, con atteggiamenti ambigui e contraddittori. Fino a quando non ho messa da parte ogni paura, anche davanti alle sue lacrime e poi ai suoi tentivi di ritorsione, e me ne sono andata a costo di mentire sui motivi alle mie sorelle e ai miei fratelli. Me ne sono andata da una comunità che era piccolissima, e più piccola è la comunità e più la gente mormora, ma si può fare.
L'importante è che tu non viva facendoti troppi sensi di colpa. Io me ne facevo per la serie "ma brutta scema, come hai potuto dare adito a questi comportamenti, dalle telefonate continue cui, se non decidevo alla fine di rispondere, era una guerra resistere, ad atteggiamenti francamente allusivi ma mai troppo scoperti anche in presenza di terze persone. Quindi so come molti chierici sono fatti dentro: rapinano dove possono, o ci provano, senza mai compromettersi troppo, e magari intessendo più di una relazione, o tentativo di relazione. Non è stato il mio caso perché il pover'uomo, è detto senza alcuna ironia, se ne è stato lontano dal piccolo agglomerato di case di montagna dove abitavo all'epoca per la bellezza di cinque anni dopo che io e mio marito, che faceva cantieri nell'edilizia pubblicae che era al corrente di ogni cosa ovviamente, ci eravamo trasferiti. E credimi, io ci ho anche provato, a nulla serve neanche cercare di farli aiutare da qualche confratello. Esiti? Nessuno, eccetto un attestato di stima nei miei confronti, ma solo dopo una confessione penosa nella quale si è accertato che "nulla di fisico" fosse passato tra me e lui.
Per cui, tesoro, raccogli il tuo coraggio e spendi la tua sensibilità e la tua vita per altri/e... ma soprattutto, da subitissimo, altrove. Le cantonate aiutano a crescere, e di crescere non abbiamo mai finito. Ma non è detto che il tuo domani sia come l'ieri o come l'angoscia e l'altalena di sentimenti contrastanti che ti attanagliano adesso. Te lo garantisco. Dipende da te e da nessun altro. Vicina nel pensiero.
Un bacione
Ornella
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi antonia » 4 mag 2013, 10:31

era una guerra resistere,---è vero è una guerra persa in partenza..questi "uomini"rapinano dove possono, o ci provano, senza mai compromettersi troppo, e magari intessendo più di una relazione, o tentativo di relazione----altrettanto vero.A sapere prima tutto questo,non avrei perso un anno e mezzo dietro un uomo che ammiravo e di cui ora non ho più nemmeno stima. Mi auguro che la forza arrivi presto. Grazie ORNELLA,grazie di vero cuore!
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi alice78 » 7 mag 2013, 8:59

cara Antonia, care tutte
scrivo anch'io per raccontarmi in breve sapendo che nelle storie di ciascuna si trova quel minimo di conforto che serve per andare avanti. Il "mio" Don lo conosco all'incirca quattro anni fa avvicinandomi in parrocchia per un grave lutto e ricevendo quel sostegno e quella vicinanza che non riesco a trovare altrove. Lui è gentilissimo, affabile, molto disponibile e in un secondo scatta la scintilla. Se penso ai primi tempi di questa storia ho una grande nostalgia. E' bellissimo anche solo rivivere quelle attenzioni, quegli sguardi, quell'interesse che dice tutto del perchè siamo su questa terra. Non c'è stato nulla tra di noi eppure questo non ha impedito il nascere di qualcosa di grande che, tra alti e bassi, è cresciuto nel tempo ed ora è diventato un rapporto più sereno, fatto di incontri, sorrisi, vicinanza spirituale e, lo ammetto, anche un pò di sofferenza.
Nonostante tutte le difficoltà del caso è un rapporto al quale non rinuncerei per niente al mondo, perchè sento che mi permette di crescere nella fede e nell'amore. E' necessario un grande lavoro interiore per sublimare quella passione che brucia dentro ma ogni volta che lo vedo o lo sento parlare capisco che ne vale la pena. A che serve vivere se si rinuncia all'amore? E l'amore ha molte forme e manifestazioni, non si riduce solo a un fatto carnale, possiamo vivere un amore completamente oblativo che a lungo andare ci rafforza, ci rinvigorisce, ci fa trovare delle profonde motivazioni. Io ci sto provando e vi assicuro che se ne vale la pena e l'altra parte ne è degna ci si può riuscire. Significherà rinunciare al sesso, all'attrazione fisica, a una relazione "normale" tra uomo e donna ma significherà pure trovare un senso profondo alla propria esistenza che è la ragione per la quale ci innamoriamo di queste persone stupende che dedicano tutto agli altri. Un abbraccio a tutte.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi Stefania » 7 mag 2013, 17:34

Cara Antonia,
dato il tuo scritto, e le considerazioni alle quali sei giunta, credo che tu sia davvero sulla strada giusta per superare tutta questa vicenda.
Ciò che mi rende ottimista è la tua lucidità, quella che ti fa dire "a sapere prima tutto questo, non avrei perso un anno emezzo dietro ad un uomo che ammiravo e di cui ora non ho più nemmeno stima". Di solito questo tipo di storie sono caratterizzate da una estrema idealizzazione del prete da parte della donna, che finisce per attribuirgli meravigliose caratteristiche che lui non si è mai sognato di avere, né di manifestare in alcun modo.
Il solo fatto che la storia ha delle dinamiche vicine al sacro, al mistero, al silenzio, al segreto, insieme all'illusione che davvero ci si trovi ad avere a che fare con un cosiddetto "uomo di Dio", rende la donna incapace di distinguere tra il ruolo e la persona.
E, oltretutto, la stessa donna arriva a percepire il proprio ruolo (e le proprie reazioni) come legate al ministero del prete.
Ecco, se si riesce a buttar giù tutta questa idiozia e a vedere le cose per come sono, come mi sembra tu Antonia abbia fatto, allora c'è da essere ottimisti perché la guarigione è vicina.
La consapevolezza è dolorosa, molto dolorosa, perché ti fa sentire usata, e quasi stenti a credere che sia davvero accaduto, ma è l'inizio di un processo di liberazione.
Auguri!
Se hai bisogno di me, di noi, siamo qui.


Cara Alice78,
quanto al tuo scritto, devo dire che mi ha lasciata davvero interdetta.
Conosco e comprendo ciò che intendi quando parli di "rivivere quelle attenzioni, quegli sguardi" ... Ma non posso non sollecitarti ad aprire gli occhi ed abbandonare i sogni di un approccio un po' adolescenziale nei confronti dell'uomo speciale, irragiungibile.
Ciò che davvero mi preoccupa è il concetto che percepisco fra le righe, quello della sofferenza positiva, che rinvigorisce, che si offre al cielo. Della serie "in fondo siamo nati per soffrire"...
Amore oblativo?
Nessuno ci ha mai chiesto cose di questo tipo.
Esistono vari tipi di amore, questo è sacrosanto. Ma l'amore di coppia, che è uno dei tanti, si distingue dagli altri perché comprende l'aspetto sessuale che lo rende fonte di piacere, di unione spirituale e corporale (nonché di eventuale consapevole concepimento).
Rinunciare al sesso in una storia con il prete è solo un'ipocrisia. Le cose vanno chiamate col proprio nome e trattate secondo il proprio nome.
Se amiamo un prete di un amore "di coppia", cioè come una donna ama un uomo perché dobbiamo rinunciare al sesso? Perché lui non vuole farlo? Perché noi pensiamo che non sia il caso?
Spero che la risposta non sia in fondo "perché non merito di avere uno come lui", perché sarebbe davvero il massimo del minimo ...
Le rinunce sono un concetto che ci è stato inculcato in secoli di squallida religione dell'espiazione, ma noi possiamo invece ritrovare la gioia della fede e della verità dei sentimenti che proviamo, chiamando tutto con il nome giusto, con onestà.
Se pensi che lui sia una persona stupenda che si dedica agli altri e pensi che non possa esserci tra voi una storia degna di questo nome, la cosa onesta che puoi fare è cambiare aria.
... E so anche che leggendo queste mie frasi tu stia pensando: "lei non può capire".
Invece io capisco: sei in trappola!

Al di là della durezza delle mie parole, di cui mi scuso, tieni sempre in considerazione il fatto che qui potrai trovare aiuto, disponibilità e un approccio alla fede gioioso ed evangelico, se lo vorrai.
Spero di risentirti.

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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi antonia » 8 mag 2013, 1:29

Cara Alice,concordo pienamente con Stefania,scusa la cruda realtà ma ha ragione in tutto e per tutto. Cosa avete in comune oltre le attenzioni e gli sguardi? Un bacio ogni tanto??? Qualche carezza?? Se la risposta è sì...allora mia cara sei sulla strada della rovina. Perchè quando tu starai male,lui starà sull'altare a fare le sue belle prediche ( se va bene) se va male sarà a dare le sue attenzioni a qualche debole anima...bisognosa di conforto (quale tipo di conforto è tutto da vedere!!)
Quante notti ho passato pensando di essere privilegiata in questo amore,e non mi accorgevo di essere solo una donna usata al bisogno e poi riposta nell'armadio fino al prossimo uso,senza dignità. Ero cieca! Completamente cieca. Sono egoisti,prepotenti,incapaci di provare amore con la A maiuscola,siamo incatenate e non ce ne accorgiamo. Usano quegli sguardi quelle attenzioni per tenerci legate. Ogni volta,ogni santa volta che ho provato ad allontanarmi ha trovato un modo sempre nuovo per legarmi di nuovo a lui...per poi farmi sprofondare di nuovo nel baratro dell'illusione! Moralmente distrutte pensiamo che loro siano l'essenza della vita e dell'amore....fuoco che arde per persone spesso senza cuore. Alice,se sei su questo sito è perchè stai soffrendo,perchè speri che leggendo le nostre storie tu dica:il mio è diverso!! Anch'io l'ho fatto,e poi mi sono ritrovata esattamente nelle parole di chi mi avvisava,come ora sto facendo con te,come Stefania che ammiro per la "cultura"che si è fatta in questo campo e con la lucidità ed il distacco con cui ne parla. Io non ci riesco,ho tanta rabbia,dolore,delusione.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi ornella » 8 mag 2013, 9:08

Cara Alice,
io desidero soltanto metterti in guardia: la sublimazione della passione fisica serve soltanto a chi ha deciso di immolare la propria vita in vista di un bene definito "maggiore": essere uomini e donne indivisi per Cristo. Conosco preti che fermamente ci credono e che vivono il proprio celibato con questa serenità. Non vedo perché tu ti senta costretta a fare altrettanto non in vista del Cristo, ma di un uomo in carne ed ossa. Minaccia di diventare un rapporto idolatrico, di fatto, se questa è la tua impostazione teologica, nei suoi confronti. E sarebbe sbagliato. Perché se Dio non delude, ovvvero se si crolla non ce se la prende con Dio ma magari con la chiesa. Ma se dovesse avvenire un crollo o una disillusione da parte dell'uomo che tu hai messo, è a me evidente, su un piedestallo, allora crolleresti anche tu. Per cui pensaci, riflettici, perché è possibile avere delle amicizie con dei presbiteri, averne anche l'appoggio, ma è suicida pretendere o fraintendere a volte, che siano differenti da quello che sono o che sono almeno per l'educazione ricevuta.
Ti facccio il mio esempio: ero e sono sposatissima, molto felicemente, e neppure giovane, concepivo di avere un rapporto di familiarità anche profondo con il prete, ma mai mi sarei aspettata di trovare usato e violato proprio il mio spirito. La componente ovvia e sessuale da parte sua per me è stata secondaria. A quella ero preparata a difendermi come tutti/e, a un' intrusione prima strisciante e poi unilateralmente usata secondo i desiderata di un uomo immaturo e che pretendeva in qualche modo di condizionarmi la quotidianità, davvero no. Quante volte mi sono chiesta se avessi le traveggole, quante altre ho temuto che nessuno avrebbe creduto a questa qualità di rapina e alla sua portata sulla mia spiritualità! Ho trovata una parziale soluzione con l'aiuto di uno psichiatra, che all'epoca aveva in terapia preti e religiosi, e mi sono fatta chiarezza. Io ti auguro che tu non debba sopportare l'alternarsi di un finto candore con le rappresaglie piene di veleno che, da dopo che me ne sono andata, ho dovuto fronteggiare io. L'amore a due non è questo, né io lo avevo cercato, visto che ho sempre avuto a fianco un uomo che, seppure non credente, ha sempre rispettata la mia coscienza e le mie scelte perché mi amava. Ecco, questo prima ancora del sesso è amore adulto: il sapere tenere delle distanze in un rapporto anche coniugale quando è in discussione la fede di una persona, il saper accogliere in totale fiducia quello che racconti, e l'aiutarti a fare chiarezza. Indipendentemente da quanto sia bello fare l'amore. Ed è bello. E' tanto bello che basta leggersi il Cantico dei Cantici. Vi si può rinunciare in una vita a due in molte circostanze, dalla lontananza alla malattia. Ma è una rinuncia che non pesa perché l'intesa è talmente profonda da riuscire a sopperire a questo, quando sia necessario. L'amore è per me soprattutto totale condivisione di vita. E quando scrivo totale significa totale. Significa che io sono parte di mio marito, del suo respiro, della sua sofferenza quando sta male, come se fosse nella mia carne oltre che nel mio spirito. E in questa situazione sì, "più forte della morte è l'amore"!
Questo è l'amore che ti auguro, perché è amore che smuove le montagne, che aiuta a superare le difficoltà grandi e piccole che la vita ci mette davanti, perché noi siamo "uno".
Credi che capisco, ma che spero che tu ti sia male espressa e che il sentimento che provi non sia così totalizzante come lo hai descritto, perché alla fine temo che ti troverai sola a leccarti delle ferite del lutto.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi Bollicina » 8 mag 2013, 21:15

Leggere la storia di Antonia mi ha fatto capire quanto sono stata fortunata. Non ho avuto una storia con un prete, ma mi ero presa una bella cotta per un esponente della categoria. Se lui ci avesse provato, mi sarei lasciata andare col rischio di uscirne massacrata, come purtroppo è successo a lei e a molte altre.

Capisco che non è facile trovare subito le energie per elaborare il dolore. Ci vuole tempo, come afferma Ornella e soprattutto non perdere l'amore e il rispetto di noi stesse.
Una cosa mi ha colpita dei comportamenti dei preti. Tranne qualche rara eccezione, loro o sono ambigui e intrecciano relazioni a destra e a manca oppure se invitati ad esprimersi sui loro sentimenti, non rispondono affatto e si chiudono a riccio.

Mi chiedo perchè proprio loro che dall'alto del pulpito sostengono che bisogna cercare e non temere la Verita, nel momento in cui sono chiamati in causa per darti delle risposte su cosa provano o non provano nei tuoi confronti, alzano barriere insormontabili.
A me è capitato questo. E non si sta bene nell'ambiguità, nel non ricevere una risposta, qualunque essa sia.
Ti senti svilita, non rispettata nella tua esigenza di chiarezza e persa in un doloroso ginepraio dal quale esci ma con molta fatica.

Un caro saluto a tutte.
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi antonia » 9 mag 2013, 1:28

Mi chiedo perchè proprio loro che dall'alto del pulpito sostengono che bisogna cercare e non temere la Verita, nel momento in cui sono chiamati in causa per darti delle risposte su cosa provano o non provano nei tuoi confronti, alzano barriere insormontabili.
A me è capitato questo. E non si sta bene nell'ambiguità, nel non ricevere una risposta, qualunque essa sia.
Ti senti svilita, non rispettata nella tua esigenza di chiarezza e persa in un doloroso ginepraio dal quale esci ma con molta fatica.



Cara Bollicina,l'orario in cui scrivo,la dice ancora lunga sulle mie notti insonni...è come elaborare un lutto,anzi no,al lutto sei preparata c'è la sofferenza,la malattia e sai che arriverà la morte. A questa fine,ed al modo in cui è finita,io purtroppo non ero preparata!. E' come una separazione,anzi no,nella separazione almeno hai la soddisfazione delle urla,dei piatti rotti,delle porte sbattute. Io il mio dolore l'ho dovuto gridare,silenziosamente,perchè qualche perpetua non sentisse,perchè non sentissero le persone in fila dietro la sua porta per un certificato di battesimo o per la promessa di matrimonio. Un dolore non urlato ti resta dentro,va in cancrena,ti ammazza silenziosamente. Scusami...ho divagato. Ti chiedi perchè non danno risposte su cosa provano. Perchè sono immaturi e si credono dei prescelti,sono stati educati a non provare sentimenti "carnali"passionali. Il mio,quando si è lasciato andare era uomo...poi è tornato a mettere l'abito di prete. L'ho capito una sera,quando si è presentato con il colletto e non mi ha sfiorato,nemmeno con lo sguardo,aveva il colletto,la sua corazza,la sua difesa contro le tentazioni del mondo. Alzano barriere insormontabili,hai ragione,sono quelle barriere,quelle non risposte che gli danno la certezza "ambigua" di essere ancora dei PRediletti da Dio.E tu sei svilita...e loro continuano come se mai nulla fosse successo,ed in alcuni casi addirittura si difendono con una frase....tu hai amplificato,esagerato,la mia era tenerezza,amicizia,affetto fraterno!!!! Ma....vaff....
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Re: Noi e il prete - le storie

Messaggiodi ornella » 9 mag 2013, 9:10

La Verità.
Argomento spinoso. Non mi sono mai chiesta se l'uomo che mi portava il messaggio evangelico ne fosse pienamente convinto. E si comportasse in modo conseguente a quello che la "madre chiesa" si aspettava da lui. Mi sono sempre chiesta cosa io potessi fare e soprattutto "essere" per ricercare la Verità, della quale credo nessuno/a possa essere depositario/a, ma che vada ricercata indipendentemente da qualsiasi dettame di dottrina. Questo mi ha portata al guaio nel quale mi ero cacciata, per l'immaturità con la quale ero venuta a contatto, e questo poi però qualche amico me lo ha regalato: persone adulte che hanno rispettato il mio cammino, che potevano essermi di aiuto consigliandomi dei testi oppure parlando e talvolta anche discutendo. Le pie donne? Sono quelle che cascano nella trappola che un prete è un PRETE, caspita! E che bisogna preservarlo dalle "TENTAZIONI"! E solitamente sono loro, nel loro mammismo superstizioso e primitivo, la migliore assicurazione sulla vita anche di tanti preti immaturi. Talvolta criminali. Uno degli ostacoli più grossi, infatti, nelle indagini sulla pedofilia del clero, sono tante famiglie alle quali qualche bambino ha tentato di parlare e che non hanno creduto, ricercato, compreso. La malattia comune? Il clericalismo.
Un bacio a tutte
Ornella
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