La Chiesa, il celibato e i diritti umani

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

La Chiesa, il celibato e i diritti umani

Messaggiodi Stefania » 2 set 2009, 11:48

Bentornati/Bentrovati a tutti.
Tra le mie letture estive spicca di sicuro il libro del teologo Josè M. Castillo dal titolo "La Chiesa e i Diritti Umani".
L'ho letto praticamente tutto d'un fiato e l'ho trovato davvero interessante. Vi sottopongo un piccolo stralcio che mi auguro possa dar vita ad un confronto tra di noi.

Le verità e le norme della Chiesa cattolica esigono la rinuncia ai diritti che appartengono al soggetto. Per esempio, la rinuncia a godere di una libertà che, al non essere cattolico, si potrebbe tranquillamente avere. Per questo un cattolico non può, se desidera continuare in questa fede, dissentire da ciò che dice il papa o i concili ecumenici della Chiesa o, semplicemente, il "magistero ordinario" dei vescovi.
Questa auto-limitazione ai diritti umani si accentua nel caso di tutte quelle persone che si vincoano alla Chiesa mediante speciali legami, per esempio, nel caso dei sacerdoti e religiosi, che rinunciano al matrimonio e al normale esercizio della sessualità.
In tutti questi casi è una loro libera scelta. Però, allora, la domanda non è se i cattolici (e in particolare i sacerdoti e i religiosi) possono auto-limitare i loro diritti umani.
Qualasiasi persona può liberamente rinunciare al matrimonio. Il problemasta nel sapere se un'istituzione, pubblicamente accettata, riconosciuta e ufficialmente protetta dall'ordinamento costituzionale di un paese, può organizzarsi in modo che, in virtù delle sue credenze confessionali, si crede in diritto di privare i suoi fedeli di determinati diritti che hanno come cittadini.
In ogni modo e qualsiasi sia la risposta che si dà a questa questione, una cosa è fuori dubbio, che in uno stato di diritto le istituzioni hanno il dovere di informare anche pubblicamente i cittadini sui diritti umani che ogni istituzione limita, taglia o non riconosce.
(...) In uno Stato dove si prendono seriamente i diritti dei cittadini non si accetta che ci siano istituzioni che, in virtù delle loro credenze private o particolari, pretendono limitare tali diritti.
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Re: La Chiesa, il celibato e i diritti umani

Messaggiodi ornella » 2 set 2009, 12:23

Cara Ste,
non credo spetti a uno stato, qualsivoglia stato, informare sui dettami religiosi delle religioni professate dai suoi cittadini quali siano i limiti delle medesime nei confronti dei diritti umani. I cittadini si suppone che siano abbastanza adulti da essere convinti e consapevoli delle pratiche e limitazioni che ogni religione comporta. Questo per me significa che invece non ci debbano essere corsie preferenziali per l'una piuttosto che l'altra confessione religiosa, che non debbano esserci concordati tra stati, come quello in essere tra lo stato del Vaticano e l'Italia, e prebende stabilite per legge. Ma questo per me significa anche essere consapevoli come aderenti a una religione, ossia consapevoli di quanto vada modificato nella medesima alla luce della vita che scorre, soprattutto in confessioni relgiose vecchie di secoli. Io sono perfettamente consapevole che lo Stato del Vaticano mai ha apposto una firma su documenti inerenti i diritti umani, né delle donne (per via della concessione dell'aborto e del controllo delle nascite) né dei/delle omosessuali, ad esempio. Il fatto che io dissenta su questi punti non mi fa essere meno cattolica, semmai più cosciente dei macroscopici limiti dello stato medesimo e della mia religione, che non è la mia FEDE. Ma il Vaticano non è la chiesa, è uno stato monarchico a gestione clericale. Punto.
Ci sono delle regole fondamentali però che ogni religione presente su un determinato territorio ha l'obbligo di rispettare e riguardano il codice civile e il codice penale. Il discorso si fa ulteriormente complicato quando ci riferiamo a certi stati fondamentalisti islamici, ad esempio, che usano a piene mani del dettato della cosiddetta legge islamica per contravvenire ai diritti umani, esattamente come il Vaticano.
La risposta quindi è estremamente complessa: lo stato è fatto e deciso dai cittadini e dalle cittadine che lo compongono, almeno dove esiste la democrazia, e si dà regole che debbono, per forza di cose, essere assolutamente "laiche" per comprendere i diritti e i doveri di tutti/e, inclusi gli atei. Poi è chiaro che, se si decide a maggioranza, possano esservi regola e leggi che non piacciono, e allora lì sì si può e si deve far riferimento alla Carta dei diritti dell'uomo, che però è, in linea di massima, disattesa da tutti.
Oltre questo penso sia impossibile andare.
Un affettuoso abbraccio
Ornella
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Re: La Chiesa, il celibato e i diritti umani

Messaggiodi Stefania » 9 set 2009, 12:23

Lo stralcio del libro che ho riportato voleva centrare l'attenzione su una delle più grandi FALSITA' portate avanti dalla religione.
Cioè che Dio abbia bisogno di vederci sacrificare le nostre migliori opportunità nell'ottica di una supposta particolare chiamata che ci vincola a lui in modo speciale.
Questo concetto è teologicamente sbagliato, oltre che contrario al diritto proprio di ogni essere umano.
Un Dio che ci chiede di "rinunciare" al matrimonio, non è in alcun modo il Padre di Gesù.
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Re: La Chiesa, il celibato e i diritti umani

Messaggiodi ornella » 9 set 2009, 16:41

Cara Ste,
non mi pare un buon argomento mettere la questione celibataria su questo piano: mi pare uno sconfinamento nel "civile". D'altra parte, una volta che abbiamo chiaramente detto che l'obbligo celibatario per i preti della chiesa cattolica non è una questione teoogica e neppure di morale, altrimenti non si capirebbe cosa ci stia a fare un sacramento come quello del matrimonio se non a confliggere con il ministero e il relativo sacramento dell'Ordine (mi risparmio il "sacro" perché la chiamata comune di celibi, nubili e coniugati e coniugate è a percorrere lo stesso cammino senza separatezze) cosa resta? Resta un regolamento, una regola interna, ovvero il prodotto di una cultura storicamente identificata e identificabile, che viene disattesa tutte le volte che si ammettono degli anglicani sposati (ad esempio perché contrari al ministero alle donne)... . E questo la dice lunga sullo stato di minorità nel quale so vorrebbero tenere le donne nella chiesa cattolica, per quanto io abbia letto la Bonafede dire quanta fatica abbiano fatto anche i valdesi ad uscirne. Allora, e non è spostare il discorso perché è coerente all'immagine del "femminile" che viene inculcata ancora oggi, il cui veicolo culturale è la "Vergine Maria", la domanda vera per me sta: come si pone la chiesa nei confronti dell'altra metà del cielo? Perché noi donne normali non siamo perpetuamente vergini, concepita senza peccato originale, per anni insegnato come originaria trasgressione sessuale di quella perfida Eva, né siamo indispensabilmente madri. Poiché questo è quanto, per sommi capi, viene immesso nella testa di tanti chierici, questa è la vera domanda, dal mio punto di vista. E da questa incultura nei confronti del femminile uno a un certo punto si "risveglia" bruscamente quando incontra una donna, non una qualsiasi, ma QUELLA donna che desidererebbe avere al fianco per il resto della vita. Ed è qua che nascono i guai, le diatribe, le storie dolorose, con il loro corollario di sofferenza da ambo le parti. Ma di questo siamo tutti/e responsabili in solido, ed è inutile sperare che cambino le cose se non siamo disposti/e a cambiare mentalità e cultura. Questo chiama in causa noi donne come "madri" rispetto a quanto differenziamo il nostro imprinting tra maschietti e femminucce sin dalla più tenera età, e chiama in causa anche quelle donne che, avendo sposato dei preti, sono poco disposte a mettere a disposizione la loro esperienza. Prevale di solito il silenzio. E per me il silenzio è sintomo di una forte arretratezza (o perlomeno remora)di ordine culturale.
Io non ho letto e non ho acquistato ancora il libro in questione, però ripeto, spero che non si limiti a questo assunto, perché se dovessimo risalire a quante violazioni, di più, autentiche violenze si compiano ovunque in nome del "sacro", sia esso inteso come "uomini e donne del sacro", "sacro suolo", "sacra guida del popolo" (dittature) ... e "sacro" quel che vuoi tu, non ne usciremmo più. Io punterei di più, nello specifico, sui tabù per cui si ficca il naso sotto le lenzuola degli uomini e delle donne, sposati e celibi/nubili, che è comune purtroppo a tutte le religioni, le quali nascono per spiegare il "mistero del venire al mondo" e di dare un senso alla "paura della morte", detto in soldoni e per tutte le culture, incluse le pregresse ed ancestrali. Chi pensa che l'ascesi sia una pratica che "esclude" l'altro/a per avvicinarsi al Divino è liberissimo di fare determinate scelte. Ma non sono e non debbono essere considerate in qualche modo "migliori" delle scelte di altri/e.
Ti abbraccio e mi scuso per la fretta, ma sono a digiuno di rete da qualche giorno... e credo anche per la settimana ventura, visto che domani aspetto mia cognata che rimarrà qui almeno una settimana.
Un abbraccio affettuoso
Ornella
p.s.: non vorrei aver castrato la discussione, vorrei leggere qualcun altra tra una decina di giorni, quando torno in rete... .
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