Il prete e l'amore in questo "Anno Sacerdotale"

Il papa ribadisce il suo secco "NO" all'abolizione del celibato obbligatorio (nonché all'ordinazione delle donne e dei viri probati). E questa non è affatto una novità, tanto che immagino che nessuno si sorprenderà.
Riflettevo però sul significato - ammesso che ve ne sia uno - di questo Anno Sacerdotale.
Partendo dal presupposto che, stando a Gesù e al Concilio Vaticano II, non esistono più sacerdoti, ma presbiteri, e che tutti i credenti sono sacerdoti, vorrei capire cosa siamo inviatati a celebrare e perché.
Brevissima nota teologica: sacerdote significa "mediatore tra l'uomo e Dio". Dato che Gesù ci ha presentato un Padre al quale possiamo rivolgerci personalmente da Figli (da qui la definizione di credenti come "popolo sacerdotale"), non c'è bisogno più né di mediatori né di tempio.
Credo che l'invito, in realtà, sia a celebrare di nuovo l'arroccamento vaticano dietro una ristretta cerchia di "privilegiati", di eletti, tanto anti-evangelica quanto inutile; si tenta di ristabilire la supremazia del clero che avrebbe nelle sue mani il potere di "legare e di sciogliere".
Rafforzare una casta di uomini -spesso falsamente - "eunuchi" che devono amare tutti senza di fatto amare nessuno. Si avvicinano alla donna con fare sospetto o a volte con entusiasmo, per poi svilirla e assoggettarla ai giochi psicologici e religiosi che loro stessi subiscono.
Se il papa, incaponendosi sul NO, afferma "che la questione, in fondo, e' se crediamo che sia possibile e che abbia senso vivere una vita fondata solo e soltanto su una cosa, Dio'' ciò significa che vivere la vita per Dio significa scordare le relazioni interpersonali? O addirittura viverle "con prudenza" senza coinvolgersi troppo? Questo è impensabile e scorretto.
In questo modo si continuano a costruire chierici incapaci, egoisti, immaturi, obbedienti e spiritualmente (oltre che spesso fisicamente, salvo alcune eccezioni) sterili.
Tra l'altro chi stabilisce che vivere una vita fondata su Dio significhi proprio diventare preti di questa istituzione, in questo modo, con queste maledette regole? E il matrimonio è sempre una scelta di serie B...
Forse una soluzione per questo Anno Sacerdotale potrebbe essere tralasciare le stupidaggini della indulgenza che si otterrebbe in questo anno pregando per i preti - secondo un documento vaticano - e rinnovare il nostro impegno appunto come "Popolo Sacerdotale, in fondo è proprio la nostra festa.
Riporto di seguito il testo del documento, affinché ci faccia riflettere e spero prendere le distanze da queste assurdità
Le modalità per l'ottenimento delle indulgenze sono: A) Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al Santissimo Sacramento, esposto alla pubblica adorazione o riposto nel tabernacolo, e, sull'esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l'Indulgenza plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico, e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Ai sacerdoti viene inoltre concessa l'Indulgenza parziale anche applicabile ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e per adempiere santamente agli uffici a loro affidati. B) A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per i sacerdoti della Chiesa, preghiera a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinché li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l'Indulgenza plenaria, purché abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale ed innalzato preghiera secondo l'intenzione del SommoPontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l'Anno Sacerdotale, nel giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito dagli ordinari dei luoghi per l'utilità dei fedeli. Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l'animo distaccato da qualsiasi peccato e con l'intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l'impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l'Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita. E' concessa, infine, l'Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita".
Riflettevo però sul significato - ammesso che ve ne sia uno - di questo Anno Sacerdotale.
Partendo dal presupposto che, stando a Gesù e al Concilio Vaticano II, non esistono più sacerdoti, ma presbiteri, e che tutti i credenti sono sacerdoti, vorrei capire cosa siamo inviatati a celebrare e perché.
Brevissima nota teologica: sacerdote significa "mediatore tra l'uomo e Dio". Dato che Gesù ci ha presentato un Padre al quale possiamo rivolgerci personalmente da Figli (da qui la definizione di credenti come "popolo sacerdotale"), non c'è bisogno più né di mediatori né di tempio.
Credo che l'invito, in realtà, sia a celebrare di nuovo l'arroccamento vaticano dietro una ristretta cerchia di "privilegiati", di eletti, tanto anti-evangelica quanto inutile; si tenta di ristabilire la supremazia del clero che avrebbe nelle sue mani il potere di "legare e di sciogliere".
Rafforzare una casta di uomini -spesso falsamente - "eunuchi" che devono amare tutti senza di fatto amare nessuno. Si avvicinano alla donna con fare sospetto o a volte con entusiasmo, per poi svilirla e assoggettarla ai giochi psicologici e religiosi che loro stessi subiscono.
Se il papa, incaponendosi sul NO, afferma "che la questione, in fondo, e' se crediamo che sia possibile e che abbia senso vivere una vita fondata solo e soltanto su una cosa, Dio'' ciò significa che vivere la vita per Dio significa scordare le relazioni interpersonali? O addirittura viverle "con prudenza" senza coinvolgersi troppo? Questo è impensabile e scorretto.
In questo modo si continuano a costruire chierici incapaci, egoisti, immaturi, obbedienti e spiritualmente (oltre che spesso fisicamente, salvo alcune eccezioni) sterili.
Tra l'altro chi stabilisce che vivere una vita fondata su Dio significhi proprio diventare preti di questa istituzione, in questo modo, con queste maledette regole? E il matrimonio è sempre una scelta di serie B...
Forse una soluzione per questo Anno Sacerdotale potrebbe essere tralasciare le stupidaggini della indulgenza che si otterrebbe in questo anno pregando per i preti - secondo un documento vaticano - e rinnovare il nostro impegno appunto come "Popolo Sacerdotale, in fondo è proprio la nostra festa.
Riporto di seguito il testo del documento, affinché ci faccia riflettere e spero prendere le distanze da queste assurdità
Le modalità per l'ottenimento delle indulgenze sono: A) Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al Santissimo Sacramento, esposto alla pubblica adorazione o riposto nel tabernacolo, e, sull'esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l'Indulgenza plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico, e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Ai sacerdoti viene inoltre concessa l'Indulgenza parziale anche applicabile ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e per adempiere santamente agli uffici a loro affidati. B) A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per i sacerdoti della Chiesa, preghiera a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinché li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l'Indulgenza plenaria, purché abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale ed innalzato preghiera secondo l'intenzione del SommoPontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l'Anno Sacerdotale, nel giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito dagli ordinari dei luoghi per l'utilità dei fedeli. Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l'animo distaccato da qualsiasi peccato e con l'intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l'impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l'Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita. E' concessa, infine, l'Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita".