Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Vorrei riportare qui i vari interventi che si sono susseguiti riguardo al tema in oggetto poiché mi sembra opportuno continuare.
Scrivo qui di seguito nell'ordine i vari messaggi (il più recente sarà in ultimo), così che si possa proseguire questo interessante dibattito.
L'unico modo per tornare a una vera spiritualità è attraverso la libertà. Non quella concessa, ma quella ritrovata o riconquistata.
Vorrei sentire qui il parere dei nostri amici preti sposati.
Quella di uscire per sposarsi è una scelta per la libertà?
Stefania
Carissima Stefi
diverse risposte al tuo quesito da parte mia saranno andate perse. Provo a ricordare qualcosa di queste risposte in merito alla libertà dalla legge del celibato per il matrimonio nell'ambito della chiesa. Nella domanda per ottenere la dispensa dagli obblighi celibatari ho solo messo in evidenza la difficoltà di rapporti col mio vescovo negli anni del postconcilio (anni 70) e la scoperta del valore dell'amore verso Nadia come diritto naturale inderogabile rispetto ad una legge ecclesiastica-umana che non ha fondamento biblico alcuno.
Due sono state le considerazioni che ci hanno guidato nella nostra scelta a lungo meditata: la prima, è stata quella che si è imposta riflettendo sull'essenza del messaggio evangelico: "amatevi come io vi ho amato, da questo conosceranno che..." Il senso della vita già emerge con forza indiscutibile. La seconda, è stata proprio una lunga riflessione sulla libertà di coscienza....Basterebbe ricordarti che uno dei nostri buoni vescovi, in occasione del referendum sulla legge del divorzio, soleva ricordare a noi giovani preti che "da quando gli avevamo promesso obbedienza, la nostra coscienza era lui". Chiaro??!!
Il nostro parere era assai più complesso: La libertà è stata vissuta come risultante di tre componenti: la conoscenza dell'altro\a come processo inesauribile e sorprendente, il sentimento che ci ha fatto sentire parte dell'altra\o, la volontà di stabilire una convivenza di comunione stabile. Dopo 30 anni di questa convivenza non riusciamo a capire come santa madre chiesa veda la donna unita ad unprete come una palla ai piedi d'impedimento, anzichè una moltiplicazione di forze , di aiuto, di accoglienza per una comunità ecclesiale aperta ed ecumenica. Perchè non ammettere accanto ai presbiteri celibi, anche presbiteri uxorati che, tra l'altro, non sarebbero di peso a nessuna chiesa anche dal punto di vista finanziario.
Chino e Nadia
Carissimo Chino,
grazie per aver risposto, almeno tu.
Rispetto moltissimo la scelta di coloro che hanno lasciato per sposarsi, ma non posso non domandarmi se questa sia davvero una scelta per la libertà. Dentro di me avverto una forzatura: per potersi sposare si deve abbandonare il ministero attivo, almeno quello ufficiale incardinato in una diocesi. Forse non è questo il mio concetto di libertà. Faccio una grande fatica, credimi.
Partiamo dal presupposto che il ministero andrebbe totalmente ripensato, e non so quanto questo sarà possibile con i chiari di luna a cui assistiamo... ma è certo che dover necessariamente escludere un aspetto della propria vita non mi sembra una soluzione che aiuti la chiesa a crescere. E non c'è grossa libertà in una realtà che si involve.
Che ne pensi/pensate?
Stefania
La Verità non coincide sempre con la libertà, questo spesso si dimentica ma è parte della grande sfida che è l'aver fede.
La Chiesa si è così modellata seguendo la storia; secondo le grandi personalità, seguendo i tempi,secondo le politiche, secondo un senso comune variabile (si pensi, tanto per rimanerte in tema, che il celibato dei preti è regola ufficiale solo dal XIsec).
La Verità di Cristo è una e sola.
Personalmente non ritengo possibile far collimare queste due realtà, a causa forse di un'eccessiva sfiducia nel genere umano,la finitezza dell'uomo chiuso nei suoi dibattiti teologali oscura ciò che si può vedere solo con il cuore.
Per ora,e ci tengo a sottolineare, per ora, ritengo più opportuno che un prete lasci il ministero quando si accorge di Amare una donna.
Purtroppo spesso la volontà manca e la poca sicurezza del futuro rendono tutto molto più lento e faticoso, ma per una verità umana che ancora non riesce a veder oltre, è bene tener separati questi due aspetti dell'Amare(che è unico).
Lentamente tutto cambierà perchè la storia continua, ma sarà meglio rifletterci nuovamente, sempre in cammino...
Grazie per l'opportunità d'espressione che questo blog crea.
Giulia
Vorrei rispondere alla domanda di Stefania:i preti che lasciano per sposarsi,fanno una scelta di libertà?
Rispondo:nella maggioranza dei casi no,non è una scelta di libertà ma una scelta di coerenza. Se potessero,continuerebbero a fare i preti e ad esercitare il ministero,ma oggi non è possibile data la legge del celibato obbligatorio;quindi,amaramente,per essere coerenti con se stessi dal momento che non hanno il carisma del celibato,
fanno una scelta di vita radicale,rinunciando al ministero sacerdotale per potersi sposare.
E qui sta il grosso problema della Chiesa di oggi:non guarda alla fede ed alla vocazione del sacerdote,alla sua voglia di annunciare Cristo ed il suo Vangelo,ma solo al suo essere celibe o meno.Quindi tanti preti con vocazione han dovuto lasciare
per motivo del celibato imposto,quindi una notevole percentuale in ministero si trascinano nella incoerenza di non poter osservare una norma subita e non scelta. Questi sono poi quelli che ritroviamo nel nostro BLOG:non vogliono lasciare perchè non è facile fare questa scelta,si arrangiano con la donna incontrata facilmente nel ministero e alla resa finale se concludere o no,le dicono:'Ma non sai che io ho una vocazione,non sai che ho una missione da compiere? Il Signore....'.
Quindi,per tornare al quesito iniziale,generalmente i preti lasciano il ministero per sposarsi non liberamente e a malincuore
e lo fanno per un bisogno di coerenza e di autenticità.Meglio cristiani convinti che preti a metà!
Giuseppe Zanon
Scrivo qui di seguito nell'ordine i vari messaggi (il più recente sarà in ultimo), così che si possa proseguire questo interessante dibattito.
L'unico modo per tornare a una vera spiritualità è attraverso la libertà. Non quella concessa, ma quella ritrovata o riconquistata.
Vorrei sentire qui il parere dei nostri amici preti sposati.
Quella di uscire per sposarsi è una scelta per la libertà?
Stefania
Carissima Stefi
diverse risposte al tuo quesito da parte mia saranno andate perse. Provo a ricordare qualcosa di queste risposte in merito alla libertà dalla legge del celibato per il matrimonio nell'ambito della chiesa. Nella domanda per ottenere la dispensa dagli obblighi celibatari ho solo messo in evidenza la difficoltà di rapporti col mio vescovo negli anni del postconcilio (anni 70) e la scoperta del valore dell'amore verso Nadia come diritto naturale inderogabile rispetto ad una legge ecclesiastica-umana che non ha fondamento biblico alcuno.
Due sono state le considerazioni che ci hanno guidato nella nostra scelta a lungo meditata: la prima, è stata quella che si è imposta riflettendo sull'essenza del messaggio evangelico: "amatevi come io vi ho amato, da questo conosceranno che..." Il senso della vita già emerge con forza indiscutibile. La seconda, è stata proprio una lunga riflessione sulla libertà di coscienza....Basterebbe ricordarti che uno dei nostri buoni vescovi, in occasione del referendum sulla legge del divorzio, soleva ricordare a noi giovani preti che "da quando gli avevamo promesso obbedienza, la nostra coscienza era lui". Chiaro??!!
Il nostro parere era assai più complesso: La libertà è stata vissuta come risultante di tre componenti: la conoscenza dell'altro\a come processo inesauribile e sorprendente, il sentimento che ci ha fatto sentire parte dell'altra\o, la volontà di stabilire una convivenza di comunione stabile. Dopo 30 anni di questa convivenza non riusciamo a capire come santa madre chiesa veda la donna unita ad unprete come una palla ai piedi d'impedimento, anzichè una moltiplicazione di forze , di aiuto, di accoglienza per una comunità ecclesiale aperta ed ecumenica. Perchè non ammettere accanto ai presbiteri celibi, anche presbiteri uxorati che, tra l'altro, non sarebbero di peso a nessuna chiesa anche dal punto di vista finanziario.
Chino e Nadia
Carissimo Chino,
grazie per aver risposto, almeno tu.
Rispetto moltissimo la scelta di coloro che hanno lasciato per sposarsi, ma non posso non domandarmi se questa sia davvero una scelta per la libertà. Dentro di me avverto una forzatura: per potersi sposare si deve abbandonare il ministero attivo, almeno quello ufficiale incardinato in una diocesi. Forse non è questo il mio concetto di libertà. Faccio una grande fatica, credimi.
Partiamo dal presupposto che il ministero andrebbe totalmente ripensato, e non so quanto questo sarà possibile con i chiari di luna a cui assistiamo... ma è certo che dover necessariamente escludere un aspetto della propria vita non mi sembra una soluzione che aiuti la chiesa a crescere. E non c'è grossa libertà in una realtà che si involve.
Che ne pensi/pensate?
Stefania
La Verità non coincide sempre con la libertà, questo spesso si dimentica ma è parte della grande sfida che è l'aver fede.
La Chiesa si è così modellata seguendo la storia; secondo le grandi personalità, seguendo i tempi,secondo le politiche, secondo un senso comune variabile (si pensi, tanto per rimanerte in tema, che il celibato dei preti è regola ufficiale solo dal XIsec).
La Verità di Cristo è una e sola.
Personalmente non ritengo possibile far collimare queste due realtà, a causa forse di un'eccessiva sfiducia nel genere umano,la finitezza dell'uomo chiuso nei suoi dibattiti teologali oscura ciò che si può vedere solo con il cuore.
Per ora,e ci tengo a sottolineare, per ora, ritengo più opportuno che un prete lasci il ministero quando si accorge di Amare una donna.
Purtroppo spesso la volontà manca e la poca sicurezza del futuro rendono tutto molto più lento e faticoso, ma per una verità umana che ancora non riesce a veder oltre, è bene tener separati questi due aspetti dell'Amare(che è unico).
Lentamente tutto cambierà perchè la storia continua, ma sarà meglio rifletterci nuovamente, sempre in cammino...
Grazie per l'opportunità d'espressione che questo blog crea.
Giulia
Vorrei rispondere alla domanda di Stefania:i preti che lasciano per sposarsi,fanno una scelta di libertà?
Rispondo:nella maggioranza dei casi no,non è una scelta di libertà ma una scelta di coerenza. Se potessero,continuerebbero a fare i preti e ad esercitare il ministero,ma oggi non è possibile data la legge del celibato obbligatorio;quindi,amaramente,per essere coerenti con se stessi dal momento che non hanno il carisma del celibato,
fanno una scelta di vita radicale,rinunciando al ministero sacerdotale per potersi sposare.
E qui sta il grosso problema della Chiesa di oggi:non guarda alla fede ed alla vocazione del sacerdote,alla sua voglia di annunciare Cristo ed il suo Vangelo,ma solo al suo essere celibe o meno.Quindi tanti preti con vocazione han dovuto lasciare
per motivo del celibato imposto,quindi una notevole percentuale in ministero si trascinano nella incoerenza di non poter osservare una norma subita e non scelta. Questi sono poi quelli che ritroviamo nel nostro BLOG:non vogliono lasciare perchè non è facile fare questa scelta,si arrangiano con la donna incontrata facilmente nel ministero e alla resa finale se concludere o no,le dicono:'Ma non sai che io ho una vocazione,non sai che ho una missione da compiere? Il Signore....'.
Quindi,per tornare al quesito iniziale,generalmente i preti lasciano il ministero per sposarsi non liberamente e a malincuore
e lo fanno per un bisogno di coerenza e di autenticità.Meglio cristiani convinti che preti a metà!
Giuseppe Zanon