Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Stefania » 26 feb 2009, 14:01

Vorrei riportare qui i vari interventi che si sono susseguiti riguardo al tema in oggetto poiché mi sembra opportuno continuare.
Scrivo qui di seguito nell'ordine i vari messaggi (il più recente sarà in ultimo), così che si possa proseguire questo interessante dibattito.


L'unico modo per tornare a una vera spiritualità è attraverso la libertà. Non quella concessa, ma quella ritrovata o riconquistata.
Vorrei sentire qui il parere dei nostri amici preti sposati.
Quella di uscire per sposarsi è una scelta per la libertà?
Stefania


Carissima Stefi
diverse risposte al tuo quesito da parte mia saranno andate perse. Provo a ricordare qualcosa di queste risposte in merito alla libertà dalla legge del celibato per il matrimonio nell'ambito della chiesa. Nella domanda per ottenere la dispensa dagli obblighi celibatari ho solo messo in evidenza la difficoltà di rapporti col mio vescovo negli anni del postconcilio (anni 70) e la scoperta del valore dell'amore verso Nadia come diritto naturale inderogabile rispetto ad una legge ecclesiastica-umana che non ha fondamento biblico alcuno.
Due sono state le considerazioni che ci hanno guidato nella nostra scelta a lungo meditata: la prima, è stata quella che si è imposta riflettendo sull'essenza del messaggio evangelico: "amatevi come io vi ho amato, da questo conosceranno che..." Il senso della vita già emerge con forza indiscutibile. La seconda, è stata proprio una lunga riflessione sulla libertà di coscienza....Basterebbe ricordarti che uno dei nostri buoni vescovi, in occasione del referendum sulla legge del divorzio, soleva ricordare a noi giovani preti che "da quando gli avevamo promesso obbedienza, la nostra coscienza era lui". Chiaro??!!
Il nostro parere era assai più complesso: La libertà è stata vissuta come risultante di tre componenti: la conoscenza dell'altro\a come processo inesauribile e sorprendente, il sentimento che ci ha fatto sentire parte dell'altra\o, la volontà di stabilire una convivenza di comunione stabile. Dopo 30 anni di questa convivenza non riusciamo a capire come santa madre chiesa veda la donna unita ad unprete come una palla ai piedi d'impedimento, anzichè una moltiplicazione di forze , di aiuto, di accoglienza per una comunità ecclesiale aperta ed ecumenica. Perchè non ammettere accanto ai presbiteri celibi, anche presbiteri uxorati che, tra l'altro, non sarebbero di peso a nessuna chiesa anche dal punto di vista finanziario.
Chino e Nadia


Carissimo Chino,
grazie per aver risposto, almeno tu.
Rispetto moltissimo la scelta di coloro che hanno lasciato per sposarsi, ma non posso non domandarmi se questa sia davvero una scelta per la libertà. Dentro di me avverto una forzatura: per potersi sposare si deve abbandonare il ministero attivo, almeno quello ufficiale incardinato in una diocesi. Forse non è questo il mio concetto di libertà. Faccio una grande fatica, credimi.
Partiamo dal presupposto che il ministero andrebbe totalmente ripensato, e non so quanto questo sarà possibile con i chiari di luna a cui assistiamo... ma è certo che dover necessariamente escludere un aspetto della propria vita non mi sembra una soluzione che aiuti la chiesa a crescere. E non c'è grossa libertà in una realtà che si involve.
Che ne pensi/pensate?
Stefania


La Verità non coincide sempre con la libertà, questo spesso si dimentica ma è parte della grande sfida che è l'aver fede.
La Chiesa si è così modellata seguendo la storia; secondo le grandi personalità, seguendo i tempi,secondo le politiche, secondo un senso comune variabile (si pensi, tanto per rimanerte in tema, che il celibato dei preti è regola ufficiale solo dal XIsec).
La Verità di Cristo è una e sola.
Personalmente non ritengo possibile far collimare queste due realtà, a causa forse di un'eccessiva sfiducia nel genere umano,la finitezza dell'uomo chiuso nei suoi dibattiti teologali oscura ciò che si può vedere solo con il cuore.
Per ora,e ci tengo a sottolineare, per ora, ritengo più opportuno che un prete lasci il ministero quando si accorge di Amare una donna.
Purtroppo spesso la volontà manca e la poca sicurezza del futuro rendono tutto molto più lento e faticoso, ma per una verità umana che ancora non riesce a veder oltre, è bene tener separati questi due aspetti dell'Amare(che è unico).
Lentamente tutto cambierà perchè la storia continua, ma sarà meglio rifletterci nuovamente, sempre in cammino...
Grazie per l'opportunità d'espressione che questo blog crea.
Giulia


Vorrei rispondere alla domanda di Stefania:i preti che lasciano per sposarsi,fanno una scelta di libertà?
Rispondo:nella maggioranza dei casi no,non è una scelta di libertà ma una scelta di coerenza. Se potessero,continuerebbero a fare i preti e ad esercitare il ministero,ma oggi non è possibile data la legge del celibato obbligatorio;quindi,amaramente,per essere coerenti con se stessi dal momento che non hanno il carisma del celibato,
fanno una scelta di vita radicale,rinunciando al ministero sacerdotale per potersi sposare.
E qui sta il grosso problema della Chiesa di oggi:non guarda alla fede ed alla vocazione del sacerdote,alla sua voglia di annunciare Cristo ed il suo Vangelo,ma solo al suo essere celibe o meno.Quindi tanti preti con vocazione han dovuto lasciare
per motivo del celibato imposto,quindi una notevole percentuale in ministero si trascinano nella incoerenza di non poter osservare una norma subita e non scelta. Questi sono poi quelli che ritroviamo nel nostro BLOG:non vogliono lasciare perchè non è facile fare questa scelta,si arrangiano con la donna incontrata facilmente nel ministero e alla resa finale se concludere o no,le dicono:'Ma non sai che io ho una vocazione,non sai che ho una missione da compiere? Il Signore....'.
Quindi,per tornare al quesito iniziale,generalmente i preti lasciano il ministero per sposarsi non liberamente e a malincuore
e lo fanno per un bisogno di coerenza e di autenticità.Meglio cristiani convinti che preti a metà!
Giuseppe Zanon
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Stefania » 26 feb 2009, 14:42

Dalle risposte abbiamo capito che lasciare per sposarsi non è una libera scelta. Ma la domada presupponeva un'altra e più sottile sfumatura. "Lascio perché poi sono libero di sposarmi?" "E dopo che mi sono sposato ho acquistato la libertà che desideravo?"
Giuseppe risponde che si lascia più per una questione di coerenza, diciamo una coerenza di sentimenti.
Ma perché scegliere tra "due amori" (il ministero e la propria compagna)? Perché così dice la legge.
Allora faccio una provocazione: libero non è chi riesce a vivere prescindendo dal canone?
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Giulia » 26 feb 2009, 14:53

La libertà è una sensazione, in questo caso, non un dato tangibile.
Come possiamo discutere su un tema così personale e variabile da soggetto a soggetto?
Ogni persona nella propria vita deve fare delle scelte: un uomo che decide di avere una famiglia sa bene che ad un certo punto gli saranno richiesti dei sacrifici ad esempio non potrà uscire tutti i sabati sera con gli amici.
Il punto é che bisogna scegliere e non restare nel limbo!
Un sano discernimento, non influenzato dalle parti, è giusto ed utile ma temporeggiare non serve a nulla, intesisce la situazione e distrugge l'altra parte che è lì ad aspettare...
Giulia
 
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Stefania » 26 feb 2009, 16:21

Carissima Giulia, nella mia esperienza la libertà è un dato tangibile. E la libertà dalla legge lo è ancora di più. Te ne accorgi dallo stesso peso della responsabilità che ti assumi, cioè la libertà di scegliere. E serve indubbiamente coraggio per farlo.
Nel caso dell'uomo sposato, credo che non esca tutti i sabato sera, almeno non da solo, semplicemente per una questione di priorità, cioè dare più importanza alla famiglia, così come nel caso del prete, dovrebbe imparare a dare il giusto spazio alla coppia. Il problema è che i preti spesso non riescono a concepire neanche l'idea della coppia, loro sono stati programmati per restare celibi. Arrivare soltanto a contemplare questa realtà è molto difficile, figuriamoci poi all'idea di cambiare totalmente vita! Il giudizio della famiglia, della gente, l'impossibilità di rivendersi sul piano lavorativo, la paura di un rapporto a due, i condizionamenti dei superiori con le minacce di dannazione eterna... ecc.
Affrontare tutto questo, per soggetti con una personalità complicata dalla deformazione ricevuta, è davvero difficile.
Quel che tu chiami limbo potrebbe essere un momento fertile per i due, un momento in cui costruire il rapporto e prepararsi a eventuali decisioni future, sempre che lui non stia giocando, come spesso fa, putroppo.
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Giulia » 10 mar 2009, 21:01

Condivido molte delle tue parole, sono le stesse che uso anche io ma purtoppo cadono spesso nel vuoto...
Questo blog è molto utile ma mi piacerebbe che a rispondere alle nostre domande ci fossero loro.
Ho letto le varie risposte che ci scambiamo e non posso che condividere in molti casi le sensazioni; la rabbia soffocata, il disagio davanti al mondo, l'incomprensione ma anche la speranza.

Cosa possiamo fare noi quando coloro che dovrebbero agire restano nell'ombra del campanile?
Giulia
 
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi abbadon » 10 mar 2009, 22:47

Un consiglio c'è lo dà il Cristo nel vangelo di Matteo 15:14 "lasciateli stare sono guide cieche....."
Care amiche cercatevi altri uomini che siano liberi e sopratutto non ipocriti.... perchè come dice sempre Gesù : "loro dicono ma non fanno "
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi FedericoBollettin » 11 mar 2009, 13:11

Ciao a tutte e a tutti, mi sono iscritto a questo blog dall'altro giorno e sto cercando di capire come funziona! Faccio parte di quella fetta di preti che dopo poco, soltanto 6 anni di ministero, decidono di sposarsi. Mi considero fortunato anche se il marchio è indelebile e non lo dico nel senso del diritto canonico, ma per il fatto che io credo nella mia vocazione anche se sta mutando forma e probabilmente sta arricchendosi di maggior umanità. Ultimamente ho ricevuto alcune mail da parte di donne innamorate di preti della mia città, Padova, e credo che il fenomeno sia molto diffuso. Ho percepito un insieme di sentimenti, di paure, di pensieri... che creano molta confusione e sofferenza. Quello che voglio dire è che il bello viene dopo il matrimonio o la convivenza, perchè la nostra educazione è stata talmente clerocentrica che ritornano continuamente schemi, difese, caratteristiche che dovevano sostenere una personalità eternamente celibe. Quindi anch'io mi ritrovo nel prete che è molto concentrato su di sè e sulla propria immagine da dare al mondo esterno. Non mancano litigi con mia moglie, da due giorni ci parliamo poco... non accetto di aver sbagliato. Ma tutto questo non è altro che il prezzo da pagare per un percorso di libertà...
Fede
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Paola » 11 mar 2009, 13:31

Ciao e benvenuto Federico!!!
Che bella frase ho letto nel tuo scritto: " Non mancano litigi con mia moglie, da due giorni ci parliamo poco... non accetto di aver sbagliato. Ma tutto questo non è altro che il prezzo da pagare per un percorso di libertà..."
Sì, bella perche sei ritornato all'UMANITA' cioè essere UOMO come ti ha pensato e creato Dio e non un funzionario creato dalle istituzioni.
Non sono daccordo, però, che questo tuo essere umano è il prezzo da pagare per un percorso di libertà. Direi piuttosto che è il semplice divenire umano, cioè uomo fatto di sentimenti a volte contrastanti che ci mettono a confronto con l'altro/a e che ci fanno crescere.
Quindi, ripeto, è un percoso di UMANITA'!!!
Spero di essere stata chiara nel mio pensiero, ma mi premeva mettere in evidenza che ritornare al progetto di Dio per l'uomo è la cosa importante da far capire a tutti.
Paola.
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Stefania » 11 mar 2009, 23:27

Carissimo Federico, spero che questo sia il primo di una lunga serie di interventi. Io conosco la tua storia e ho letto il tuo libro; mi permetto quindi di sollecitarti nel parlarci di quella parte del tuo percorso che riguarda 'il prima', cioè prima di lasciare.
Vedi, questo blog è frequentato al 90% da donne che hanno relazioni con preti ancora in ministero, i quali solitamente vivono la storia con sensi di colpa e difficoltà di ogni genere. Se tu cercassi di spiegarci, ad esempio, cosa scatta dentro la mente di un prete quando sente che la situazione gli sfugge di mano, nel senso che si sta innamorando. Cosa lo spinge alle altalene? Qual è la paura che più di tutte frena il fluire delle emozioni, l'abbandonarsi ad un sentimento? E cosa/chi può aiutare a superare queste resistenze? Grazie per la tua preziosa collaborazione.
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Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi FedericoBollettin » 12 mar 2009, 0:26

Grazie dei vostri "benvenuto"! Vorrei precisare a Paola il senso della frase che ho scritto sopra. Le difficoltà che sto attraversando per vedermi "normale" sono il duro prezzo da pagare se voglio continuare a crescere come uomo, come persona libera e responsabile.
Cosa prova un prete quando si innamora e deve scegliere cosa fare? Vedi Stefania, anche in questa circostanza è la maturità umana della persona in causa a determinare le conseguenze. Anch'io sono stato indeciso, ho riflettuto molto, ho pianto, ho persino pensato di mollare tutti e tutto... Avevo molta paura del giudizio della gente e della reazione dei miei genitori. Il problema è che ero anche bravo, i parrocchiani mi volevano bene perchè vedevano in me una persona sincera, semplice, umana che sapeva anche lanciare provocazioni. Insomma dovevo scegliere tra il successo e la quotidianità di una famiglia. Non ho mai pensato di dover tradire Dio, sicuramente la Chiesa non sarebbe stata contenta di me, ma non ero nè il primo nè l'unico. Del mio ministero mi piaceva stare con la gente, soprattutto con le persone emarginate, parlare in Chiesa di Gesù e di fatti attuali aldilà del rito. In tutte queste cose me la cavavo abbastanza bene, ricevevo riconoscimento e apprezzamenti che servivano ad appagarmi affettivamente. Certo mancava il contatto con l'aspetto fisico, corporeo che si faceva sentire, ma con qualche espediente ho tirato avanti alcuni anni. Dovevo scegliere? Ho pensato anche di poter portare avanti la relazione clandestina per sempre...se avessi trovato una donna disposta a farlo!!! Ho immaginato di poter vivere da fratello e sorella con la donna che amavo e amo...se mi fossi castrato!!!
Non avete idea di quanti pensieri hanno massacrato la mia mente nei mesi caldi! Il fatto era che dovevo prendermi in mano tutta la mia vita, aldilà del ministero. Sarebbe stata disposta la "mia donna" ad aspettarmi? No, lei non voleva aspettarmi, voleva fare il cammino assieme a me perchè ci siamo riscoperti con le stesse ferite, quindi...
Intanto mi fermo qui.
FedericoBollettin
 
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