Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Stefania » 12 mar 2009, 11:54

Federico evidentemente è partito già con un certo vantaggio. Lui amava stare tra la gente, specialmente gli emarginati, e, sappiamo bene, che non per tutti è così. Spesso c'è la carriera di mezzo!
Però possiamo domandarci: non farà anche questo parte di un cliché, dato che poi si ha comunque difficoltà a distanziarsi dalle aspettative degli altri e dal proprio status di chierico?
Cosa c'è nella formazione che costringe a vedere un rapporto d'amore come una limitazione e non come una esperienza di rinnovamento e di crescita?
Avatar utente
Stefania
 
Messaggi: 306
Iscritto il: 2 ott 2008, 22:28

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi mariastella » 13 mar 2009, 13:04

ciao, Federico: Sono Mariastella e ho letto il tuo messaggio, nonchè la recensione del tuo libro che ho intenzione di leggere. Sono perfettamente d'accordo con Stefania e su quello che ti ha "richiesto". Personalmente, visto che i silenzi mi fanno uscire di testa, avrei bisogno di sapere quanto bene ( o male) può fare una donna nella vita di un prete. So che è soggettivo e dipende da tante dinamiche interiori, ma è l'unico modo che attualmente ho per capire bene le cose e per darmi delle risposte da me. Ti ringrazio. A presto
mariastella
 
Messaggi: 13
Iscritto il: 25 feb 2009, 18:22

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi FedericoBollettin » 13 mar 2009, 23:43

Amare una donna e impegnarsi in un rapporto di coppia è molto più difficile che non vivere come celibe, o meglio single. Credo che l'istinto naturale ci spinga a creare legami affettivi stabili, anche se ci limitano nel nostro egoismo. Non possiamo fare quello che vogliamo, ma a volte è meglio così! Passato il momento iniziale dell'innamoramento proseguire in un rapporto di coppia significa intrapprendere un percorso di conoscenza di sè e dell'altro, di cambiamenti e di sorprese. Anche radicali! Credo che molti preti abbiano paura di amare perchè questo comporterebbe una restrutturazione della loro personalità. Anch'io ero soddisfatto quando avevo da una parte la gente che mi apprezzava per il mio ruolo e dall'altra una donna che mi amava in modo speciale. Davo la precedenza agli impegni pastorali e quando riuscivo a ritagliarmi del tempo libero lo trascorrevo con la mia amata, modificando magari i suoi ritmi. Ero io a decidere i momenti in cui trovarci. Le volevo bene ma non sapevo cosa voleva dire amare. Si può forse conoscere l'esperienza dell'amore se lo si vive in clandestinità? La stima della gente è un buon surrogato, mi sentivo realizzato, solamente non vivevo serenamente la mia sessualità. Avendo un rapporto con una donna invece il mio corpo si sentiva più in equilibrio, ma esisteva una forte rottura tra il corpo e la mente, e i sentimenti imbizzarriti. L'educazione ricevuta in Seminario secondo la quale il cuore di un prete non può legarsi ad una sola persona ma deve essere disponibile per tutti rallentava la prese di coscienza ad accettare che avevo bisogno di una donna. Se avessi rotto con lei se ne sarebbe presentata un'altra più avanti! Ho intrappreso una psicoterapia sciolta da categorie cattoliche e mi sono guardato con occhi più "normali". Ecco forse il problema è riuscire a vedersi come un uomo uguale a molti altri. Ancora oggi faccio molta fatica: vorrei avere la parola su tutto, organizzare incontri, essere cercato per consigli e aiuti...
Concludo riprendendo un paio di domande che sicuramente vi sarete poste: "Se mi vuole bene come fa a starmi lontano? Come è possibile che proprio lui che parla d'amore mi faccia questo? " Il vostro uomo vi sta lontano perchè non sa ancora chi è senza il ruolo. Se dovesse togliersi la veste chi sarebbe? Chiedeteglielo! Però dovete chiedervi chi sareste voi senza la continua lotta per "conquistare" un uomo impossibile! Mi spiego... pensando alla mia esperienza e all'incontro con mia moglie, ho capito che entrambi avevamo delle ferite in comune, le abbiamo riconosciute e le stiamo curando. Non ero solo io quello "strano"! Anche mia moglie ha alle spalle un'infanzia difficile. Quindi la svolta è avvenuta quando ci siamo sentiti sullo stesso livello.
Adesso che siamo sposati mi sembra di non aver vissuto la tappa del fidanzamento alla luce del sole, che è molto diverso da quello all'ombra degli sguardi di tutti. Lo dico perchè siamo già una famiglia abbastanza numerosa (in 4) e a volte vorrei godermi un rapporto di coppia fatto di piccole attenzioni che forse ho sperimentato poco mentre eravamo insieme.
Fatemi domande, non perchè abbia le risposte pronte, ma perchè mi aiutate a tirar fuori sentimenti e riflessioni che probabilmente sono presenti nel cuore e nella mente dei vostri uomini. Io non ho mai avuto la faccia da prete, forse per quello avevo successo e forse per questo è stata dura perdere gli applausi!
FedericoBollettin
 
Messaggi: 9
Iscritto il: 9 mar 2009, 16:25

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi ornella » 14 mar 2009, 8:47

Caro Federico e care tutte,
solo due righe mentre mio marito è ancora ricoverato in ospedale, quindi di corsa (questo per chi mi conosce).
Credo che un processo di autocoscienza come il tuo, Federico, sia tramite la psicoterapia sia tramite un guardarsi dentro in profondità fuori dai "ruoli" sociali ed ecclesiastici sia una svolta fondamentale e di sostanza per il volersi più bene, per non sentirsi dei/delle reietti/e, o dei casi limite.
Io sono felicemente sposata da quasi quarant'anni, il mio ministero è quello del matrimonio, ma solitamente non mi manca il tempo per "altro"... e in questo "altro" comprendo anche un servizio stabile o comunitario o via internet per quanto è nelle mie possibilità.
Certo coniugare ministero presbiterale e rapporto di coppia e paternità comporta un profondo mutamento non solo personale, comporta una crescita della chiesa intesa come comunità per uscire dalla nozione infantile che la mostra spesso come dispenser di sacramenti... . Se l'impegno comunitario dei laici e delle laiche fosse maggiormente favorito con un'assunzione di responsabilità diretta nella gestione della comunità e nell'evangelizzazione sarebbe un passo in avanti anche per liberarci dalla visione unilaterale e sacrale del presbitero, e permettergli una vita più serena, con l'intimità indispensabile a costruire e mantenere un rapporto di coppia. Insomma a viversi pienamente la vita al servizio dei fratelli e delle sorelle in Cristo, con un'indipendenza maggiore rispetto all'accentramento, favorito dalla mentalità corrente, che vedo oggi. E chiarirebbe molte situazioni di crisi che si reggono, di fatto, su contatti occasionali, clandestini, asfittici. L'amore, come gli alberi, per crescere ha bisogno di luce del sole, di calore, di gioia di vivere e di viversi. E di dedizione. L'errore che si compie spesso è che si pensa all'amore di coppia come ad un rapporto "esclusivo", sbagliando. Non credo che ci sia rapporto di coppia fecondo che non sia "inclusivo", e come include i figli per i laici e le laiche, include certamente anche la comunità che si serve. Altrimenti significa che ci si ferma sulla soglia: all'innamoramento. E questo forse per un celibe è difficile capirlo. Io non sono contraria al celibato di per se stesso, sono però per la libera scelta di ognuno secondo i suoi carismi e i suoi percorsi di vita. Nessun prete è più santo perché è celibe, e nessuno è "migliore" perché è sposato. Non siamo "esempi", siamo tutti testimoni di quello che crediamo, ma soprattutto con quello che viviamo. E vivere in eterno nell'ambiguità delle non scelte finisce col far male all'altro/a. Non credo perciò che i "frutti" siano buoni.
Quando potrò, leggerò con interesse quanto scrivi, che mi trova assolutamente d'accordo.
Un sororale abbraccio a te e a tua moglie
Ornella
ornella
 
Messaggi: 103
Iscritto il: 4 ott 2008, 18:39

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Stefania » 15 mar 2009, 10:52

Dato che Federico ci ha esortato a fare domande ... approfitterò.
In parte la nostra amica Mariastella già aveva anticipato "il problema". Federico, cos'è il silenzio per un prete che vive una relazione con una donna? Perché in tante occasioni sembra l'unica risposta a un qualcosa che non si ha la forza di accogliere?
Chiedo collaborazione anche agli altri preti sposati che ci seguono, nonché a tutti coloro che ci leggono e magari non hanno mai scritto.
Grazie sin da ora.
Avatar utente
Stefania
 
Messaggi: 306
Iscritto il: 2 ott 2008, 22:28

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi zanon Giuseppe » 15 mar 2009, 12:40

Vorrei rispondere alla domanda di Stefania,fatta più sopra:'Cosa c'è nella formazione che costringe a vedere un rapporto d'amore come una limitazione e non come una esperienza di rinnovamento e di amore?'.
Rispondo:semplicemnte l' ESAGERAZIONE !
L'esagerazione di esaltare un valore a scapito di altri,l'esagerazione di esaltare il celibato come 'Fulgida gemma' della Chiesa cattolica ,dimenticando che ci sono altri valori altrettanto autentici:la fede,le opere,la vocazione,la coerenza...

Il celibato non è tutto e lo dice anche Ornella in forma semplice ed immediata:'Un prete non è più santo perchè è celibe'!
Lo hanno espresso anche Federico nel suo lobro 'Bianco e Nera',lo ha detto con autorità di argomentazioni il teologo tedesco H.J.Vogels 'Celibato:dono,non obbligo'.Lo dicono tutti gli interventi dei preti sposati che con una sofferta esperienza personale,han dovuto riscoprire gli autentici valori evangelici,quelli del 'sì sì,no no' ,con rifiuto alle esagerazioni ed alle mistificazioni.

Nessuno mette in discussione i valori del celibato,di una offerta totale a Dio della propria vita,ma i valori indicati dal Vangelo sono anche altri:la fede con le relative opere,il matrimonio con i relativi impegni e favori,la coerenza di quanto si pensa e di quanto si opera.

Nei seminari,specialmente prima degli anni '60,nella formazione religiosa impartita,i grandi valori erano soprattutto quelli attinenti al celibato,e la fulgida gemma oscurarva col suo luccichio ogni altra cosa;la donna ed il matrimonio erano una deviazione da combattere come tentazione.

Ci siamo cresciuti in quel clima,ci sono cresciuto e quanta fatica ad uscirne;per fortuna ho trovato una compagna che mi ha aiutato in questo.

Logica la risposta, allora,alla tua domanda Stefania:in seminario veniva impartita una formazione che ancora oggi'.....
costringe a vedere un rapporto d'amore come una limitazione e non come una esperienza di rinnovamento e di crescita !
Giuseppe Zanon
zanon Giuseppe
 

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi FedericoBollettin » 15 mar 2009, 18:13

Il silenzio era per me una strategia, una forma di difesa, un modo per non "rompere le acque" e dare ascolto e vita ai miei reali bisogni. Non avendo strumenti in grado di gestire situazioni nuove, di cambiamento, il silenzio (esteriore) rimane l'antidoto per un quieto vivere che poi non lo è! Basterebbe a volte esercitarsi a respirare profondamente per sciogliere quei nodi che ci impediscono di parlare. Scommetto che chi sta in silenzio (cioè non parla mai di sè in termini profondi) è molto attivo, a livello pastorale. Lo dico perchè anch'io riempivo le occasioni per ascoltarmi e parlare di me... con mille impegni. Ho anche pensato che una donna non avrebbe mai potuto capirmi perchè non aveva vissuto quello che avevo vissuto io, quindi meglio tacere! Inoltre credevo che non potesse nemmeno immaginare le grandi soddisfazioni che ricevevo nel guidare il popolo di Dio... A volte non riuscivo a trovare le parole giuste per esprimere quello che provavo, abituato com'ero a dover dare risposte esatte perfino su Dio! Certo, ma queste motivazioni, alla luce della mia vita attuale, mi appaiono talmente ridicole difronte alle questioni reali e quotidiane della vita. Credevo di convertire qualcuno con le mie omelie? Ripeto, non per sminuire il carisma del celibato, ma accettare di amare una donna significa accettare di essere "normali", anzi di finire per essere comandato!!! Scherzo, è una battuta! Essere comandati no, ma collaborare alla pari sì. L'educazione clericale non educa alla condivisione, di spazi prima di tutto, e poi anche di tempi e di scelte, perchè, come ogni organizzazione di potere, guarda alla produttività e all'efficenza: da soli si fa di più e più in fretta! Ritornando al discorso del silenzio come risposta o non-risposta...penso sia un problema che riguarda la struttura di una persona, aldilà della storia d'amore. Uno sta zitto difronte alla donna che ama così come sta zitto difronte al superiore che gli ordina un grosso sacrificio inutile. Silenzio come obbedienza a una regola che non ammette casi particolari.
FedericoBollettin
 
Messaggi: 9
Iscritto il: 9 mar 2009, 16:25

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi Stefania » 15 mar 2009, 20:23

Grazie Giuseppe, Grazie Federico.
Mi sono riferita al silenzio come via di fuga, della serie "se parlassi direi/farei qualcosa di cui potrei pentirmi, allora rimango fermo e zitto". Questo è il vissuto di molte di noi. E c'è più aggressività nel silenzio o nell'immobilità che in una sfilza di parolacce!
Il silenzio inchioda l'altro dentro se stesso, lo costringe a contorcersi senza fine cercando la risposta plausibile tra le mille che gli vengono in mente, ma senza venirne a capo.
E un vero perché non c'è mai. Non ci può essere una valida ragione per lasciare un altro in sospeso, senza spiegazioni, senza certezze, spesso senza speranze.
Nascondersi dietro gli impegni, dietro il ruolo, dietro la vergogna, dietro il "dobbiamo essere come fratello e sorella", è un atto di codardia e di violenza.
Per quanto io mi arrabbi moltissimo con le donne che stanno decine di anni ad aspettare "un qualche segno", devo riconoscere che il silenzio utilizzato in questo modo arricchisce la figura del prete di quel vago senso di mistero, di assoluto, che poi è proprio della sacralità che lui stesso si riconosce.
Invece è una balla, una grande e dolorosa balla.
E allora, le donne che ci leggono come fanno a capire che è il caso di smettere di aspettare? Qual è il confine tra il rispetto dei suoi tempi e l'illusione?
Avatar utente
Stefania
 
Messaggi: 306
Iscritto il: 2 ott 2008, 22:28

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi marina » 15 mar 2009, 23:46

Non capisco come si possa ancora parlare di celibato come di offerta totale della propria vita a Dio e della relazione di coppia come di un residuo di egocentrismo che alcuni non riescono ad abbandonare,che ci porta a tenerci un pezzetto della nostra vita per noi. Come se l'amore di coppia fosse in rivalità con l'amore per Dio e come se amare in modo elettivo una persona non fosse uno dei vari modi,diversi ma equivalenti, di amare Dio attraverso l'amore e la cura per la vita. Le parole che sfuggono ci rivelano a volte i retaggi di una cultura che pensiamo di aver superato.
marina
 
Messaggi: 2
Iscritto il: 30 gen 2009, 21:35

Re: Lasciare il ministero: una scelta per la libertà?

Messaggiodi abbadon » 16 mar 2009, 0:32

Le trasgressioni di natura sessuale da parte del clero, che un vescovo luterano ha definito “un problema nascosto da generazioni”, stanno ormai venendo alla luce. Ma come osserva il Los Angeles Times, questo ha portato anche a “imbarazzanti ammissioni pubbliche e costosi procedimenti legali che hanno mandato in fallimento diverse chiese”. Il Times riferisce che secondo le agenzie di assicurazione si stanno attualmente dibattendo nei tribunali ben 2.000 casi di abusi sessuali in cui sono coinvolti esponenti del clero.
È anche degno di nota il fatto che alcuni degli ecclesiastici maggiormente coinvolti sono cattolici. A. W. Richard Sipe, psicoterapeuta ed ex monaco benedettino, ha intervistato 1.000 sacerdoti e 500 altri uomini e donne, molti dei quali hanno ammesso di aver avuto contatti sessuali con ecclesiastici. La rivista Time riferisce che, secondo Sipe, circa metà dei 53.000 sacerdoti cattolici degli Stati Uniti infrangono il voto di celibato. Secondo Sipe, circa il 28 per cento dei sacerdoti hanno relazioni con donne, mentre un altro 10-13 per cento d’essi hanno rapporti sessuali con uomini adulti e il 6 per cento soddisfa le proprie voglie con bambini, di solito maschietti. Negli ultimi 6 anni le autorità cattoliche hanno dovuto sborsare a titolo di risarcimento, in oltre 100 casi di abuso da parte di ecclesiastici, dai 100 ai 300 milioni di dollari.
Molti ritengono che gran parte di questi problemi sarebbero eliminati se i sacerdoti potessero sposarsi. Forse alcuni saranno sorpresi di sapere che in nessun luogo la Bibbia proibisce ai ministri cristiani di sposarsi. Ma la Chiesa Cattolica proibisce ai sacerdoti di sposarsi dal XII secolo. È interessante notare che, parlando della grande apostasia dalla vera adorazione che si sarebbe verificata dopo la morte degli apostoli, Paolo scrisse che “alcuni si allontaneranno dalla fede, prestando attenzione a ingannevoli espressioni ispirate e a insegnamenti di demoni, mediante l’ipocrisia di uomini che diranno menzogne, . . . i quali proibiranno di sposarsi”. — 1 Timoteo 4:1-3.
abbadon
 
Messaggi: 5
Iscritto il: 24 feb 2009, 1:56

PrecedenteProssimo

Torna a CELIBATO OBBLIGATORIO: LA DURA LEGGE CHE VIETA L'AMORE - Una legge disumana e antievangelica

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 52 ospiti

cron