HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi Stefania » 10 feb 2009, 21:06

In questi giorni il famoso teologo Hans Kueng ha rilasciato due interviste, una su La Repubblica del 7 febbraio e l'altra durante la trasmissione televisiva "Mezzora", condotta dalla giornalista Lucia Annunziata.
In entrambi i frangenti ha evidenziato molti punti nodali che mi piacerebbe commentare con voi. In questo post incollerò la prima intervista. L'altra la trovate sul sito Il Dialogo, unitamente al file audio.


Una riflessione sulla Chiesa Cattolica del più grande teologo vivente
Un intervento del teologo Hans Küng

di Hans Küng
in "la Repubblica" del 7 febbraio 2009


In brevissimo tempo, il neo-eletto presidente Barack Obama è riuscito a far riemergere gli Stati Uniti da un clima depresso da Controriforma. La sua è una visione di speranza, resa credibile dal cambiamento di rotta della politica interna ed estera degli Stati Uniti.
Nella Chiesa cattolica le cose stanno diversamente. L´atmosfera è opprimente, il blocco di ogni riforma paralizzante. A quasi quattro anni dall’elezione di Benedetto XVI, molti lo vedono come un altro George W. Bush. E il fatto che abbia voluto celebrare il suo 81° compleanno alla Casa Bianca non è una coincidenza.
Sia Bush che il papa sono irriducibili in materia di controllo delle nascite e di interruzione della gravidanza, autocratici, avversi a qualunque seria riforma. Hanno esercitato le rispettive cariche senza alcuna trasparenza, imponendo restrizioni alle libertà e ai diritti umani. Al pari di Bush durante il suo periodo di governo, anche Benedetto XVI ha subito un crescente calo di consensi, tanto che molti cattolici non si aspettano ormai più nulla da lui.
Il peggio è arrivato con la recente revoca della scomunica di quattro vescovi tradizionalisti, a suo tempo consacrati illegalmente, al di fuori dell’autorità pontificia: una decisione che ha confermato tutti i timori sorti al momento dell’elezione di Benedetto XVI. Il 4 febbraio, dopo la levata di scudi globale suscitata da quella decisione, il Vaticano ha annunciato di aver chiesto al più contestato dei quattro vescovi, il britannico Williamson, di prendere le distanze dalla sua notoria negazione dell’Olocausto, come condizione per poter essere reintegrato a pieno titolo come vescovo della Chiesa Cattolica Romana.
Ma al di là di questa mossa conciliatoria, sembra evidente che il papa tenda a favorire chi continua a respingere la libertà di religione affermata dal secondo Concilio ecumenico del Vaticano (noto come Vaticano II), e a rifiutare il dialogo con le altre Chiese, la riconciliazione col giudaismo, la stima e il rispetto verso l’Islam e le altre religioni mondiali, la riforma della liturgia.
In nome della «riconciliazione» con un ristrettissimo gruppo di tradizionalisti reazionari, questo papa rischia di perdere la fiducia di milioni di cattolici del mondo intero rimasti fedeli al Concilio Vaticano II. E il fatto che a farlo sia un papa tedesco peggiora ulteriormente le cose. Le scuse tardive non risolvono nulla.
Eppure, per Benedetto XVI un cambiamento di rotta comporterebbe difficoltà assai minori di quelle che deve affrontare il presidente degli Stati Uniti. Il papa non ha bisogno di fare i conti con il potere legislativo di un Congresso, né con quello giudiziario di una Suprema corte. È il capo assoluto di un governo, legislatore e giudice supremo della Chiesa. Se lo volesse, potrebbe autorizzare da un giorno all’altro la contraccezione, il matrimonio dei preti, l´ordinazione delle donne e la condivisione dell’Eucaristia con le Chiese protestanti.
Cosa farebbe un papa che decida di agire nello stesso spirito di Barack Obama? Ammetterebbe senza mezzi termini la crisi profonda in cui versa la Chiesa cattolica, e identificherebbe i nodi centrali del problema: la mancanza di preti in molte congregazioni; la crisi delle vocazioni al ministero; il latente collasso di antiche strutture pastorali in seguito a impopolari fusioni di parrocchie.
Proclamerebbe una visione di speranza: quella di una Chiesa rinnovata, di una ritrovata vitalità dell’ecumenismo e di un’intesa con gli Ebrei, i Musulmani e le altre religioni mondiali, di un atteggiamento positivo nei confronti della scienza moderna.
Si circonderebbe di personalità capaci, non di «yesman» ma di spiriti indipendenti, coadiuvati da esperti competenti e impavidi.
Avvierebbe immediatamente, per decreto, le misure per l´attuazione delle più importanti riforme.
Convocherebbe un Concilio ecumenico per promuovere un nuovo corso.
Ma nella realtà dei fatti, il contrasto tra i due è deprimente.
Mentre il presidente Barack Obama, col sostegno del mondo intero, si mostra aperto alla gente e al futuro e guarda in avanti, questo papa rivolge gli occhi al passato, si ispira agli ideali della Chiesa medievale, vede la Riforma con scetticismo e mantiene un atteggiamento ambiguo nei confronti dei diritti e delle libertà moderne.
Mentre il presidente Obama si adopera per una nuova collaborazione con i partner e gli alleati, il papa Benedetto XVI è ingabbiato, non diversamente da George W. Bush, in una concezione che lo porta a dividere il mondo in amici e nemici. E mortifica i fratelli cristiani delle Chiese protestanti rifiutando di riconoscere come Chiese le loro comunità. I rapporti con i musulmani non sono andati al di là di una confessione di «dialogo»; e quelli con gli ebrei sono profondamente incrinati.
Il presidente Obama irradia speranza, promuove attività civiche e fa appello a una nuova «era della responsabilità»; mentre il papa Benedetto XVI rimane prigioniero dei suoi timori, e vorrebbe stabilire un’«era della restaurazione», limitando quanto più possibile le libertà delle persone.
A differenza di Obama, che si lancia all’offensiva con audaci iniziative di riforma fondate sulla costituzione e sulla grande tradizione del suo Paese, il papa Benedetto XVI interpreta i decreti del Concilio riformista del 1962- '65 nel senso più retrogrado, con lo sguardo rivolto al Concilio conservatore del 1870.
Ma dato che Benedetto XVI non è Obama, per l´immediato futuro dobbiamo poter contare su un episcopato che non passi sotto silenzio gli evidenti problemi della Chiesa, ma ne parli apertamente e li affronti con energia a livello diocesano; e inoltre abbiamo bisogno di teologi pronti a collaborare attivamente a una visione della nostra Chiesa per il futuro, senza timore di dire e di scrivere la verità; di pastori capaci di assumersi arditamente le loro responsabilità, protestando al tempo stesso contro gli eccessivi oneri derivanti dalle fusioni di molte parrocchie; e infine di donne capaci di usare con fiducia ogni possibilità di esercitare la propria influenza.
Ma tutto questo è davvero possibile? La risposta è sì. «Yes, we can».


Traduzione di Elisabetta Horvat
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi enrico » 11 feb 2009, 0:35

Circa seimila sono i sacerdoti che attendono dal Vaticano la “dispensa” per ritornare allo stato laicale o per sposarsi: questa la stima fatta da “Vocatio”, un movimento di ex-sacerdoti ed ex-suore. Protestando sulla posizione della Chiesa Cattolica riguardo al celibato sacerdotale, il presidente di “Vocatio”, il teologo Gianni Gennari, ha detto che “si tratta soltanto di una legge storica della Chiesa latina”, riferisce Stampa Sera del 6 maggio 1985. Secondo lo stesso quotidiano, tempo fa il teologo tedesco Hans Küng avrebbe detto: “C’è da osservare in molti Paesi una catastrofica mancanza di preti. Si profila minaccioso un crollo della cura delle anime, come non l’abbiamo vissuto negli ultimi secoli. Per questo è urgente e necessaria una riforma nella formazione dei preti. Gli sposati dovrebbero essere ammessi al ministero sacerdotale”.
Secondo un articolo dell’ENI Bulletin, “la Chiesa Cattolica Romana sta perdendo molta manodopera qualificata in seguito alla sua insistenza sul celibato sacerdotale obbligatorio”. Al IV Congresso Internazionale dei Preti Sposati, che si è tenuto a Brasília, è stato detto che in tutto il mondo 100.000 sacerdoti cattolici hanno lasciato il sacerdozio e rinunciato al celibato. Secondo l’ex sacerdote Jorge Ponciano Ribeiro, ora docente presso l’Università di Brasília, 1 sacerdote su 5 avrebbe lasciato il sacerdozio per sposarsi. Solo in Brasile ci sono 3.500 sacerdoti sposati. Ribeiro ha detto: “Il celibato obbligatorio è stato introdotto per evitare problemi tra la Chiesa e gli eredi dei sacerdoti, e non perché la parola di Dio viene meglio divulgata da chi non mantiene relazioni coniugali”. L’annuncio del Vaticano che i preti anglicani potranno diventare sacerdoti cattolici ha fatto piacere agli anglicani che si sono staccati dalla Chiesa Episcopale. Una ragione è stata che il Vaticano ha deciso di permettere ai preti anglicani sposati che si convertono al cattolicesimo di diventare sacerdoti cattolici e rimanere sposati, se qualificati sotto altri aspetti. I preti anglicani celibi che si convertono dovranno rimanere celibi, e nessun prete sposato potrà diventare vescovo.

Questa decisione, però, ha suscitato perplessità. Molti cattolici ritengono che sia ingiusto, o come minimo incoerente, accettare i preti anglicani sposati ma non permettere ai sacerdoti cattolici che vogliono sposarsi di rimanere sacerdoti. Fanno notare la crescente carenza di sacerdoti e sostengono che una delle ragioni principali di tale fenomeno sia la diffusa opposizione al celibato obbligatorio.

Ma è proprio inevitabile che esista questo problema? No, poiché la Parola di Dio, secondo la Bibbia cattolica dell’abate Ricciotti, afferma: “Ma il vescovo bisogna che sia irreprensibile; marito di una sola donna, . . . della propria casa buon direttore e tenga i figliuoli così da essere subordinati con perfetta condotta”. (I Tim. 3:2, 4) Perciò la Bibbia autorizza anche i “vescovi” a sposarsi e ad avere figli. Può una legge umana che va esplicitamente contro la Parola di Dio ricevere la Sua benedizione?
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi Stefania » 12 feb 2009, 10:29

Riprendo uno stralcio dell'intervista:
"Eppure, per Benedetto XVI un cambiamento di rotta comporterebbe difficoltà assai minori di quelle che deve affrontare il presidente degli Stati Uniti. Il papa non ha bisogno di fare i conti con il potere legislativo di un Congresso, né con quello giudiziario di una Suprema corte. È il capo assoluto di un governo, legislatore e giudice supremo della Chiesa. Se lo volesse, potrebbe autorizzare da un giorno all’altro la contraccezione, il matrimonio dei preti, l´ordinazione delle donne e la condivisione dell’Eucaristia con le Chiese protestanti."
C'è una precisa e ovvia ragione, al di là di quelle pseudo-ufficiali, per cui questa istituzione "farà fatica" ad apportare i cambiamenti che il teologo ha citato: se dicesse "ho sbagliato", verrebbe meno la sua presunta infallibilità e la gente sarebbe ovviamente portata a non "obbedire" ai dettami perché avrebbe sempre il dubbio che possa sbagliare di nuovo.
Pensate a tutti quei poveracci che, per seguire pedissequamente le regole imposte dal magistero, hanno vissuto una vita piena di difficoltà, ma soprattutto non si sono mai sentiti liberi di agire in coscienza. Se domani scoprissero che in fondo al Signore di certe cose non è mai interessato niente e che gli sforzi e le rinunce che hanno compiuto erano sovrastrutture postume di un'istituzione matrigna... come potrebbero reagire?
E tutti i preti che hanno lasciato per sposarsi, spesso richiedendo una dispensa rilasciata a patto che si dichiarasse la non piena volontà di essere ordinati o la non completa abilità (che è anche peggio)?
E invece quei preti che hanno rinunciato all'amore di/per una donna, convinti del fatto che fosse una situazione peccaminosa?
Come potranno essere sanati e guariti tutti questi cuori?
Quel che posso augurarmi con tutto il cuore è che sempre meno persone scelgano di osservare certe regole ingiuste e decidano di vivere con gioia, ignorando tutto ciò che va contro la propria libertà di discernimento, che poi è la ragione per cui Gesù è stato messo a morte.
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi enrico » 12 feb 2009, 22:25

Cara Stefania interessante la tua trattazione; ma volevo solo aggiungere che quei " poveracci" come tu scrivi se avessero letto per intero la Bibbia avrebbero trovato scritto che il Signore a fatto mettere per iscritto che:“A causa del prevalere della fornicazione”, dice la Bibbia, “è meglio sposarsi che essere infiammati dalla passione”. (1 Corinti 7:2, 9) Nonostante questo saggio consiglio, molti ecclesiastici sono costretti a rimanere celibi. “Il voto del celibato non viene infranto”, spiega Nino Lo Bello in un suo libro, “se un sacerdote, un monaco o una suora hanno rapporti sessuali. . . . Perché i rapporti sessuali siano perdonati è sufficiente confessarli con sincerità, mentre la Chiesa non può proprio riconoscere il matrimonio di un sacerdote”. (The Vatican Papers) Questo insegnamento ha prodotto frutti buoni o cattivi? — Matteo 7:15-19.
Senza dubbio molti sacerdoti conducono una vita moralmente casta, ma tanti no. Secondo l’aggiornamento del 1992 dell’Encyclopædia Britannica, “la Chiesa Cattolica avrebbe pagato 300 milioni di dollari a titolo di risarcimento per abusi sessuali commessi da ecclesiastici”. (1992 Britannica Book of the Year) L’edizione del 1994 diceva: “La morte di alcuni ecclesiastici per AIDS ha rivelato la presenza di preti gay e il fatto che un numero particolarmente elevato di . . . gay è attratto dal sacerdozio”. Non sorprende che la Bibbia dichiari che ‘proibire di sposarsi’ è ‘un insegnamento dei demoni’. (1 Timoteo 4:1-3) “Agli occhi di alcuni storici”, scrive Peter de Rosa nel suo libro Vicari di Cristo, il celibato ecclesiastico “ha probabilmente provocato più danni alla morale di qualsiasi altra istituzione dell’Occidente, prostituzione compresa. . . . [È stato] molto spesso una macchia sul nome del Cristianesimo. . . . L’obbligo al celibato ha da sempre favorito l’ipocrisia nelle file del clero. Un sacerdote . . . può sbagliare mille volte, ma le leggi canoniche gli proibiscono di sposarsi anche una volta sola”.
“La controversia sul celibato nella Chiesa Cattolica è una delle principali sfide che si presentano al sacerdozio”, riferisce la rivista Veja. “Nel 1970, risultava che i sacerdoti che avevano abbandonato l’abito talare per sposarsi erano 10.000. Oggi sono 120.000, dodici volte tanti. In Brasile il numero dei sacerdoti che hanno preso questa decisione è aumentato di 20 volte nello stesso periodo”. Benché il celibato ecclesiastico non trovi nessun sostegno nelle Scritture, i capi della Chiesa Cattolica difendono il celibato sostenendo che permette al sacerdote di “prestare più attenzione a Dio” e di concentrarsi sul suo ministero. “Ma le vere ragioni del celibato sono molto più terrene”, dice Veja. “L’idea sorse nel Medioevo per salvaguardare il patrimonio materiale della chiesa, evitando che terre e beni andassero ai discendenti”.Questo è il vero motivo....! Ciao a presto!
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi Stefania » 17 feb 2009, 19:12

Non mi piace parlare né sentir parlare di "perdono dei rapporti sessuali". Non mi piace neanche il versetto che spesso si sceglie per perorare la causa dell'abolizione del celibato obbligatorio "Meglio sposarsi che ardere", cioè come a scegliere tra due mali quello minore.
L'unico modo per tornare a una vera spiritualità è attraverso la libertà. Non quella concessa, ma quella ritrovata o riconquistata.
Vorrei sentire qui il parere dei nostri amici preti sposati.
Quella di uscire per sposarsi è una scelta per la libertà?
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi enrico » 19 feb 2009, 8:41

Carissima Stefania, nei tuoi interventi citi spesso il Cristo come modello per i cristiani, ma non dimentichiamoci che il Cristo stesso disse quanto seguein Matteo 5:27,28." Avete udito che fu detto: ‘Non devi commettere adulterio’. Ma io vi dico che chiunque continua a guardare una donna in modo da provare passione per lei ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Non facciamo dire alle sacre scritture quello che non dicono in quanto è molto pericoloso in quanto nel libro dell'Apocalisse troviamo scritto quanto segue:“Io rendo testimonianza a chiunque ode le parole della profezia di questo rotolo: Se qualcuno fa un’aggiunta a queste cose, Dio gli aggiungerà le piaghe che sono scritte in questo rotolo;  e se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del rotolo di questa profezia, Dio toglierà la sua parte dagli alberi della vita e dalla città santa, cose che sono scritte in questo rotolo. Ciao a presto
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi Stefania » 19 feb 2009, 10:55

Finalmente abbiamo capito che anche il nostro amico Enrico è legato al Dio che proibisce, al Dio che castiga, ad una visione del corpo e del sesso che non appartiene alla mente di Dio e al suo progetto creativo, ancora in atto.
Non ho paura delle scritture, e non ho paura degli anatemi. Non ho paura di Dio. Ho paura che ci siano molti altri come te che continuano a spaventare la gente con idiozie da medioevo.
Dio non toglie, non ha mai tolto, non toglierà mai. Sono gli uomini della religione che hanno tolto e TI hanno tolto la lucidità per vederlo così come è.
Tu ti professi contro il celibato obbligatorio, ma non perché lo ritieni ingiusto e contrario alla natura dell'uomo e quella del servizio presbiterale, tu pensi che se un prete si sposa è meglio perché almeno non commette altri PECCATI SESSUALI.
Ti consiglio di frequentare altri blog, qui non troverai ciò che cerchi.
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi chino » 22 feb 2009, 20:14

Carissima Stefi
diverse risposte al tuo quesito da parte mia saranno andate perse. Provo a ricordare qualcosa di queste risposte in merito alla libertà dalla legge del celibato per il matrimonio nell'ambito della chiesa. Nella domanda per ottenere la dispensa dagli obblighi celibatari ho solo messo in evidenza la difficoltà di rapporti col mio vescovo negli anni del postconcilio (anni 70) e la scoperta del valore dell'amore verso Nadia come diritto naturale inderogabile rispetto ad una legge ecclesiastica-umana che non ha fondamento biblico alcuno.
Due sono state le considerazioni che ci hanno guidato nella nostra scelta a lungo meditata: la prima, è stata quella che si è imposta riflettendo sull'essenza del messaggio evangelico: "amatevi come io vi ho amato, da questo conosceranno che..." Il senso della vita già emerge con forza indiscutibile. La seconda, è stata proprio una lunga riflessione sulla libertà di coscienza....Basterebbe ricordarti che uno dei nostri buoni vescovi, in occasione del referendum sulla legge del divorzio, soleva ricordare a noi giovani preti che "da quando gli avevamo promesso obbedienza, la nostra coscienza era lui". Chiaro??!!
Il nostro parere era assai più complesso: La libertà è stata vissuta come risultante di tre componenti: la conoscenza dell'altro\a come processo inesauribile e sorprendente, il sentimento che ci ha fatto sentire parte dell'altra\o, la volontà di stabilire una convivenza di comunione stabile. Dopo 30 anni di questa convivenza non riusciamo a capire come santa madre chiesa veda la donna unita ad unprete come una palla ai piedi d'impedimento, anzichè una moltiplicazione di forze , di aiuto, di accoglienza per una comunità ecclesiale aperta ed ecumenica. Perchè non ammettere accanto ai presbiteri celibi, anche presbiteri uxorati che, tra l'altro, non sarebbero di peso a nessuna chiesa anche dal punto di vista finanziario. Chino e Nadia
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Re: HANS KUENG, teologo - la crisi della chiesa

Messaggiodi Stefania » 23 feb 2009, 11:17

Carissimo Chino,
grazie per aver risposto, almeno tu.
Rispetto moltissimo la scelta di coloro che hanno lasciato per sposarsi, ma non posso non domandarmi se questa sia davvero una scelta per la libertà. Dentro di me avverto una forzatura: per potersi sposare si deve abbandonare il ministero attivo, almeno quello ufficiale incardinato in una diocesi. Forse non è questo il mio concetto di libertà. Faccio una grande fatica, credimi.
Partiamo dal presupposto che il ministero andrebbe totalmente ripensato, e non so quanto questo sarà possibile con i chiari di luna a cui assistiamo... ma è certo che dover necessariamente escludere un aspetto della propria vita non mi sembra una soluzione che aiuti la chiesa a crescere. E non c'è grossa libertà in una realtà che si involve.
Che ne pensi/pensate?
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Re: ad ultima risp di Nadia

Messaggiodi Giulia » 23 feb 2009, 20:18

La Verità non coincide sempre con la libertà, questo spesso si dimentica ma è parte della grande sfida che è l'aver fede.

La Chiesa si è così modellata seguendo la storia; secondo le grandi personalità, seguendo i tempi,secondo le politiche, secondo un senso comune variabile (si pensi, tanto per rimanerte in tema, che il celibato dei preti è regola ufficiale solo dal XIsec).
La Verità di Cristo è una e sola.
Personalmente non ritengo possibile far collimare queste due realtà, a causa forse di un'eccessiva sfiducia nel genere umano,la finitezza dell'uomo chiuso nei suoi dibattiti teologali oscura ciò che si può vedere solo con il cuore.
Per ora,e ci tengo a sottolineare, per ora, ritengo più opportuno che un prete lasci il ministero quando si accorge di Amare una donna.
Purtroppo spesso la volontà manca e la poca sicurezza del futuro rendono tutto molto più lento e faticoso, ma per una verità umana che ancora non riesce a veder oltre, è bene tener separati questi due aspetti dell'Amare(che è unico).
Lentamente tutto cambierà perchè la storia continua, ma sarà meglio rifletterci nuovamente, sempre in cammino...

Grazie per l'opportunità d'espressione che questo blog crea.
Giulia
 
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