"CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL MONDO

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi Stefania » 15 mar 2012, 19:33

Il celibato OBBLIGATORIO dei preti è la causa di un rapporto distorto con la sessualità?

Riportiamo di seguito l’articolo di Hans Kung sui tragici fatti emersi in tema di pedofilia nella chiesa e sul rapporto tra questi e l’ostinata difesa del celibato OBBLIGATORIO per tutti i sacerdoti.
di Hans Küng

Le Monde, 5 marzo 2010 * (traduzione dal francese: http://www.finesettimana.org)

I numerosi abusi sessuali che dei membri del clero cattolico hanno commesso su bambini e adolescenti, dagli Stati Uniti alla Germania, passando per l’Irlanda, non portano alla Chiesa cattolica solo un danno di immagine. Sono anche rivelatori della crisi profonda in cui essa si sta dibattendo.
Per la Conferenza episcopale tedesca ha preso pubblicamente posizione il suo presidente, l’arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch. Il fatto che abbia definito questi casi di abusi sessuali dei “crimini odiosi”e che, di conseguenza, nella sua dichiarazione del 25 febbraio, la Conferenza episcopale tedesca abbia chiesto perdono a tutte le vittime, è certo un primo passo in direzione di un ritorno all’ordine; ma dovrebbe essere seguito da altri passi. La dichiarazione di mons. Zollitsch comporta almeno tre gravi errori di valutazione che bisogna denunciare.

Prima affermazione: gli abusi sessuali dovuti a dei preti non hanno niente a che vedere con il celibato. Obiezione! È certo incontestabile che questo genere di scandali avviene anche in famiglie, scuole, associazioni e anche all’interno di Chiese in cui la regola del celibato dei preti non esiste. Ma perché il fenomeno è così diffuso proprio nelle Chiese cattoliche dirette da uomini non sposati? Beninteso, queste devianze non sono esclusivamente dovute al celibato.

Ma esso è strutturalmente l’espressione più rilevante della relazione distorta che la gerarchia cattolica ha con la sessualità, la stessa che determina il suo rapporto con il problema della contraccezione e molti altri. Eppure basta aprire il Nuovo Testamento: se Gesù e Paolo hanno preferito, a titolo esemplare, non sposarsi per restare a servizio dell’umanità, non per questo non hanno lasciato all’individuo una libertà di scelta totale in questo ambito. Nel Vangelo, il celibato può essere considerato solo una vocazione liberamente accettata (Charisma) e non una legge universalmente imposta.
Paolo si è opposto a coloro che, già allora, sostenevano che “è bene per l’uomo astenersi dalla donna”: “A causa delle dissolutezze, è bene che ogni uomo abbia la sua donna e che ogni donna abbia suo marito” (1° capitolo della lettera ai Corinti, 7,1 e seguenti), rispondeva loro l’apostolo. Secondo la prima lettera a Timoteo, “bisogna anche che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna”(3,2).

Pietro, come anche gli altri discepoli di Cristo, sono stati sposati durante tutto il periodo del loro apostolato. È stato così, per diversi secoli, per i vescovi e i preti delle parrocchie, il che, come tutti sanno, si perpetua nelle Chiese d’Oriente, anche tra gli uniati rimasti legati a Roma, e nell’ortodossia nel suo insieme, almeno per quanto riguarda i preti. È proprio il celibato elevato a regola che contraddice il Vangelo e la tradizione del cattolicesimo primitivo. È quindi opportuno abrogarlo.

Seconda affermazione: è “totalmente erroneo” ricondurre questi casi di abuso sessuale ad una faglia nel sistema della Chiesa. Obiezione! Il celibato non era ancora in vigore nel primo millennio dell’era cristiana. In Occidente, è stato istituito nell’XI secolo sotto l’influenza dei monaci (che erano celibi per scelta). Lo si deve a papa Gregorio VII, quello stesso che ha costretto l’imperatore del Sacro Romano Impero germanico ad inginocchiarsi davanti a lui a Canossa (1077), e lo ha fatto nonostante la virulenta opposizione del clero italiano e più ancora di quello germanico. In Germania, del resto, solo tre vescovi hanno osato promulgare il decreto papale. I preti che protestavano si contavano a migliaia. In una petizione, il clero tedesco ha chiesto “se il papa non conosceva la parola del Signore: ’Chi può capire, capisca!’” (Matteo 19, 12). In questo unico e solo passo riguardante il celibato, Gesù si esprime a favore del carattere volontario di questa riforma del modo di vivere.

La regola del celibato doveva quindi diventare – insieme all’assolutismo papale e al rafforzamento del clericalismo – un pilastro essenziale del “sistema romano”. Contrariamente a ciò che ha corso nelle Chiese d’Oriente, il clero occidentale, così votato al celibato, appare per questo completamente separato dal popolo cristiano: come una classe dominante singolare, fondamentalmente al di sopra dei laici, ma totalmente sottomessa all’autorità pontificia romana. Ora, l’obbligo del celibato costituisce oggi la causa principale della mancanza catastrofica di preti, dell’abbandono – carico di conseguenze – della pratica della comunione e in molti casi nel crollo dell’assistenza spirituale personalizzata.
Una evoluzione che si cerca di nascondere con la fusione di parrocchie, dietro l’eufemismo di “unità di assistenza spirituale” che vengono affidate a dei parroci già totalmente sovraccarichi. Eppure qual è la migliore formazione per le generazioni future di preti? L’abrogazione della regola del celibato, radice di tutti i mali, e l’apertura dell’ordinazione alle donne. I vescovi lo sanno bene, ma bisognerebbe che avessero il coraggio di dirlo a voce alta e intelligibile. Avrebbero dalla loro parte la stragrande maggioranza della popolazione e anche i cattolici, dei quali i sondaggi recenti mostrano che si pronunciano a favore del matrimonio dei preti.

Terza affermazione: i vescovi si sono addossati abbastanza responsabilità. Che finalmente siano state adottate delle misure di spiegazione e di prevenzione è una iniziativa lodevole. Ma l’episcopato non porta forse la responsabilità di decenni di pratiche di mascheramento dei casi di abuso sessuale, che spesso hanno avuto come unica conseguenza il trasferimento del delinquente, mirando solo a rafforzare la cappa di piombo? Quelli che ieri hanno soffocato gli scandali, sono oggi i più qualificati per fare luce? Non sarebbe meglio una commissione indipendente?
Fino ad oggi, quasi nessun vescovo ha riconosciuto la sua complicità. Eppure, ciascuno potrebbe arguire che si limita a seguire gli ordini di Roma. In Vaticano, sulla base del più assoluto segreto, la discreta Congregazione per la dottrina della fede ha affrontato tutti i casi gravi di devianza sessuale commessi dai membri del clero, che quindi sono arrivati sul tavolo del suo prefetto, il cardinale Ratzinger, tra il 1981 e il 2005. Ancora il 18 maggio 2001, quest’ultimo inviava ai vescovi del mondo intero una lettera solenne sulle penose mancanze (“Epistula de delictis gravioribus”). I casi di abusi sessuali vi erano posti sotto “segreto pontificio” “Secretum pontificium”) e classificati come offesa che esigeva una punizione ecclesiastica.

La Chiesa non dovrebbe quindi attendersi anche dal papa, in collegialità con i vescovi, un mea culpa? E – a guisa di riparazione – a questo dovrebbe essere collegata la possibilità che la regola del celibato, su cui il Concilio Vaticano II non si è espresso, sia finalmente liberamente e apertamente riconsiderata. Quindi, con la stessa franchezza per affrontare di petto la questione degli abusi sessuali stessi, bisognerebbe affrontare la discussione sulla sua causa essenziale e strutturale: la regola del celibato. Ecco quello che i vescovi dovrebbero proporre fermamente e senza giri di parole a papa Benedetto XVI.

* Tradotto dal tedesco da Nicolas Weill
Avatar utente
Stefania
 
Messaggi: 306
Iscritto il: 2 ott 2008, 22:28

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi michea » 21 mar 2012, 22:38

Buona sera a tutti! Facendo delle ricerche ho trovato queste info. che desidero condvidere con tutte voi!

Giovanni Paolo II visita un gregge inquieto
LO SCORSO settembre, nel corso di un viaggio nell’America Settentrionale durato dieci intensi giorni, papa Giovanni Paolo II si è spostato velocemente in aereo fra nove città degli Stati Uniti e un villaggio dei Territori del Nord-Ovest, in Canada. Si è rivolto ai non cattolici e nello stesso tempo si è occupato del crescente spirito di indipendenza che agita il suo gregge nordamericano.
I sacerdoti hanno contestato le norme della Chiesa sul celibato. I vescovi hanno espresso l’idea che le sue norme morali siano troppo rigide. Gli indiani d’America hanno protestato per il modo in cui la Chiesa aveva trattato i loro antenati.
Il papa ha parlato dell’abitudine sempre più diffusa tra i cattolici americani di ‘scegliere da sé’ le parti dell’insegnamento della Chiesa che vogliono seguire. Per esempio, mons. John Tracy Ellis ha spiegato che molti dicono: “Sono cattolico ma non accetto tutto quello che il papa insegna”. La rivista Time riferiva: “Considerati un tempo da Roma tra i figli e le figlie più ubbidienti della chiesa, molti cattolici americani credono ora di avere il diritto di scegliere da sé gli elementi della loro fede, ignorando quegli insegnamenti della chiesa su cui non sono d’accordo”.
Preparazione accurata
Questa visita era stata orchestrata con grande attenzione. Il testo non solo di ciò che avrebbero detto i capi della Chiesa ma anche di ciò che avrebbero detto al papa i capi ebrei, musulmani, indù e buddisti era stato inviato con molto anticipo al Vaticano, affinché potessero essere preparate attente risposte.
Il viaggio ha avuto inizio a Miami il 10 settembre. Lì il sacerdote cattolico Frank J. McNulty, parlando in rappresentanza dei 57.000 sacerdoti americani, ha esortato il papa a considerare questioni divisive come il celibato sacerdotale, il crescente allontanamento dei cattolici dagli insegnamenti della Chiesa, e il desiderio delle donne di avere un ruolo maggiore nella Chiesa. Egli ha detto che il valore del celibato “è stato intaccato e continua a essere intaccato nella mente di molti”. Il Los Angeles Times ha detto che la risposta del papa espressa in “termini blandi” “non ha toccato direttamente nessuna delle questioni sollevate” da McNulty, ma che il papa “ha ribadito il dovere dei sacerdoti di sottomettersi al suo magistero”.
Poi a Columbia, nella Carolina del Sud, Giovanni Paolo II si è incontrato con capi religiosi non cattolici. A New Orleans ha avvertito i teologi che insegnano nelle scuole cattoliche che non sono liberi di discostarsi dagli insegnamenti ufficiali della Chiesa.
A Phoenix, nell’Arizona, ha ammesso “gli errori e gli sbagli” commessi in passato da seguaci della sua chiesa contro gli indiani d’America ed ha pubblicamente accettato da uno stregone indiano una penna d’aquila, simbolo religioso.
Poi, durante un incontro con 300 vescovi americani a Los Angeles, l’arcivescovo John R. Quinn ha detto al papa: “Come pastori siamo vivamente preoccupati che particolari settori dell’insegnamento della chiesa, sia nel campo della morale sessuale che in quello sociale, siano talvolta soggetti a una critica negativa nel nostro paese, certe volte perfino da cattolici di buona volontà”. Il papa ha risposto che per i cattolici è un “grave errore” considerarsi fedeli se dissentono dal magistero della Chiesa in materia di “morale sessuale e coniugale, divorzio e nuove nozze . . . [e] aborto”.
Si è parlato di omosessualità a San Francisco, dove l’AIDS ha già fatto più di 2.150 vittime. Sessantadue malati di AIDS facevano parte di un gruppo che si è incontrato col papa. Fra loro c’erano due sacerdoti, un ex frate, un certo numero di omosessuali maschi e un bambino di quattro anni che ha contratto l’AIDS da una trasfusione di sangue.
A Detroit Giovanni Paolo II ha condannato l’aborto. Ha detto: “Il rispetto per la vita e la sua tutela da parte della legge [dovrebbero essere] concessi a ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale”. Da Detroit si è spostato a Fort Simpson, in Canada, dove ha espresso “viva approvazione” per le richieste degli indiani di autogovernarsi e avere il possesso della propria terra.
Come hanno reagito i cattolici americani alla presa di posizione del papa? Il Times di Londra ha fatto questo commento: “Mentre la sua affascinante presenza ha indubbiamente elevato la Chiesa, le sue intransigenti richieste di ubbidienza al Vaticano hanno solo acuito il dissenso”.
Governata da Cristo?
A Miami, all’inizio del viaggio, papa Giovanni Paolo II aveva detto che la ragione per cui si deve accettare l’autorità cattolica è che la sua chiesa “è un’istituzione governata da Gesù Cristo”. Se fosse vero, non si dovrebbe ubbidire senza discutere ai suoi insegnamenti? Perché dovrebbero i sacerdoti voler cambiare gli insegnamenti di Cristo? E perché dovrebbero i vescovi preoccuparsi delle critiche pubbliche?
Il problema è che non tutte queste norme della Chiesa sono basate sugli insegnamenti di Gesù Cristo. Alcune rispecchiano idee, linee di condotta e tradizioni che si sono accumulate con l’andare dei secoli anziché essere basate sugli insegnamenti di Cristo e sulle credenze da lui trasmesse in origine ai suoi seguaci.
Potreste trovare molto interessante confrontare questi insegnamenti moderni con ciò che insegnarono Gesù e i suoi apostoli.
Ciò che dissero Gesù e gli apostoli
Questi insegnamenti sono preservati in un libro che contiene la sola documentazione accurata delle parole di Gesù e di ciò che lui e gli apostoli insegnarono effettivamente. Può darsi abbiate già una copia di quel libro, la Bibbia. Essa mostra cosa insegnava effettivamente il vero cristianesimo prima che vi fossero aggiunte tante idee umane. Le seguenti citazioni (eccetto quella di Esodo) riguardano dichiarazioni messe per iscritto dagli stessi apostoli di Gesù, in riferimento ad azioni che non sono permesse nella vera congregazione cristiana.
Rapporti sessuali al di fuori del matrimonio: “Né immorali, né idolatri, né adulteri . . . erediteranno il regno di Dio”. — 1 Corinti 6:9, 10, CEI.
“Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio . . . chi le compie non erediterà il regno di Dio”. — Galati 5:19-21, CEI.
“Per il pericolo dell’incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito”. — 1 Corinti 7:2, CEI; vedi anche 1 Tessalonicesi 4:3-8.
Pratiche omosessuali: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami . . . gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento”. — Romani 1:26, 27, CEI.
“Né fornicatori . . . né uomini tenuti per scopi non naturali, né uomini che giacciono con uomini . . . erediteranno il regno di Dio. E questo eravate alcuni di voi. Ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati dichiarati giusti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo e con lo spirito del nostro Dio”. — 1 Corinti 6:9-11; vedi anche 1 Timoteo 1:9-11.
Aborto: La Bibbia dice che anche se due uomini in lotta accidentalmente ‘urtano una donna incinta e i figli di lei escono fuori . . . se accade un incidente mortale si deve dare anima per anima’. Perciò, anche se un atto di negligenza causava la morte di un nascituro, quell’atto era punibile con la morte. E l’apostolo cristiano Giovanni scrisse: “Nessun omicida ha la vita eterna dimorante in sé”. — Esodo 21:22, 23; 1 Giovanni 3:15.
Di seguito sono indicate alcune cose che Gesù e gli apostoli non menzionarono. Queste limitazioni non necessarie furono aggiunte in seguito.
Celibato sacerdotale: Paolo, l’apostolo di Gesù che portò il cristianesimo al mondo non giudaico, mostrò che il celibato non era richiesto. Scrisse: “Non abbiamo anche noi il diritto di portare con noi una moglie credente come l’hanno gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Pietro?” — 1 Corinti 9:5, Parola del Signore.
Egli scrisse pure: “Il vescovo bisogna che sia . . . marito di una sola donna”. — 1 Timoteo 3:2, versione cattolica di Ricciotti; vedi anche 1 Timoteo 4:1-3.
Divieto di risposarsi: Gesù mostrò che esiste un peccato così grave contro il proprio coniuge da permettere di divorziare e passare a nuove nozze. Egli disse: “Vi dico questo: chiunque divorzia da sua moglie, salvo che per relazioni sessuali illecite, e ne sposa un’altra, commette adulterio”. — Matteo 19:9, The Living Bible, ediz. italiana.
Norme relative alla contraccezione: La Bibbia dice che i figli devono essere amati, curati e allevati secondo santi princìpi ma non dice mai che ciascun rapporto sessuale debba essere un’occasione per concepire un figlio. Non menziona il controllo delle nascite per limitare il numero dei figli nell’ambito del matrimonio.
Se la Chiesa Cattolica fosse veramente un’istituzione governata da Cristo Gesù, tutti i suoi insegnamenti e le sue pratiche sarebbero in completa armonia con la Parola di Dio, le Sacre Scritture. Non ci sarebbero divisioni fra i suoi vescovi, i suoi sacerdoti e i suoi seguaci. La cosa è seria. Gesù disse: “Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra”. (Luca 11:17, CEI) Questa situazione spinga i nostri lettori cattolici a esaminare più a fondo la Bibbia per apprendere cosa Dio richiede da noi per essergli accetti. I testimoni di Geova saranno lieti di prestare il loro aiuto a tal fine.
[Riquadro a pagina 25]
Quanti accettano l’insegnamento della Chiesa
Un sondaggio effettuato lo scorso agosto (e pubblicato il 7 settembre) dalla rivista Time mostrava fino a che punto gli americani che si definiscono cattolici dissentono dall’insegnamento ufficiale della Chiesa. La rivista riportava queste cifre:
Il 27% dei cattolici americani intervistati ha detto che le donne dovrebbero avere il diritto di abortire dietro richiesta
Il 53% pensava che si dovrebbe permettere ai sacerdoti di sposarsi
Il 78% ha detto che si può consentire ai cattolici di “decidere autonomamente” su questioni come controllo delle nascite e aborto
Il 93% credeva che “sia possibile non essere d’accordo col papa ed essere ugualmente buoni cattolici”
Un sondaggio (pubblicato l’11 settembre 1987 dal New York Times) rivelava l’esistenza di dubbi analoghi fra i sacerdoti:
Il 24% ha detto d’essere personalmente a favore dell’“uso di metodi artificiali di controllo delle nascite”
Il 55% era favorevole a permettere ai sacerdoti di sposarsi
Il 57% ha detto che si può non essere d’accordo “con la Chiesa secondo cui abortire è peccato” ed “essere ugualmente buoni cattolici”
[Riquadro a pagina 26]
Il celibato non fu comandato nel primo secolo
Papa Paolo VI ribadì l’esigenza del celibato ecclesiastico pur riconoscendo che “il Nuovo Testamento, nel quale è conservata la dottrina di Cristo e degli Apostoli, non esige il celibato dei ministri sacri . . . Gesù stesso non ha posto questa pregiudiziale nella scelta dei Dodici, come anche gli Apostoli per coloro i quali venivano preposti alle prime comunità cristiane”. — Lettera enciclica “Sacerdotalis Cælibatus” di S.S. Paolo VI sul celibato ecclesiastico, Edizioni Paoline (Roma, 1967), p. 5.
[Riquadro a pagina 26]
“Scacciate il malvagio . . .”
L’apostolo Paolo disse ai cristiani del primo secolo come dovevano comportarsi quando c’era una persona immorale nella congregazione: “Non abbiate più rapporti con quelli che dichiarano di essere credenti, ma poi, di fatto, sono immorali . . . Scacciate il malvagio di mezzo a voi”. La vostra chiesa lo fa? — 1 Corinti 5:11-13, Parola del Signore.
michea
 
Messaggi: 3
Iscritto il: 13 mar 2012, 23:15

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi Stefania » 28 mar 2012, 12:21

Vorrei dire a Michea che personalmente sono davvero poco interessata a ciò che ha detto o fatto Giovanni Paolo II, del quale ho pochissima stima sia come pontefice che come essere umano, e sono ancor meno interessata a questa lunga lista di citazioni che mi fanno pensare più al guizzo primaverile di un zelante testimone di geova che ad una persona interessata realmente alla causa ...

... spero che possa smentirmi.

Stefania
Avatar utente
Stefania
 
Messaggi: 306
Iscritto il: 2 ott 2008, 22:28

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi miki » 4 apr 2012, 13:53

vorrei rispondere anch'io a michea anche se, come dice stefania, non sembra realmente interessato alla causa di questo blog.
innanzitutto, mi chiedo xké ci porti, come esempio x il suo discorso, un viaggio effettuato da Giovanni Paolo II negli USA come se fosse stato lo scorso settembre, quando è evidente che così non può essere... inoltre, xké ci parli della sola società USA? obietterai che è la stessa cultura occidentale, ok. comunque sia, a me, lettrice di questo blog, non interessa così nello specifico il dettaglio di quel viaggio, dei detti e dei fatti dell'ex papa. avresti potuto, eventualmente, farci qualche esempio che riguardasse l'Italia dove, a dire il vero, i papi hanno sempre messo troppo il becco.
anche nei vangeli sono state aggiunte delle parti non comprese nel messaggio di Gesù; come tutti sanno, i vangeli così come li conosciamo noi, sono stati redatti decenni dopo la morte di Gesù e le prime comunità cristiane avevano fatto le proprie aggiunte, in base alle proprie esperienze di vita comunitaria. non parliamo delle lettere degli apostoli, a cui fai ampio riferimento: gli apostoli sono tutti figli del loro tempo, quindi risentono della loro cultura ebraica. cultura legata all'impurità rituale e, di conseguenza, a proibizioni di vario genere.
io credo che l'unica azione che Gesù non vorrebbe che compissimo è la mancanza di compassione e di misericordia verso il prossimo; il non saper accettare l'amore che Dio riversa su ognuno di noi e il non saperlo trasmettere agli altri. e credo che l'unico comando che Gesù ci ha dato è di amare gli altri come Dio ci ama, senza discriminazioni di sorta.
cosa vuol dire "scacciate gli immorali di mezzo a voi"? ciò che x noi, ora, in questo tempo, è immorale può non esserlo tra 50 anni, ma soprattutto, Gesù è venuto proprio x quelli che noi riteniamo immorali. ha detto che pubblicani e prostitute sono già nel regno di Dio, non così coloro che si ritengono giusti...
michela
miki
 
Messaggi: 8
Iscritto il: 28 apr 2011, 22:55

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi natolibero63 » 8 ott 2012, 17:59

Un saluto a tutte Voi, l'argomento che affrontate in questo spazio lo trovo molto interessante e ho deciso, a modo mio, di contribuire con qualche notizia che trovo anche io in giro per internet e postandole qui.
A mio parere la rivolta va fatta, per un repentino cambiamento, da parte di tutti...non solo dei preti, delle suore, delle donne che amano i preti, ma soprattutto da quella comunità che va assiduamente in chiesa...
In questo articolo ci sono tantissime informazioni riguardo molti argomenti che fanno molto riflettere.


Tonache in rivolta


di Helmut Schüller in “Micromega” n 7 dell'ottobre 2012 -
La Pfarrer Iniziative (Iniziativa dei parroci) è nata in Austria nel 2006 su iniziativa di padre Helmut Schüller, ex vicario generale dell'arcivescovo di Vienna cardinale Christoph Schönborn ed ex presidente di Caritas Austria.
L'obiettivo era cercare una risposta alla radicale trasformazione del «mestiere» del parroco provocata dal crollo del numero dei preti: da pastore profondamente inserito nella sua comunità a prete «volante», sempre in corsa da una parrocchia all'altra per celebrare matrimoni, battesimi, messe e funerali, sommerso da attività e richieste, un funzionario per cui è impossibile trovare il tempo di un legame autentico con il suo «gregge», a volte costretto persino a trascurare la propria vita di fede - con la conseguenza di abbandoni e scandali. La Iniziative ha raggiunto notorietà fuori dall'Austria solo nel 2011, dopo l'esplosione in Europa dello scandalo pedofilia, quando Schüller e altri hanno lanciato un volutamente provocatorio «Appello alla disobbedienza» .
Nel testo, partendo sempre dalla crisi pastorale e di vocazioni, si chiedeva, tra l'altro, la fine del celibato obbligatorio per i sacerdoti, più accoglienza per i divorziati risposati e omosessuali, un ruolo più attivo per le donne. L'appello in pochi mesi ha raccolto il sostegno di oltre 450 tra preti e diaconi, circa un decimo di tutto il clero austriaco, e ha suscitato iniziative simili in tutta Europa e negli Stati Uniti. I vertici della Chiesa austriaca hanno inizialmente reagito con prudenza e cercando il dialogo, mostrando da una parte comprensione per le ragioni dell'appello e dall'altra rifiutando nettamente il provocatorio concetto di «disobbedienza». Uno stallo che è durato sino allo scorso 5 aprile, quando papa Benedetto XVI ha preso di petto l'Appello e i suoi temi nell'omelia della messa celebrata a San Pietro per il Giovedì Santo.

Ecco un passaggio del discorso di papa Ratzinger: «Di recente, un gruppo di sacerdoti in un paese europeo ha pubblicato un appello alla disobbedienza, portando al tempo stesso anche esempi concreti di come possa esprimersi questa disobbedienza, che dovrebbe ignorare addirittura decisioni definitive del magistero — ad esempio nella questione circa l'ordinazione dcllc donne, in merito alla quale il .beato papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore.

La disobbedienza è una via per rinnovare la Chiesa?
Vogliamo credere agli autori di tale appello, quando affermano di essere mossi dalla sollecitudine per la Chiesa; di essere convinti che si debba affrontare la lentezza delle istituzioni con mezzi drastici per aprire vie nuove — per riportare la Chiesa all'altezza dell'oggi. Ma la disobbedienza è veramente una via? Si può percepire in questo qualcosa della conformazione a Cristo, che è il presupposto di ogni vero rinnovamento, o non piuttosto soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?». Schüller ha accolto positivamente il discorso del papa, giudicandolo «sorprendentemente articolato», perché «si avvicina alle nostre richieste nella forma della domanda — e non, come qualche vescovo ha fatto, con l'accusa infondata secondo cui metteremmo a rischio la nostra appartenenza alla Chiesa o perseguiremmo l'intento di uno scisma».

Ma l'arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza episcopale austriaca, cardinale Schönborn, forse anche per le pressioni ad agire arrivate da Roma dove più volte Initiative è stata al centro di riunioni convocate ad hoc, sembra aver perso la pazienza con i preti subito ribattezzati «ribelli» dalla stampa di mezza Europa: «Adesso è il momento di chiarire. Poi prenderemo le nostre decisioni includendo eventualmente anche dei passi che prevedono sanzioni disciplinari Spero che non sia necessario., ha detto in un'intervista al quotidiano La Stampa Nei prossimi mesi i vescovi austriaci pubblicheranno una lettera pastorale che risponderà a tutte le questioni poste dall'Initiative. In questo testo per MicroMega, Schüller spiega le ragioni della «ribellione» e fa il punto dei risultati dell'Initiative. (Alessandro Speciale)

Quando abbiamo lanciato la Pfarrer-Initative, lo abbiamo fatto per due motivi: da una parte, eravamo preoccupati per il futuro delle nostre comunità e delle nostre parrocchie – una crisi provocata dalla crisi delle vocazioni e dal calo del numero dei preti; dall'altra, avevamo la consapevolezza di non poter più accettare la lentezza e gli ostacoli opposti alla realizzazione di quelle riforme che sono necessarie alla Chiesa. Certo, non so se quello odierno sia il momento più adatto per un'iniziativa come la nostra. Ma so che essa è oggi più che mai necessaria, perché da tempo ormai da Roma e dal Vaticano arrivano i segnali di una volontà di tornare a «prima del Concilio Vaticano II». Fino ad oggi, sono stati soprattutto i laici e le laiche cristiane a esporsi a favore di queste riforme, mentre la maggior parte dei preti è rimasto in silenzio su questi temi. Questo non è più accettabile.
Prima di tutto, perché la crisi delle vocazioni non nasce certo per una mancanza di persone chiamate da Dio al suo servizio. Anzi, essa è piuttosto il frutto di quelle leggi della Chiesa che permettono di accettare la vocazione solo di coloro che sono disposti a rinunciare al matrimonio e alla famiglia. Il solo rifiuto di ordinare al sacerdozio le donne significa privarsi automaticamente delle potenziali vocazioni di un'intera metà della comunità ecclesiale. Il calo del numero dei preti ha avuto la conseguenza di trasformare quei sacerdoti che sono ancora attivi in niente più che dei dispensatori ambulanti di sacramenti - persone che hanno sempre meno occasioni di contatto con gli altri e che hanno perso la possibilità di sentirsi «a casa» in una comunità che sentono come propria.

La crisi delle vocazioni ha un'altra conseguenza preoccupante: uomini inadatti alla «cura delle anime» di una comunità parrocchiale vengono comunque autorizzati a esercitare il ministero sacerdotale. A volte mi viene chiesto se sia possibile, nella Chiesa cattolica, una vera e propria «rivolta» contro l'autorità ecclesiastica. Quello che so è che, ogni giorno di più, nella base della Chiesa c'è uno scontento sempre crescente che potrebbe sfuggire di mano alla gerarchia. Per spiegare le ragioni della nostra Pfarrer-Initative, dopo il discorso del Giovedì Santo, avevamo chiesto un incontro con papa Benedetto XVI. Non ha accettato. Ma se l'avesse fatto, gli avremmo spiegato principalmente qual è il background pastorale da cui muovono le nostre proposte. Gli avremmo anche detto che la nostra non è una «spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee», come ci ha contestato nella sua omelia, ma che vogliamo, nella prospettiva del Vangelo e del Concilio Vaticano II, che la Chiesa si lasci trovare nell'oggi dagli uomini del nostro tempo. Dalla gerarchia della Chiesa, e dal papa in primis nel suo discorso del Giovedì. Santo, ci viene contestato di aver rinnegato con il nostro «Appello alla disobbedienza» il giuramento di obbedienza che ogni prete fa al momento della sua ordinazione sacerdotale. Ma io rispondo che se abbiamo promesso ubbidienza, questo non significa che abbiamo rinunciato per sempre alla nostra coscienza.

Il dovere di obbedienza alla gerarchia ecclesiastica viene concepito oggi in maniera sempre più ristretta e rigida. Ma la coscienza deve poter esercitare il suo controllo nei confronti di ogni espressione del magistero della Chiesa. Bisogna ricordare che persino nei monasteri, dove i religiosi fanno un vero e proprio voto di obbedienza al loro superiore, l'esercizio dell'autorità da parte di questi ultimi è sottoposto a un controllo: l'abate di un convento ha il dovere di rendere ragione delle proprie decisioni di fronte alla sua comunità e, in casi estremi, può persino essere destituito con il voto. Nella gerarchia della Chiesa, invece, il papa e i vescovi non sono sottoposti ad alcun genere di controllo sulle loro decisioni. Eppure chiedono una obbedienza assoluta che può essere utilizzata in modo arbitrario. È vero, quindi, che nella Chiesa non c'è posto per la «disobbedienza», ma solo quando ci sono dei diritti fondamentali che valgano per tutti i membri della Chiesa. È anche per questo che, tra le nostre proposte più recenti, c'è un appello che propone di rivedere il meccanismo di selezione dei vescovi, oggi completamente nelle mani di Roma. Per molto tempo, anche nella nostra Chiesa [come in quelle protestanti, n.d.r.] la partecipazione dei fedeli al processo di nomina dei vescovi è stata una cosa scontata e naturale. D'altra parte, chi deve guidare tutti deve essere scelto da tutti, come diceva un papa dell'antichità.

L'esclusione del popolo cristiano dal processo di selezione dei candidati all'episcopato non toglie dignità solo alla comunità dei fedeli: anche colui che viene nominato ne risulta svantaggiato, perché ne diminuisce la legittimità in un mondo, come quello odierno, in cui i leader fanno già moltissima fatica a conquistare - e conservare – la fiducia di coloro che dovrebbero governare. Per questo, il meccanismo attualmente in vigore per la selezione dei vescovi funziona sì ma solo per le autorità centrali del Vaticano. Chiaramente, a Roma si ha paura di dare troppo spazio alla voce del popolo cristiano e quindi di perdere potere e influsso sul futuro della Chiesa. Tra le riforme che proponiamo, poi, c'è anche quella che riguarda il celibato dei preti. Non chiediamo l'abolizione tout court del celibato, naturalmente, ma solo che questo sia una libera scelta. Con ogni probabilità, anche se l'obbligo di non sposarsi fosse cancellato, ci sarebbe comunque una parte di preti che continuerebbe a scegliere di vivere una vita celibe. Ma, se così fosse, anche tra i preti si realizzerebbe una mescolanza tra i due modi di vivere - quello celibatario e quello coniugale - e questo avrebbe un effetto positivo sulla pastorale. La prassi della Chiesa, che permette ai preti di rito greco-cattolico di sposarsi, mostra che rinunciare all'obbligo di non sposarsi non farebbe alcun danno alla Chiesa. Naturalmente, ci sarebbe problemi coniugali anche per i preti, proprio come oggi ci sono i problemi dei preti che, incapaci di vivere il celibato, hanno relazioni con le donne.

C'è poi la questione dei divorziati risposati. Mi viene chiesto spesso perché sia così importante per la Chiesa di oggi. Rispondo che la Chiesa deve seguire le orme di Gesù e deve andare a incontrare gli uomini, con i loro fallimenti e le loro debolezze, con lo spirito di Gesù: ovvero, deve essere compassionevole e pronta ad aiutarli, illuminandoli in che cosa hanno sbagliato e incoraggiandoli se vogliono dare inizio a qualcosa di nuovo. Escludere a priori chi è divorziato dai sacramenti non è un modo per avvicinarsi alle persone: ne va anche della credibilità della messaggio della Chiesa. Il cardinale Schönborn ha annunciato in un'intervista che prima o poi dovrà prendere provvedimenti nei confronti della Pfarrer-Initiative perché, ha detto, «adesso è il momento di chiarire».
Fino ad oggi è stata attuata un'unica «sanzione», nei confronti dei parroci che hanno aderito all'appello: la rimozione dai loro incarichi dei decani che non avevano preso le distanze dell'appello. Presumibilmente, questo è stato fatto per ordine del Vaticano, che avrebbe spinto i vescovi a non affidare più incarichi diocesani ai preti che hanno sottoscritto il nostro appello. Per il momento, aspettiamo quello che accadrà, e ciascuno di noi al momento opportuno dovrà prendere le sue decisioni. Così, ad esempio, qualche tempo fa un decano ha rinunciato al suo incarico e ha scelto di rimanere nella Pfarrer-Initiative. D'altra parte, il cardinale Schönborn è andato con coraggio contro le leggi della Chiesa, permettendo a un cattolico apertamente gay eletto in un consiglio parrocchiale della sua diocesi di rimanere nel suo incarico. In quell'occasione, Schönborn ha riconosciuto che le categorie esteriori della morale classica della Chiesa spesso non permettono di valutare correttamente la persona concreta e le qualità reali della sua vita e della sua fede.

Quest'anno, la Chiesa celebra il 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II. In questo mezzo secolo il clima è cambiato ma, come ha detto Pablo Neruda, anche se si possono tagliare i germogli, non si può impedire la primavera. Il Concilio Vaticano II è stata proprio una primavera - una come non ce n'era mai stata prima - che da decenni viene accolta e messa in pratica passo dopo passo da innumerevoli comunità della Chiesa cattolica di base. In questo momento, la gerarchia odierna della Chiesa mondiale, che cerca di opporsi a questo movimento, sembra essere più forte. Ma non è così.
Nei prossimi mesi, la Chiesa si appresta a celebrare un Anno della Fede [proclamato da Benedetto XVI, avrà inizio dall'11 ottobre di quest'anno, n.d.r.]. Ma bisogna chiedersi: «chi» è questa Chiesa? Giorno dopo giorno, innumerevoli cristiani e comunità di cristiani annunciano il messaggio di Gesù con la parola e con la vita agli uomini del nostro tempo. Per farsi ascoltare nel mondo di oggi, la voce della Chiesa - e delle Chiese - deve farsi sempre più simile alla voce di Gesù. Nella storia, gli uomini l'hanno sempre ascoltata - così come lo fanno ancora adesso tutti coloro che cercano di parlare secondo il suo spirito. Il «cambiamento» nella Chiesa sarà sempre un ritorno alle sue origini, alla radice da cui è sbocciata. Per questo, la capacità del papa e dei vescovi di riuscire a raggiungere gli uomini con il loro messaggio, dipende dalla loro volontà di andare incontro a loro e alle loro domande concrete.

http://www.finesettimana.org/pmwiki/upl ... fcller.pdf
natolibero63
 
Messaggi: 12
Iscritto il: 6 ott 2012, 14:19

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi natolibero63 » 8 ott 2012, 18:07

Infallibilità

VATICANISTA DE LA STAMPA


«Il Papa non è infallibile», parola del nuovo arcivescovo di Teresina, nel nord-est del Brasile, Jacinto Furtado, che a 65 anni porta ancora avanti la Teologia della Liberazione, linea cattolica di sinistra che negli anni '80 aveva condotto alla condanna di frate Leonardo Boff dal cardinale Ratzinger. Il vescovo ha parlato in risposta alle recenti frasi di Benedetto XVI contro i sacerdoti riformisti che chiedono la fine del celibato e l'ordinazione alle donne. «Il Papa non è infallibile quando parla di tutto - ha affermato il prelato al quotidiano brasiliano Folha de S.Paulo - La chiesa ha la convinzione della sua infallibilità quando parla di fede e di morale. Ma lo Spirito Santo soffierà sulla chiesa e il Papa prenderà una decisione ufficiale di dare le due alternative per il celibato all'Occidente». L'arcivescovo di Teresina ha ricordato che esistono sacerdoti sposati all'interno della Chiesa: «Nell'Oriente cattolico ci sono religiosi sposati. Questa cosa non è strana. La Chiesa ha sempre avuto dei padri sposati. E recentemente Benedetto XVI ha accolto sacerdoti usciti dalla Chiesa Anglicana con le loro famiglie». «L'addio al celibato - ha concluso - è il desiderio di molti vescovi». Il Brasile, con quasi 200 milioni di abitanti, conta con il maggior numero di cattolici nel mondo. Benedetto XVI ha visitato il paese sudamericano nel 2007 e ritornerà l'anno prossimo per i festeggiamenti della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... ezione=524
natolibero63
 
Messaggi: 12
Iscritto il: 6 ott 2012, 14:19

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi natolibero63 » 15 ott 2012, 22:14

Quello che i documenti non dicono


di Giovanni Franzoni -
Oggi mi trovo qui come unico testimone italiano del Concilio.
Ritengo che questo sia un fatto importante perché, quando parliamo del Vaticano II, va rimarcato che molte cose non si trovano né nei verbali né nei documenti ufficiali.
Le troviamo invece negli atteggiamenti, nelle reazioni, financo nei commenti al bar di vescovi, abati e delegati apostolici, che solo chi c’era può raccontare. Procederò quindi per brevi suggestioni riguardanti alcuni dei temi che sono stati sollevati anche oggi e che ritengo tuttora attuali. Nel fare ciò, racconterò anche alcuni episodi.
In tema di pastorale della famiglia, ricordo ancora un intervento di Elias Dogbi, vescovo melchita d’Egitto. I melchiti come sapete sono un patriarcato di liturgia bizantina in comunione con Roma. Bene, Dogbi suscitò un giorno un certo mormorio fra i padri conciliari quando parlò della prassi in uso presso la Chiesa melchita

nei confronti dei divorziati, in particolare quando accennò al fatto che potevano, dopo un percorso penitenziale, risposarsi. Una questione attualissima, come sapete, visto anche tutto quello che sta succedendo in Austria. Al Concilio la cosa non ebbe poi seguito, però va segnalato che il tema venne introdotto.

Per quanto riguarda invece il ruolo delle donne nella Chiesa, citerò l’intervento che fece un vescovo indiano, il quale disse che nella Chiesa esistono varie mansioni importanti non connesse con il ministero sacerdotale che potrebbero svolgere anche delle donne, citando come esempio… la nunziatura apostolica! Questa è più una curiosità, perché è un’affermazione che ancora non solleva la questione del ministero liturgico, però mi sembra rilevante che dalla testa di un vescovo possa essere uscita una tesi del genere. Parlo di ministero liturgico e non di accesso delle donne al sacerdozio perché, da quel che mi risulta, anche in relazione all’esperienza che faccio quotidianamente in comunità, non credo che le donne oggi aspirino a diventare sacerdoti. Piuttosto, si tratta di porre il problema del sacerdozio in quanto tale, cioè di smetterla di pensare che Gesù abbia voluto mandare in pensione la casta sacerdotale della tradizione ebraica della Torah per sostituirgliene un’altra.

Rispetto invece al celibato ecclesiastico, non scorderò mai che, quando arrivò in sala la notizia che il papa avocava a sé la discussione sul tema, davanti a me c’era un vescovo del Centroamerica che si voltò e mi disse: «Ma, padre abate, io sono venuto al Concilio per discutere fondamentalmente di questo. Ho i frati che spero siano fedeli ai loro voti, poi ho otto preti diocesani che sono tutti concubinari. Che faccio, li caccio tutti e resto solo?».

Ricordo quest’episodio con un pizzico di amarezza perché il problema del celibato non venne comunque affrontato dal Concilio nella giusta prospettiva. Dietro la questione del celibato ecclesiastico c’è quella della dignità della donna e dei diritti dei figli dei preti ad accedere all’eredità del padre. Parliamo ovviamente dell’eredità dei beni personali non di quelli ecclesiastici. Questa è una vergogna che va cancellata, perché ne va della dignità della figura femminile e del diritto dei figli dei preti ad avere una figura paterna nella propria storia, nella propria vicenda personale e nella propria crescita. La Chiesa ha paura di affrontare questo problema perché, se passasse una sanatoria e i preti legittimassero i loro figli ci sarebbero centinaia di migliaia di processi, ci sarebbe un buco nelle finanze della Chiesa ancora più grosso di quello apertosi in seguito alle cause per pedofilia. Il problema è scottante, ma è urgentissimo e va affrontato.

http://www.adistaonline.it/index.php?op ... o&id=52119
natolibero63
 
Messaggi: 12
Iscritto il: 6 ott 2012, 14:19

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi natolibero63 » 16 ott 2012, 23:45

Gentilissima Stefania,
ho trovato questa notizie..per certi versi divertente per altri molto problematica e ricca di significato (davanti ai soldi nessuno fa finta di niente...anzi si dovrebbe dire prendi il malloppo e scappa...) io lo posto qui, ma se ritieni che questo argomento possa andare in altre sessioni del blog spostalo tranquillamente.
Saluti a tutte/i


Prete vende beni della parrocchia e scappa con donna sposata


Assurda storia quella che ha come protagonista la diocesi di Baska Voda, a Spalato. Un frate francescano di 34 anni ha venduto l'intera chiesa, incassato un milione di euro ed è fuggito con la sposa dell'impiegato di banca dove ha ritirato i soldi.
di Redazione 16/10/2012

Era iniziata a maggio come una fuga d'amore. Anche qualche giornale locale se ne era occupato. Un frate francescano che scappa con una donna sposata. "Immorale" per qualcuno. "Romantico" per altri.
Lo scenario è Spalato. I protagonisti, Sime Nimac, francescano croato, e una donna di 34 anni. Ma diversi mesi dopo la fuga, l'amara sorpresa.
I due sono scappati non proprio a mani vuote: il frate, infatti, prima di fuggire da Baska Voda ha penato bene di vendere tutti i beni della sua parrocchia e di intascare una cifra vicina al milione di euro.
Ad infittire il caso, il fatto che il religioso abbia ritirato il denaro frutto della vendita occulta nella banca in cui lavora il marito della donna con la quale è fuggito.

Il sacerdote ha quindi chiesto la rinuncia ai voti, mentre i francescani, che non avevano autorizzato la vendita dei beni, hanno chiesto l'annullamento dei contratti firmati dal sacerdote. Che intanto si è dato alla macchia. Con tanto di donna e soldi.



http://www.today.it/cronaca/prete-scapp ... osata.html
natolibero63
 
Messaggi: 12
Iscritto il: 6 ott 2012, 14:19

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi natolibero63 » 25 ott 2012, 11:31

Papa Putin


di Kate Connolly -
Per il teologo Hans Küng è necessaria una rivoluzione della Chiesa dal basso per scuotere il Vaticano-Cremlino. Tratto dal quotidiano inglese The guardian (5 ottobre 2012). Titolo originale: Catholic theologian preaches revolution to end church's 'authoritarian' rule.

Uno dei più importanti teologi cattolici del mondo ha chiesto una rivoluzione dal basso per spodestare il papa e forzare una riforma radicale in Vaticano.
Hans Küng ha lanciato ai sacerdoti e ai fedeli un appello ad affrontare la gerarchia cattolica, che, dice, è corrotta, priva di credibilità e apatica rispetto alle preoccupazioni reali dei membri della Chiesa.
In un'intervista esclusiva al Guardian, Küng, che ha avuto stretti contatti con il papa, avendolavorato con lui da giovane teologo, ha descritto la Chiesa come «sistema autoritario», istituendo un parallelo con la dittatura nazista della Germania.

«L' obbedienza incondizionata richiesta ai vescovi che giurano fedeltà al papa è quasi estrema, come quella dei generali tedeschi che sono stati costretti a prestare giuramento di fedeltà a Hitler», ha detto.



Il Vaticano si è impegnato a schiacciare qualsiasi forma di dissenso clericale, ha aggiunto. «Le regole per la scelta dei vescovi sono così rigide che, non appena emergono candidati che, per esempio, difendono la pillola, o l'ordinazione delle donne, sono esclusi dalla lista». Il risultato è stato una chiesa di "yes men", la quasi totalità dei quali non ha mai messo in discussione la linea. «L'unica via è la riforma dal basso verso l'alto», ha detto Küng, 84 anni, che è prete. «I sacerdoti e gli altri in posizioni di responsabilità devono smettere di essere così servili, devono organizzarsi e dire che ci sono alcune cose alle quali semplicemente non daranno più il loro assenso».



Küng, autore di circa 30 libri di teologia cattolica, cristianesimo e etica, che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, ha detto che l'ispirazione per il cambiamento globale risiede nella sua nativa Svizzera e in Austria, dove centinaia di preti cattolici hanno formato movimenti che sostengono politiche che apertamente sfidano le attuali pratiche del Vaticano. Le rivolte sono state descritte come senza precedenti da parte di osservatori del Vaticano, secondo i quali esse sono suscettibili di provocare scissioni profonde nella Chiesa.



«Ho sempre detto che se si alza un sacerdote in una diocesi, non conta nulla. Cinque creeranno scalpore, cinquanta sono praticamente invincibili. In Austria, la cifra è di oltre 300, forse anche 400 sacerdoti, in Svizzera sono circa 150 ad essersi mossi e il loro numero aumenterà».



Il teologo ha detto che i recenti tentativi da parte dell'arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, di cercare di reprimere la rivolta, minacciando di punire coloro che sono coinvolti nella "Pfarrer-initiative" austriaci sono falliti a causa della forza del sentimento. «Si è fermato subito quando ha capito che tanta gente comune è favorevole a loro e correva il pericolo di metterseli tutti contro», ha detto Küng.



Le iniziative sostengono richieste apparentemente modeste come permettere che i divorziati risposati ricevano la comunione, che persone non ordinate guidino funzioni liturgiche e che le donne assumano posizioni di rilievo nella gerarchia. Tuttavia, poiché vanno contro l'insegnamento cattolico tradizionale, le richieste sono state categoricamente respinte dal Vaticano. Küng, che è stato privato della facoltà di insegnare teologia cattolica da papa Giovanni Paolo II nel 1979 perché aveva messo in discussione il concetto di infallibilità papale, ha offerto all'attuale papa, allora solo Joseph Ratzinger, un ruolo all’interno della gerarchia dell’Università cattolica avendolo chiamato a Tubinga nel sud-ovest della Germania, come professore di teologia dogmatica nel 1966.



La coppia aveva lavorato a stretto contatto per quattro anni come consulenti teologici - i più giovani - al Concilio Vaticano II. Ma il rapporto tra i due non è mai stato semplice, e le loro differenze “politiche” alla fine hanno portato ad una distanza tra di loro. Il focoso e fiammeggiante Hans Küng, secondo vari racconti, ha spesso rubato la scena al più serio e posato Joseph Ratzinger.



Küng fa poi riferimento al "mucchio di leggende" che abbondano su di lui e Ratzinger nei loro "giorni di Tubinga", non da ultimo i racconti apocrifi sui passaggi che ha dato con la sua "macchina sportiva rossa" a Ratzinger, che andava in bicicletta.



«Spesso gli ho dato un passaggio, in particolare su per le ripide colline di Tubinga, sì, ma si è parlato troppo di questo», ha detto. «Non avevo una vettura sportiva, ma un’Alfa Romeo Giulia. Ratzinger stesso ha ammesso che non aveva alcun interesse per la tecnologia e non aveva la patente. Ma questo è spesso stato trasformato in una sorta di pseudo-profonda metafora che idealizzava il 'ciclista' e demonizzava chi era alla guida dell'Alfa Romeo».



Infatti, secondo Küng,.la "modesta'' e prudente immagine di ciclista che il futuro papa, che ha 85 anni, ha promosso da anni è quasi del tutto evaporata dopo la sua elezione, nel 2005.



«Ha sviluppato una particolare pomposità che non si adatta all'uomo che io e gli altri conoscevamo, che una volta girava con un basco ed era relativamente modesto. Ora lo si vede spesso avvolto in splendenti vesti dorate. Per sua volontà indossa la corona di un papa del XIX secolo, e si è fatto anche rifare gli abiti del papa Medici, Leone X».



Quella "pomposità", ha detto, si è manifestata più pienamente nelle udienze pubbliche in Piazza San Pietro a Roma. «Quello che accade ha le dimensioni del villaggio Potemkin», ha detto. «I fanatici vi si recano per celebrare il papa, e dirgli quanto è bello, mentre nel frattempo a casa loro le parrocchie sono in uno stato deplorevole, con mancanza di sacerdoti, un numero di persone che lasciano di gran lunga superiore rispetto al passato di quelle che vengono battezzate; e ora Vatileaks, che indica proprio il cattivo stato in cui si trova il Vaticano», ha detto, riferendosi allo scandalo su documenti trapelati scoprendo lotte di potere all'interno del Vaticano che ha portato l’ex maggiordomo del papa in tribunale.



È stato a Tubinga che i percorsi dei due teologi si sono incrociati per diversi anni prima di divergere nettamente dopo le rivolte studentesche del 1968. Ratzinger fu sconvolto dagli eventi e fuggì verso la relativa sicurezza della sua nativa Baviera, dove approfondì il suo coinvolgimento nella gerarchia cattolica. Küng soggiornò a Tubinga e sempre più assunse il ruolo di enfant terrible della Chiesa cattolica.



«Le rivolte studentesche furono uno shock decisivo per Ratzinger che poi diventò sempre più conservatore e integrato nella gerarchia della Chiesa», ha detto Küng.



Definendo il papato di Benedetto XVI un «pontificato di occasioni mancate» - ha rinunciato alla possibilità di riconciliarsi con le confessioni protestanti, con gli ebrei, gli ortodossi e i musulmani, così come non è riuscito a contribuire alla lotta africana contro l'Aids, non consentendo il controllo delle nascite - Küng ha detto che il suo «più grave scandalo» è stato il modo in cui ha "coperto" in tutto il mondo i casi di crimini sessuali contro i minori commessi da ecclesiastici durante il periodo in cui, come cardinale, era a capo della Congregazione romana per la Dottrina della Fede.



«Il Vaticano non è diverso dal Cremlino», ha detto Küng. «Proprio come Putin, agente dei servizi segreti, è diventato il capo della Russia, così Ratzinger, in qualità di capo dei servizi segreti della Chiesa cattolica, è diventato capo del Vaticano. Non ha mai chiesto scusa per il fatto che molti casi di abuso siano stati sigillati sotto il Secretum Pontificium (segreto papale), o mai ha riconosciuto che si sia trattato di un disastro per la Chiesa cattolica». Küng ha dedefinito come processo di "putinizzazione" quello che ha avuto luogo in Vaticano.



Eppure, nonostante le loro differenze, i due sono rimasti in contatto. Küng ha visitato il Santo Padre nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, nel 2005: in quell’occasione i due ebbero un intenso colloquio di quattro ore.



«Mi sentivo come se fossimo su un piano di parità, dopo tutto siamo stati colleghi per anni. Abbiamo camminato per il parco e ci sono stati momenti in cui ho pensato che avrebbe potuto dare una svolta a talune questioni, ma non è mai successo. Da allora abbiamo continuato uno scambio di lettere, ma non ci siamo più incontrati».



Küng ha viaggiato molto nella sua vita, ha fatto amicizia con tutti, dai leader iraniani a John F. Kennedy e Tony Blair, con il quale ha forgiato stretti legami dieci anni fa, diventando una sorta di guru spirituale per l’allora premier britannico prima della sua decisione di convertirsi al cattolicesimo. «Sono rimasto impressionato dal modo in cui ha affrontato il conflitto dell'Irlanda del Nord. Ma poi è arrivata la guerra in Iraq e sono rimasto estremamente turbato dal modo in cui ha collaborato con Bush. Gli ho scritto definendo tale collaborazione un fallimento storico di prim’ordine. Mi ha risposto con una lettera scritta a mano, dicendo che rispettava le mie opinioni, mi ringraziava, ma avrei dovuto sapere che agiva secondo la sua coscienza e non cercava di compiacere gli statunitensi. Ero stupito dal fatto che un primo ministro britannico potesse fare un errore così catastrofico, e rimane per me una figura tragica». Ha descritto la conversione di Blair al cattolicesimo come un errore, insistendo invece sul fatto che avrebbe dovuto utilizzare il suo ruolo di personaggio pubblico per conciliare le differenze tra le Chiese anglicane e cattoliche nel Regno Unito.



Dal suo studio pieno di libri, in cui campeggia un ritratto di Sir Thomas More, martire cattolico inglese del XVI secolo, Küng si affaccia sul suo giardino dove si trova una statua che lo raffigura di due metri di altezza. I critici l’hanno giudicata sintomatica della percezione gonfiata che Küng ha della propria importanza. È imbarazzato mentre tenta di spiegare che è stato un dono della sua Fondazione per un’Etica Globale, creata vent’anni fa, che opera da casa sua e così continuerà a fare dopo la sua morte. Lungi dal mettere un freno alla sua prolifica produzione teologica, Küng ha recentemente distillato le idee di un'etica globale - che mira a creare un codice globale di comportamento, o una globalizzazione dell'etica - in un libretto musicale. Mescolando racconti con estratti dagli insegnamenti di confucianesimo, induismo, buddhismo, ebraismo, islam e cristianesimo, gli scritti di Küng sono stati incorporati in una grande opera sinfonica del compositore inglese Jonathan Harvey, presentato in anteprima a Londra South Bank Center. Küng dice che l'opera musicale, come la fondazione, è un tentativo di sottolineare ciò che le religioni del mondo hanno in comune, piuttosto che ciò che le divide.



La Fondazione per l’Etica globale è stata fondata nei primi anni ‘90 come tentativo di avvicinare le religioni del mondo. Ha redatto un codice di regole di comportamento che si spera un giorno sarà universalmente accettato quanto lo sono le Nazioni Unite. L'obiettivo del lavoro è senza dubbio elevato - Harvey ha definito l'impegnativo compito di scrivere una partitura per il testo come una "responsabilità enorme". Ma Küng, che ha ottenuto il sostegno di figure di spicco tra cui Henry Kissinger, Kofi Annan, Jacques Rogge, Desmond Tutu, Mary Robinson e Shirin Ebadi, ha insistito sul fatto che i suoi obiettivi sono radicati in necessità basilari. «In un momento di cambiamento di paradigma nel mondo, abbiamo bisogno di una serie comune di principi, i più evidenti tra i quali sono la Regola d'Oro, in cui Confucio insegnò a non imporre agli altri ciò che non desideri per te stesso».

http://www.adistaonline.it/index.php?op ... o&id=52151
natolibero63
 
Messaggi: 12
Iscritto il: 6 ott 2012, 14:19

Re: "CRISI CHIESA" E "CELIBATO/PRETI SPOSATI": NOTIZIE DAL M

Messaggiodi natolibero63 » 31 ott 2012, 23:45

La Chiesa conosce bene il problema, ad esempio, dell’omosessualità diffusa nei seminari. Ne ho parlato con importanti esponenti del Clero, ho trovato in tutti grande angoscia per un fenomeno che si è diffuso e crea profondo sconcerto, anche perché le gerarchie hanno sempre bollato l’omosessualità come comportamento inaccettabile, contro natura, sintomo addirittura di vera e propria malattia. Ma ben capite che questi fatti nulla hanno a che vedere con la questione dell’introduzione, come in altre confessioni cristiane riformate, del sacramento del matrimonio per sacerdoti e suore.
Personalmente e a quanto mi è dato sapere la questione del celibato sì o no tra i preti non è all’ordine del giorno delle questioni più importanti sul tappeto nel dibattito quotidiano all’interno del mondo cattolico, in primis tra le gerarchie vaticane. Coloro tra sacerdoti e suore che sollevano il problema vengono considerati come singoli casi di “deviazione” dalla strada tracciata dai Padri, degni di attenzione se i loro comportamenti sono coerenti alla missione affidata, assolutamente riprovevoli se invece si tratta di comportamenti che, prima di tutto, vanno contro il codice penale.
Unica eccezione, anche se non riconosciuta ufficialmente, la questione del celibato nei sacerdoti in prima linea nei territori di missione, in particolare in certe aree dell’Africa. Ho a lungo parlato con un missionario che non mi ha nascosto non solo di avere una relazione stabile con una donna da cui ha avuto ben tre figli, situazione per lui necessaria per potersi fare ascoltare dalla popolazione, ma di essere lui stesso promotore della distribuzione di profilattici e dell’insegnamento di tecniche contraccettive, in una terra in cui donne e bambini sono falcidiati dall’Aids e in aree in cui la predicazione islamica è sempre più appetibile rispetto all’antico rigore cattolico.
A fronte quindi di casi che fanno parlare e molto, soprattutto i laici, la Chiesa mantiene il punto fermo e ci ricorda che i numeri dei sacerdoti e delle suore che violano la regola del celibato e della castità è di gran lunga inferiore alla grande massa di preti, suore e missionari che non si pongono il problema.

http://europadeidiritti.it/4minuti/show ... iali&id=67
natolibero63
 
Messaggi: 12
Iscritto il: 6 ott 2012, 14:19

PrecedenteProssimo

Torna a CELIBATO OBBLIGATORIO: LA DURA LEGGE CHE VIETA L'AMORE - Una legge disumana e antievangelica

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 16 ospiti

cron