Il Dio della religione o il Padre di Gesù?

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Il Dio della religione o il Padre di Gesù?

Messaggiodi Stefania » 21 nov 2008, 19:33

Potrebbero sembrare la stessa cosa e forse avrebbero potuto/dovuto esserlo. Ma ahinoi, così non è.
Siamo tutti cresciuti, chi più chi meno, con certe dottrine; ne siamo addirittura imbevuti. E questo pregiudica ogni aspetto della nostra vita. E' una cosa di cui ciascuno potrebbe fare esperienza.
Perché i rapporti interpersonali e l'affettività del prete sono spesso così problematici?
Proprio per via della legge, per via di tutte quelle sovrastrutture che costituiscono l'asse portante della formazione seminariale o del noviziato. "Devi amare tutti, ma nessuno in modo particolare". Poi se qualcuno mi vorrà spiegare per bene cosa accidenti significa questo ammonimento...
"Mantieniti distaccato dalle situazioni" perché il tuo ruolo non è tanto quello di con-partecipare al dolore di un altro essere umano, ma quello di fornirgli una plausibile spiegazione religiosa (cosa peraltro impossibile).
E la donna cosa fa? Invece di essere lo strumento privilegiato attraverso cui il prete può fare esperienza di quella libertà che è poi l'obiettivo della sua ricerca più profonda, diventa sovente il suo zimbello. Gli fornisce la spalla su cui piangere o lamentarsi, ma non lo aiuta a crescere. Lo giustifica, lo aspetta, gli da mille e una possibilità, ma così facendo, e molte di noi lo sanno bene, non dimostra il proprio amore, ma la propria dipendenza, che è ben altra cosa.
L'amore apre gli occhi, non li chiude. L'amore non vincola, ma produce libertà. Basterebbe riuscire a intravedere la portata e la somma gratuità dell'amore che il Padre ha per ciascuno di noi, a prescindere dal comportamento, dai limiti... Scoprire questo da coraggio, non può che essere così. Il coraggio di rischiare di perdere la faccia, sapendo che ciò che troviamo è, non "sarà" (al futuro), è già il centuplo.
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