di matilde » 16 feb 2011, 22:00
Era la prima volta che partecipavo ad un incontro con altre "donne dei preti"e devo confessare che all'inizio provavo una certa "agitazione" . Escluso Stefania, non conoscevo le altre e, se parlare davanti ad uno schermo , con una tastiera oppure al telefono puo' far sentire in qualche modo protette da qualcosa che molti, troppi, vogliono farci vivere come una vergogna, raccontarsi guardandoci negli occhi puo' essere piu' complicato. Una frase banale: e' stato bello e, paradossalmente , ha fatto nascere in me la voglia di uscire allo scoperto, piu' di quanto non lo abbia fatto fino ad ora, la voglia di far conoscere "cio' che in effetti e'", ma molti , troppi, si ostinano a negare.
Ha ragione Stefania, forse abbiamo un po' "svicolato" dalla rigorosa impostazione del programma, ma per me e' stato utile, mi sono sentita piu' forte ed adesso il "mio "gruppo mi manca.
Abbiamo bisogno anche di questo: parlare guardandoci negli occhi e capire che, al di la' delle differenze fra le storie, esistono drammatici fili conduttori.
Ed e' questo che va fatto sapere: che i preti le donne le hanno, che a volte le tradiscono, che in virtu' di un millantato carisma divino le obbligano ( e noi soccombiamo per tutti i motivi che sappiamo!) ad essere concubine, sottomesse, oggetti, strumenti dei loro desideri, delle loro voragini affettiveed emotive, della loro vita che presentano come la migliore perche' "santificata" dalla castita' celibataria.
E' il tradimento dell'onesta', dell'amore, del messaggio evangelico che, credenti o no, vale per tutti.
LO so bene che significa, il tradimento dell'onesta', la mancanza di condivisione anche con la sofferenza, le vuote parole.
Ci siamo raccontate il dolore, la sofferenza ma, anche e soprattutto , l'umiliazione. Ed e' duro accettare di essere umiliate nell'amore da chi l'amore pretende di conoscerlo al di sopra di tutti i comuni mortali, tanto da assurgere al ruolo di "insegnante" nei momenti in cui si pensa di "concretizzarlo".
Se ripenso a quando il "mio " prete mi mise in mano con estrema naturalezza un libro di esercizi spirituali per fidanzati e mi disse che IO , la sua concubina , !l'avevo ispirato, mi viene solo tanta tristezza.
Oltre che rabbia.
Ok, lo so che non devo parlare della mia storia, qui, ma dell'incontro, ma per me raccontare , confrontare, conoscere altre dimensioni e' stato rafforzativo.
E mi ha fatto credere ancora di piu' nel progetto del libro come, sia pur parziale, espressione e rappresentazione di un fenomeno che costituisce uno dei mali peggiori della Chiesa :l'ipocrisia, accompagnata, in certe forme ,da violenza psicologica sulle donne perpretrata dai "ministri di Dio"
Avevamo, almeno alcune, io per prima, voglia di raccontarci, anche se non sono mancati omenti in cui mi sentivo attanagliata dal rivivere , attraverso le parole, una storia con un prete che mi ha riempito di bugie e mi ha trattata, appunto, come una concubina. Per me questa e' stata una forma di violenza
Eppure e' un prete preso a modello, stimato dalla gerarchia diocesana , qualcuno fra i suoi parrocchiani sostiene che si sente fortunato ad avere un parroco come lui.
Abbiamo , io credo , una grande responsabilita' : quella di far conoscere la realta' delle cose, perche' le cose cambino .
Siamo in tempi di "bunga bunga": anche noi siamo o siamo state, donne oggetto