INCONTRIAMOCI

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Re: INCONTRIAMOCI

Messaggiodi Stefania » 7 feb 2011, 21:36

All'indomani dell'incontro ... Brevi considerazioni.
Due giorni molto intensi, piuttosto stressanti per la sottoscritta.
Mi sembra però che abbiamo tratto delle conclusioni pratiche molto interessanti, specie riguardo il libro.
Il confronto, una semplice convivenza di poche ore, mi ha riportato agli inizi, alla spinta che ha determinato l'entusiasmo e la voglia di fare gruppo, di sollecitare l'attenzione delle persone sul fenomeno delle relazioni dei preti con le donne.
Questo è avvenuto oltre cinque anni fa.
Ed oggi possiamo dire di aver ultimato il terzo incontro delle "donne dei preti italiane", una definizione impropria certamente, ma che rende l'idea.
Affermare di essere (o essere state) donne dei preti suscita sempre un certo fastidio a pelle in chi ascolta, perché sembra una contraddizione in termini. I PRETI NON HANNO DONNE, NON POSSONO AVERNE E NON DEVONO AVERNE.

Balle!Possiamo affermare con tutta certezza che i preti hanno relazioni sentimentali e sessuali. Ne hanno sempre avute e sempre ne avranno, almeno finché esisterà in loro anche un vago sentore di umanità. Quel che dico sempre: questa "caduta" è la loro parte più sana che reclama di essere ascoltata e considerata.
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Re: INCONTRIAMOCI

Messaggiodi Stefania » 16 feb 2011, 14:14

BREVE RESOCONTO DEL III INCONTRO:

AMORE NEGATO III° INCONTRO
5-6 febbraio 2011
Roma


Partecipanti di sabato: 6

Partecipanti di domenica: 5

Come spesso accade in queste situazioni, è difficile e faticoso rispettare un programma prestabilito, poiché tante sono le “distrazioni” emotive e tanta la curiosità di conoscersi ed avvicinarsi. E’ sempre comunque interessante la conoscenza e il dialogo, parlare guardandosi negli occhi e non dietro una tastiera che, di fatto, rischia di non comunicare emozioni.
Diciamo che, in generale, mi è sembrato un andamento condotto con troppa poca disciplina da parte di alcune. In ogni caso abbiamo preso delle decisioni interessanti riguardo al libro che invierò in una comunicazione separata a coloro che partecipano al progetto.
Il sabato abbiamo accennato gli argomenti previsti dal programma, ma ci siamo soffermate sulle esperienze personali, anche a proposito del narcisismo clericale o della sovrapposizione tra ruolo e persona, tipica delle circostanze di questo tipo.
La domenica abbiamo discusso il tema “La donna e il sacro” sulla base di alcuni spunti che sintetizzo di seguito:
• Noi donne cattoliche, specie in Italia, siamo cresciute fra parrocchia, scuole religiose e catechismo. Abbiamo imparato una sorta di “sottomissione”, dando per scontato che la situazione fosse quella e non ci fosse possibilità di cambiamento.
• Il mito della verginità, specie quella fisica, (virgo intacta sum), che ci hanno trasmesso come valore assoluto, ha condizionato la nostra cultura e la nostra vita familiare e di coppia imponendoci discutibili somiglianze alla Vergine Maria, la Madre Vergine, ecc.
• Ci fidiamo ciecamente del fatto che il prete sappia cosa consigliare. Non certo perché esperto, ma solo in quanto prete. Il suo ruolo è assoluto e il rapporto nasce già squilibrato.
• Lo ascoltiamo parlare e dissertare sull’amore ed immaginiamo che lo conosca. Ma così non è. Il prete parla di un amore astratto, disincarnato che non vive (l’amore di Dio, l’amore sponsale, l’amore per la chiesa). E’ una reale incapacità dettata da una immaturità di fondo. Però scatta in noi la sindrome del “Io lo salverò”.
• Spesso seguitiamo a frequentare la parrocchia tenendo per noi tutti i nostri dubbi, con il timore di scardinare convinzioni pericolose, le sue e le nostre. Il timore del giudizio che sappiamo essere feroce specie nei confronti della donna in questi casi.
• Come può cambiare (o è cambiato) il nostro rapporto con la fede in virtù di questo tipo di esperienza?

Non abbiamo per il momento ipotizzato nuovi incontri. Per quanto mi riguarda escludo la possibilità che si possano organizzare a Roma; ritengo molto più proficuo che si vada altrove, in un luogo estraneo a tutte quante.
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Re: INCONTRIAMOCI

Messaggiodi matilde » 16 feb 2011, 22:00

Era la prima volta che partecipavo ad un incontro con altre "donne dei preti"e devo confessare che all'inizio provavo una certa "agitazione" . Escluso Stefania, non conoscevo le altre e, se parlare davanti ad uno schermo , con una tastiera oppure al telefono puo' far sentire in qualche modo protette da qualcosa che molti, troppi, vogliono farci vivere come una vergogna, raccontarsi guardandoci negli occhi puo' essere piu' complicato. Una frase banale: e' stato bello e, paradossalmente , ha fatto nascere in me la voglia di uscire allo scoperto, piu' di quanto non lo abbia fatto fino ad ora, la voglia di far conoscere "cio' che in effetti e'", ma molti , troppi, si ostinano a negare.
Ha ragione Stefania, forse abbiamo un po' "svicolato" dalla rigorosa impostazione del programma, ma per me e' stato utile, mi sono sentita piu' forte ed adesso il "mio "gruppo mi manca.
Abbiamo bisogno anche di questo: parlare guardandoci negli occhi e capire che, al di la' delle differenze fra le storie, esistono drammatici fili conduttori.
Ed e' questo che va fatto sapere: che i preti le donne le hanno, che a volte le tradiscono, che in virtu' di un millantato carisma divino le obbligano ( e noi soccombiamo per tutti i motivi che sappiamo!) ad essere concubine, sottomesse, oggetti, strumenti dei loro desideri, delle loro voragini affettiveed emotive, della loro vita che presentano come la migliore perche' "santificata" dalla castita' celibataria.
E' il tradimento dell'onesta', dell'amore, del messaggio evangelico che, credenti o no, vale per tutti.
LO so bene che significa, il tradimento dell'onesta', la mancanza di condivisione anche con la sofferenza, le vuote parole.
Ci siamo raccontate il dolore, la sofferenza ma, anche e soprattutto , l'umiliazione. Ed e' duro accettare di essere umiliate nell'amore da chi l'amore pretende di conoscerlo al di sopra di tutti i comuni mortali, tanto da assurgere al ruolo di "insegnante" nei momenti in cui si pensa di "concretizzarlo".
Se ripenso a quando il "mio " prete mi mise in mano con estrema naturalezza un libro di esercizi spirituali per fidanzati e mi disse che IO , la sua concubina , !l'avevo ispirato, mi viene solo tanta tristezza.
Oltre che rabbia.
Ok, lo so che non devo parlare della mia storia, qui, ma dell'incontro, ma per me raccontare , confrontare, conoscere altre dimensioni e' stato rafforzativo.
E mi ha fatto credere ancora di piu' nel progetto del libro come, sia pur parziale, espressione e rappresentazione di un fenomeno che costituisce uno dei mali peggiori della Chiesa :l'ipocrisia, accompagnata, in certe forme ,da violenza psicologica sulle donne perpretrata dai "ministri di Dio"
Avevamo, almeno alcune, io per prima, voglia di raccontarci, anche se non sono mancati omenti in cui mi sentivo attanagliata dal rivivere , attraverso le parole, una storia con un prete che mi ha riempito di bugie e mi ha trattata, appunto, come una concubina. Per me questa e' stata una forma di violenza
Eppure e' un prete preso a modello, stimato dalla gerarchia diocesana , qualcuno fra i suoi parrocchiani sostiene che si sente fortunato ad avere un parroco come lui.
Abbiamo , io credo , una grande responsabilita' : quella di far conoscere la realta' delle cose, perche' le cose cambino .
Siamo in tempi di "bunga bunga": anche noi siamo o siamo state, donne oggetto
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