La lettera virtuale

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

La lettera virtuale

Messaggiodi Mossy » 25 ott 2008, 22:05

Quanti di noi hanno sognato di scrivere un messaggio e avendolo ritenuto totalmente inutile lo hanno messo in una bottiglia e abbandonato nel mare del dolore di un’assenza?
Spesso scriviamo lettere bellissime indirizzate più a noi stessi che a chi non leggerà mai …
Forse è meno frustrante condividerle su un blog con sconosciuti che senz’altro hanno molto in comune tra loro.
Proviamo?
Scrivetegli/le qui, non riceverete comunque risposta, ma qualcuno le avrà lette e avrà riconosciuto qualcosa di sé nel vostro dolore.
Ciò che ha fatto male a volte sa nutrire l'anima.
Mossy
 
Messaggi: 11
Iscritto il: 5 ott 2008, 17:57

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi antonella carisio » 26 ott 2008, 15:46

Hai ragione, a volte scrivere aiuta. Io poi sono una vera e propria grafomane. Devo dire che, sinora, gli ho inviato tutto quello che ho scritto. D'ora in avanti non potrò più farlo... Vorrà dire che mi sfogherò qui. Un BACIO

Antonella
antonella carisio
 
Messaggi: 43
Iscritto il: 6 ott 2008, 12:49

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi Martina » 26 ott 2008, 23:01

Mi hai vista.
Mi hai vista per l'ultima estate
mi hai vista come sono stata e come sono.
Ora il tempo mi tira in quello spazio
in cui mi mancherai sempre.
Mi hai vista per l'ultima volta
e mi manca anche questo tuo sguardo.
Mi manchi e mi mancherai.
Restano solo invisibili parole di lacrime.
Martina
 
Messaggi: 6
Iscritto il: 24 ott 2008, 19:56

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi antonella carisio » 26 ott 2008, 23:15

Questo fine settimana è stato molto doloroso per me. Ho dovuto fare i conti con la realtà e decidere che era ora di farla finita. Ho capito che non potevo più andare avanti così, che non era giusto continuare ad illudermi, che dovevo riprendere in mano la mia vita. Gli ho mandato una mail, l'ultima. Sto male ma so di aver fatto la cosa giusta. Voglio condividere con voi questo dolore perchè so che mi potete capire. Grazie. Un bacio

Antonella


Che tristezza! Sino a un paio di mesi fa ci credevo veramente, pensavo che il nostro amore avrebbe superato ogni difficoltà e sarebbe durato per sempre. Che stupida! Oggi, finalmente, ho aperto gli occhi. E' stato difficile e molto doloroso ma ho capito. Se riesci ad essere così freddo, così distaccato, se non hai nessun problema ad escludermi dalla tua vita allora è proprio finito tutto. Non riesco a comprendere come possa essere successo ma è così. Ti sono stata vicina in ogni momento, soprattutto quando ti sentivi solo e spaesato, quando avresti voluto mollare tutto, fare le valigie e andartene io c'ero, ero lì con te. Quando avevi bisogno di sfogarti con qualcuno, quando avevi bisogno di un sorriso o di una parola d'incoraggiamento, di uno sguardo o di una carezza sapevi di poter contare su di me. Sono stata la tua amica, la tua confidente, la tua amante e la tua compagna. Ho sbagliato, certo, ho sbagliato tante volte ma chi non sbaglia mai? Mi sono messa in gioco completamente per te, ho messo in gioco tutta la mia vita. Mi sono donata a te come non ho mai fatto con nessuno e ti ho amato, e ti amo ancora, con tutto il cuore, con tutta l'anima. Sicuramente ti ho dato più di quello che chiunque altro ti abbia mai dato. Ti ho dato il mio sostegno, la mia amicizia, la mia dolcezza, i miei sorrisi, le mie lacrime, le mie carezze, i miei baci, il mio amore e tutta me stessa. Ma, soprattutto, ho creduto in te quando neanche tu ci credevi. Ti ho appoggiato come uomo e come prete, ti ho dato fiducia e ho fatto in modo che tu tornassi ad avere fiducia in te stesso. Ti sei aggrappato a me come ad un'ancora ed io ti ho sorretto. Hai fatto tutto tu. Mi hai cercata, hai voluto stare con me, hai voluto che il nostro rapporto di amicizia diventasse qualcosa di più, hai voluto i miei baci, hai voluto fare l'amore con me. Sei entrato nella mia vita e, piano piano, ne hai preso possesso. Sei andato in crisi ed hai voluto che fossimo solo amici, poi sei tornato a cercarmi, avevi bisogno di me, del mio amore. Hai giocato con me, come il gatto con il topo, un pò c'eri e un pò no, tira e molla, avanti e indietro. Ed io ero sempre lì, pronta ad assecondare i tuoi desideri, i tuoi capricci. E' facile ora per te dire che ho deciso tutto io, che sei stato un burattino nelle mie mani, che ti ho obbligato io a comportarti come ti sei comportato ma lo sai anche tu che non è stato così. Tu hai fatto sempre solo quello che ti andava di fare, come e quando ti andava di farlo. Forse avevi solo bisogno di non essere solo, forse non volevi che le cose arrivassero a questo punto ma ti sei lasciato prendere la mano, ti sei lasciato andare perchè ti piaceva, ti sentivi bene con me, avevi voglia di stare con me, mi volevi al tuo fianco. Poi ti sei accorto che diventavo sempre più imprtante, sempre più indispensabile e ti sei fatto prendere dal panico. Hai voluto che ci scoprissero, hai fatto in modo che sapessero di noi perchè sapevi che, da solo, non saresti mai riuscito a staccarti da me. Lo so cosa stai pensando, se stai ancora leggendo, sicuramente ridi delle mie parole. Neanche quando sei da solo riesci più a gettare la maschera, a guardarti dentro e ad essere sincero con te stesso. Sei talmente convinto di fare la cosa giusta, di avere ripreso in mano la tua vita, lo hai ripetuto talmente tante volte che hai finito con il crederci. Puoi fingere con tutto il mondo, puoi mentire a tutti, anche a te stesso, ma non a me. Ti conosco bene e so che il vero Edecir è quello che ha vissuto il nostro amore, che si è lasciato andare e che ha cercato di prendere il soppravvento quando era al mio fianco. Conosco ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tuo pensiero e questa è una delle cose che ti spaventano. Sai che potevi essere felice, veramente felice al mio fianco e non riesci ad accettarlo. Hai fatto una scelta trent'anni fa, una scelta che hai confermato quasi quindici anni fa, hai fatto delle promesse, hai voluto che la tua vita prendesse una certa direzione ed ora non puoi accettare quello che provi per me, non puoi permettere che una donna, una donna figurati, mandi in crisi tutta la tua vita. Non sia mai detto. Hai paura, hai il terrore di guardarti alle spalle e vedere l'errore che hai fatto. Hai paura di ammettere di non essere perfetto, non essere un super uomo, hai paura di ammettere la tua umanità con tutte le sue debolezze. Ti credevi invincibile, invulnerabile ma non è così e questo ti spaventa. Vorrei stringerti tra le mie braccia, accarezzarti i capelli e dirti di non preoccuparti perchè io sono al tuo fianco e ci sarò sempre. Vorrei prenderti per mano e dirti che non sarai più solo, che non dovrai più avere paura perchè io sono lì, con te, pronta ad affrontare ogni cosa con te. Vorrei guardarti negli occhi e prometterti tutto il mio amore, tutta la mia dedizione, tutta la mia vita. Ma so che non servirebbe a nulla, c'è stato un attimo in cui sei stato vicino a me, vulnerabile, umano ma ti sei subito ripreso ed hai nuovamente innalzato quelle barriere che, tanto faticosamente, avevamo abbattuto, insieme. Ho forse è stata solo un'illusione, forse tu non ti sei mai lasciato andare completamente, forse hai sempre avuto tutto sotto controllo ed io non ho capito niente. Hai sempre avuto in mano le carte vincenti. Sai come si dice chi vince prende tutto, tu hai vinto ed io ho perso. Ora lo so, ho perso ma, pensandoci bene, era un'utopia pensare di poter vincere o anche solo pareggiare. Non importa, non più, ho giocato, ho puntato tutto ed ho perso. Pazienza, forse doveva andare così, anche se non lo credo e non lo accetterò mai. Va bene amore mio, non so neanche perchè ti ho scritto quest'ultima lettera, penso di averla scritta più per me che per te. Forse dovevo mettere la parola fine, dovevo trovare il coraggio di dirti addio, di lasciarti libero, di lasciarti andare. Avrei voluto farlo diversamente, guardandoti negli occhi, stringendoti a me e sentendo la tua voce, ancora una volta, l'ultima. Non hai voluto, non ne hai avuto il coraggio. Ti amo e lo sai e questo pensiero non ti abbandonerà mai, avrai sempre il dubbio di aver voluto fare un sacrificio troppo grande in nome di che cosa? Addio amore mio, ti auguro ogni felicità perchè ti amo davvero e per me la cosa più importante è sapere che sei felice, nonostante tutto. Non mi dimenticare mai

Tua Antonella
antonella carisio
 
Messaggi: 43
Iscritto il: 6 ott 2008, 12:49

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi Mossy » 28 ott 2008, 0:10

Cara Antonella
la lettera è molto bella.
Purtroppo come ho avuto modo di dire è qualcosa che hai scritto per te, per cercare di dare ordine a te stessa.
Non possiamo giudicare niente e nessuno, ma nemmeno negare l'evidenza dei fatti.
E i fatti stanno tutti li, in quanto hai scritto.

Mi permetto solo di dirti questo: non esistono vincitori ne vinti nell'amore.
Perchè per il semplice fatto che amore è stato, sia pure con tempi e modi diversi, entrambi avete vinto, un breve spazio di eternità. Che entrambi avete perso.
E' la "dura legge" della vita, ma voglio pensare che col tempo, tanto tempo, diventerà il ricordo di un momento perfetto. Non il motivo di dubbio o incertezza ...
Abbandona questi pensieri, non aggrapparti al dolore, ma solo al bene che c'è stato, accetta questo consiglio che adesso suona così tremendamente vuoto.
Potresti riempirti il cuore di amarezza, oltre che di dolore.
Pensa che hai detto una cosa bellissima: hai trovato il coraggio di dire addio, di lasciarlo andare, di LASCIARLO LIBERO, gratuitamente.
Lasciare liberi è la più alta espressione di amore che ci possa essere, perchè è davvero ad immagine e somoglianza dell'amore di Dio.
Che sempre lascia l'uomo libero di scegliere, se seguirlo o no.
E se questa verità apparentemente non lo toccherà, non è più affar tuo. Ma sii ferma in questa luminosa intuizione.
Mossy
Mossy
 
Messaggi: 11
Iscritto il: 5 ott 2008, 17:57

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi Stefania » 29 ott 2008, 18:58

Leggere la lettera di Antonella mi ha fatto tornare in mente le decine di lettere che anch'io ho scritto e ho abbandonato nell'Hard Disk del mio PC, senza che fossero mai lette da nessuno, né tanto meno spedite al legittimo destinatario.
Ecco uno stralcio dell'ultima che ho scritto e che risale a più di due anni fa ormai:
Questa è più che altro una lettera che ho promesso a me stessa.
E’, come sempre, piena di inchiostro che viene direttamente dal cuore, così come ogni parola che ha compiuto il medesimo percorso in questi anni, cioè da me a te.
In questi quattro anni, ho vissuto pesanti altalene e situazioni contrastanti. Mi hai obbligato ad un continuo alternarsi di momenti bellissimi e angosce disumane. Ogni volta che mi hai allontanato da te, mi sono sentita togliere la vita, ho vissuto prolungate apnee dalle quali non sapevo se mi sarei ripresa.
Volevi che io mi sentissi una qualsiasi; al contempo, sapevi con assoluta certezza che il mio amore per te non aveva nulla di ordinario, che il mio guardarti e accarezzarti era qualcosa di assolutamente straordinario.
Oggi mi domando cosa io sia riuscita a darti. Mi sembra quasi di non essere stata capace di darti abbastanza o di dimostrarti ciò che provo. Ho pensato infinite volte che, in fondo, il mio amore ai tuoi occhi fosse veramente cosa da poco. Ed è così. Mi hai detto chiaramente nel nostro ultimo incontro che qualunque cosa ci sia tra noi, “non è essenziale”.
Di fronte a queste parole non c’è molto altro da aggiungere. Mi fa male che l’amore che in questi anni ho custodito nel cuore con tanta cura e tenacia, possa essere definito e vissuto così. Non ho mai preteso né pensato che fosse la cosa più importante della tua vita, ma almeno che fosse una cosa infinitamente bella.
Non ti ho mai chiesto nulla in cambio…. Solo onestà e coerenza. Se mi volevi bene, come più volte hai detto, che avessi cura di me, ti preoccupassi per me, pensando a cosa le tue parole e i tuoi atteggiamenti avrebbero suscitato.
Abbracciare una persona e poi dirle che sei costretto a non frequentarla per un po’; dire “ci sentiamo fra qualche giorno” e sparire per mesi; lasciare quasi sempre all’altro l’iniziativa, come se tu non fossi parte del rapporto, sai come fa sentire tutto questo?
Si che lo sai.
Avere sempre la sensazione di avere fatto o detto qualcosa di sbagliato, immaginare il tuo alzare gli occhi al cielo di fronte ad un mio messaggio, temere che non ti facesse piacere vedermi, pensare di essere insufficiente o inadeguata per te!
Mi sono ritrovata a farmi milioni di domande, perché di fronte al silenzio non si può che interrogarsi, senza venirne a capo.
Poi, d’improvviso, mi hai detto che non avevi mai avuto il coraggio di dirmi la verità, che le mie certezze che hai demolito per anni erano in realtà la verità. E la “logica” conseguenza di tutto questo è ancora una volta il silenzio...
Che fare quando la mia sola esistenza nella tua vita è un problema per te? Questo proprio non posso risolverlo.
A che servirebbe descriverti il senso enorme di vuoto, di abbandono, di solitudine che ho sperimentato nel tempo? Sai cosa significa quando ti dico che le mie carezze sono per te? Sai cosa significa quando ti dico che nessuno, in questi anni, si è avvicinato a me come hai fatto tu? Sai cosa significa abbracciarti e desiderare che il tempo si fermi, quasi desiderare di morire in quell’istante per oltrepassare la soglia con il cuore che piange di gioia arrivando al cospetto di Dio con il più disarmante dei sorrisi, ringraziandolo infinitamente per avermi concesso di stringerti?
Se non lo sai, potrò provare a spiegartelo un giorno.
Non possiamo essere amici, non possiamo essere coppia. Questo significa che non possiamo essere nulla?
Se io non sono un pezzetto dell’amore che Dio ha per te, cosa sono?

Quante similitudini, quante ovvietà!
Vi chiedo: quante sono le frasi che ciascuna di voi potrebbe aver scritto a sua volta?
Avatar utente
Stefania
 
Messaggi: 306
Iscritto il: 2 ott 2008, 22:28

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi Mossy » 29 ott 2008, 23:35

Più che similitudini ed ovvietà cara Stefania io ci trovo la stessa ingenuità.
Mi chiedo se qualcuno ha mai scritto una lettera un pò più chiara, qualcosa che mette amaramente a nudo le responsabilità reciproche.
Quel qualcosa che piano piano si scopre dialogando con la propria intelligenza, con il proprio spazio interiore recuperato ad un passo prima dello sfasciarsi.
Quel qualcosa che permette di non perdere la propria identità.
Secondo me non bisogna buttar via tutto di ciò che è stato, solo perchè, a qualsivoglia titolo, si è rinunciato.
La rinuncia e la sofferenza inducono ad un processo di maturazione profonda: sono quello che mi piace pensare sia il "prezzo" di quella libertà, nient'affatto virtuale, di scegliere il punto di riferimento che è la nostra essenza.
Continuo a pensare che frasi come:
"Se io non sono un pezzetto dell’amore che Dio ha per te, cosa sono?"
siano da conservare nel proprio cuore come una certezza della propria umanità, non come l'incertezza di colui a cui era destinata.
Tu sei un pezzetto dell'amore che Dio ha per lui e lo sarai per sempre. E questo è tutt'altro che banale.
Peccato lui non l'abbia saputo cogliere.
Molti preferiscono vivere in superficie. Perchè lì il dolore e la rinuncia in nome di una maturità non stanno di casa.
Mossy
Mossy
 
Messaggi: 11
Iscritto il: 5 ott 2008, 17:57

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi Martina » 31 ott 2008, 18:53

Maschera e volto.

Forse bisognerebbe trovare la Forza di prendere consapevolezza di ciò che siamo, fragili nella dimensione duale dell’essere: volto di sofferenza e maschera da dipingere di occhi brillanti d’orgoglio.
Ciò presuppone trovare la forza di cambiare direzione dei nostri pensieri, attuare una conversione anche sulla percezione del vissuto, e cominciare a vedere con gli occhi dell’altro.
Forse ci accorgeremmo di aver fatto errori e passi falsi (e chi non ne fa), ma anche di non esserci posti in atteggiamento di ascolto dell’altro ma del nostro io ferito.
Di non esserci messi a nudo per paura di soffrire ancora, o, peggio, di dover accettare una verità che implica una perdita.
Di non aver lasciato a casa la maschera, diventata arrogante, maleducata.
Di mettere il nostro dolore in relazione con quello dell’altro senza voler apparire supponenti, ma essere solo veri.
Di chiederci se anche noi non stessimo per caso sottovalutando il dolore e il pudore dell’altro, vedendo solo il nostro …..
Forse scopriremmo che anche noi abbiamo coperto il cuore, diventato arido quanto e più di quello dell’altro che non sappiamo più sentire.
E’ vero che ci sono responsabilità disattese ma ….. quanto pesa non essere disponibili all’ascolto per mancanza di fiducia?
Quanto costa fare questa inversione di marcia e capire che non siamo stati disposti a cedere, nemmeno a lasciare aperto un varco, una possibilità di dialogo.
E’ vero il silenzio fa male, è duro, aggressivo, inaccettabile, ma perché sottoporre l’altro a una rigidità che in fondo non ci appartiene?
Quanta fatica in questa maschera quotidiana che mi metto per fingere di essere quella che non sono ...
Quanto sarebbe meglio un dignitoso essere se stessi, senza recriminazioni e lacrime.
Tanto si sa, di dolore ce n’è stato tanto e tanto ce ne sarà.
Credo che nessuno sia incapace di capirlo.
Ma bisogna aver pietà della fragilità dell’altro che non riesce a farsene carico, pieno di sensi di colpa e di altrettanto orgoglio ferito.
Perché cadere in questa nassa?
Ho capito questo come in un flash.
Mi sono vista, mi sono guardata.
Ho stentato a riconoscermi in quella pentola a pressione vagante con un sorriso falso dipinto in faccia. Questa era la mia maschera. Arrogante, stupida, diversa da me.
Tanto diversa da apparire vera. Quella che avrei voluto sempre essere: superiore, sarcastica.
Ho buttato la bellezza del volto.
Forse non ero più innamorata. Forse.
Ho voluto dimostrare forza, bellezza, superiorità.
Certo era quello che entrambi volevamo, una certezza di forza, di reciproco disgusto.
Per chiudere un atto della nostra vita. Per illuderci di aver visto finalmente quanto eravamo brutti.
Per liberarci di questi personaggi scomodi che siamo stati uno per l’altra.
Ma è stata finzione. Dettata dall’amarezza e dall’orgoglio.
Non voglio rimettere in gioco niente con questo.
Vorrei solo chiedere dignitosamente perdono.
Per aver messo in scena la parte peggiore di me.
Sempre si fa con chi si ama di più.
In scena si indossano maschere.
La vita è una cosa diversa.
La vita chiede verità.
Io chiedo perdono.
E di parlare al cuore, senza la maschera.
Martina
 
Messaggi: 6
Iscritto il: 24 ott 2008, 19:56

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi Stefania » 3 nov 2008, 14:18

Vedere e sentire con gli occhi dell'altro è un concetto universale. Presuppone però, e su questo non credo ci sia alcun dubbio, che l'altro abbia la facoltà di "prestarci" i suoi occhi.
Nella maggior parte delle storie che conosco, comprese le mie, tutto ciò non è applicabile.
Nessuna di noi vuole o si finge superiore, forte o quant'altro. O esiste apertura, oppure il rapporto non può che chiudersi. Questa è la triste realtà.
Certo i nostri errori esistono, e sono più che altro legati alla nostra incapacità di portarci rispetto e farci rispettare. Che non vuole essere una cosa legata al femminismo o simili, ma ad un normale contesto di reciprocità. Non è questione d'orgoglio, ma di capacità di guardare in faccia la realtà.
Se lui non ci vuole (per ragioni valide, non valide, stupide, vigliacche... non so), possiamo farci verdi, ma, a meno che l'amore non abbia realmente preso possesso del suo cuore, lui si tirerà indietro. E continuerà a giocare a fare il prete, come a giocare a fare il fidanzato o l'amante, ma tutto per gioco. Tanto non ha niente da perdere.
Lui la sua posizione ce l'ha, al massimo può subire una tirata d'orecchie dal superiore, ma poi gli viene assicurata e garantita la massia protezione e comprensione, certo, a patto che tronchi il rapporto (o faccia finta di troncarlo).
Non si tratta di fingere di essere ciò che non siamo... In fondo non siamo neanche dei tappetini! Perché fingerci tali?
Essere comprensivi, gentili, pazienti, va tutto bene... ed è bellissimo. Ma l'amore è ESIGENTE, e, soprattutto, manifestatamente reciproco.
Se lui, dopo averti detto che ti amava, dopo aver fatto l'amore con te, dopo aver avuto i suoi consueti ripensamenti, ti dice che non vuole più saperne, certamente può non essere vero. Cioè potrebbe non desiderare realmente di lasciarti andare via. Ma, che lo voglia realmente o no, lo farà. Dobbiamo prenderne atto e accettarlo, ben sapendo che probabilmente l'amore che è stato dichiarato non era neanche vicino a ciò che pensavamo che fosse. Questo non significa non considerare la fragilità dell'altro, significa meritare e pretendere una dovuta chiarezza. Oppure possiamo rassegnarci a vivere nell'illusione di aver vissuto il più grande amore della nostra vita, che, per colpa dell'istituzione, non si è potuto realizzare.
Ma in fondo, sappiamo bene che non è così.
Avatar utente
Stefania
 
Messaggi: 306
Iscritto il: 2 ott 2008, 22:28

Re: La lettera virtuale

Messaggiodi Martina » 3 nov 2008, 20:55

Menomale non spedisco mai le lettere che scrivo.
Seguono i miei pensieri senza premesse, e forse sono stata chiara solo a me stessa.
Quando parlo di “occhi dell’altro” intendevo un cambiamento di prospettiva interiore: ciò non presuppone affatto che l’altro sia più o meno disposto a “prestare” i propri occhi, non è un’operazione “meccanica”.
E’ qualcosa di assolutamente personale, un superamento del proprio ego per “dimenticarsi”, anche per un solo, salutare istante di noi stessi, dei nostri bisogni, del nostro ascoltarci.
E quando ciò accade ci accorgiamo allora di quanto siamo stupidi, chiusi, presuntuosi, risentiti.
Di quanto poco spazio lasciamo veramente all’amore occupandoci solo di noi e del nostro dolore.
Con tutto ciò non voglio dire che offrendo questo “spazio vuoto”, questa epochè dell’ego (sospensione del giudizio), troveremmo chissà cosa, ma, perlomeno avremo offerto un’apertura.
E’ giusto arrabbiarsi e fare una sana sfuriata, ma ciò non può renderci miopi a oltranza.
L’apertura deve esistere anche da parte nostra, dopo un giusto tempo di arrabbiatura, di dolore, di tristezza.
C’è un tempo per tutto: per essere chiusi nel nostro io offeso e per fare lo sforzo erculeo di uscirne.
E allora ci vediamo per come siamo stati e come avremmo potuto essere offrendo un vero atto d’amore, invece che la “pentola in ebollizione” delle nostre frustrazioni e paure.
Eh si.
Non escludo che ciò avrebbe comunque comportato una chiusura del lui di turno, non si viaggia mai purtroppo con gli stessi tempi. Ma non è a questo che volevo arrivare.
Volevo sottolineare che, almeno io, non mi sono affatto piaciuta.
Me ne sono accorta tardi e non posso fare ammenda.
Purtroppo stavolta sono io che l’ho rimandato indietro, che non l’ho voluto ascoltare.
Volevo solo fargli male con la mia altera, augusta, splendida presenza.
Fargliela pagare, essere distante anni luce da lui e dalla sua pochezza, dalle sue colpe.
Vuoi tutta la verità?
Volevo vendicarmi e ci sono riuscita.
Ma vendicarsi fa male anche a noi, quando la vendetta nasconde solo orgoglio ferito.
Lui non mi ha mai detto di non volerne più sapere di me.
Avrei tanto voluto sentirmelo dire, e non essendo successo, l’ho detto io a lui.
Bella soddisfazione. Davvero.
Ma ritengo di avere imparato che anche la chiarezza ha i suoi tempi e non va pretesa solo quando va a noi, e soprattutto con i nostri modi, magari bruschi.
E’ vero, verissimo, l’amore è esigente e reciproco.
Ma esige totalità e apertura da parte di tutti e due per esistere.
Peccato, io non l’ho offerta, sentendomi tradita e offesa.
E solo per paura di essere ancora più tradita e più offesa.
Dov’è l’amore in tutto questo?
Non c’è.
Sepolto dal dolore e dalla tirannia dell’orgoglio e dalla paura.
Ma questo è solo un tempo.
Martina
Martina
 
Messaggi: 6
Iscritto il: 24 ott 2008, 19:56

Prossimo

Torna a CELIBATO OBBLIGATORIO: LA DURA LEGGE CHE VIETA L'AMORE - Una legge disumana e antievangelica

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 7 ospiti

cron