Una nuova lettera delle donne

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

Una nuova lettera delle donne

Messaggiodi Stefania » 19 mag 2014, 15:42

PER PRIMA COSA VORREI SOTTOLINEARE CHE LA SOTTOSCRITTA CON QUESTA LETTERA NON HA NULLA A CHE VEDERE
Precisazione importante dato che alcuni giornalisti mi hanno chiamato per saperne di più

DI SEGUITO RIPORTO I POCHI STRALCI CHE SONO STATI RESI PUBBLICI
«Caro Papa Francesco, siamo un gruppo di donne da tutte le parti d'Italia (e non solo) che ti scrive per rompere il muro di silenzio e indifferenza con cui ci scontriamo ogni giorno. Ognuna di noi sta vivendo, ha vissuto o vorrebbe vivere una relazione d'amore con un sacerdote, di cui è innamorata». Inizia così la lettera firmata (con il solo nome di battesimo più l'iniziale del cognome o la città di provenienza, ma nella raccomandata inviata in Vaticano c'era un cognome e c'erano recapiti telefonici) da 26 donne che affermano di vivere relazioni sentimentali con dei preti. Le firmatarie di definiscono «un piccolo campione» ma affermano di parlare a nome di tante che «vivono nel silenzio». «Come tu ben sai - si legge nella missiva - sono state usate tantissime parole da chi si pone a favore del celibato opzionale, ma forse ben poco si conosce della devastante sofferenza a cui è soggetta una donna che vive con un prete la forte esperienza dell'innamoramento. Vogliamo, con umiltà, porre ai tuoi piedi la nostra sofferenza affinché qualcosa possa cambiare non solo per noi, ma per il bene di tutta la Chiesa».
«Noi amiamo questi uomini, loro amano noi - scrivono le 26 donne - e il più delle volte non si riesce pur con tutta la volontà possibile, a recidere un legame così solido e bello, che porta con se purtroppo tutto il dolore del "non pienamente vissuto". Una continua altalena di "tira e molla" che dilaniano l'anima. Quando, straziati da tanto dolore, si decide per un allontanamento definitivo, le conseguenze non sono meno devastanti e spesso resta una cicatrice a vita per entrambi. Le alternative sono l'abbandono del sacerdozio o la persistenza a vita di una relazione segreta».
«Nel primo caso la forte situazione con cui la coppia deve scontrarsi viene vissuta con grandissima sofferenza da parte di entrambi: anche noi donne desideriamo che la vocazione sacerdotale dei nostri compagni possa essere vissuta pienamente, che possano restare al servizio della comunità, a svolgere la missione che per tanti anni hanno svolto con passione e dedizione, rinvigoriti adesso ancor di più dalla forza vitale dell'amore che hanno scoperto insieme a noi, che vogliamo sostenerli e affiancarli nel loro mandato».
«Nel secondo caso, ovvero nel mantenimento di una relazione segreta - si legge ancora nella lettera - si prospetta una vita nel continuo nascondimento, con la frustrazione di un amore non completo che non può sperare in un figlio, che non può esistere alla luce del sole. Può sembrare una situazione ipocrita, restare celibi avendo una donna accanto nel silenzio, ma purtroppo non di rado ci si vede costretti a questa dolorosa scelta per l'impossibilità di recidere un amore così forte che si è radicato comunque nel Signore».
Secondo le firmatarie, il servizio totale «a Gesù e alla comunità» sarebbe svolto «con maggiore slancio da un sacerdote che non ha dovuto rinunciare alla sua vocazione all'amore coniugale, unitamente a quella sacerdotale, e che sarebbe anche supportato dalla moglie e dai figli». Le 26 donne si appellano al Papa chiedendo di essere da lui convocate «per portare davanti a te umilmente le nostre storie e le nostre esperienze, sperando di poter attivamente aiutare la Chiesa, che tanto amiamo, verso una possibile strada da intraprendere con prudenza e giudizio». «Grazie Papa Francesco! - così si conclude la missiva - Speriamo con tutto il cuore che tu benedica questi nostri Amori, donandoci la gioia più grande che un padre vuole per i suoi figli: vederci felici!!!».

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Faccio alcune brevi considerazioni, del tutto personali, ma che rispecchiano l'approccio del sito Il Dialogo.
Una lettera come questa andrebbe argomentata con dati, citazioni, esperienze e non dovrebbe avere il suono di una piagnucolosa richiesta fatta per giunta "in umiltà".
Ragazze!!! Siete voi le vittime, quale umiltà?
Porre le vostre sofferenze ai piedi del papa ... ma che significa?
In questo scritto manca la rivendicazione, l'affermazione dei diritti fondamentali dell'essere umano, dell'uomo, della donna. Manca il coraggio della ribellione, della ricerca della giustizia, del risarcimento per gli anni perduti, per le speranze divenute illusioni.
In questo modo rimettete la palla all'istituzione, in attesa che vi autorizzi a fare qualcosa e non sarete mai veramente libere, e di conseguenza felici.
Infine, scrivere una cosa del genere e non renderla integralmente pubblica con nomi e recapiti mi sembra davvero un approccio tanto (troppo) simile a quello ecclesiastico. Di cosa avete paura?
Davvero volevate solo scrivere al papa e null'altro? E perché non lo avete fatto in segreto?

Ora la stampa impazzisce alla ricerca delle autrici per fare interviste, saperne di più, e trova solo silenzio e nascondimento. Non ci ricorda forse qualcosa ....?


Stefania

PS. Inserisco alla voce "notizie dal mondo" l'articolo che Vito Mancuso ha scritto oggi su Repubblica in merito alla lettera.
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Re: Una nuova lettera delle donne

Messaggiodi ornella » 19 mag 2014, 17:00

Cara Stefania,
io invece sono molto ma molto contenta della vasta eco che sta avendo questa lettera, e credo che, indipendentemente dai punti di vista personali o redazionali che siano, dovremmo essere solidali. Riguardo al fatto dell'anonimato e del "nascondimento", io ho letto l'articolo di Tornielli su Vatican Insider, il quale diceva che la lettera è stata inviata a papa Francesco con nomi, cognomi, indirizzi e numeri telefonici, e che a lui è stato chiesto di pubblicare serbando eventualmente o il nome di battesimo e la provenienza, oppure il nome di battesimo e l'iniziale del cognome. Che differenza fa rispetto alla fatica che tu hai sempre fatto a ottenere delle testimonianze corredate dalle generalità?
Io pure sono passata da quella strada ed è forse la primissima volta che 26 donne si firmano in una lettera congiunta al papa.
Cosa sortirà? Non lo so. Ma sortirà quello che le redattrici della medesima vorranno che sortisca. Adesso sta a loro.
Un affettuoso saluto
Ornella
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Re: Una nuova lettera delle donne

Messaggiodi Stefania » 20 mag 2014, 10:58

Cara Ornella, ho solo espresso il mio parere sui toni della lettera e sulle modalità di "confezionamento".
Quale effetto sortirà non è dato sapere, anche se io un'ideuccia ce l'ho già ...

Staremo a vedere.
a presto

Stefania
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Re: Una nuova lettera delle donne

Messaggiodi ornella » 20 mag 2014, 11:57

Cara Stefania,
i toni sono quelli che loro hanno deciso di usare, consoni per altro al linguaggio familiare che ha adottato papa Francesco. Se hanno in qualche modo sfondato, e mi pare di sì visto che tu sei stata subissata di telefonate, credo soprattutto dipenda dal fatto che questo papa ha fatto del dialogo il suo stile, cosa che con Ratzinger era impensabile. Non credo però che questo papa, da come si è ripetutamente espresso, sia propenso a levare l'obbligo celibatario, ma credo che sia opportuno sostenere queste donne, come si può, perché riescano a tenere botta alle inevitabili ripercussioni di ordine giornalistico che ci saranno, se i media riescono a contattarle. Non resta che stare a guardare, pregare davvero, sì pregarci sopra. Per il resto, meglio che se ne parli, e tanto, piuttosto che l'iniziativa sia rimasta lettera morta.
Non mi faccio illusioni, quindi, ma prendo atto che il clima è cambiato, e che dirsi e mostrarsi dovrebbe essere un po' meno difficile. Che poi mi piaccia che tutto questo sia condizionato dalla presenza di un papa piuttosto che di un altro certamente NO.
Ma così purtroppo va la chiesa cattolica, e non ce ne dovremmo stupire: tutte e due, e non solo noi due, ne sappiamo qualcosa... .
Un caro saluto
Ornella
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Re: Una nuova lettera delle donne

Messaggiodi Stefania » 21 mag 2014, 11:43

Ornella, proprio per correttezza e solidarietà sto dando una mano come posso. Ad esempio continuando a inoltrare l'indirizzo di posta elettronica che mi hanno fornito a tutti i giornalisti che mi chiamano. E sono tanti (tutti dall'estero, e questo è sintomatico).
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Re: Una nuova lettera delle donne

Messaggiodi ornella » 21 mag 2014, 17:19

E fai benissimo, Stefania. Io credo che una lettera come questa, non uscita da gruppi "noti", almeno non a me, sia un buon sintomo. Poi posso non condividerne l'impostazione teologica, ma è quasi meglio così. Mi spiego: se avessimo redatto la lettera noi, sarebbe indubbiamente uscita differente. Magari un giornalista come Tornielli la avrebbe pubblicata, magari invece no perché meno "chiesaiuola" e quindi meno appetibile. Nessuno fa le cose gratis a questo mondo. Invece una lettera così, come dire, garbata e che prende l'emotività poteva "bucare". il resto lo ha fatto l'"effetto Francesco"... . Non sono stupita che l'interesse venga da fuori Italia, conoscendo bene come siamo messi qua da noi.
A me questo papa piace molto dal punto di vista della sua insistenza sul sociale, del suo interesse per il lavoro, le diseguaglianze e simili. Riguardo all'ambito che ci interessa, ricordo a tutti che è pur sempre un Gesuita, quindi un religioso, che la Teologia della Liberazione non la vista né vissuta come in Brasile, un conto è una teologia che parli "dei" poveri, altro è una teologia che nasce e vive"con" i poveri, quindi con loro come soggetti. Ricordo anche che ha detto a chiare lettere che solo per "casi individuali" lui prenderebbe in considerazione il prete sposato. Quali siano i casi individuali lo sa lui. E che in un discorso alle religiose ha raccomandato loro di essere "madri" e non "zitelle", usando un arcaismo sulla donna che è sparito dal nostro linguaggio da almeno cinquant'anni.
Non resta che aspettare e vedere. Se ci sarà qualcosa da vedere.
Un abbraccio
Ornella
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