“Una spremuta di cuore”

“Non è bene che l’uomo sia solo…” (Gen 18)

Questo blog nasce dall’esigenza di portare alla luce la sofferenza, i problemi, le contraddizioni e gli ostacoli o i divieti che derivano dalla legge del celibato obbligatorio dei preti, così come previsto nell’ordinamento della chiesa cattolica romana.
Vuole essere principalmente un punto per lo scambio di esperienze e per il sostegno reciproco di quanti sono coinvolti in questa problematica:

• Le donne, che sono costrette a nascondersi, talvolta a vergognarsi di ciò che provano, subendo i cambi continui di umore di una immaturità affettiva dei chierici

• I preti, che vivono uno stato di confusione tra ciò che sembra essere il loro obbligo di fedeltà verso la chiesa a cui appartengono, e la bellezza di una nuova scoperta.

• I figli nati da queste relazioni, che hanno tutto il diritto di essere figli come tutti gli altri e quindi amati e cresciuti da entrambi i genitori. Soprattutto, come la gerarchia sosteneva a riguardo del referendum sulla legge 40, hanno il diritto di conoscere chi è il loro padre

E’ evidente che il celibato obbligatorio sia solo uno dei sintomi di una rigidità dottrinale che non contempla il bene dell’uomo e, per questo, la chiesa stessa (il popolo di Dio) deve trovare la forza e la libertà di andare oltre la legge, proprio sulle orme dell’uomo Gesù che ha avuto il coraggio di sfidare i mali del Tempio.

“Una spremuta di cuore”

Messaggiodi Mossy » 25 ott 2008, 21:52

Leggo con crescente interesse questo Blog segnalatomi dall’amica Stefania e penso che il post “Forse un libro?” contenga i presupposti di un’operazione editoriale importantissima per portare un po’ di oggettività su un problema troppe volte travolto dall’ignoranza o da morbose curiosità.
Per farci un’idea più chiara di quello che potrebbe essere una pubblicazione, ma anche semplicemente offrire una possibilità di comunicare, lancio a chi voglia esprimere i propri sentimenti e travagli in forma breve sul blog la proposta di scrivere un racconto da aggiungere come risposta a questo messaggio.
Una “spremuta di cuore”, secondo l’efficace e struggente definizione di Stefania, di non più di una cartella, anche in forma assolutamente anonima.
Comunque sarà scritta sarà un capolavoro dell’amore di cui un cuore umano è capace.
Un piccolo momento intimo, di poesia, di rabbia, di dolore. Di donne ma anche di uomini.
Coraggio! Anche scrivere aiuta a mettere ordine.
Mossy
 
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Re: “Una spremuta di cuore”

Messaggiodi Martina » 26 ott 2008, 23:24

Quando il dolore fa le valigie.

Un paio di sere fa consolavo un’amica, almeno ci provavo.
Mi è venuto in mente che una volta le scrissi in un sms che il mio cuore restava li ad aspettare che una notte il dolore facesse le valigie e senza nemmeno avvisare se ne andasse via.
Ho cercato testardamente quel messaggio. L'ho trovato a tarda notte dopo essermi spezzata il cuore rileggendo quasi tutti i sms da febbraio ad ora ...
Ho visto con chiarezza in che abisso di sofferenza sono passata e quanto avessi massacrato con il mio dolore me stessa e tutti coloro che mi stavano accanto.
E' stato come ... se avessi sofferto per tutta la mia vita vissuta fino a quel momento.
Non avevo mai sofferto così tanto, per nessuno. Mai così letteralmente annullata nel dolore.
In sommi capi posso dire che avevo trovato un uomo che non avevo mai conosciuto, "col cuore di ghiaccio" e questo non mi sembrava plausibile, impossibile.
Ma questo non giustificava che io abbia rasentato la pazzia, davvero.
Quello che mi ha permesso li per li di sopravvivere è stato riacquistare un pò di speranza.
Poi l'apertura, parlarne ad altri che non fosse un’amica sola è stato importantissimo, non solo per lei che si faceva carico di un dolore che moltiplicava il suo.
Poi capire, piano piano sapere, anche se non direttamente da lui.
Questo mi ha dato la forza di dare un significato a quel cuore di ghiaccio. Addirittura di capirlo.
Di arrabbiarmi. Di scrivere una lettera non di insulti e accuse, ma solo di sofferta consapevolezza e richiesta. Questa lettera ha ottenuto quello che doveva: di svegliarmi, e nel risveglio lentissimo mettermi davanti a una me stessa non così limpida e vera come credevo.
Proprio in virtù di tutte le cose che ho sbagliato anche con lui e di cui pensavo di dovermi scusare ho detto basta, per ricominciare da me.
Ma improvvisamente è passata la voglia.
Riesco a malapena a mantenere il giusto distacco dalla gente, e già questo è uno sforzo tremendo.
Lui, a una cinquantina di chilometri da qui, più o meno fa lo stesso, si rigira nella solita melma di prima. Un anno basta per riadattarsi ad un posto, anche se migliore, e ricominciare con lo stesso stile di vita se non ti scuoti da dentro il passato.
Ogni volta che qualcuno sottovaluta il male fatto ad un altro, o semplicemente il suo dolore, vedendo solo il proprio come prioritario ... beh secondo me non è cristiano.
Non è niente, è un cuore che non c'è. Questo è l'inganno vero, la disillusione profonda che porto dentro, che ero comunque disposta a perdonare se lui avesse avuto la forza di affrontare il mio dolore, di metterlo in relazione al suo.
Adesso tutto è difficile. Il silenzio crudele, l’indifferenza insopportabile.
Ma almeno ho detto basta. Forse il primo basta.
Un basta sano, dovuto a me stessa.
Ma la vita è un'altra cosa. Non so altro, adesso.
Grazie per il conforto.
Martina
 
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