I CRISTIANESIMI IN TERRA SANTA.

DI CARLO CASTELLINI

TERZO INCONTRO.. CICLO DI CONVERSAZIONI SULLE CULTURE MEDIO-ORIENTALI, DELLA PROF. SSA ANNA BRAGHINI


Con la terza conversazione sulle culture medioorientali dal titolo “I CRISTIANESIMI IN TERRA SANTA”, è giunto alla sua naturale chiusura, il ciclo dedicato alla conoscenza delle culture medio-orientali, organizzato con progetto dalla competente prof. ssa ANNA BRAGHINI, progetto entrato a pieno titolo nel “LABIRINTO DELLE IDENTITA'”.
Questa volta, argomernto generale dell'incontro sono stati “I CRISTIANESIMI IN TERRA SANTA”, titolo quanto mai significativo, per chi come noi e forse come tanti altri, siamo abituati a fare di ogni erba un fascio. Questa trattazione invece si presenta come un monumento alle varie distinzioni, che assegnano ad ogni tendenza, movimento, gruppo o religione le sue caratteristiche storiche o dogmatiche, e diventa quindi, prezioso strumento di studio e di assimilazione.
Nutrito quindi e ben suddiviso lo schema di questa trattazione, che può essere a ragione considerato un utilissimo srumento di indagine e di approfondimento; ma anche le ricche note a pie' di pagina quali preziose riflessioni di studio e preparazione ad alcuni esami di introduzione alla storia della Chiesa ed alla teologia fondamentale.
Teniamo presente che si tratta di conversazioni e non ancora di studi teologici approfonditi per addetti ai lavori; quindi la parte descrittiva è bene esposta, senza rinunciare per questo ad una sua precipua ricchezza lessicale.
Così nella prima parte sono esposte le quattro cause principali della molteplicità DELLE CHIESE IN TERRA SANTA. In questo modo risaltano subito i riflessi e gli influssi delle CONTROVERSIE CRISTOLOGICHE, che trovano precisa eco nei CONCILI DI EFESO DEL 431E IN QUELLO DI CALCEDONIA DEL 451.
Nascono in questo modo le CHIESE ORTODOSSE ORIENTALI che riconoscno i primi tre concili ma non quello di CALCEDONIA.
La seconda causa è individuata nell'ondata cattolica; in seconda serie quella armata delle CROCIATE, (XII E XIII SEC.) E L'ONDATA PACIFICA DEI FRATI FRANCESCANI, (XII e XIII sec.), e infine quella “uniata”, delle CHIESE CATTOLICHE ORIENTALI. (xviii SEC.).
L'ondata missionaria della CHIESA OCCIDENTALE DEL XIX-XX SEC., viene indagata e rappresenta la terza causa della ricca frammentaszione delle chiese, di cui facciamo difficoltà a memorizzare il nome.
Nel legame con i LUOGHI SANTI visitati dai PALLEGRINI troviamo la quarta causa di una ricca frammentazione di CHIESE che hanno organizzato parrocchie, dato vita a monasteri, costruito santuari, e ospizi per l'accoglienza.
“Cio' che mi ha colpito di piu' è stata la difficoltà a capirsi da aprte di coloro che parlano lingue diverse, che poi è sfociato nel grandee scisma tra ORIENTE E OCCIDENTE” .(Ndr).Anche per questa parte viene offerta una bibliografia essenziale, quale occasione di documentazione e approfondimento delle tesi esposte.
Segue poi uno schema espositivo dei primiCONCILI , vengono illustrati i riti principali delle CHIESE CATTOLICHE in TERRA SANTA: quella greco-cattolica melkiita, quella armeno-cattolica, quella maronita, quella siro-cattolica-ed infine la chiesa caldea.
Una bella fatica quella della prof. Ssa ANNA BRAGHINI, che è servita a chiarire non poche idee ed arricchire i volonterosi presenti. (CARLO CASTELLINI).
 

Ciclo di conversazioni sulle culture mediorientali

Presentazione di un itinerario alla scoperta del Medio Oriente

Relazione a scuola per il progetto: il labirinto delle identità.

3° incontro: i cristianesimi in terra santa

Premessa

Oggi il tema è il cristianesimo e come premessa occorre dire che la Terra di Israele, il luo-go nel quale sono avvenuti gli eventi descritti nelle scritture cristiane, si distingue per la sua ricchissima tradizione cristiana.

La realtà “cristianesimo” è poliedrica e la sia può interpretare sotto profili formali diversi:

 

- Il termine “cristianesimo” è riscontrato per la prima volta in Ignazio di Antiochia

 

(I-II sec d.C.) e nasce con la funzione di distinzione dal giudaismo.

 

- Dal punto di vista storico e delle “tradizioni” è corretto affermare che il cristiane-

 

simo esiste come un fenomeno plurale: già il NT prevede un vangelo quadriforme, poi

 

c’è il cristianesimo paolino che certamente è tipico (sia per l’originalità teologica

 

dell’apostolo, sia per le condizioni etniche e culturali dei destinatari delle sue lette-

 

re) rispetto al cristianesimo giovanneo.

 

- Dal punto di vista teologico, si parla invece dell’essenza del cristianesimo inteso co-

 

me il movimento religioso dei seguaci di Cristo, la cui identità non può essere colta

 

che nella unicità e nella singolarità della realtà divino-umana di Gesù di Nazareth

 

detto Cristo. Qui c’è tutto il discorso su Cristo come “universale concreto”, come

 

Dio fatto uomo e fatto uomo ebreo, uomo concreto, dunque cultura ecc...

 

Le quattro cause principali della molteplicità

 

delle Chiese in Terra Santa

1.

I riflessi e gli influssi delle controversie cristologiche del V secolo (ossia la questio-

 

ne dell’identità di Cristo in quanto essere umano-divino e il problema della formulazione

 

concettuale di tale mistero)

 

Efeso (431): è il terzo concilio ecumenico e il primo di cui possediamo gli atti conciliari.

 

Fu convocato dall’imperatore di Oriente Teodosio II per condannare Nestorio, un mo-

 

naco (della scuola di Antiochia) diventato patriarca di Costantinopoli che accentuava la

 

separazione delle due nature, rompendo così l’unità di soggetto in Cristo (nel quale vi

 

sarebbero due differenti persone, una divina e una umana). Di fatto non si è certi se

 

questa opinione che va sotto il nome di “nestorianesimo” fosse personalmente sostenuta

 

da Nestorio, la cui ortodossia continua ad essere dibattuta anche oggi. Ciò che è chiaro

 

è che Nestorio era contrario al titolo di Maria come “madre di Dio” (Theotokòs), un ti-

 

tolo popolare e usato nella liturgia, che forse Nestorio rigettava per paura che minac-

 

ciasse la piena e distinta divinità e la umanità di Cristo. Col dichiarare Maria “madre di

 

Dio”, il concilio riconobbe Gesù come un’unica e stessa persona divina. Questo insegna-

 

mento cristologico aprì la strada alla formula di Calcedonia.

 

1 Anna Braghini

 

Calcedonia (451): condanna di Eutiche (378-454) della scuola di Alessandria che por-tando all’estremo il pensiero di quella scuola finiva per cadere nel monofisimo che me-nomava l’umanità di Gesù. La sua decisa opposizione a quanti sdoppiavano in due l’unica soggettività personale di Cristo, lo portò all’errore opposto, cioè a ridurre Cristo ad una sola natura, quella divina che riassorbirebbe in sé quella umana, o ad una terza na-tura originatasi dalle due nature e che sarebbe rimasta l’unica (per una sorta di mesco-lanza) dopo l’incarnazione. Al concilio di Calcedonia si riunirono tra i 500 e i 600 vescovi tutti orientali, fatta eccezione per tre legati papali e due vescovi dell’Africa. Il concilio condannò Eutiche e confessò “un solo e medesimo Cristo, Figlio, Signore, Unigenito da riconoscersi in due nature senza confusione, senza cambiamento, senza divisione, senza separazione, in nessun modo tolta la differenza delle nature per ragione dell’unione, e anzi salva la proprietà dell’una e dell’altra natura concorrenti in una sola persona e sus-sistenza; non in due persone scisso e diviso, ma un solo e medesimo Figlio”

Dunque, le Chiese Ortodosse orientali (non calcedonesi) sono quelle che riconoscono i tre primi concili ma non Calcedonia. I loro aderenti sono solitamente chiamati “monofi-siti”. Questo gruppo contiene le seguenti Chiese indipendenti:

  1. la Chiesa persiana (nestoriana o siro-orientale - Mesopotamia e Persia -, oggi Chiesa Assira dell’oriente) ritenuta eretica dopo Efeso dal momento che non ri-

conosce nemmeno questo Concilio

o la Chiesa giacobita, diffusa dal vescovo Giacomo Basadai (o siro-occidentale: A-sia Minore, Siria, Fenicia, Palestina, Arabia)

o l’armena,

o la Chiesa copta, la chiesa etiopica e quella eritrea

  1. la Chiesa siro-malankarese di cui fan parte i cristiani ortodossi dell’India auto-cefali del Malankar.

  1. le due Chiese sorelle siro-occidentale e siro-orientale ebbero un grandissimo impulso missionario raggiungendo l’India e la Cina, ma finirono per sgretolarsi sotto i colpi dell’islamizzazione e delle invasioni mongole subirono una grande ri-duzione nel 1915 ad opera dell’impero turco di circa 250.000 persone

Le chiese dell’impero bizantino (specialmente in Siria e in Egitto) che rimasero fedeli al concilio di Calcedonia furono chiamate “melkite” cioè “imperiali” (melkita in siriano si-gnifica “seguaci del Re”). Queste chiese hanno sostenuto la fede ortodossa contro i Monofisiti. Quando Costantinopoli si staccò da Roma nel 1054, i Melkiti si schierarono con Costantinopoli, ma dopo il 1724 cominciò a prendere forma una chiesa melkita unita a Roma. Oggi, il termine Melkita si applica il più delle volte ai cattolici di rito bizantino che appartengono ai patriarcati di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.

  1. L’ondata cattolica: quella armata delle crociate (XII-XIII sec.), quella pacifica dei francescani (XII-XIII sec.) e quella “uniata” della Chiese cattoliche orientali (dal XVIII sec.)

    1. le crociate: essendo di origine occidentale, portarono alla costituzione di una gerar-chia cattolica in Terra Santa, in un contesto di separazione tra Roma e Bisanzio

 

2 Anna Braghini

 

(1054); 1099-1291 durata del Patriarcato latino di Gerusalemme, ricostituito nel 1847

  1. i francescani: furono in Terra Santa in modo stabile dal 1336 e dal 1342 il Papa Clemente VI affidò loro la Custodia della Terra Santa

  1. gli uniati: grazie alla presenza di altri ordini religiosi latini si verificò un fenomeno di avvicinamento delle Chiese antico-orientali e della Chiesa ortodossa alla Chiesa cattolica; nacquero le Chiese orientali-cattoliche che accettavano l’autorità del Papa di Roma e conservavano il rito (liturgia, disciplina, spiritualità, tradizione teologica,

...) della Chiesa di origine; in particolare: la Chiesa caldea (1552) è in parallelo alla Chiesa Assira d’Oriente, la greco-cattolica (1724) dagli ortodossi di Antiochia, A-lessandria e Gerusalemme, la armeno-cattolica (1740), la siro-cattolica (1773) cui è collegata la Chiesa siro-malankarese cattolica, la copto-cattolica (1824). La più svi-luppata è la greco-cattolica (melkita) in Galilea e Siria e la Chiesa maronita.

3. L’ondata missionaria delle Chiese occidentali del XIX-XX sec.

In particolare delle Chiese della Riforma (anglicani e luterani) e successivamente le Chiese protestanti minori di tipo congregazionale.

Grande sviluppo di opere cattoliche nell’ambito assistenziale ed educativo. Altrettanto grande sviluppo le istituzioni delle Chiese greco e russo ortodosse.

4. Il legame con i luoghi santi

L’assistenza ai pellegrini che visitano la Terra Santa ha giustificato ulteriormente la pre-senza di una pluralità di Chiese che hanno organizzato parrocchie, monasteri, santuari, o-spizi, ...). Anche la custodia dei luoghi santi è stata ovviamente motivo di conflitto tra le comunità ecclesiali. Una temporanea soluzione si verificò con il decreto (firman) del sulta-no turco nel 1757, confermato (con leggere variazioni) da un altro firman del 1852 cono-sciuto come status quo, perché stabilisce il mantenimento delle condizioni di fatto nel mo-do in cui si trovavano (status quo ante) alla data dell’emanazione del decreto.

La difficoltà a capirsi da parte di chi parla lingue diverse e lo scisma tra oriente ed occidente

Nei primi tre secoli del cristianesimo, la necessità di sopravvivenza di fronte all’ostilità del potere romano e della cultura ufficiale, nonché la necessità di diffondere il vangelo, non fecero esplodere lo scontro delle tradizioni cristiane orientali ed occidentali, che già veni-vano differenziandosi.

Il cristianesimo, soprattutto dall’inizio del IV sec. (con la svolta Costantiniana) cominciò ad avere problemi nella cultura del mondo greco nel quale si diffondeva. Non fu facile conci-liare il messaggio evangelico che veniva da una cultura semitica con la cultura greca (che era più filosofica). Iniziarono le eresie.

Nei secc. IV-V, pur tra contrasti e tensioni, i concili ecumenici operarono una sintesi, in cui la superiorità culturale del mondo greco-cristiano giocò un ruolo determinante. Almeno a partire dal IV secolo gli uomini di chiesa parlano greco in oriente e latino in occidente, e hanno difficoltà a capirsi. Dietro le lingue ci sono strutture mentali e condizioni di civiltà diverse.

 

3 Anna Braghini

 

Le chiese iniziarono ad introdurre il termine di insegnamento corretto-ortodosso.

A livello religioso il termine divenne tecnico per definire la retta fede e il retto culto del Signore. Di fronte all’eresia la chiesa proclama l’ortodossia.

In seguito alle divisioni del IV concilio ecumenico, il Concilio di Calcedonia dell’anno 451 al quale non parteciparono alcune chiese che erano ai margini dell’Impero romano. Queste chiese vennero chiamate eterodosse, mentre la chiesa di cultura greco-romana venne chiamata ortodossa (cioè le chiese unite a Costantinopoli e a Roma, in quanto distinte dalle chiese monofisite e nestoriane). Il termine – usato inizialmente nel contesto delle grandi controversie trinitarie del III-IV-V sec. - passa dal riferirsi alla fede (ortodossia = retta credenza/retta opinione/retta adorazione) al riferirsi alla chiesa. La chiesa ortodossa dal V secolo in poi non è soltanto la chiesa orientale ma tutta la chiesa. Il termine ortodosso è utilizzato insieme al termine cattolico. La chiesa del primo millennio è la chiesa cattolica e ortodossa insieme. Ortodosso significa autentico e cattolico significa universale (“secondo il tutto”).

L’occidente che si costituisce all’inizio del II millennio è centrato sull’Europa nord-occidentale, estranea a Bisanzio.

La chiesa in Occidente partecipa all’ordinamento feudale, la sua struttura subisce una se-parazione sempre più marcata tra il clero e i semplici fedeli ed ai vescovi vengono attribui-te crescenti responsabilità sociali e politiche. Quindi la gerarchia ecclesiastica assume un ruolo sempre più direttivo anche sul piano sociale (principi-vescovi, supremazia del papa sull’imperatore) Ciò che accade al suo interno, riguarda soprattutto i membri della gerar-chia.

I sec. IX-X sono l’età dell’oro della chiesa di Costantinopoli, in quel tempo intraprese l’evangelizzazione dei popoli slavi, battendo la concorrenza dei latini, estese la sua influen-za su parte della Siria conquistata dagli arabi.

Dopo la separazione tra la chiesa di Roma e quella di Costantinopoli (1054: papa Leone IX scomunica il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario), le chiese d'Oriente, dipendenti da Costantinopoli, si proclamarono Ortodosse cioè uniche depositarie della vera fede e del-la rettitudine spirituale. Mentre l'Occidente latino si definì Cattolico: i due termini e i due concetti, che prima si integravano e rappresentavano la tutta la chiesa, finirono per indica-re due confessioni cristiane contrapposte. Chiesa Cattolica Romana in Occidente e Chiesa Greco Ortodossa in Oriente.

Ciò che ha reso definitivo lo scisma nella coscienza popolare bizantina fu la presa di Co-stantinopoli da parte dei latini durante la quarta crociata nel 1204.

La chiesa di cultura latina divenne la chiesa cattolica romana. La chiesa orientale di cultura greco-bizantina si definisce chiesa ortodossa sottolineando con questo termine che non rinuncia a nessun dato rivelato ma non vi aggiunge nulla.

E’ una chiesa, dal punto di vista dogmatico, più statica, che non formula nuovi dogmi.

In ogni caso, le questioni di rito e di disciplina eserciteranno un ruolo essenziale a livello popolare, soprattutto quando le crociate metteranno brutalmente a contatto greci e latini. In questo contesto ogni dettaglio diventa importante e pretesto per lo scontro: l’uso o-rientale del pane lievitato per l’eucarestia contro l’uso recente occidentale del pane azzi-

 

4 Anna Braghini

 

mo, il digiuno occidentale del sabato, preti rasati di qua contro preti con la barba di là… e il problema, ben più serio, della possibilità dei preti di sposarsi. La secolare reciproca incom-prensione divenne, in ognuna delle due parti, volontà di imporre come vincolante, la propria particolare tradizione, cattolica o ortodossa.

La Chiesa Ortodossa celebra le preghiere, le cerimonie e le feste secondo la tradizione Bizantina (dall’antico nome di Costantinopoli) e secondo il calendario cristiano Giuliano che risale a Giulio Cesare, che è indietro di 13 giorni rispetto al calendario Gregoriano usato nell'Occidente introdotto con la riforma del papa Gregorio VII (1073-1085), quando la rottura della comunione con il cristianesimo orientale (1054) alimenta l’esigenza per la chiesa romana di stabilire la propria identità “confessionale”.

La Chiesa Cattolica Romana nel Medio Oriente è conosciuta come la "Chiesa Latina", per via della lingua usata in passato per le preghiere.

Il cristianesimo orientale è il cristianesimo di rito bizantino. Con letteratura bizantina si intende quella parte della letteratura greca che va dall’inizio del regno di Giustiniano (527– 565 d.C.) alla caduta di Costantinopoli (1453).

La chiesa ortodossa è autocefala (greco: “che ha la propria testa”): la chiesa di una data nazione elegge il proprio capo. Anche se l’organo superiore di autorità è il Sacro Sinodo. Tutti i patriarcati sono autocefali, ma non tutte le chiese autocefale sono patriarcati. Per gli Ortodossi Orientali, il Patriarca di Costantinopoli gode di un primato d’onore, mentre un Concilio generale può legiferare per tutte le chiese autocefale.

La fede delle chiese Ortodosse, per il suo carattere tradizionale ancorato al cristianesimo primitivo, coincide nei dogmi fondamentali e nei sacramenti con quella della chiesa cattolica ma “resiste” alle innovazioni; (sarebbe disposta ad accoglierle nella misura in cui sono pro-poste da qualche grande uomo spirituale, figura-guida della chiesa dello spessore dei Padri antichi; va anche detto che nella liturgia si avvertono delle modificazioni ma sono lente in quanto vengono dall’interno dell’organismo vivente della chiesa e non tanto per un dettato magisteriale che viene da un’autorità superiore).

I veri punti di attrito riguardano il numero dei concili riconosciuti come ecumenici (dal gre-co oikumenikòs: appartenente a tutto il mondo abitato) e il primato del vescovo di Roma, successore di Pietro nella chiesa cattolica. Parecchi autori ecclesiastici dell’ortodossia ri-conoscono nella figura petrina una punta di eccellenza all’interno dei dodici e anche un mi-nistero permanente, per volontà di Cristo stesso e non solo per una decisione istituzionale della chiesa. La questione spinosa è invece nella comprensione della figura del Papa: tra un protos nel servizio della carità e dell’unità ecclesiale e un ministero di giurisdizione univer-sale nella chiesa (tradizione cattolico-romana).

Nella storia dell’Oriente cristiano la liturgia e le icone (che ne sono un elemento costituti-vo) sono state l’unico rifugio durante i secoli di decadenza e di oppressione sotto il dominio ottomano e sotto le persecuzioni dell’ateismo di Stato.

Forse la liturgia non è una tra le tante attività della chiesa, ma è l’unica, anche in tempi di pace. A un visitatore dell’Europa occidentale che chiese a Sua Santità Aleksij I Simanskij († 1970), Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, come avrebbe definito la Chie-

 

5 Anna Braghini

 

sa ortodossa russa, egli rispose: «Una Chiesa che celebra la Divina Liturgia». Questa rispo-sta rivela che «l’anima dell’Ortodossia è nel dono della preghiera. I riti, il culto sono il suo corpo. Chi sostenesse che all’infuori delle forme esteriori l’Ortodossia non possiede una vita interiore (la teologia liberale protestante) non capirebbe nulla»1

Nell’ortodossia ancora oggi si vedono i segni del contesto storico nel quale la chiesa ha do-vuto vivere. Dal sec. XV agli inizi del sec. XX, per ragioni di antagonismo con le potenze eu-ropee, il dominio turco ottomano sull’Oriente impedì ogni ravvicinamento.

Nel 1965, papa Paolo VI e il patriarca greco ortodosso Atenagora hanno accettato la can-cellazione delle scomuniche del 1054 tra Roma e Costantinopoli.

In conclusione possiamo affermare che la Chiesa è una realtà dinamica e non statica. Nel vangelo di Matteo (Mt 13,47-50) viene descritta come simile a una rete gettata nel mare che raduna ogni genere di pesci, buoni e cattivi, o anche, è simile a un campo nel quale, ol-tre al grano, si trova anche la zizzania (Mt 13,24-30). La chiesa è una realtà complessa (Lumen Gentium 8): dove il divino e l’umano, lo storico e l’eterno, il mutabile e l’immutabile, lo spirituale e il corporeo, sono strettamente intrecciati, come le due nature nell’unica ipo-stasi di Cristo.

Bibliografia essenziale

G. Ruggieri, art., Cristianesimo, in G.Barbaglio – G. Bof – S. Dianich (edd.), Teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2002, pp.322-354.

Per ulteriori approfondimenti sulle chiese orientali:

  1. Asnaghi, Le Porte Belle. Viaggio interiore nella ortodossia, ed. Cens 1991

  1. Averincev e AA.VV., L’Occidente visto dall’Oriente, ed. Qiqajon 2001

  1. Carcione, Le Chiese d’Oriente, San Paolo 1998

  1. Clement, Il respiro dell’Oriente, , ed. Qiqajon 2011

  1. Elli, Breve storia delle chiese Orientali, Edizioni Terra Santa 2010

P. G. Gianazza, Cattolici di rito orientale e Chiesa latina in Medio Oriente, ed. EDB 2010

1 V.V ROZANOV, Solitaria, p. 90. Il termine Ortodossia deriva da doxa ed è intriso del senso liturgico non tanto della “sacra celebrazione” quanto dell’epifania gloriosa del santo. Significa ad un tempo giusta dottrina e giusta lode o vera gloria, e la confluenza di queste due componenti si compie in una giusta esistenza, come l’esistenzialismo ascetico degli orientali confer-ma. “Giusto culto” è il senso etimologico più proprio anche del termine Pravoslavie: “Ortodossia”.

6 Anna Braghini

per approfondire:

I primi Concili

Per capire la storia delle origini occorre mettere insieme un puzzle enorme; le tessere di questo puzzle sono tante ma soprattutto sono molto diverse tra di loro: ci sono le tessere storiche, quelle della politica degli Stati e delle Alleanze, quelle teologiche, che cioè ri-guardano il credere in Dio, quelle delle tradizioni, quelle della spiritualità, quelle della li-turgia e cioè del modo con il quale si manifesta la fede nella chiesa, ci sono quelle artisti-che e magari molte altre.

Ecco, per mettere insieme tutto questo occorre molto tempo e molta preparazione, forse alla fine riusciremo ad intravedere solo un pezzetto del contorno di questo grande puzzle.

Per orientarsi in questo labirinto può essere di aiuto partire dai primi Concili che – all’indomani dell’editto costantiniano – fecero mettere a tema i contenuti della fede cri-stiana e il modo di esprimerli (dogmi).

Dove

Quando

Perché

 

Risultato

 
   

la questione ariana;

simbolo della fede: “Dio da Dio… del-

 

Nicea I

325

la relazione di origine: tra il Padre

la stessa sostanza (omousios) del

 

(ingenerato e generante)

Padre”

 
     
   

e il Figlio (generato)

     
     

- divinità dello Spirito contro gli

 
       

pneumatomachi (“nemici dello

 
       

Spirito”): “credo nello Spirito

 
   

il rapporto tra il Padre

 

Santo, che è Signore e dà la vita

 
     

e procede dal Padre”

 

Costantinopoli I

381

e il Figlio;

   

-

piena umanità di Cristo contro gli

 
   

lo Spirito Santo

 
     

Apollinaristi

 
         
     

- riconoscimento della sede di Co-

 
       

stantinopoli di un posto di onore

 
       

dopo Roma

 

Efeso

431

il mistero di Gesù uomo-Dio

Maria è madre di Dio, perché Gesù è

 

pienamente Dio

 
       

Calcedonia

451

condanna del monofisismo

Cristo: una persona, due nature

 

Alla base di questi quattro concili c’è la questione del valore definitivo o provvisorio di Gesù e

 

della rivelazione di Dio in lui. La fede ortodossa (corretta) professata dalla chiesa cattolica

 

(“la grande chiesa” che si esprime nel concili ecumenici in opposizione ai movimenti ecclesiali

 

settari) afferma che nell’uomo Gesù di Nazaret si rivela il mistero di Dio in modo definitivo.

 

Sarà possibile capire meglio e più in profondità il mistero di Gesù, ma la rivelazione di Dio in

 

Cristo è “definitiva”: è l’ultima parola di Dio riguardo alla manifestazione di se stesso, una ri-

 

velazione ultima nel senso che oltre non si può andare in quanto non vi è più niente da dire e

 

manifestare.

         

Nei concili la fede viene espressa certamente con categorie di pensiero greche, ma questo non

 

significa che la dottrina delle fede abbia assunto una sostanza greca. Tra gli autori si dice che

 

non è stata Gerusalemme ad andare a scuola da Nicea, ma viceversa: fu l’ellenismo a cristia-

 

 

7 Anna Braghini

 

nizzarsi e non il kerigma cristiano a rivestirsi di elementi spuri nel suo contatto col contesto culturale greco in cui era necessario ridire il kerigma in categorie non più semitiche.

Il succo del dogma cristologico riguarda la divino umanità di Cristo: quanto all’ipostasi (perso-na) Egli è un soggetto personale unico; l’ipostasi è quella del Figlio eterno (Logos - Verbo) il quale è di natura divina. Nell’incarnazione Egli ha assunto una vera natura umana (non apparen-te e non parziale), per cui Gesù ha un corpo umano, un’anima umana, una volontà umana, una li-bertà umana, una sensibilità umana. Tuttavia questa natura umana è anipostatica cioè non si appoggia a un soggetto personale “umano”, ma è “enipostatizzata”, cioè appoggiata e inserita nel soggetto del Figlio di Dio. Per cui Gesù è veramente Dio e Gesù è un solo soggetto, non la risultante di due soggetti fusi insieme. Questo, in sintesi, è il senso dell’affermazione: una persona in due nature che sono unite ma distinte.

Queste affermazioni portano ad affermare che Dio è Trinità di persone, e la persona (in gre-co prosopon significa col volto verso qualcuno) è relazione. Dio come Padre si dona al Figlio, come Figlio si dona al Padre, come Spirito Santo esprime questa reciprocità di scambio. Da una concezione che poneva al centro l’essenza (Aristotele), si passa ad una concezione che pone al cuore la relazione (il comunicare, l’offrire, la generosità, l’amore, l’offerta di sè, il sacrificio di sè).

Costantinopoli

 

Convocato dall’imperatore

Si precisa contro i nestoriani che Cristo è

 

553

Giustiniano I per sconfiggere

   

II

una persona, due nature

 
 

i monofisiti

 
       
   

Monotelismo, come corollario

in Gesù ci sono due volontà distinte,

 

Costantinopoli

 

quella divina e quella umana che segue in

 

680-681

della fede cristologica di

 

III

tutto la volontà divina, operando così in

 
 

Calcedonia

 
   

perfetta armonia morale

 
       

Nicea II

787

questione iconoclasta

liceità del culto delle immagini

 
   

Considerato dai cattolici come

Eliminazione dello scisma causato dalla

 
   

l’VIII concilio generale;

figura di Fozio, che comunque fu venerato

 

Costantinopoli

 

riafferma il primato di

come santo dagli Ortodossi

 

869-870

giurisdizione di Roma;

Nel canone 21 emanato dal Concilio, il

 

IV

 
 

conflitto tra Fozio e Ignazio

papa Adriano II riconobbe per la prima

 
     
   

per il patriarcato di

volta la priorità di Costantinopoli

 
   

Costantinopoli

su Alessandria

 

 

8 Anna Braghini

 

L'iconostasi

Caratteristica delle chiese orientali è la parete di icone che divide la navata, dove pregano i fedeli, dall'area absidale («santuario»), dove intorno all'altare sacerdoti e diaconi cele-brano la liturgia. Così il celebrante si troverà a dire in segreto le principali sue preghiere e il diacono si assumerà il compito di guidare la preghiera che parallelamente recita il popolo, a sua volta sempre più largamente sostituito dal canto del coro.

Attualmente i fedeli, stando al di qua delle porte regali situate al centro della iconostasi, partecipano nel silenzio, gustando i canti, cercando di fissarsi sulle poche parole chiavi che riescono a capire, perché ripetute più volte.

La divisione tra il presbiterio e l'aula era già visibile nelle chiese bizantine del X-XI sec., costituita semplicemente da un muro o da una balaustra con cancello, sormontata da colon-nine collegate tra loro in alto (cfr. San Marco a Venezia), ai quali venivano appese, rivolte ai fedeli, le icone; le più frequenti erano quelle della Madre di Dio e di san Giovanni Batti-sta, in atteggiamento di «Deesis» cioé di supplica a Dio per l'umanità (cfr S. Macario).

Una tradizione orientale anteriore al Mille affermava infatti che nel giorno del Giudizio universale la Madonna e san Giovanni appariranno ai lati del trono di Cristo per implorare misericordia verso i peccatori. Di qui ebbe origine l'iconostasi che, introdotta in Russia, vi si sviluppò in modo del tutto originale a partire dal XIV secolo. Costruita in legno e alta fin quasi al soffitto, vi trovano posto più ordini di icone (cinque e talvolta addirittura sei) di-sposti secondo uno schema fisso che ricorda la storia della salvezza.

L'ordine inferiore, più vicino agli oranti, è costituito da icone spesso monumentali che raf-figurano sempre Cristo Pantocratore (cioé a colui che tiene tutto insieme) e la Madre di Dio col Bambino, affiancate dai patroni della chiesa e della città e alle estremità gli arcan-geli Michele e Gabriele. Tra i santi emergono gli eremiti e i monaci, i guerrieri per amore di Cristo e per la salvezza dei fratelli ed i martiri. Si forma un'immensa cattedrale in cui converge tutto il mondo e tutta la storia.

In questo primo ordine, alternandosi alle icone, si aprono tre porte: al centro le porte «re-gali» o «del Paradiso», a due battenti (attraverso le quali può passare solo il sacerdote, in paramenti liturgici, durante i momenti salienti della liturgia), ai lati le porte «diaconali» a un solo battente, che permettono ai diaconi (non solo, anche ai presbiteri, dipende dai riti; di fatto sono “porte di servizio”) di spostarsi dall'abside alla navata.

Sulle porte regali è sempre dipinta nella parte superiore l'Annunciazione, cioé l'avvenimen-to con cui Dio entra nella storia dell'uomo; più in basso trovano generalmente posto i quat-tro evangelisti, oppure i santi Basilio e Giovanni Crisostomo, autori dei testi fondamentali della liturgia eucaristica bizantina.

Il secondo ordine di icone è costituito dalla Deesis, con al centro il Salvatore in trono fra le Potenze ed ai lati il corteo dei santi (apostoli, arcangeli, martiri, Padri della Chiesa) in atteggiamento di supplica. La Deesis è il fulcro ideale dell'iconostasi, perchè rende eviden-te il legame fra Cristo presente nell'Eucarestia e l'umanità, non solo quella trasfigurata delle icone, ma anche quella dei viventi.

Nel terzo ordine trova posto il «Dodecaorton», cioé la rappresentazione delle dodici gran-di feste dell'anno liturgico bizantino: Nascita della Madre di Dio e sua Presentazione al Tempio; Annunciazione; Natale di Gesù; Presentazione di Gesù al Tempio; Battesimo; Tra-

 

9 Anna Braghini

 

sfigurazione; Ingresso in Gerusalemme; Resurrezione; Ascensione; Dormizione della Ma-donna; Esaltazione della croce.

Negli ordini successivi sono raffigurati i Patriarchi e i Profeti e infine, sulla sommità della parete, la croce, a ricordare che la Chiesa trionfante nei cieli e pellegrina sulla terra ha come unico punto di origine e di compimento l'incarnazione, la passione e la resurrezione del Salvatore.

L’icona nasce dalla liturgia. L’icona è l’unica arte veramente liturgica. L’icona è il contenuto intellettuale della fede. Per l’Oriente l’immagine è la presenza. Davanti all'icona si prega, l'icona non chiede solo di essere guardata, contemplata, ma chiede soprattutto che davanti ad essa si preghi il Signore. La tradizione orientale ci ha trasmesso diversi modi di prega-re: fra essi v'è quello dell'invocazione continua del Nome di Gesù, la cosiddetta «preghiera di Gesù» (o preghiera noerà). Essa ha una lunga storia, viene praticata in maniera molto va-ria e si è fatta strada anche in occidente. Nella sua forma più semplice, si limita a invocare il Signore soltanto con il suo nome: Gesù. Nella forma più elaborata, ripete: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».

 

10 Anna Braghini

 

La chiesa cattolica e i suoi diversi riti: maronita, melkita, armeno, caldeo, siro, latino

I riti principali delle chiese cattoliche in terra santa si rifanno a cinque tradizioni fon-damentali: l’alessandrina, l’antiochena, l’armena, la caldea, la costantinopolitana (bizantina). Per rito non si intende solo la liturgia, ma comprende le tradizioni, gli usi, la disciplina, la spiritualità e il rispettivo patrimonio patristico e teologico.

Accanto alla chiesa latina organizzata nel patriarcato latino di Gerusalemme, che prega in arabo e ha una gerarchia pressoché totalmente locale, sussistono altre chiese cattoliche orientali:

  1. La chiesa greco cattolica melkita, di tradizione bizantina. Melkiti, cioè regalisti, fedeli all’imperatore di Bisanzio e dunque al concilio di Calcedonia che fu convocato dall’imperatore del tempo, Marciano. Il termine è usato oggi solo per i greco-cattolici del medio oriente. Per gli altri sparsi nel mondo si usa il termine di uniati o bizantini. Anche se la storia dei melkiti risale al dopo Calcedonia, di fatto solo dopo la metà del XVII sec. co-minciarono ad esistere comunità cattoliche ad Aleppo e Damasco, grazie all’opera dei mis-sionari gesuiti e cappuccini che portarono alcuni vescovi a dichiarare la loro unione a Roma. Si svilupperanno specialmente al nord della Galilea, in Giordania, in Siria e in Libano. Con i fedeli della diaspora superano il 1.300.000. Come circoscrizione ecclesiastica dipendono dal patriarcato melkita cattolico di Antiochia, con sede a Damasco, la cui autorità si e-stende anche ai melkiti di Giordania, Libano, Egitto e altri paesi del MO e ai melkiti della diaspora.

Clero locale e lingua araba. Pienamente inserita nel mondo arabo, difende l’originalità e il diritto di piena cittadinanza ed eguaglianza degli arabi cristiani, come componente essen-ziale della società.

La sua grecità consiste nelle sue radici bizantine, conservate nel complesso del patrimonio ecclesiale. Il monachesimo rispecchia la regola di san Basilio.

Una chiesa operosa sul piano ecumenico, specie nei confronti della chiesa ortodossa e sul piano del dialogo con i musulmani.

Una chiesa che si sforza di tenere insieme: orientalità e universalità, autonomia patriarca-le e centralismo romano, rito bizantino e universalismo latino, diritto particolare e diritto universale.

  1. La chiesa armeno cattolica. L’Armenia si gloria di essere la prima nazione della storia ad avere scelto il cristianesimo come religione di Stato nel 301. E si considera apo-stolica in quanto evangelizzata da Bartolomeo e Taddeo. È detta anche gregoriana in rife-rimento a Gregorio l’Illuminatore, grande evangelizzatore del IV sec. È anche elencata tra le chiese non calcedonesi e dunque monofisite.

Ripetutamente occupata, l’Armenia ha subito infiniti massacri. L’ultimo quello ad opera dei Turchi nel 1915 con l’eliminazione di 1.500.000 di armeni.

Nel periodo crociato fino al 1400 si svilupparono contatti col mondo franco e quindi favo-revoli all’incontro con Roma. Solo nel 1742 nacque un patriarcato cattolico armeno che ha oggi sede a Bzommar, a 10 km a nord di Beirut. La chiesa armena cattolica conta 350.000 aderenti, compresa la diaspora. I rapporti con la chiesa armena ortodossa sono buoni.

Anche il patriarca cattolico armeno prende il nome di Pietro (Bedros) come i maroniti.

 

11 Anna Braghini

 

  1. La chiesa maronita. Fondata da san Marone, figura carismatica del monachesimo siro del IV sec. I primi monasteri in suo onore erano ad Apamea (sud) e ad Aleppo (noerd-ovest). Difesero l’insegnamento di Calcedonia. Nell’VIII sec, monaci e fedeli emigrarono sulle montagne del Libano per sfuggire a persecuzioni e discriminazioni. Nei secoli sviluppa-rono una chiesa autonoma con liturgia, autonomia ecclesiastica, autorità sociale e politica. In Libano hanno mantenuto nei secoli una buona semi-indipendenza dalle dominazioni che si sono susseguite.

Con l’epoca crociata aumentarono i contatti con Roma e l’Occidente. La comunione con la chiesa di Roma è sancita ufficialmente dal 1182.

La chiesa maronita è l’unico caso di chiesa orientale che non ha un corrispettivo ortodosso. La professione di fede è totalmente cattolica.

Presente in Libano come la maggiore tra le chiese di quel paese (850.000) per l’influsso po-litico e sociale e culturale. Una vasta diaspora vede 3.000.000 di maroniti sparsi in tutto il mondo.

Il Patriarca risiede a Bkerke (15 km a nord di Beirut) e assume il nome di Pietro per dire il legame con la prima sede di Pietro che fu Antiochia.

Monachesimo fiorente, maschile e femminile.

Lingua liturgica è l’arabo anche se per secoli fu il siriaco. A Gerusalemme hanno una strut-tura di ospitalità vicino Porta di Giaffa.

  1. La chiesa siro cattolica. Una chiesa siro antiochena di lingua siriaca nasce separa-ta da quella calcedonese dopo il 451.

La liturgia è celebrata in siriaco antico, ma l’arabo è sempre più usato.

La chiesa siro cattolica risale al 1782 dopo che il vescovo Michele Jarweh passò al cattoli-cesimo e fu eletto patriarca.

Oggi la collaborazione tra chiesa siro cattolica e siro ortodossa è molto stretta anche per garantire la cura pastorale dei fedeli dispersi in tutto il mondo (circa 200.000).

  1. La chiesa caldea. Nasce come separazione dalla chiesa assira dell’oriente quando nel 1445 un gruppo di siro orientali di Cipro accettò la comunione con Roma. Si tratta di due chiese molto perseguitate negli ultimi secoli che hanno dato vita ad una forte diaspora al punto che la sede del patriarcato assiro è Morton Grave (Illinois). La sede patriarcale dei caldei è Bagdad per 700.000 fedeli in Iraq e in Iran (sembra che negli ultimi due anni la metà di questi sia espatriata specie in Giordania).

La lingua è quella caldea, anche se in medio oriente si sviluppa l’arabo. Grande è la collabo-razione e la sintonia con la chiesa sorella assira d’oriente.

 

12 Anna Braghini

 



Luned́ 25 Giugno,2012 Ore: 07:06