Da Il Corriere della Sera del 28 dicembre
Il paese difende il parroco: giusto affidare l omelia a un gay
Don Fabrizio: sono credenti ma non trovano spazio nella Chiesa A Rignano Garganico (Foggia) tutti approvano il giovane omosessuale. L anno scorso a Natale parlò un musulmano
Arachi Alessandra
DAL NOSTRO INVIATO RIGNANO GARGANICO (Foggia) - Alza le spalle don Fabrizio, stretto nel suo maglione che anche oggi gli fa da tonaca: «Non vorrei parlare io, è Pasquale il protagonista di questa vicenda e con lui tutta la comunità, la mia comunità, la nostra». E Pasquale lo accontenta, come tutta la comunità di Rignano Garganico del resto: non si parla d altro da due giorni. Di quell omelia della notte di Natale: nella chiesa madre di Santissima Maria Assunta quest anno l omelia l ha letta Pasquale Quaranta, omosessuale di 20 anni. È arrivato in trasferta da Battipaglia con la mamma Adelaide per commuovere i fedeli di Rignano col suo dilemma di essere gay e credente, emarginato dalla nostra Chiesa. È tornato a Battipaglia e non ha ancora smesso di raccontare la sua esperienza, a tutto il Web, a tutto il mondo. «L ho invitato io a venire qui, ho trovato la sua storia su Internet. Mi sembrava una testimonianza importante: gli omosessuali faticano a trovare spazio nella Chiesa». E allora ci ha pensato don Fabrizio Longhi a dargli un piccolo spazio, a lui, come fece per l imam di Roma lo scorso Natale, come per le donne che lavorano con le prostitute vittime della tratta. «Non ho mai letto l omelia di Natale da quando sono qui, ho sempre lasciato la parola per testimonianze importanti di vita», spiega don Fabrizio. Ed è buffo sentirlo parlare con quel suo accento bergamasco che ha attraversato indenne i 12 anni passati qui a Rignano Garganico, duemila anime nel cuore del Parco del Gargano, pochi chilometri da San Giovanni Rotondo, patria di Padre Pio. Duemila anime e quattro chiese in questo paesino dove la storia di Peppone e don Camillo sembra andare al contrario: qui giunta civica spostata a sinistra e abitanti si stringono in difesa del parroco. Mario Pontonio, muratore, dichiaratamente ateo: «Non ci vado a messa, ma non c è bisogno di andarci per essere d accordo con don Fabrizio». Raffaella Vigilante, liceale, 18 anni: «Non capisco il problema: don Fabrizio ci ha fatto conoscere una situazione della quale non sapevamo nulla. È fondamentale per noi. Parlo io, ma tutti i ragazzi del paese la pensano così, lo so». Anche dalle donne dell Azione Cattolica si leva un coro in difesa del giovane parroco dall aria mite e gli occhi brillanti: «La sua missione è dar voce agli emarginati. E gli omosessuali, purtroppo, lo sono dentro la Chiesa», dice Grazia Del Vecchio, e con lei annuiscono Marta e Antonietta, prima della riunione nella sala sotto la parrocchia. Teresina, la donna più anziana della parrocchia del Carmine, alza gli occhi al cielo quando parla di don Fabrizio: «Che Gesù ce lo conservi». Ha paura Teresina. Perché la verità è che la vita di don Fabrizio non è tutta rose e fiori in questo paesino che vive di pascolo e lavori artigianali spesso precari e improvvisati. Per ben due volte l auto di don Fabrizio è stata data alle fiamme. Più volte qualcuno ha denunciato alla Curia il suo operato di frontiera. Don Fabrizio è coordinatore regionale della Cnca, comunità nazionale dove lavorano don Vinicio Albanese e don Luigi Ciotti: non tutti nella Chiesa la pensano allo stesso modo. L omelia gay non ha avuto conseguenze, ancora. Il vescovo di San Severo, Michele Seccia, non ne aveva saputo nulla, prima. «Mi aspetto qualche reazione, probabilmente», dice don Fabrizio e allunga il passo. La funzione nella chiesa di San Rocco non può attendere. Alessandra Arachi LA VICENDA I PROTAGONISTI A NATALE La messa La notte di Natale a Rignano sul Gargano (Foggia) il parroco, don Fabrizio, ha dato la parola per l omelia della messa di mezzanotte a Pasquale Quaranta, un ragazzo gay di 20 anni LA TESTIMONIANZA «Ascoltate» «Sono venuto in questa chiesa per parlarvi di omosessualità. No, non vi spaventate, ascoltate... »: ha esordito Pasquale IL SILENZIO La Curia Sul «caso» non è giunta alcuna dichiarazione ufficiale del vescovo della diocesi di San Severo, Michele Seccia, che ha fatto sapere di non voler rilasciare alcun commento
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«Io, omosessuale cristiano, lancio una sfida al Vaticano»
Ventuno anni, di Battipaglia: «Ho la fede, ma non posso definirmi cattolico. La mia sessualità non è una scelta, è un dono di Dio»
IL PROTAGONISTA
Arachi Alessandra
DAL NOSTRO INVIATO RIGNANO GARGANICO (Foggia) - È un fiume in piena Pasquale Quaranta: «È stata un esperienza fantastica, sono ancora emozionato». Ventun anni li compirà a giorni questo ragazzone di Battipaglia che ha mamma Adelaide come prima alleata, iscritta all Agedo, l associazione che riunisce genitori di figli gay. Lui dice che di essere omosessuale lo ha scoperto due anni fa e non ha esitato: «Sono andato da mamma e gliel ho detto». Poi non ha esitato a dirlo a tutti, diventando in questi anni giornalista di siti e riviste gay, protagonista di associazioni omosessuali. Ora la sua scommessa vorrebbe vincerla con la Chiesa: «Sono credente», dice. E spiega: «Difficile definirmi cattolico, perché non riesco a condividere il linguaggio violento che usa il Vaticano contro gli omosessuali. Gesù non ce l aveva con noi, non c è una parola contro di noi nel Vangelo». Nella Bibbia sì, però, e Pasquale non fa fatica ad ammetterlo: «L omosessualità è definita un abominia nel "Levitico". Ma non si può rimanere fermi a duemila anni fa, la cultura evolve. Bisogna capire che anche l omosessualità è un dono di Dio. È una cosa naturale. Non è una scelta come tanti pensano. Sono certo che tanti di noi non sceglierebbero di essere gay, se solo potessero». È un fiume in piena Pasquale Quaranta. Della sua omelia di Natale si porta addosso il ricordo della corsa in auto fatta da Battipaglia, subito dopo aver chiuso il negozio di abbigliamento, in mezzo alle nevi del Gargano. «È stato don Franco Barbero che mi ha chiamato da Pinerolo: "C è bisogno di te a Foggia", mi ha detto. Poi mi ha telefonato don Fabrizio: mi ha entusiasmato questo prete, sono corso a Rignano volentieri». È stato sospeso dalle sue funzioni don Barbero: «Perché fa battaglie che danno fastidio», dice Pasquale. Danilo è rimasto in disparte: «Il mio compagno è un tipo discreto, non vuole apparire», spiega Pasquale e aggiunge: «Siamo fidanzati da quasi un anno, e questo a dispetto di chi non vuole capire che anche gli omosessuali vivono una vita monogama. È una relazione faticosa, però, lui sta a Milano». E non vuole far sapere della sua omosessualità: «Teme di perdere il lavoro», ammette Pasquale. La strada della sua battaglia è molto in salita. Al. Ar.
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-29 dicembre 2003
Chi predica alla messa di Natale? Limam musulmano
Non è stata la prima volta, questanno, che don Fabrizio Longhi, parroco a Rignano Garganico, ha ceduto ad altri il pulpito della messa di mezzanotte, come fosse un talk show. Lo scorso Natale è toccata al gay credente Pasquale Quaranta. Ma il Natale dellanno prima, stando a quanto scrive linviata Alessandra Arachi sul "Corriere della Sera" del 28 dicembre, don Longhi avrebbe ceduto il pulpito addirittura allimam della moschea di Roma: magari lo stesso che pochi mesi dopo è stato espulso dallItalia per una predica bellicosissima contro gli ebrei e lOccidente. Vedi, a questo proposito, in www.chiesa: "Alla grande moschea di Roma cè un imam che invoca la guerra santa". Don Longhi è responsabile per la Puglia del Cnca, il coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza che ha tra i suoi leader don Luigi Ciotti e don Vinicio Albanesi.
Una reazione omofoba
SOLOFRA: DURANTE LA MESSA Padre Ottavio tuona contro le coppie gay ALFONSO RAIMO Padre Ottavio tuona contro le unioni gay. «Le famiglie devono mobilitarsi per ristabilire la verità - ha detto il frate francescano dallaltare di Santa Teresa a Solofra - e la verità è solo quella della Bibbia». Parroci diversi. A Rignano Garganico, in provincia di Foggia, Don Fabrizio Longhi ha rinunciato a recitare lomelia della notte di Natale. Il suo posto lha preso Pasquale Quaranta, gay credente di Battipaglia. In Chiesa, Quaranta ha detto ai fedeli: «Lomosessualità non è una malattia, non è perversione, né trasgressione, né moda e - la cosa che mi preme sottolineare ora - non è peccato. Si tratta di un dono di Dio». Parole opposte ha usato ieri Padre Ottavio Galasso, durante la messa nella Chiesa di Santa Teresa a Solofra. Il tema da cui partire era la celebrazione della Sacra Famiglia. «Credo che verso i gay dobbiamo essere ancora più amorevoli e rispettosi - ha spiegato ai devoti presenti - ma non possiamo indicarli come un modello. Anzi sono delle contraddizioni che il Signore vuole segnalarci. Negare questo sarebbe cedere allipocrisia». Padre Ottavio è stato ancora più esplicito: «Se dovessi fare un esempio, direi che gli omosessuali sono come gli zoppi. Per loro tanto amore e comprensione. Anzi ancora più del solito. Ma non gli si può far fare quello che farebbe una persona normale». Lomosessualità è una condizione individuale, che può essere compresa ma che non può diventare la norma. «Le unioni gay sono delle aberrazioni e ancora di più lo sono i propositi di chi vuole far crescere i bambini ad una coppia omosessuale. I politici, e anche una parte della Chiesa hanno perso di vista la verità. La verità è quella della Rivelazione, che indica nel padre, nella madre e nel figlio la cellula della vita sociale. Il resto è moda. E poi, chi affiderebbe il proprio bambino ad una coppia omosessuale?». Eppure le legislazioni di alcuni paesi riconoscono i diritti civili anche alle unioni gay. «Questo avviene perché i politici si lasciano catturare dalle contingenze del momento - ha detto Padre Ottavio - ma sono sicuro che in cuor loro non pensano quello che propongono nelle leggi. Oggi il "gaysmo" è elemento di una voga modernista contro la quale le famiglie devono ristabilire la forza della tradizione, anche quando eleggono i politici». Da Il Mattino edizione di Avellino del 29-12-2003
Il Corriere del Mezzogiorno – Gabriele Bojano 27.12.2003 REAZIONI / 1 Don Gigante: “Gesto azzardato che merita la pietas cristiana” SALERNO – Invoca la “pietas”, umana e cristiana, don Mario Gigante, teologo e viceparroco della Cattedrale di San Matteo, nell’affrontare serenamente il caso dell’omelia “gay” di Natale. E, citando Sant’Agostino, ripreso da papa Giovanni XXIII nell’enciclica “Pacem in terris”: “Bisogna distinguere l’errante dall’errore – dice – il peccatore dal peccato, non dobbiamo prenderci l’arbitrio di condannare e praticare invece una misericordissima comprensione, con un margine di flessibilità, anche per le situazioni problematiche e inquietanti”. Nelle condizioni di quel parroco, però, che ha ceduto la predica ad un gay credente, don Mario avrebbe agito diversamente: “È stato un gesto azzardato, ci voleva senso della moderazione, l’omelia, specialmente nella notte di Natale, deve essere fatta dal sacerdote, è lui che provvede alle necessità spirituali dei fedeli. Qui invece si è verificato un eccesso di zelo”.
Sulle parole pronunciate da Quaranta contro un “pregiudizio millenario”, il viceparroco si esprime favorevolmente: “Sono azzeccate e umanissime, non contengono mica l’apologia di un crimine o di un atteggiamento che non si confà ad uno spirito cristiano. Piuttosto che esprimere disprezzo, dobbiamo fare del nostro meglio per accogliere queste persone e avviarle verso un sentiero di riabilitazione”.
Il Corriere del Mezzogiorno – Gabriele Bojano 27.12.2003 REAZIONI / 2 Padre Pizzuti: “Ma non era quella la sede opportuna per parlarne” NAPOLI – “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”. È la reazione, ripetuta, del padre gesuita Domenico Pizzuti quando viene informato di ciò che è accaduto a Rignano Garganico. “Questo è il senso cristiano vero che vale per ogni situazione – spiega – anche per chi sposa la seconda o la terza moglie. Se leggiamo la Bibbia, i profeti hanno fatto di peggio… Tutti, senza giustificarci delle nostre scelte, abbiamo bisogno della misericordia del Signore e di salvarci”. Nessuna discriminazione, dunque, nella attività religiose e soprattutto rispetto e capacità di ascolto per qualsiasi “creatura” umana davanti alla grotta di Betlemme. “Il problema vero semmai – riprende padre Pizzuti – è un altro, se quella chiesa era il luogo più opportuno per esprimersi. Vero è che anche un laico può essere chiamato ad illustrare il Vangelo ma io, nei panni del parroco, non avrei abusato della mia prerogativa e proprio per rispetto nei riguardi dell’assemblea dei fedeli avrei rimandato qualsiasi iniziativa in un altro contesto, alla fine della celebrazione, magari, in una sede più conviviale… A meno che non ci fosse nel paese una situazione così grave di discriminazione contro i gay da imporre di parlarne immediatamente”.
Libertà di Piacenza
Invitato dal parroco di Rignano Garganico. Per ora nessun commento ufficiale della Chiesa
Giovane gay pronuncia lomelia alla messa della Vigilia
FOGGIA - Durante la messa di mezzanotte, lomelia è stata affidata ad un giovanissimo gay: così il Natale nella parrocchia di Santa Maria Assunta, a Rignano Garganico, un paese in provincia di Foggia dove vivono circa 2000 persone. La notizia è stata pubblicata sul sito dellArcigay; nessun commento è stato fatto dalle autorità ecclesiastiche locali. Il parroco, don Fabrizio Longhi, ha deciso di non tenere lomelia, ma di affidarla a Pasquale Quaranta, un ragazzo di 21 anni, gay e credente, proveniente da Battipaglia (Salerno), dove vive. La notizia è stata diffusa anche dal Centro studi teologici di Milano e confermata dal protagonista dellepisodio, un giovane che, dinanzi ad una chiesa gremita di fedeli, ha cominciato a raccontare la sua storia di gay. «Sono un gay credente», ha cominciato a dire e nella chiesa per qualche secondo si è sentito un brusio. «Una situazione comprensibile - racconta Quaranta - perché cerano fedeli comuni, cattolici con ritrosie e pregiudizi millenari, ma poi tutto è andato bene e alla fine sono stato anche avvicinato da alcune signore che mi hanno ringraziato per lintervento».
«Sono venuto in questa chiesa per parlarvi di omosessualità. No, non vi spaventate, ascoltate...»: così Pasquale ha continuato a parlare nella chiesa. E poi ancora: «Dicevo, sono gay credente e la ragione per cui sono qui è perché don Franco e don Fabrizio, insieme a me, credono che una testimonianza possa farvi riflettere su una realtà con la quale ognuno di voi, molto probabilmente, non ha avuto ancora modo di confrontarsi nei termini in cui ne parlerò, ovvero di gioia, di amore, di serenità, di trasparenza». Al fianco di Pasquale, nella chiesa di Rignano Garganico, vi era la mamma, Adelaide Gliorio, che fa parte dellAgedo, lAssociazione di genitori con figli gay. «Mia madre - racconta Pasquale - non è abituata a parlare in pubblico, è stata di poche parole e ha invitato tutti a voler bene ai propri figli». «Non ho mai fatto mistero della mia omosessualità», afferma Pasquale che compirà 21 anni il 4 gennaio. «La mia esperienza - continua - è stata emozionante: ho parlato della mia omosessualità in una chiesa cattolica, addirittura alla vigilia di Natale, è stato molto bello anche perché accanto a me cera mia madre».
«La scelta del parroco - è detto nella nota del Centro studi teologici - ha voluto prediligere un gruppo sociale da sempre al centro di polemiche e di ostilità dentro la Chiesa stessa, per dare voce anche agli omosessuali proprio nella notte di Natale, in un momento in cui dalla nascita del Salvatore viene un messaggio di universale fraternità e solidarietà che stringe gli uomini in un solo abbraccio di pace e di concordia». Quanto avvenuto nella chiesa di Santa Maria Assunta è stato commentato dal segretario nazionale dellArcigay, Aurelio Mancuso. «Sono credente e per noi - ha detto Mancuso - è un fatto eccezionale».
Un giornalista nei panni di prete. Per la prima volta un gay credente porta la sua testimonianza in Chiesa, durante la vigilia di Natale. Un’apertura rivoluzionaria e profetica del Cattolicesimo Italiano. di Fiorentina Charrier - Foglio di Comunità Associazione "Viottoli" - Pinerolo (To) FOGGIA - Nessuno si sarebbe mai aspettato che, la notte della vigilia di Natale, nell’affollata chiesetta Santa Maria Assunta di Rignano Garganico, davanti ad oltre trecento fedeli, un prete rinunciasse alla predica per dare la parola ad un giornalista gay. Non è la trama di un romanzo ma realtà: il parroco, don Fabrizio Longhi, ha organizzato tutto nei minimi dettagli per permettere a Pasquale Quaranta di raggiungere la sua parrocchia. Pasquale è un collega di Salerno che compirà ventuno anni il quattro gennaio duemilaquattro; non fa mistero della sua omosessualità e, da due anni, si occupa di associazionismo gay. “Ho cominciato da un sito web (www.sharkmirc.net n.d.r.) – spiega – raccogliendo testimonianze su fede e omosessualità. Poi ho scelto di incontrare le persone, di guardarle negli occhi per apprezzare il valore umano che ognuno di loro porta con se”. Al termine della celebrazione, Pasquale è letteralmente preso d’assalto dal pubblico: anche noi ne approfittiamo per girargli qualche domanda. Come vi è venuta in mente un’idea simile? Pasquale sorride: “Ho ricevuto la telefonata di don Franco Barbero il 22 dicembre: ‘Pasquale devi andare a Foggia – mi ha detto – c’è bisogno..’. Sulle prime ero titubante, a dire il vero mi sembrava una follia: partire da Salerno la vigilia di Natale alle 19:30 (prima non potevo, dovevo aiutare i miei nei negozi di abbigliamento, abbiamo lavorato ad orario continuo), partecipare alla Messa delle 23:00 e parlare di omosessualità in Chiesa, fare la predica al posto del parroco.. Don Fabrizio ha compiuto un gesto incredibile, credo abbia un valore simbolico e profetico rilevante, per la Chiesa cattolica e la comunità gay credente”. È la prima volta che in Italia accade una cosa del genere? “Penso proprio di sì, considerando anche le modalità con la quale si è svolta la funzione religiosa. Non dimentichiamo però che c’è una storia che porta a questi risultati: ci sono persone che hanno lottato tanti anni per ottenere una dignità più volte negata, io sono solo l’ultimo arrivato e cerco di portare, umilmente, il mio contributo”. So che suo padre era francescano e che lei ha studiato otto anni dagli Stimmatini.. Come ha reagito la sua famiglia a questa “richiesta d’intervento” così particolare? “Dalla domanda sembra quasi che volessi diventare prete. In realtà ho studiato nella Scuola Cattolica San Gaspare Bertoni perché in altri istituti, a Battipaglia, si facevano molti scioperi e i miei volevano che studiassi con una certa costanza, sia alle scuole medie che al liceo. Papà, al contrario, aveva già intrapreso gli studi teologici, poi ha capito che la sua vita non era in questa Chiesa e ha sposato, fortunatamente! , mamma. Trascorrere il Natale ‘separati’ non è stato il massimo ma era il prezzo da pagare per questa esperienza. Mamma come vede è qui con me, papà è rimasto a casa con mia sorella a chiudere i negozi. In famiglia tutti sono sereni, hanno intuito che questa Vigilia ha un qualcosa di speciale. Papà mi ha dato anche alcuni consigli sul testo dell’intervento..”. Cosa desidera per il 2004? “Mi auguro che la gente apra gli occhi, anche i preti in Vaticano… Prima o poi si renderanno conto che non siamo categorie (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali.. ecc) ma persone. E che più omosessuali siano in grado di vivere con serenità i propri affetti senza nascondimenti. La verità ci rende un po’ più liberi”. Don Fabrizio per ora preferisce restare in silenzio. A sentir parlare Pasquale sembra di assistere ad una vera rivoluzione: sono lì davanti a tutti, tra gli ingranaggi di questa enorme macchina arrugginita che è la Chiesa cattolica. Sembrava una pazzia ma, evidentemente, qualcosa sta cambiando. C’è la speranza che questo enorme meccanismo inerte, un giorno, possa muoversi verso il mondo che rispecchia davvero i vividi sogni di Cristo. Sogni che Pasquale, don Franco, don Fabrizio e tanti altri riescono a vedere.
La Città di Salerno 27.12.03 La battaglia dal Comune al pulpito Lo scontro dellomosessuale con il sindaco Liguori e la rivincita il personaggio Le varie sfide del battipagliese
Battipaglia. E stato un piccolo paese della Puglia a dare soddisfazione a Pasquale Quaranta, dopo le polemiche suscitate a Battipaglia diversi mesi fa. Il 21enne, omosessuale dichiarato, figlio di un noto commerciante di via Mazzini finì alla ribalta delle cronache per uno scontro a dir poco vivace con lattuale sindaco Alfredo Liguori. Il giovane, ad Eboli con il suo compagno, fu offeso da un collega. Il sindaco, interpellato da un quotidiano locale per un commento sullepisodio, disse che condannava il fatto in sé, ma che nello stesso tempo meglio sarebbe stato che gli omosessuali contenessero in pubblico le loro effusioni per non offendere laltrui sensibilità. Si scatenò un vero e proprio putiferio. Il deputato dei Ds, Grillini, ex presidente dellArcigay, presentò sul caso anche uninterrogazione parlamentare. Liguori dovette giustificarsi pubblicamente, spiegando che nelle sue parole non cera nulla di personale, ma che aveva soltanto espresso il suo parere sullopportunità di affettuosi atteggiamenti in pubblico tra coppie omosessuali. Il caso si chiuse dopo una settimana di infuocate polemiche. E laltro giorno, con la messa di Natale, la personale rivincita di Pasquale Quaranta, al quale il parroco di Rignano Garganico, borgo pugliese di duemila anime, ha affidato lomelia durante la messa di mezzanotte. «Sono venuto da Salerno per parlarvi in questa chiesa, di omosessualità. Sono gay credente», ha esordito il giovane battipagliese davanti ad una chiesa gremita di fedeli. Brusio generale, occhi spalancati, iniziale imbarazzo. Poi il ghiaccio si è rotto. I fedeli, dapprima impietriti nelle sedie poi si sono sciolti e alla fine della funzione hanno offerto a alla mamma di Pasquale, Adelaide Gliorio, dellAgedo, i dolci tipici locali. «E stata unesperienza incredibile - esulta Pasquale - allinizio del mio intervento vi è stato un mormorio generale, poi lassemblea dei fedeli ha compreso il senso del mio discorso. Alla fine è stato ciò che desideravo: un ascoltarsi senza barriere». E commenti sullepisodio non sono mancati neanche a livello nazionale. «Ciò che è avvenuto - ha dichiarato Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arcigay - ha dellincredibile. Riempie di gioia tutti i gay credenti italiani. Il gesto del parroco di Rignano Garganico dice di più di tante condanne ed esclusioni perpetrate dalla Curia romana. La comunità dei fedeli può ascoltare, includere, essere illuminata dal messaggio del Dio che si è fatto uomo per la nostra salvezza e per dare voce a chi non ne ha mai avuta». (car. pa.)
La Città di Salerno 27.12.03 E accaduto nella chiesa di Santa Maria Assunta a Rignano Garganico, un piccolo paesino in provincia di Foggia Lomelia della Vigilia? E toccata ad un gay Protagonista il ventunenne di Battipaglia Pasquale Quaranta
«La mia esperienza è stata emozionante: ho parlato della mia omossessualità in una chiesa cattolica, addirittura alla vigilia di Natale, è stato molto bello anche perchè accanto a me cera mia madre». Lo ha spiegato Pasquale Quaranta, gay ventunenne di Battipaglia che ha trascorso una vigilia di Natale a dir poco insolita, tra lo stupore dei parrocchiani. E accaduto a Rignano Garganico, un piccolo paesino in provincia di Foggia dove vivono circa 2000 persone. E stato proprio Pasquale a sostituirsi al parroco per lomelia della vigilia. Strano da credersi, ma è andata proprio così. Durante la messa di mezzanotte, lomelia, che è poi anche la liturgia più importante dellanno, è stata affidata ad un giovanissimo gay: è trascorso così il Natale nella parrocchia di Santa Maria Assunta, a Rignano Garganico, tra lo stupore di tutti i fedeli. La notizia, data la sua singolarità, ha presto fatto il giro del Belpaese. E, nella giornata di ieri, è stata anche pubblicata sul sito Internet dellArcigay. Il parroco di Rignano Garganico, don Fabrizio Longhi - secondo quanto spiega lArcigay - ha deciso di non tenere lomelia nella notte di Natale durante la veglia solenne, ma di affidarla a Pasquale Quaranta, un ragazzo di 21 anni, gay e credente, proveniente da Battipaglia dove vive. La notizia è stata diffusa anche dal Centro studi teologici di Milano e confermata dal protagonista dellepisodio. «Sono un gay credente...», ha cominciato a dire, tra mille chiacchiericci. «Una situazione comprensibile - racconta Pasquale Quaranta - perchè cerano fedeli comuni, cattolici con ritrosie e pregiudizi millenari, ma poi tutto è andato bene e alla fine sono stato anche avvicinato da alcune signore che mi hanno ringraziato per l intervento». «Sono venuto in questa chiesa per parlarvi di omosessualità. No, non vi spaventate, ascoltate...»: così Pasquale ha continuato a parlare nella chiesa. E poi ancora: «Dicevo, sono gay credente e la ragione per cui sono qui stasera è perchè don Franco e don Fabrizio, insieme a me, credono che una testimonianza possa farvi riflettere su una realtà con la quale ognuno di voi, molto probabilmente, non ha avuto ancora modo di confrontarsi nei termini in cui ne parlerò, ovvero di gioia, di amore, di serenità, di trasparenza». Al fianco di Pasquale, nella chiesa di Rignano Garganico, vi era la mamma, Adelaide Gliorio. «La scelta del parroco - è detto nella nota del Centro studi teologici di Milano - ha voluto prediligere un gruppo sociale da sempre al centro di polemiche e di ostilità dentro la Chiesa stessa, per dare voce anche agli omossessuali proprio nella notte di Natale, in un momento in cui dalla nascita del Salvatore viene un messaggio di universale fraternità e solidarietà che stringe gli uomini in un solo abbraccio di pace e di concordia».
IL CASO E LE POLEMICHE Lomelia di Pasquale, un gay che parla sullaltare È stato invitato dal parroco di un paese pugliese Il Mattino ed. Salerno - Gianni Colucci 27.12.03
Ha cominciato con il Prologo al Vangelo di Giovanni: “Venne tra la sua gente, ma i suoi non lhanno accolto…”. E ha continuato. “Quanti dei nostri fratelli e sorelle, amici e amiche, gay e lesbiche (queste parole sono ancor intrise oggi di disprezzo o di scandalo) non sono stati accolti?”.
Pasquale Quaranta, studente di giornalismo e attivista dellassociazione gay “Federico Garcia Lorca” di Salerno, è stato probabilmente il primo laico, sicuramente il primo omosessuale che ha tenuto, nella notte di Natale, unomelia dallaltare di una chiesa al posto del sacerdote.
Uno “scandalo” senza scandali durante la messa di mezzanotte nella parrocchia di Santa Maria Assunta, a Rignano Garganico, un paese di 2000 persone che fa parte della diocesi di San Severo, in provincia di Foggia. Erano in chiesa non più di trecento persone, molti anziani, decine di giovani, quando Pasquale è stato invitato a fare lomelia dal parroco don Fabrizio Longhi. Un sacerdote di periferia abituato però a portare nella sua parrocchia i problemi del mondo. E questa volta ha voluto invitare un giovane omosessuale.
Pasquale è arrivato a Rignano da Battipaglia, la città dove vive, insieme alla madre, Adelaide Gliorio, che da sempre lo sostiene. Poche parole della signora: “Vogliate bene ai vostri figli”, ha detto. “Parlare della mia omosessualità - dice Pasquale, che compie 21 anni il 4 gennaio - è stato ancora più bello accanto a mia madre”.
“Sono gay e sono credente”, ha detto dallambone nella sua omelia Pasquale. E allimprovviso è stato il silenzio, seguito da un brusio. “La ragione per cui sono qui stasera è perché credo che una testimonianza possa farvi riflettere su una realtà con la quale ognuno di voi, molto probabilmente, non ha avuto modo di confrontarsi nei termini di gioia, di amore, di serenità, di trasparenza”. E anche il parroco che lha ospitato lha sostenuto: “Quanti qui fra voi, lo dice la statistica, hanno questo orientamento affettivo e sono costretti a nascondersi?”.
Poi linvito alla fratellanza, inedito e commosso di Pasquale: “Abbracciate il ragazzo gay, la ragazza lesbica che vi è vicino”. Frasi che pesano in una chiesa cattolica romana che ancora oggi impone la castità agli omosessuali.
“Lomosessualità non è una malattia, non è perversione, né trasgressione, né moda e non è peccato”, ha concluso Pasquale che diverse volte ha subito mortificazioni e aggressioni verbali. Quella alla presentazione di un libro a Eboli, poi le incaute parole di un sindaco con il quale ha avuto modo di chiarirsi. “Ma anche battaglie vinte grazie al coraggio di chi chiede il riconoscimento dei diritti degli omosessuali - dice Pasquale - come la discussione sul registro delle coppie di fatto a Salerno. Una battaglia persa, ma che ci è valsa lapertura di una sede del circolo di cultura gay in centro città”.
Pasquale continua la sua testimonianza e trova solidarietà. Ieri il suo telefono ha squillato per tutto il pomeriggio: amici, conoscenti, colleghi. “La mia piccola rivoluzione di Natale, però, deve continuare ogni giorno”.
g.c.
LIBERAZIONE, 27.12.2003: A Rignano Garganico un parroco ha affidato lomelia della notte di Natale ad un giovane omosessuale «Sono gay e credente. Non è malattia, non è peccato»
«Sono venuto da Salerno per parlarvi di omosessualità, sono gay credente». Appena i trecento fedeli hanno ascoltato linizio di quellinsolita "predica", nella chiesa di Santa Maria Assunta a Rignano Garganico (Foggia) si è alzato un forte brusio. «Sinceramente in quel momento non capivo se stavano mormorando "che bello" oppure "che schifo"», racconta adesso Pasquale Quaranta, il giovane giornalista, 21 anni da compiere ai primi di gennaio, al quale il parroco don Fabrizio Longhi ha affidato lomelia della messa di Natale. Un gesto coraggioso che non si sa ancora quali reazioni provocherà da parte della curia vescovile di San Severo, in Puglia. Non si sono viste, però, persone sdegnate che abbandonavano la chiesa, anzi a poco a poco gli animi si sono sciolti in abbracci per Quaranta e sua madre, Adelaide Gliorio, che a sua volta ha portato la testimonianza dellAgedo, lassociazione dei genitori di omosessuali. A don Fabrizio il giovane di Battipaglia era stato segnalato da don Franco Barbero, il prete di Pinerolo che il Vaticano ha recentemente sospeso perché benedice le coppie conviventi dello stesso sesso.
«Lomosessualità non è malattia - ha detto Quaranta verso la mezzanotte di Natale -, non è perversione né trasgressione né moda e, ora mi preme sottolineare, non è peccato. Gay e lesbiche - ha aggiunto - hanno il diritto di vivere pienamente la propria vita anche sul piano affettivo e sessuale». Si tratta di unaperta sfida alle tesi canoniche che al massimo tollerano il "loggettivo disordine morale" degli omosessuali a condizione che essi osservino la completa castità. «Chi chiede lastinenza e la vende come esigenza di castità - ha proseguito infatti lomelia - non ha capito il dono dellamore». Nella chiesa di Rignano Garganico sono così risuonate parole come gay e lesbica, «ancor oggi intrise di disprezzo o di scandalo», come ha osservato lo stesso Quaranta nel suo appello a riconoscere che «Dio non fa pezzi sbagliati» e quindi tutti sono da considerarsi e amarsi come suoi figli.
Forse un altro fremito di verità è corso sotto la navata quando il parroco - secondo il racconto del giovane - ha fatto notare ai suoi parrocchiani che, statistiche alla mano, probabilmente qualche omosessuale doveva essere presente anche tra loro.
«E la prima volta in assoluto», commenta entusiasta il segretario nazionale di Arcigay Aurelio Mancuso -, sono anchio credente e per noi è un fatto eccezionale».
F. F.
IL MATTINO,
Sabato 27 Dicembre 2003, ed. nazionale:
Omelia di un giovane gay alla messa di mezzanotte
Durante la messa di mezzanotte lomelia è stata affidata ad un giovanissimo gay: così il Natale nella parrocchia di Santa Maria Assunta, a Rignano Garganico in provincia di Foggia. La notizia è stata resa nota dallArcigay; nessun commento è stato sinora fatto dalle autorità ecclesiastiche locali. Il parroco Fabrizio Longhi ha deciso di affidare lomelia a Pasquale Quaranta, un ragazzo di 21 anni, gay e credente, proveniente da Battipaglia dove vive, Questi, dinanzi ad una chiesa gremita di fedeli, ha cominciato a raccontare la sua storia: «Sono un gay credente...»,
QUOT:/NAZ.LE/IL GIORNO, 27.12.2003: PAG. 4 - Lamore gay e unomelia di troppo di Gabriele Canè [a pp.12/13 servizi dettagliati sullevento, Q.N./ il giorno]
Fuad ed Ezra si amano. Il che non sarebbe niente se non fossero due uomini, e per di più uno palestinese e laltro israeliano. Ma anche questo rientrerebbe nella norma (si fa pe dire) se il palestinese Fuad non stesse per essere cacciato da Israele perchè privo di permesso di soggiorno, e a casa non lo aspettassero per fargli la pelle. Un po perché amante di un nemico, Ezra, e un po (soprattutto) perché gay. A conferma che persino a Natale nella terra che ha visto nascere Gesù, continuano a crescere fiumi di odio etnico e religioso, e adesso pure sessuale. Una miscela in cui i discepoli di Allah, con tutto il rispetto, sembrano eccellere. Come quando vogliono lapidare ladultera in Nigeria, o strappare gli occhi al gay in Palestina. Perciò speriamo che Gerusalemme non espella Fuad, e gli salvi la vita. Nel mondo tanta gente si sta mobilitando, in tantissimi hanno scritto a Sharon perchè conceda al giovane il permesso di soggiorno, e appena troviamo lindirizo scriviamo anche noi. Quel che è giusto, è giusto. Perché, sul problema degli omosessuali è bene intendersi una volta per tutte. Laicamente. Nessuno, infatti, crediamo sia autorizzato a giudicare la sessualità di unaltra persona. O addirittura a punirla. Ci mancherebbe.
E altrettanto certo, però, che il sistema giuridico e religioso che ruota attorno alla coppia naturale composta da un uomo e da una donna da cui nascono pure dei figli (!), non possa essere applicato ad una situazione diversa. Che merita diritti, doveri e garanzie specifiche. In Italia e dovunque. Peccato che da noi questo succeda, almeno in larga misura, mentre in gran parte del mondo la diversità finisca per portare sul rogo. A conferma, sia detto per inciso, di una superiore tolleranza della cultura giudaico-cristiana. Attenzione, però. Tollerare, capire, non significa ostentare. Dunque, se è giusto salvare Fuad, è anche doveroso criticare il parroco di Rignano Garganico che ha affidato lomelia della notte di Natale a Pasquale, un giovane gay. Dice che la gente lo ha ascoltato con grande comprensione. Certo. Mica siamo alla Mecca. Ma la testimonianza di cristianità di un gay doveva essere esibita proprio nel giorno in cui si ricorda lorigine del cristianesimo, una religione ovviamente, legittimamente e (visto quello che succede altrove) pacatamente contraria allomosessualità? Per il sottoscritto, no. Perché è giusto rispettare la fede di Giovanni. Ma anche il giudizio negativo che quella fede dà di Giovanni. Senza cavare gli occhi a nessuno.
Martedì 30 dicembre 2003
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