FOGGIA
Trasferito il prete degli emarginati

di C. L. (il manifesto, 24.06.2004)

Punito per aver invitato un gay a parlare durante l’omelia. Ma i fedeli lo difendono


Passi per quella volta che chiamò a parlare in chiesa l’Imam della moschea di Roma. Passi pure per quell’altra volta, quando a confrontarsi con i fedeli vennero alcune prostitute. E lasciamo perdere poi quella sua strana abitudine di presentarsi ogni tanto a celebrare Messa vestito anziché con i rituali paramenti sacri, con addosso stole di tutti i colori comprate durante qualche viaggio nelle missioni in Africa. Passi tutto, ma un gay sull’altare don Fabrizio Longhi, Fabrizio, come lo chiamano tutti in paese, non doveva farlo. E poi proprio la notte dello scorso Natale, con la conseguenza che le parole pronunciate da quel ragazzo finirono sui giornali di tutta Italia. No, questa monsignor Michele Seccia, vescovo di San Severo e diretto superiore di don Fabrizio, non poteva proprio farla passare. E così domenica scorsa ci ha pensato lui stesso a comunicare ai fedeli di Rignano Garganico, nel foggiano, di aver deciso il trasferimento del loro parroco, don Fabrizio per l’appunto, a partire dal primo settembre prossimo. Una decisione che ha sorpreso tutti, ma che ha lasciato addirittura a bocca aperta il diretto interressato, fino a quel momento all’oscuro della punizione. Il paese, però, non si è fatto impressionare più di tanto dalle decisioni della Curia. Abituato a convivere con il suo «prete scomodo», del quale in 12 anni ha imparato ad apprezzarne le tante qualità, prima fra tutti l’amore verso chi ha più bisogno di aiuto, si è subito mobilitato. Come prima cosa gli abitanti hanno dato vita a un Comitato cittadino di solidarietà con don Fabrizio, che ha chiesto alla giunta comunale di Rignano Garganico di intervenire presso il vescovo per convincerlo a ritornare sui propri passi. Il modo migliore, ha anche suggerito il Comitato, sarebbe un ordine del giorno di sostegno al sacerdote e al suo lavoro pastorale e liturgico. Se poi non dovesse bastare, si vedrà...

Che però questa volta una punizione fosse nell’aria, forse in paese lo avevano capito. L’idea di invitare, la notte del 24 dicembre 2003, un omosessuale a parlare durante l’omelia non era proprio piaciuta alla Curia che non aveva lesinato critiche all’iniziativa del sacerdote. Per l’occasione don Frabrizio aveva chiamato Pasquale Quaranta, 21 anni, giornalista e militante dell’Arcigay, che si era presentatocon i genitori per raccontare davanti a tutti le sue scelte di vita. Un bel gesto di coraggio da parte di Pasquale, e di apertura da parte dei fedeli, che però ovviamente non passò inosservato.

Del resto don Fabrizio ha sempre interpretato a modo suo la missione sacerdotale. Un bel modo intendiamoci. Nato 43 anni fa ad Albano Sant’Alessandro, in provincia di Bergamo, il sacerdote arriva a Rignano Garganico, il comune più piccolo del Parco nazionale del Gargano, e quindi alla guida della parrocchia di «Maria Santissima Assunta» nel 1992, subito dopo la morte in un incidente stradale del vecchio parroco, don Pasquale Granatiero.

Basta poco a quel sacerdote dai modi informali a dare un segno tutto suo alla gestione della parrocchia. A spingerlo è soprattutto l’attenzione verso ogni forma di emerginazione e diversità, l’amore per gli altri a prescindere dal colore della pelle e dalla religione professata ma anche la sua gioia di vivere, onnipresente in ogni occasione.

Sempre in movimento don Fabrizio, grazie anche al suo incarico di responsabile regionale del Cnca, il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza di don Vinicio Albanesi, incarico che lo porta a confrontarsi quotidianamente con prostitute, emarginati e immigrati. Un’attività che gli fa conquistare l’etichetta di «prete di frontiera», oltre alla stima e l’affetto degli abitanti di Rignano. Anche perché il sacerdote è sempre presente quando c’è da dare una mano o risolvere un problema. Si deve a lui, ad esempio, perfino se le campane del paese hanno ripreso a suonare e se Tonino Vigilante, ultimo campanaro del paese, è tornato a sorridere. Quado arrivò a Rignano, infatti, il meccanismo elettrico che governava le campane della chiesa (e che aveva mandato in pensione Tonino) era rotto e le campane restavano in silenzio. Lui mandò in pensione il meccanismo e richiamò il vecchio Tonino, ben felice di tornare al suo lavoro tanto che ora è alla ricerca di qualche giovane del paese a cui trasmettere tutta la sua sapienza.

Adesso però occorre pensare a come risolvere questo problema del trasferimento. Intanto le prime reazioni non si sono fatte attendere. «Siamo di fronte a una chiesa cattolica che che non comprende la modernità», è stato il commento di Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell’Arcigay, alla decione della Curia pugliese. Quella di far parlare un gay durante l’omelia di Natale per Grillini è stata «una dimostrzione di grande umanità, di onestà e di generosità. Prima poi - è la conclusione - anche il vescovo di San Severo, assieme a tutti gli altri membri della gerarchia, dovrà chiedere perdono per le sofferenze inflitte a milioni di omosessuali nel passato e, purtroppo, anche nel presente».



Lunedì, 28 giugno 2004