CENTRO STUDI TEOLOGICI
Porte chiuse ai Gay

La curia di Bari ha negato gli spazi cinematografici e una sala per esposizioni fotografiche nell’ambito del gay pride nazionale del 2003 in Puglia


di Prof. Giovanni Felice Mapelli

Milano,30 Maggio 2003- BARI PRIDE 2003 : LA CURIA DI BARI HA NEGATO RIPETUTAMENTE GLI SPAZI DI PROPRIETA’ ECCLESIALE CHE DOVEVANO OSPITARE UNA MOSTRA FOTOGRAFICA E UNA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA A TEMATICA GAY-LESBICA NELL’AMBITO DEL PRIDE NAZIONALE 2003 CHE SI TERRA’ NEL CAPOLUOGO PUGLIESE dal 3 al 7 GIUGNO- PROTESTA DEL CENTRO STUDI TEOLOGICI DI MILANO : COSI’ SI SMENTISCE OGNI AFFERMAZIONE DELL’"ACCOGLIENZA" CHE LA CHIESA DICE DI PROFESSARE VERSO LE PERSONE OMOSESSUALI E SI CREA UN PREGIUDIZIO PREVENTIVO PERICOLOSO- LETTERA APERTA ALL’ARCIVESCOVO DI BARI E ALLE CHIESE DI PUGLIA PERCHE’ LE DIOCESI CAMBINO DIREZIONE -
La notizia è giunta in questi giorni: da novembre dello scorso anno a gennaio del 2003 vi è stato un brutto precedente tra la Chiesa di Bari e le organizzazioni che stavano preparando il PRIDE NAZIONALE degli omosessuali,infatti nell’ambito di rassegne cinematografiche e mostre fotografiche del più ampio programma culturale del meeting gay di Bari,i dirigenti del movimento avevano chiesto due spazi pubblici -gestiti in appalto da enti laici - ma la cui proprietà immobiliare era, rispettivamente per il cinema SPLENDOR in centro città,della Parrocchia del SS.Sacramento, mentre per l’auditorium LA VALLISA -sempre nel centro storico barese- della stessa Curia Arcivescovile.
Ebbene in tutti e due i casi, dopo la presentazione di una lettera di richiesta comprensiva di un elenco dettagliato delle opere che si sarebbero esposte in mostra o proiettate nel cinematografo, la risposta della Parrocchia e quella della Diocesi è stata il diniego assoluto, per altro neppur motivato nel merito.
Va sottolineato- per evitare equivoci- come ambedue le iniziative culturali riguardavano opere fotografiche d’autore relative al vissuto gay e lesbico, senza alcuna provocazione sotto il profilo morale (assenza di foto erotiche oppure ritenute troppo osè per una esposizione al pubblico),mentre le pellicole riguardavano film d’essai,premiati a livello internazionale (Cannes,Venezia, Berlino,ecc.) non vietati ai minori, e il cui valore artistico e culturale è indubbio.
Inoltre presso questi due spazi pubblici si è rappresentato di tutto,sia le manifestazioni più mondane o profane:dal rock hard, fino ai raduni dei gruppi skin di Forza Nuova.
I giovani organizzatori hanno taciuto questa vicenda-nonostante il rilevante danno procurato all’organizzazione stessa avendo già prenotato pellicole cinematografiche e stampato manifesti- per evitare eccessive polemiche in una fase di incipit, delicata per l’organizzazione del Pride stesso, mentre le Istituzioni cittadine e regionali stavano concedendo il patrocinio alla manifestazione,dopo tanti attacchi intolleranti da più parti sopraggiunti e strascichi polemici durati mesi.
Oggi il CENTRO STUDI TEOLOGICI chiama in causa- ancora una volta- la Chiesa cattolica, poichè lo stesso copione si è ripetuto anche ad IVREA e a SIENA dove successe un fatto analogo,con la "negazione" di spazi di proprietà ecclesiale, che in alcuni casi erano già stati affittati con pagamento di relativa caparra.
Vicende indegne della civiltà giuridica e dello stesso sentimento cristiano:
gli omosessuali non violavano nessuna "morale", non rappresentavano nessuna realtà di lascivia oppure esibizione meramente pornografica che poteva giustificare questo atteggiamento clericale di chiusura: si tratta della rappresentazione di un vissuto umano e sociale,spesso intessuto di difficoltà,di sofferenza,di mancata visibilità e riconoscimenti e fatto di tanti ostracismi o addirittura emarginazione,oppure la rappresentazione di un vissuto gay sereno,finalmente integrato socialmente e felice,che mette in crisi tanti stereotipi.
Questa "censura preventiva" messa in atto dalla CURIA di BARI, come dalle altre realtà diocesane, è cosa di enorme gravità perchè rappresenta non solo un caso di discriminazione a priori,ma è un invito subdolo alle stesse realtà cittadine e pubbliche a fare altrettanto, data l’autorevolezza istituzionale di chi la mette in pratica.
Va detto che una simile scelta discriminatoria è stata decisa e sollecitata da tempo da parte del Vaticano stesso,a partire dalla Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, del 1986,a firma del cardinale Ratzinger, che esortava le diocesi a ritirare o negare ogni concessione degli spazi ecclesiali a favore dei gay e delle loro organizzazioni associative culturali o politiche.
Noi riteniamo che questa scelta - soprattutto per le realtà cittadine più piccole e provinciali- è una scelta non soltanto miope sotto il profilo teologico-pastorale,ma un vero e proprio invito al "razzismo per orientamento sessuale delle persone."
Un cattivo esempio da non seguire!
Qualcuno si dimentica oggi che le stesse leggi razziali del 1938 (favorite dalla Chiesa cattolica e dal Vaticano) contro gli ebrei e la loro cultura nacquero anch’esse con motivazioni ritenute allora "nobili" e giuste e che servirono a ghettizzare irreparabilmente un’intera minoranza sociale.
Quale analogia con la condizione attuale di gay e lesbiche nella società! ...
A BARI LA RASSEGNA DI CINEMA GAY E LESBICO HA COMUNQUE AVUTO CORSO ,COME PURE LA MOSTRA FOTOGRAFICA: LA PRIMA PRESSO LA GALLERIA PRIVATA "NINI’ ESPOSITO",LA SECONDA PRESSO IL CINEMA "ARMENISE",GESTITI DA ENTI IN TUTTO LAICI.
NEL SUO DISCORSO RECENTE SULLE COPPIE DI FATTO E SULLE COPPIE GAY L’ARCIVESCOVO DI BARI MONS. FRANCESCO CACUCCI AFFERMO’ CHE "ERANO REALTA’ DA CONSIDERARE CON ATTENZIONE ,MERITEVOLI DI CONSIDERAZIONE ": NOI GLI CHIEDIAMO SE E’ QUESTA LA "CONSIDERAZIONE" DELLA DIOCESI,CIOE’ LA PORTA SBATTUTA IN FACCIA?!
"BUSSATE E VI SARA’ APERTO, CHIEDETE E VI SARA’ DATO" disse CRISTO, ma qui noi vediamo soltanto dinieghi , come pure all’invito inequivocabile di Gesù :"SE UN VOSTRO FIGLIO VI CHIEDE UN PANE, VOI NON GLI DARETE UN SASSO!" è stato invece risposto con una serie di reazioni lapidarie, come i sassi.
La "cultura delle differenze" non è un pericolo,non minaccia alcuna identità altrui,nè l’dentità familiare - come si va ripetendo- ma è uno sguardo che apre all’incontro e ad orizzonti nuovi di convivenza e fraternità.
Le Chiese hanno inaugurato un’impostazione morale farisaica come ai tempi del Sinedrio, che non è sicuramente il sentire di Cristo e del suo Vangelo.
CHIEDIAMO CON URGENZA AI VESCOVI E PASTORI,ALLE CHIESE DI PUGLIA DI SMETTERE QUESTI PANNI DI "FARISEISMO MORALE" che giudica e condanna, e separa - in modo manicheistico- I BUONI DA UNA PARTE E I REPROBI E CATTIVI DALL’ALTRA E DI VIVERE INVECE QUEL MESSAGGIO EVANGELICO AUTENTICO CHE FACEVA INCONTRARE OGNI PERSONA ED OGNI REALTA’ SOCIALE,LE PLURALITA’ E LE DIVERSITA’ UMANE STESSE CON OCCHI NUOVI,E SENZA PREGIUDIZI DI SORTA.
Soprattutto quando le persone e le culture,l’arte stessa si incontrano,occorrerebbe non considerarle un "peccato",da fuggire, ma una ricchezza e un dono inestimabile che può arricchire tutti.
Prof. Giovanni Felice Mapelli
Coordinatore
Comitato Direttivo dei Teologi
del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
CENTRO ECUMENICO
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Venerd́, 30 maggio 2003