Un deposito di armi clandestinamente importate dall’Iraq dai militari italiani e ammassate in una caserma udinese

E’ lecito sospettare che altre si possano trovare altrove


di Augusta De Piero

diariealtro.splinder.com   
-  6 gennaio  --

“Venerdì 30 dicembre: i carabinieri del Comando provinciale di Udine si presentano alla caserma Berghinz di via San Rocco. Sede del Terzo reggimento genio guastatori. Si muovono con sicurezza. Sanno che negli scantinati é ammucchiato un centinaio di armi da guerra sequestrate agli iracheni e fatte arrivare in Italia nel settembre 2004. Armi .. che dovevano essere distrutte a Nassiriya, dove gli uomini del reggimento hanno operato per mesi…. “
(Da il Messaggero Veneto di Udine – MV/Ud - mercoledì 4 gennaio. Analogamente scrive – nella stessa data- Il Gazzettino, ancora nella cronaca locale).
Chi le ha messe in quella italica caserma era ben consapevole del fatto che era opportuno mascherarne la provenienza. Infatti …
“Le armi sono tutte con matricola limata e custodite senza particolari misure di sicurezza.” (Da il MV/Ud 4/01)
Il commento nasce da un’analisi di queste- pur sommarie- informazioni che ci aiutano a capire il “come”di questa vicenda ma probabilmente ci scoraggiano a sperare di poterne conoscere il “perché”.
Cominciamo dalla data del quotidiano (e altrettanto potremmo fare per il Gazzettino): 4 gennaio. La perquisizione risaliva al 30 dicembre. Chi ha parlato lo ha fatto in ritardo? Oppure si è saputo che l’Espresso (in edicola lo stesso giorno) ne scriverà? Non si è voluto lasciargli l’esclusiva o…non so? Certamente mentre della faccenda parlano radio e TV, per quello che ho potuto verificare, la stampa nazionale tace. Perché?
Scrive l’Espresso (pag. 62 - datato 12 gennaio 2006): “
La caserma Berghinz a Udine è ….la base del Terzo reggimento guastatori. … In una cantina della palazzina comando … è stato scoperto qualcosa che non doveva assolutamente esserci: parte dell’arsenale sequestrato ad Al Qaeda in Iraq, durante le missioni nella zona di Nassiriya. Sono più o meno cento pezzi, armi leggere e pesanti: pistole Beretta, lanciarazzi Rpg, kalashnikov di ogni tipo compresi i modelli per cecchino, fucili d’assalto, mortai, mitragliatrici e perfino due cannoncini per elicotteri.”
Non intendo soffermarmi su questo elenco disgustoso (tra l’altro delle armi non ci sarebbe neppure inventario), preferisco tornare alle notizie della stampa locale da cui emergono incongruenze non so se casuali o volute.
Chi le ha portate? Non credo si possa ridurre il tutto a souvenir di ragazzotti, forse appartenenti alla specie che si sollazza osservando i sussulti degli agonizzanti (ne ho parlato nel mio diario di domenica 11 dicembre); quelle armi sono arrivate non attraverso zaini, ma attraverso container e rigorosamente senza controlli alla fonte ed, ancora evidentemente senza controlli all’arrivo, sono state ospitate nella caserma udinese il cui lungo, squallido muro devasta l’immagine di un quartiere della città.
Mi limito a condividere le preoccupazioni del procuratore militare Sergio Dini, responsabile dell’inchiesta:
“E’ un fatto molto allarmante e nessuno sa cosa può essere successo prima del nostro intervento a Udine … Ovviamente la magistratura non può prendere l’iniziativa di perquisire tutte le caserme d’Italia. Sarebbe quindi opportuna una verifica seria interna alle forze armate…” (Da il MV/Ud 4/01).
Suggerimento, rassegnato sgomento? … Non lo so.
Ma andiamo avanti. Nella medesima pagina da cui ho finora tratto le citazioni ci sono due titoli che pongono (implicitamente? consapevolmente? Non lo so) molte domande.
Uno dice:
“Le armi mostrate anche ad alti ufficiali” Mostrate … ma non è indicata la data del cameratesco-gerarchico evento.
Di date parla invece il colonnello comandate della caserma nell’articolo che lo cita nel titolo:
“Sarà fatta chiarezza – Il colonnello Z. è arrivato a Udine alla fine del 2004, la missione era conclusa” …“.. all’epoca dei fatti non ero a Udine” insiste l’ineffabile signore che “alla fine del 2004 ha sostituito il colonnello M.R.(i giornali che cito riportano i nomi per intero: ho deciso che non meritano spazio nel mio diario. Sono, a mio parere, esponenti di una categoria che ha validamente collaborato alla devastazione della Costituzione, di cui si era provveduto anche a livello parlamentare e governativo già dalla prima guerra del Golfo, affossandone l’art. 11).
E comunque a me la connessione caserma – armi – alti ufficiali mette i brividi. Ma forse sono solo l’effetto di vecchi ricordi. Meglio tornare alla rassegna stampa.
Gli alti ufficiali voyers avevano compiuto la loro visita prima o dopo l’arrivo del colonnello Z.?  Avevano in qualche modo lasciato traccia di ciò che aveva deliziato la loro vista?
E- in ogni caso - se nulla avevano riferito al comandante in carica o al suo predecessore –  il colonnello Z.
ignorava ciò che stava nelle cantine della palazzina comando? Sciatteria o altrui nascondimenti?
In ogni caso che tipo di comando esercitava ed esercita il colonnello Z
.?
Ora sono state aperte due inchieste
: “Una  è quella avviata già da qualche tempo dalla Procura militare di Padova e l’altra è interna. … Un’apposita commissione sarà infatti nominata nei prossimi giorni dal comando del primo Fod (Forze operative di difesa) con sede a Vittorio Veneto in provincia di Treviso. Nessuna perquisizione .. ha riguardato direttamente il comando della Pozzuolo del Friuli di Gorizia o le tre caserme del reggimento lagunari “Serenissima” di Mestre, Malcontenta e dell’isola lagunare di Sant’Andrea”. (Da il MV/Ud 5/01).
Ma “non è più ‘contro ignoti’ il fascicolo aperto dalla Procura militare di Padova sulla presenza di una novantina di armi da guerra nella caserma Berghinz …Ieri il pm Sergio Dini ha iscritto nel registro degli indagati, a vario titolo, 4 persone. Si tratta di 3 ufficiali e un sottufficiale accusati di introduzione nello stato e detenzione di armi da guerra e peculato” (Da il MV/Ud 5/01).
Capri espiatori o responsabili? Non so se lo sapremo mai, ma –da quando l’attività militare in guerra e in non-guerra (lasciamo perdere la pace, per favore!) – è una libera scelta non esistono nel campo militare irresponsabili, a qualsiasi livello appartengano.
Né si regge a mio parere la giustificazione che un generale risparmioso ci ammannisce attraverso un suo portavoce. Si tratterebbe di “armi importate per l’addestramento” (Da il MV/Ud 5/01).    Appunto    a combattere e, come diceva l’indimenticabile soldato di cui ho scritto l’undici dicembre, sghignazzando sugli spasimi della morte altrui, ad “annichilire”     (1continua)
augusta



Venerdì, 06 gennaio 2006