Testimonianze
Giuliana

di Luciana Castellina

Giuliana Sgrena, giornalista de Il Manifesto rapita in Iraq il 4-2-2005

[Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 febbraio 2005. Luciana Castellina, militante politica, promotrice dell’esperienza del "Manifesto", piu’ volte parlamentare italiana ed europea, e’ tra le figure piu’ significative dell’impegno pacifista in Europa. La gran parte degli scritti di Luciana Castellina, testi di intervento politico e di giornalismo militante, e’ dispersa in giornali e riviste, atti di convegni, dibattiti parlamentari; in volume segnaliamo particolarmente: Che c’e’ in Amerika?, Bertani, Verona; e il recente (a cura di), Il cammino dei movimenti, Intra Moenia, Napoli. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu’ prestigiose, e’ tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu’ del velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma); e’ stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu’ ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e’ stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni ’80 lavora a ’Pace e guerra’, la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al ’Manifesto’ dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d’Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e’ tra le giornaliste nominate ’cavaliere del lavoro’), e ci e’ tornata piu’ volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita’ le violenze causate dall’occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e’ tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni ’80: c’era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"]


Scrivendo di Giuliana non so se la prima definizione che devo darne sia "giornalista" o "pacifista", perche’ e’ ambedue le cose e forse il suo giornalismo e’ cosi’ importante perche’ lei gli ha dato la sua anima di militante del movimento della pace.

Raccontando dei paesi in guerra dove e’ stata ha sempre cercato infatti di dar voce a chi non aveva ne’ armi ne’ potere, alla gente che sempre diventa vittima dei "danni collaterali" della guerra: delle bombe come della fame, della sete, di una condizione di esistenza disperante. Proprio per questo, alle donne soprattutto. Che e’ sempre andata a trovare, nei quartieri piu’ lontani, quale che fosse lo stato del conflitto.

Quando l’Iraq fu aggredito, nel marzo del 2003, e alcuni di noi dettero vita per una decina di giorni a una trasmissione televisiva quasi corsara - No War tv - era a Giuliana che telefonavamo per avere una testimonianza in diretta: e lei rispondeva, mentre gia’ piovevano i missili, calma come sempre, e ci descriveva la gente di Bagdad, con la quale stava.

Ad occuparsi del mondo ha cominciato presto, Giuliana: nel Movimento Studentesco di Milano, il piu’ forte d’Italia, che poi divenne Movimento dei lavoratori per il socialismo e quindi conflui’ nel Pdup. Per "Compagne e compagni - La Sinistra", il giornaletto dell’organizzazione, ha scritto in particolare della Spagna post franchista, quindi di cose estere piu’ generali, fino ad entrare a far parte della redazione di una pubblicazione piu’ importante: il mensile e poi settimanale "Pace e guerra", diretto da Claudio Napoleoni, Stefano Rodota’, e dalla sottoscritta (poi anche da Michelangelo Notarianni), un tentativo di aggregare sinistra socialista e comunista, ortodossa e non. Per "Pace e guerra", dove animava la sezione internazionale assieme ad un altro ex militante del Movimento studentesco diventato piuttosto famoso, Paolo Gentiloni, Giuliana ha seguito ogni passo del movimento pacifista italiano rinato in quegli anni nella lotta contro l’installazione dei missili Pershing e Cruise, cosi’ come degli SS20 sovietici per "Un’Europa senza missili dal Portogallo agli Urali". Era lo slogan di allora.

Anche in quella fase, quando era alle sue prime armi di professionista, Giuliana non ha mai separato la pratica del mestiere da quella politica: a Comiso non si limitava a scrivere, sedeva con tutti gli altri dinanzi alla base del Magliocco, nei cordoni umani attaccati dalla polizia coi manganelli che cercavano di aprire il varco alle nuove armi.

Poi al "Manifesto", la maturita’ professionale, l’occasione di conoscere molto mondo, sempre quello sofferente delle guerre e delle opressioni: il Corno d’Africa, il Maghreb, il Medio Oriente, l’Afghanistan, dove va e torna molte volte.

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In Iraq la sua presenza e’ ininterrotta, c’era stata gia’ in occasione di Tempesta nel deserto, c’e’ torntata poi con "Un ponte per...", la Ong per cui lavorano le due Simone.

Quando esplode lo scandalo di Abu Ghraib Giuliana racconta il calvario di Mithal, una donna detenuta per 80 giorni nel carcere delle torture.

L’intervista di Mithal termina con queste parole: "Gli Stati uniti hanno occupato il nostro paese, abbiamo diritto di difenderci. La resistenza e’ autodifesa". La Resistenza: Giuliana e’ la prima a parlarne, ma mai attraverso le dichiarazioni di gruppi organizzati, sempre attraverso la voce della gente, delle donne. E racconta di Falluja, di come e perche’ sia diventata un simbolo di un’opposizione capillare, istintiva, poco organizzata. "Alcuni sostengono che questa resistenza sia opera degli ex sostenitori di Saddam - scrive Giuliana - e che Falluja sia una roccaforte dell’ex dittatore. I nostri interlocutori negano".

Sono proprio questi reportages che descrivono la societa’ civile irachena, che parlano di quello che solo pochi giornalisti vedono e dicono, che hanno reso unici i servizi giornalistici di Giuliana. Tanto che "Die Zeit", il prestigioso settimanale tedesco nella cui direzione siede Helmut Schmit, le aveva chiesto di collaborare. Era diventata un’autrice stabile e l’ultima telefonata l’ha avuta proprio con il capo servizi esteri di quel giornale. "Il suo - dicono da Amburgo - e’ uno sguardo essenziale sul paese". Giuliana ha scritto molti libri. Il suo ultimo libro, Fronte Iraq, e’ uscito per le edizioni de "Il manifesto" l’anno scorso. E sta per uscire la sua ristampa aggiornata. Aspettiamo il ritorno di Giuliana per una terza edizione aggiornatissima.

Tratto da
LA NONVIOLENZA E’ IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 833 del 7 febbraio 2005



Marted́, 08 febbraio 2005