Armi illegali e reperti archeologici in una caserma di Udine

Le armi e i reperti proverrebbero dall’Iraq


Acura di Augusta De Piero

Riporto gli ultimi due articoli che ho ricopiato dal Messaggero Veneto, edizione di Udine.
Li ho trascritti (e in quella sede commentati) nel mio diario elettronico diariealtro.splinder.com che ha però una diffusione limitatissima e quindi ve li giro sperando che il vostro sito consenta la nascita di un interesse dovuto per una notizia che, a mio parere, viene occultata.
Augusta De Piero - Udine



25 gennaio Messaggero Veneto - Edizione Messaggero di Udine pag. 1

Armi alla Berghinz, sentiti 8 militari…di Alberto Lauber
E’ venuto di persona a Udine e ieri mattina, nella caserma dei carabinieri di viale Trieste, ha sentito uno dopo l’altro otto militari in servizio alla caserma Berghinz di via San Rocco, sede del Terzo reggimento genio guastatori. Il blitz del procuratore militare di Padova Sergio Dini è durato circa quattro ore, dalle 9 alle 13, e costituisce l’ennesimo atto dell’inchiesta che sta rivoltando da cima a fondo la caserma e i militari del Reggimento dopo il ritrovamento negli scantinati dell’arsenale illegale proveniente dall’Iraq.
Il Pm Dini, assieme a due sottufficiali della sezione di pg della procura militare di Padova, ha sentito gli otto militari come testimoni. Secondo quanto si è appreso, si tratta di uomini in servizio alla Berghinz che hanno anche partecipato con il Reggimento guastatori alla missione “Antica Babilonia”, dalla quale -nel settembre 2004 - è tornato illegalmente in Italia il carico di armi sequestrate agli iracheni. A tutte le persone convocate ieri in viale Trieste (un paio hanno dovuto rinviare il colloquio perché impossibilitate ad essere presenti) è stato chiesto se erano a conoscenza del container che conteneva le armi e che ha viaggiato con le vettovaglie del Terzo reggimento guastatori per poi approdare al porto di Monfalcone. Non solo. Il magistrato r i suoi collaboratori hanno anche cercato di capire qualcosa in più sull’importazione illegale delle antiche tavolette di pietra (probabilmente di origine assiro-babilonese) trovate nella disponibilità di una delle quattro persone indagate nell’ambito di questa inchiesta.
”Non posso rivelare nulla sull’esito dei colloqui -ha commentato ieri dopo gli interrogatori il Pm Dini - Posso solo dire che ho riscontrato un atteggiamento di chiusura da parte delle persone ascoltate”:
Non ci sarebbe stata molta collaborazione, dunque, anche se é facile immaginare che i militari non abbiano potuto negare di essere a conoscenza di quelle armi, dato che in caserma - a Udine - venivano mostrate anche ad alti ufficiali in visita. Il fatto che mancasse completamente la documentazione relativa all’importazione e che non esistessero i presupposti per l’introduzione in Italia di quel materiale bellico rende delicatissima tutta la vicenda, comprese le posizioni di chi aveva ruoli di responsabilità e di chi aveva conoscenza dell’illecito commesso. Proprio in considerazione di ciò, alcuni testimoni ieri avrebbero detto che la convinzione generale era che quel materiale era arrivato in Italia regolarmente. Anche i vertici del Reggimento fornirono un prima giustificazione al Pm Dini, dicendo che gli oltre 80 pezzi portati in Italia dall’Iraq dovevano arricchire la collezione storica della Berghinz. Una spiegazione che non ha per nulla convinto il Procuratore, tanto che quattro persone sono già finite sotto indagine: si tratta dell’attuale comandante del Terzo reggimento genio guastatori, colonnello S.Z., del suo predecessore, colonnello M.R., del capitano S:V: e del maresciallo capo B.G..


4 febbraio Messaggero Veneto - Edizione Messaggero di Udine pag. 3

Inchiesta sulla Berghinz: le tavolette sequestrate risalgono a 4 mila anni fa.
Sono effettivamente tavolette babilonesi con iscrizioni e raffigurazioni risalenti al 2000 avanti Cristo i reperti archeologici ritrovati nel borsone di uno dei quattro militari che avevano partecipato tra maggio e settembre 2004 alla missione Antica babilonia, indagati dal pm della Procura militare di Padova, Sergio Dini.
L’inchiesta è quella che ha portato alla scoperta di un arsenale di armi irachene negli scantinati della caserma Berghinz di Udine, sede del terzo Reggimento genio guastatori in forza alla brigata Pozzuolo del Friuli. E’ il risultato della perizia effettuata per conto del sostituto procuratore Dini dai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico e da alcuni consulenti universitari. Le sei tavolette provengono presumibilmente dalla città di Ur e hanno un valore di 3.500 euro ciascuna. Alcune formelle, parte delle quali in buone condizioni di conservazione e parte scheggiate, potrebbero appartenere al rivestimento di una “ziggurat”, le tipiche torri a gradoni mesopotamiche con base quadrata o rettangolare.
Erano state scoperte nelle scorse settimane all’interno di un borsone al quale erano attaccate le etichette del capitano SV:, ritrovato nel corso di una perquisizione nell’alloggio del maresciallo BG. Il capitano SV, interrogato nei giorni scorsi dal pubblico ministero Dini, si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Le accuse ipotizzate dalla procura militare nei confronti dei quattro militari sono di peculato, introduzione clandestina e detenzione abusiva di armi da guerra. Ora c’è poi il rischio di ulteriori incriminazioni. Potrebbe risultare violata, infatti, la legge speciale sul traffico, il trasporto e la tutela di beni sottoposti a vincolo.
Nei prossimi giorni il magistrato militare dovrebbe sentire il colonnello MR, ex comandante del Reggimento, assistito dall’avvocato padovano CF, in relazione alle procedure adottate per l’introduzione delle armi dall’Iraq in Italia. Mentre l’attuale comandante del Terzo reggimento genio guastatori, colonnello SZ, è già stato ascoltato.
A tal proposito, da Nassiriya, starebbero per arrivare 2mila documenti. La procura militare di Padova, infatti, ha affidato ai carabinieri di Udine il compito di recuperare tutte le carte che potrebbero essere utili a ricostruire il “viaggio” che il container carico di armi ha compiuto, a bordo di una nave, dall’Iraq al porto di Monfalcone.



Domenica, 05 febbraio 2006