LETTERA APERTA ALLE RAGAZZE E AI RAGAZZI PERCHE’ SI SOLLEVINO CONTRO LA GUERRA (ALLO STESSO MODO CHE CONTRO L’EMERGENZA CLIMATICA)

di Alfonso Navarra e Moni Ovadia

Care ragazze e cari ragazzi,
vi invitiamo, noi ecopacifisti ormai con i capelli bianchi, veterani di tante lotte politico-culturali, cresciuti e formatisi ai tempi in cui persino il PC non era ancora stato inventato, a staccarvi un attimo dalle vostre occupazioni e a parlare con noi. Facciamolo, in modi più diretti e personali, affrontando il tema della guerra e di guerre. E quindi del disarmo, via della pace. Non è, secondo noi, un altro discorso rispetto ai problemi concreti della vita quotidiana, ai diritti negati al lavoro, al reddito, all’assistenza, all’istruzione, alla casa.
Nella nostra vita, anche professionale, ci siamo confrontati con questo problema della guerra e del militarismo e abbiamo partecipato con passione e, crediamo, con serietà ai movimenti che sono riusciti ad ottenere il riconoscimento dell’obiezione di coscienza e del servizio civile in Italia.
Qualche vittoria l’abbiamo ottenuta – si pensi, a livello globale, al ritiro delle truppe americane dal Vietnam e, a livello italiano, la chiusura dei programmi per il cosiddetto nucleare civile (in realtà legato al militare ed enormemente e inaccettabilmente rischioso) - ma il più e l’essenziale sembra chiaro che restino ancora da fare.
Vi parliamo, allora, con alle spalle la nostra esperienza ed i nostri errori, sperando di trasmettervi un po’ della prima e di aiutarvi ad evitare i secondi; ed anche di imparare dalla vostra freschezza, vivacità ed apertura a nuove realtà e nuove idee.
Vogliamo discorrere con voi di guerra in corso da parte delle oligarchie contro i popoli, per farci diventare scarti della società e relegarci nell’immondizia in cui agonizzano i poveri.
E’stato un atto di guerra - delle élites dell’1% (i grandi speculatori e banchieri, i dirigenti dei complessi militari-industriali, i padroni delle corporations globali) contro i popoli - privatizzare la sanità pubblica e renderla subalterna agli interessi delle grandi multinazionali farmaceutiche.
Vi parliamo di guerra in atto della società malsviluppata contro la Natura, che ha originato, nelle sue diverse varianti capitalistiche, questa pandemia, avvisaglia di altre catastrofi ben peggiori se non abbandoniamo l’attuale modello di crescita senza limiti e senza rispetto per i cicli ecosistemici.
E’stato un atto di guerra distruggere, con le dinamiche dell’industrialismo estrattivista, gli habitat delle specie creando il contesto in cui si è originata la pandemia che attenta alle nostre vite.
Vi parliamo, infine, delle guerre in cui, più in senso stretto e proprio, è coinvolto il nostro Paese in nome della pace “occidentale” e NATO, per le quali mandiamo i nostri soldati in giro per il mondo a uccidere e morire; e sprechiamo montagne di soldi in strumenti di morte. Difendiamo i privilegi di un pugno di ricchi che lottano tra loro per spartirsi le risorse del mondo, in primo luogo quelle energetiche (uranio e combustibili fossili). Invadiamo terre lontane seminando zizzania tra nazioni ed etnie e bombardando chi osa ribellarsi all’”ordine” che garantisce i privilegi ingiusti dei pochi a danno delle moltitudini.
Lo sterminio per guerra e per fame di cui i nostri governi sono promotori e, nella migliore delle ipotesi, complici, crea i profughi e le emigrazioni di massa. Si fomenta il conflitto tra i poveri per evitare che le masse si rivoltino contro i poteri che marciano alla loro testa opprimendole.
Noi vogliamo la pace, non queste guerre che, prima o poi, ci condurranno alla fine della nostra specie. La pace tra gli esseri umani – “la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere” - e la pace della società umana con la natura. O questa pace, sia attraverso trattati come quello ottenuto da ICAN per la proibizione delle armi nucleari, sia attraverso il disarmo, anche con primi passi unilaterali, o - se va bene - la barbarie. Se va male, rischiamo di saltare letteralmente in aria tutti, perché la guerra nucleare può scoppiare persino per caso o per errore, come ci ricorda la vicenda di cui fu protagonista, nel 1983, Stanislav Petrov. Per ottenere questa pace dobbiamo cambiare le cose, lottare tutti per una grande trasformazione, per la giustizia sociale ed ambientale.
La società della pace certamente è il prodotto di una tensione etica anche individuale, del nostro sforzo di riconoscerci negli ultimi, in una concezione che fa di ciascuno di noi un valore in sé: un atteggiamento che riconosce la fragilità delle persone e ci mette al servizio degli emarginati, degli oppressi, dei deboli, da riscattare.
Se non siamo in grado di avere compassione per le sofferenze umane, non usciremo dal bellicismo perché siamo convinti che il problema della pace è risolvibile da persone che amano l’umanità e che si esercitano ad amarla. Un amore non come sentimento sdolcinato, quindi, ma come riconoscimento di impegno personale verso l’altro: la questione dell’alterità, di come riconoscerla, è essenziale, crediamo, per togliere ossigeno alle guerre e ai conflitti. L’altro non è il nemico da combattere e da eliminare per sentirci sicuri, ma è il nostro simile da incontrare e riconoscere per incontrare e riconoscere noi stessi nella nostra verità più profonda.
Posto ciò, la società della pace dipende da trasformazioni sistemiche accese dalle donne e dagli uomini di buona volontà, è una società in cui le spese militari e nucleari sono state destinate ad una radicale conversione ecologica: è una comunità della radicale democrazia economica, contraddistinta dalla tendenziale piena occupazione “verde” e comunque dal reddito vitale garantito.
Nella società della cura e della pace l’energia si fonda su fonti rinnovabili al 100%; la produzione agricola è caratterizzata da metodi biologici e abolisce gli allevamenti intensivi; la mobilità fa perno sul trasporto pubblico collettivo; l’abitare vede un rinverdimento delle città e una infrastrutturazione delle campagne nel contesto di un razionale controllo demografico grazie soprattutto alla liberazione delle donne; scienza e tecnologia, sotto il controllo sociale, sono al servizio di un nuovo umanesimo naturalistico…
I più sensibili tra voi, rispondendo all’appello di una coetanea, Greta Thunberg, si sono già mobilitati perché la crisi climatica sia affrontata da quella emergenza esistenziale che è. Questa minaccia, intrecciata con quella nucleare-militare e quella della disuguaglianza sociale, esige l’impegno di tutti perché i diritti sociali siano affermati su un piano globale e comprendano i diritti comuni dell’Umanità e della Terra.
La "terrestrità" che proponiamo come orizzonte culturale e politico globale è la coscienza planetaria ecologica riconosciuta dal diritto internazionale: la forza del diritto che prevale sulla sovranità dei singoli Stati, la forza del diritto che sostituisce il diritto della forza armata: la nonviolenza efficace.
Il divano non è l’arma degli eroi, come vi si vuol fare credere: voi bene lo intuite e semplicemente lo rifiutate, spronati dall’esempio di una piccola eroina svedese e dei suoi scioperi del venerdì.
Cari giovani, disposti a cambiare il mondo per salvarlo, è arrivato il vostro momento (e speriamo, grazie a voi, anche il nostro!): è l’ora che lo stesso coraggio, la stessa limpidità dell’esprimersi e la stessa cocciutaggine che hanno permesso a Greta Thunberg di spostare montagne sul clima, vi spinga, in numero ancora maggiore, a riempire gioiosamente le piazze (oggi però debitamente distanziati e cautelati con le mascherine) per dare finalmente una chance, forse l’ultima, al vecchio sogno di “trasformare le spade in aratri”.
Riaccenderete di una speranza nuova la fiaccola dei movimenti che, pur con errori e contraddizioni, hanno segnato i progressi nel passato e la possibilità di un futuro degno di essere vissuto. Non crediamo che lo tsunami delle crisi intrecciate che si stanno addensando sul nostro orizzonte (la pandemia è solo una piccola onda anticipatoria di crisi economiche, ecologiche e militari combinate) ci offra scelte alternative al mobilitarsi unitamente per metterci in salvo quanto più possibile.
Non aspettiamo altro che di poter camminare, dialogare e lavorare insieme a voi, fianco a fianco, in questa gaia e creativa, ma speriamo non tragicamente terminale, ribellione all'estinzione! 
INDICE di MEMORIA E FUTURO - LIBRO CHE USCIRA' A MARZO PER I TIPI DELLA MIMESIS
Presentazione
di Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi
PARTE PRIMA – L’UTOPIA DI UNA POLITICA DI PACE
Alfonso Navarra e Moni Ovadia
Lettera aperta alle ragazze e ai ragazzi
Mario Agostinelli
Manca la firma dell’Italia al Trattato per la proibizione delle armi nucleari entrato in vigore
Alex Zanotelli
Dobbiamo rivedere radicalmente i nostri stili di vita
Vittorio Agnoletto
La difesa del corpo degli esseri umani e del corpo del Pianeta
Appello per la costituzione dei Comitati Petrov
PARTE SECONDA – LA PROPOSTA CULTURALE DELLA TERRESTRITA’ E IL PROGETTO MEMORIA E FUTURO
Appello per l’educazione alla terrestrità
Alfonso Navarra
La definizione di terrestrità
Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra e Laura Tussi
La proposta del progetto Memoria e Futuro
PARTE TERZA – LA TERRESTRITA’ ORIENTAMENTO DELLA FILOSOFIA SOCIALE, DELLA PEDAGOGIA, DELL’ETICA, DELL’ECONOMIA
Saggio di Luigi Mosca
Il lungo percorso dell’umanità per uscire dalla barbarie
Laura Tussi
L’etica della terrestrità
Laura Tussi
La nonviolenza efficace come strategia educativa
Antonella Nappi
L’impegno delle donne per l’ecosistema e la salute
Rocco Altieri
Ecologia, economia e la costruzione della pace
Fabrizio Cracolici
Antifascismo sociale, nonviolenza e terrestrità
PARTE QUARTA – DICHIARAZIONI DI ADESIONE ALLA RETE PER L’EDUCAZIONE ALLA TERRESTRITA’



Martedì 19 Gennaio,2021 Ore: 19:46