Comunità dei Musulmani della Liguria O.N.L.U.S.
La costruzione della moschea a Cornigliano Genova

di Zahoor Ahmad Zargar

Presidenza: Via Aglietto 71 r, 17100 Savona, tel.fax 019. 853260, 019 822541cell.3899795916

Inviamo la documentazione riguardante la costruzione della moschea a Cornigliano Genova e le opposizioni da parte di alcuni gruppi.
Come voi tutti sapete la Comunità islamica segue la via della legge e del dialogo. Da tutto ciò si evince anche che la Comunità ligure è attiva, integrata e riconosciuta dalle più alte autorità dello Stato.
Zahoor Ahmad Zargar
presidente

Allegati:
[1]) esposto al Presidente della Repubblica
[2]) risposta Presidente della Repubblica
[3]) risposta del competente ufficio del Ministero dell’Interno


Centri islamici e moschee Comunità dei Musulmani della Liguria : Genova, via G.B.Sasso 13 r; Genova Prà, via Salvemini 41; Imperia, via Santa Lucia 64; Savona, via Aglietto 71r ; La Spezia, via Lunigiana 365; Albenga (SV), p.zza S. Francesco 38; Sanremo (IM), c.so Inglesi 214; Cengio (SV), via P. Garello 89/1.



[1] Esposto al Presidente della Repubblica

Savona, 20 giugno 2004
Al Presidente della Repubblica, quale garante della Costituzione italiana

Egregio Presidente,
la Comunità islamica genovese ha comprato con denari propri, raccolti tra i fedeli, un paio di anni fa, una vecchia fabbrica abbandonata a Genova Cornigliano con l’intenzione di ristrutturarla ad uso Centro Culturale Islamico e moschea.
Abbiamo fatto preparare un progetto idoneo da un architetto e, ossequienti a tutte le leggi italiane, abbiamo presentato tale progetto in Comune per avere il permesso di iniziare i lavori. Preciso che a Genova esistono già quattro moschee che non hanno dato alcun problema a nessuno, si tratta solo per noi di avere dei locali più spaziosi e di nostra proprietà.
Ma quattro parroci di Cornigliano, insieme ad alcuni rappresentanti di partiti politici, hanno iniziato a protestare contro tale ristrutturazione, adducendo varie scuse.
Addirittura abbiamo sentito parlare, in questi giorni, di un presunto referendum: moschea sì o no. Crediamo che non sia possibile tale quesito perché la Costituzione garantisce che: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano” (art. 8) e che “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume” (Art. 19).
Lei stesso, ad una mia domanda in una petizione a Lei rivolta, mi aveva risposto, nel novembre del 2000, che la Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, nell’approvare il disegno di legge n. 3947 sulla libertà religiosa, aveva anche predisposto una disposizione “volta a facilitare l’adempimento di prescrizioni di culto nel quadro dell’esercizio del diritto di libertà religiosa nelle sue diverse espressioni”.
Nel caso del referendum, come potrebbe eventualmente abrogare degli articoli della Costituzione?
E come si pensa di garantire i diritti delle minoranze che nel referendum non potrebbero neppure esprimersi? Non è certo un referendum incostituzionale, infine, che può risolvere un problema, che può creare un dialogo, avviare la comprensione reciproca!
Come abbiamo sempre sostenuto e praticato nella realtà, noi vogliamo vivere in assoluta pace ed integrazione in Italia, ma questo non significa che rinunciamo ad essere persone, che dobbiamo nasconderci nei sotterranei per non disturbare, che dobbiamo subire insulti ed umiliazioni.
In occasione delle recenti elezioni, c’è stato chi ha detto chiaramente, anche su Rai Tre nelle Tribune Politiche, durante la sua propaganda elettorale, che “non vuole musulmani” (si badi bene, non “stranieri”, il che sarebbe già una mancanza grave, ma proprio “musulmani”!).
Giovedì 17 giugno, poi, abbiamo visto casualmente una trasmissione di Telegenova (Genova allo specchio) in cui il rappresentante della Comunità islamica di Genova, invitato ad un talkshow sulla moschea, è stato umiliato ed insultato in modo inqualificabile. Il rappresentante della Leganord dimostrava di non volerlo vicino, lo allontanava con le mani come un appestato, e quindi ha detto chiaramente che non vuole sentir parlare di cultura islamica e che non vuole moschee né a Genova, né in Italia, né in Europa. La stessa conduttrice, che aveva invitato tutte persone contrarie alla moschea, escluso il Presidente della Circoscrizione, ha vergognosamente preso posizione contro Salah Husein, Presidente della Comunità genovese, si è stupita che conosciamo la Costituzione e alla fine ha detto che non se ne può più di noi, che Husein se ne vada a casa sua.
Il nostro rappresentante, nonostante gli attacchi offensivi e lesivi della sua dignità, ha mantenuto la calma, ha invitato al dialogo, ha spiegato che noi siamo persone per bene, che lavoriamo, eppure è stato aggredito e per tutta la trasmissione gli si è ripetuto di andarsene a casa sua. Quanta crudeltà! Non è passato tanto tempo da quando in Europa milioni di ebrei sono stati condannati come “cattivi” ed eliminati nel complice silenzio di quasi tutti. Si comincia così, umiliando, facendo sentire il diverso altro da sé, non degno di una vita uguale agli eletti…
E questi sono oggi i difensori dello stato e della cristianità!
Io vengo dal paese di Gandhi (che tra l’altro ha tante chiese e rispetto della diversità): egli in gioventù andò ad esercitare il suo mestiere di avvocato in Sud Africa e trovò gli indiani discriminati come i neri, senza diritti umani. Essi potevano lavorare, contribuire all’economia di quel paese, ma non avevano pari diritti. Io qui lavoro e pago le tasse. Mi dicono che ho i diritti come un qualunque cittadino italiano (io lo sono, come molti di noi). Ma in realtà se compro un terreno, non ci posso edificare una moschea, il mio matrimonio religioso non è riconosciuto, la circoncisione non viene praticata in ospedale perché, nonostante il parere favorevole di eminenti specialisti, l’ASL non ce lo permette, le nostre feste non sono riconosciute…
La realtà è che finché siamo vermi e strisciamo, tutti ci elargiscono la loro solidarietà, ma se vogliamo essere uguali, questo non ci viene concesso!
Quando si dice, ad esempio, che ci hanno lasciato fare una grande moschea a Roma, non è esatto, perché quella moschea è frutto di un accordo del governo di Craxi con l’Arabia Saudita per motivi di politica estera, ed è gestita ancora oggi da Arabia Saudita e Marocco.
Ora noi siamo qui, cittadini italiani, vogliamo vivere in questa società, che cosa abbiamo a che vedere con quella moschea straniera? Noi qui vogliamo essere liberi da quelle ingerenze, e vogliamo con le nostre forze creare i nostri luoghi di culto. Tanto è vero che, tempo fa, quando il Ministro Pisanu, ha proposto un patto con l’Islam, io gli ho scritto per appoggiare questo proposito e per definire come debba essere la Comunità islamica italiana, trasparente e permeata dalle leggi di questo stato. Io ho anche interpellato il Papa perché interceda con il Governo per l’Intesa con lo Stato italiano.
Comunque, ciò che vogliamo non è fare del vittimismo ma lavorare per una società pacifica, multiculturale, per un mondo migliore che non si divida per colore, religione, etnie o altro.
In modo pacifico ma forte, proprio come Gandhi.
Per ultimo, voglio chiarire che l’edificio che sarà ristrutturato, farà migliore il quartiere: una strada oggi stretta e pericolosa verrà allargata, ci sarà un marciapiede (che ora non esiste) ed un parcheggio sotterraneo. All’interno ci sarà un centro multiculturale con biblioteca e spazi dove potranno accedere tutti i cittadini che lo vorranno, cristiani, atei, ecc.
Rimaniamo, dunque, aperti al dialogo e al confronto, purché civile.
Per questo, egregio Presidente, Le chiediamo di intervenire personalmente quale garante dei diritti costituzionali di tutti i cittadini italiani.

dottor Zahhor Ahmad Zargar
Presidente




[2] Risposta Presidente della Repubblica



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[3] Risposta del competente ufficio del Ministero dell’Interno



Lunedì, 25 ottobre 2004