(Il Sole-24 Ore, domenica - 9 giugno 1996) Presentazione - Il testo del manifesto Gli estensori del Manifesto Carlo Flamigni Professore di Ginecologia allUniversità di Bologna Armando Massarenti Giornalista del Sole-24 Ore Maurizio Mori Direttore della rivista «Bioetica» Angelo Petroni Professore di Filosofia della Scienza allUniversità della Calabria e direttore della rivista «Biblioteca della libertà» Presentazione La storia della bioetica, una disciplina nata meno di trentanni fa e che affronta i dilemmi creati dai progressi della medicina, è la storia di unetica laica. Dove per laica si intende non dogmatica, e non necessariamente antireligiosa. Il «Manifesto» che qui proponiamo al giudizio e alla riflessione dei nostri lettori e degli uomini di cultura, da cui ci aspettiamo numerose adesioni, è stato pensato a partire da questa semplice constatazione. La laicità della bioetica è nei fatti. La bioetica è laica, e non può non esserlo, per sua stessa costituzione, per la natura stessa dei problemi, spinosissimi, di cui si occupa. Aborto, fecondazione in vitro, "maternità per procura", ingegneria genetica, eutanasia, sono tutti temi sui quali nessuno, in una discussione pubblica e democratica, può pretendere di avere lultima parola. Né la legislazione può darla agli uni piuttosto che agli altri. Per ogni posizione a favore di una certa soluzione, per quanto ben argomentata, ne esiste una contraria altrettanto efficace. E il disaccordo riguarda scelte di valore magari opposte ma ugualmente legittime. La bioetica è laica per questo. Perché presuppone lidea di un pluralismo di valori, ugualmente ultimativi e ugualmente legittimi, a cui si accompagna il pluralismo dei gruppi e degli individui che ne sono portatori, siano o non siano essi credenti. Sulla soluzione di quei problemi, in Italia, i cattolici sono divisi tra loro come lo sono i laici. La bioetica è laica proprio perché la sua storia è fatta di un continuo confrontarsi di diversi approcci religiosi e di diversi approcci laici. E a partire da queste premesse che gli estensori di questo documento sono andati «alla ricerca dei principi», nello spirito con cui il compianto Uberto Scarpelli - nel 1987, in un numero monografico di «Biblioteca della libertà» - aveva posto la questione in Italia. Alla sua memoria è dedicato affettuosamente questo documento. Nella speranza che saranno in molti a sottoscriverlo, o almeno a criticarlo costruttivamente (fax 011-7495796), e che esso contribuirà ad avvicinare due mondi - quello laico e quello cattolico - che, in Italia, rischiano continuamente di fraintendersi. Due mondi che, invece, sui principi qui proposti potrebbero almeno trovare un terreno comune per condurre costruttivamente una discussione pubblica che si farà ogni giorno più pressante. MANIFESTO DI BIOETICA LAICA Principi e fatti - Principi e conoscenza - Principi e applicazioni - Morale e diritto Premessa Levoluzione delle conoscenze teoriche e delle possibilità tecnologiche nel campo biologico e medico ha sollevato opportunità e problemi che non hanno precedenti netta storia dellumanità. Se infatti la rivoluzione scientifica e tecnologica dellera moderna ha permesso alluomo di modificare radicalmente la natura che lo circonda, la rivoluzione biologica e medica dischiude la possibilità che egli intervenga sulla propria natura. Non ci si deve meravigliare che la «seconda rivoluzione scientifica» porti con sé attese e timori altrettanto grandi di quelli che accompagnarono la nascita della scienza e del mondo moderno. Ed è verosimile che attese e timori si faranno man mano maggiori quanto più tra lopinione pubblica avanzerà la percezione di quanto le nuove conoscenze scientifiche possono influire sulle vite dei singoli e sulla società nel suo insieme. Principi e fatti Noi reputiamo essenziale che questa nuova rivoluzione scientifica non debba essere accompagnata dallo stesso atteggiamento ideologico che ostacolò la formazione della visione scientifica nel mondo delletà moderna. Proprio perché la nuova rivoluzione scientifica tocca la natura delluomo ben più profondamente di quanto non abbia fatto la prima, se essa dovesse venire a essere oggetto di disputa e opposizioni derivanti da pregiudizi ideologici le conseguenze sarebbero nefaste. Da parte di coloro che aderiscono a una visione religiosa della natura e delluomo, viene spesso rimproverato ai laici di non avere principi morali che non siano una acritica adesione alla scienza e ai suoi progressi. Viene rimproverato loro di aderire a un positivismo morale che identifica sempre e comunque il "dover essere" della morale con il mero "essere" della scienza e della tecnica. Viene rimproverato loro di non avere altri principi al di fuori dei fatti. Noi reputiamo che tutto ciò non corrisponda a verità. La visione laica del progresso delle conoscenze biologiche e delle pratiche mediche è fondata su principi etici saldi e chiaramente riconoscibili. Nel proporsi allopinione pubblica, in alternativa alle visioni religiose, essa non oppone fatti a principi, ma principi a principi. Principi e conoscenza I primi principi della visione laica riguardano la natura della conoscenza e del suo progresso. In primo luogo, diversamente da quanto fanno la gran parte delle etiche fondate su principi religiosi, la visione laica considera che il progresso della conoscenza sia esso stesso un valore etico fondamentale. Lamore della verità è uno dei tratti più profondamente umani, e non tollera che esistano autorità superiori che fissino dallesterno quel che è lecito e quel che non è lecito conoscere. In secondo luogo la visione laica vede luomo come parte della natura, non come opposto alla natura. Essendo parte della natura, egli può interagire con essa, conoscendola e modificandola nel rispetto degli equilibri e dei legami che lo uniscono alle altre specie viventi. In terzo luogo, la visione laica vede nel progresso della conoscenza la fonte principale del progresso dellumanità, perché è soprattutto dalla conoscenza che deriva la diminuzione della sofferenza umana. Ogni limitazione della ricerca scientifica imposta nel nome dei pregiudizi che questa potrebbe comportare per luomo equivale in realtà a perpetuare sofferenze che potrebbero essere evitate. Questi tre principi sono particolarmente rilevanti per quanto riguarda il progresso delle conoscenze nella genetica umana e nelle terapie genetiche. Voler conoscere quel che costituisce la propria natura biologica, fino ai componenti ultimi, non è ybris, ma è espressione dello stesso amore di conoscenza che spinge luomo a conoscere tutta la natura. Voler intervenire su questa natura biologica al fine di diminuire la sofferenza non è espressione di nichilismo ma di amore dei propri simili. Principi e applicazioni Al contrario di coloro che divinizzano la natura, dichiarandola un qualcosa di sacro e di intoccabile, i laici sanno che il confine tra quel che è naturale e quel che non lo è dipende dai valori e dalle decisioni degli uomini. Nulla è più culturale dellidea di natura. Nel momento in cui le tecnologie biomediche allargano lorizzonte di quel che è fattualmente possibile, i criteri per determinare ciò che è lecito e ciò che non lo è non possono in alcun modo derivare da una pretesa distinzione tra ciò che sarebbe naturale e ciò che naturale non sarebbe. Essi possono soltanto derivare da principi espliciti, razionalmente giustificati in base a come essi riescono a guidare lazione umana a beneficio di tutti gli uomini. Se è vero che gli uomini hanno sentimenti morali radicati in secoli di tradizione, e se è vero che questi vanno rispettati perché svolgono un ruolo fondamentale per la vita sociale, non è però meno vero che le intuizioni e le regole morali sono in perenne evoluzione. Se gli uomini si renderanno conto che modificare quel che era considerato immodificabile può condurre a uno stato di cose migliore, alla diffusione di nuovi diritti, principi o valori, derivati dallaffinamento stesso delle conoscenze e della consapevolezza morale, allora ci si può attendere che essi cambieranno la propria percezione di quel che è lecito fare. Il cambiamento delle visioni del bene e dei principi morali è un fenomeno che ha sempre caratterizzato le culture. Neppure le società più tradizionaliste ne sono prive. Noi laici pensiamo che i cambiamenti possano essere considerati dei veri e propri progressi. Non pensiamo, tuttavia, che il progresso in quanto tale sia automatico, né che sia garantito o inarrestabile. Ma proprio per questa ragione insistiamo sulla capacità degli uomini di giudicare volta per volta, in che senso certi cambiamenti possano essere interpretati come effettivi miglioramenti e altri invece no, in un processo in cui in cui lanalisi concettuale e la ragion critica svolgono un ruolo determinante. Il primo dei principi che ispira noi laici è quello dellautonomia. Ogni individuo ha pari dignità, e non devono esservi autorità superiori che possano arrogarsi il diritto di scegliere per lui in tutte quelle questioni che riguardano la sua salute e la sua vita. Questo significa che la sfera delle decisioni individuali in questioni come leutanasia, la somministrazione di nuovi farmaci, la sperimentazione di nuove terapie, deve venire allargata al di là di quanto oggi non accada. Una conseguenza di questo principio è che coloro che più direttamente sono toccati dai progressi delle tecnologie biomediche hanno un diritto prioritario di informazione e di scelta reale. Ciò è particolarmente vero per le donne, che sono i soggetti primari dei progressi nelle tecnologie riproduttive. Il secondo principio è quello di garantire il rispetto delle convinzioni religiose dei singoli individui. Noi laici non osteggiamo la dimensione religiosa. La apprezziamo per quanto può contribuire alla formazione di una coscienza etica diffusa. Quando sono in gioco scelte difficili, come quelle della bioetica, il problema per il laico non è quello di imporre una visione "superiore", ma di garantire che gli individui possano decidere per proprio conto ponderando i valori - talvolta tra loro confliggenti - che quelle scelte coinvolgono, evitando di mettere a repentaglio le loro credenze e i loro valori. Questo rispetto per le convinzioni religiose non ci fa tuttavia dimenticare che dalla fede religiosa non derivano di per sé prescrizioni e soluzioni precise alle questioni della bioetica. Vi può essere una discussione e una giustificazione razionale dei principi morali anche senza la fede. Vi può essere una discussione e una giustificazione razionale che parte da presupposti di fede. Ma non vi può essere alcuna derivazione automatica di una giustificazione razionalmente accettabile a partire dalla sola fede. Il terzo principio è quello di garantire agli individui una qualità della vita quanto più alta possibile, di contro al principio che fa della mera durata della vita il criterio dominante della terapia medica. Se vi è un senso nella espressione «rispetto della vita» questo non può risiedere nel separare un concetto astratto di "vita" dagli individui concreti, che hanno il diritto a vivere e morire con il minimo di sofferenza possibile. Il quarto principio è quello di garantire a ogni individuo un accesso a cure mediche che siano dello standard più alto possibile, relativamente alla società nella quale egli vive e alle risorse disponibili. Si tratta di una conseguenza di quellidea di equità che ispira i rapporti sociali nelle democrazie moderne, e che rispetta sia i sentimenti di libertà sia i sentimenti di eguaglianza profondamente diffusi tra i cittadini. Noi siamo consapevoli che se allequità non verrà dato un contenuto reale i progressi delle tecnologie biomediche rischiano di non diventare accessibili ai membri più deboli della società. Morale e diritto I principi sopra enunciati si fondano a loro volta su di un assunto implicito: la separazione della sfera morale da quella della fede religiosa. In modo analogo, è proprio della visione laica tenere distinti i piani della morale e del diritto. Per i laici, i principi morali si fondano sulladesione volontaria da parte degli individui. La loro diffusione deriva dallaccordo consapevole che essi ricevono. Come tali, essi sono diversi dalle norme giuridiche, le quali inevitabilmente vincolano lindividuo in base a sanzioni imposte dallesterno. Se è infatti vero che le norme giuridiche non devono violare i principi morali è altrettanto vero che laddove non vi è consenso morale è pur necessario che esistano norme giuridiche che evitino quanto possibile il conflitto tra i diversi valori. Questa distinzione è particolarmente rilevante per lambito biomedico. Come ogni altra sfera dellattività umana, anche questa ha bisogno sia di principi morali che di norme giuridiche. Ma il peso relativo delle une e delle altre è peculiare, e comunque diverso rispetto ad altre sfere, a esempio quella delle attività economiche. La differenza essenziale tra principi morali e norme giuridiche è che i primi danno maggiore spazio alla libertà che non le seconde. Quando ci si trova di fronte ai problemi biomedici, con conoscenze in continua evoluzione e spesso in contraddizione, dove il confine tra conoscenza positiva e valori è tenue, salvaguardare una ampia sfera di libertà di ricercatori e medici è una esigenza indispensabile. Nessuna applicazione meccanica di norme rigide può produrre risultati positivi in una realtà mobile, in un mondo caratterizzato dal pluralismo culturale e dei valori. Per queste ragioni noi riteniamo che la legislazione in campo biomedico debba essere guidata dallidea di lasciare a ogni ricercatore e a ogni medico la più ampia sfera di decisioni autonome compatibile con linteresse generale della collettività. La legislazione dovrebbe favorire lemergere di codici di comportamento come risultato del confronto dentro la comunità scientifica, e tra la comunità scientifica e lopinione pubblica. Dovrebbe ricorrere alla sanzione formale soltanto in quei casi dove sia dimostrabile che il comportamento del ricercatore o del medico ha recato un danno accertabile ad altri individui. La libertà di ricerca deve così coniugarsi con un sempre più forte sentimento di responsabilità dei ricercatori e dei medici nei confronti della società. Soltanto un diffuso sentimento di responsabilità può garantire che la libertà di ricerca non subirà interferenze ingiustificate. Conclusione La società nella quale viviamo è una società complessa. E una società nella quale convivono visioni diverse delluomo, visioni diverse della società, visioni diverse della morale. Per questo è impossibile pensare che in un campo come quello della bioetica, che tocca le concezioni e i sentimenti più profondi delluomo, possa esistere un canone morale a vocazione universale. La visione laica della bioetica non rappresenta una versione secolarizzata delle etiche religiose. Non vuole costituire una nuova ortodossia. Anche tra i laici non vi è accordo unanime su molte questioni specifiche.. La visione laica si differenzia dalla parte preponderante delle visioni religiose in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e visioni diverse. Là dove il contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, cerca laccordo "locale", evitando le generalizzazioni. Ma laccettazione del pluralismo non si identifica con il relativismo, come troppo spesso sostengono i critici. La libertà della ricerca, lautonomia delle persone, lequità, sono per i laici dei valori irrinunciabili. E sono valori sufficientemente forti da costituire la base di regole di comportamento che sono insieme giusti ed efficaci.
Giovedì, 10 febbraio 2005
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