La cosa che più mi aveva colpito delle fotografie scattate nel carcere di Abu Ghraib era, fin dallinizio, il fatto che i torturatori si mettevano in posa. Che non pensavano di doversi vergognare di ciò che stavano facendo e che esibivano naturalmente la faccia trionfante di chi è convinto di fare cose giuste. Si trattava di fotografie che non erano state scattate di nascosto ma con la partecipazione divertita dei protagonisti, ce lo conferma oggi Lynndie England che non aveva nessuna paura di essere scoperta e punita perché stava soltanto eseguendo degli ordini: muovendosi allinterno di quelle che erano le sue (loro) "regole di ingaggio". Non si poteva non pensare fin dallinizio, del resto, ai toni usati da Bush e dai suoi nel corso di questi ultimi terribili anni: parlando di impero del male, di male assoluto e di guerra da combattere nel nome di un bene altrettanto assoluto, quelle che venivano giustificate fin dallinizio, difendendole senza riserve e senza scrupoli da tutte le proteste delle organizzazioni umanitarie, erano state prima le bombe poco intelligenti sganciate per errore (o per aumentare lorrore) su obiettivi civili (i mercati e le scuole, gli ospedali le case) e poi Guantanamo, la strana prigione (o lager) in cui tutti i diritti erano sospesi perché i nemici dellarmata che combatteva in nome del bene non meritavano per definizione (così dicevano allora, con la stessa mancanza di pudore dei torturatori di oggi, i generali alleati) di essere considerati dei prigionieri di guerra. Alimentando, con le parole e coi fatti, una spirale di violenza che non poteva non determinare conseguenze del tipo di quelle di cui ci viene data testimonianza oggi. Si accusavano i pacifisti di essere "antioccidentali", allora, quando tentavano di denunciare questi aspetti inquietanti delle guerre preventive di Bush. Quello che si faceva finta di non vedere, tuttavia, era lo spaventoso insieme di conseguenze di quella che si profilava già allora come una ingiustificabile sospensione delle regole cui ci si dovrebbe attenere anche in tempo di guerra. In un bellissimo murale di Rivela, a Città del Messico, i soldati spagnoli che massacrano le popolazioni atzeche stuprando le donne e uccidendo bambini che hanno occhi terribilmente simili a quelli di Hanan Matzud (uccisa dai soldati inglesi a Bassora) non si vergognano di quello che fanno. Ne sono fieri e agiscono con la faccia trionfante di chi è convinto di fare cose giuste: cercando lo sguardo compiaciuto dei loro capi religiosi e militari. Così come benedetti si sentono oggi i kamikaze e così come benedetti dal sorriso dei loro capi si sentivano non molti anni fa i persecutori al servizio di Hitler, di Mussolini, di Stalin e di tanti altri uomini malati di odio e di fanatismo. Sono precedenti importanti, questi, per capire leffetto che si determina ai livelli bassi delle gerarchie quando il clima ai livelli alti si ispira ad un fanatismo insano: un effetto che è largamente indipendente dalla validità dei principi cui ci si ispira o si crede di ispirarsi. Lallegria del torturatore che dà sfogo alle sue parti sadiche tormentando un nemico in carne ed ossa altro non è che la realizzazione naturale, infatti, del pensiero malato di chi, dallalto, esercita il suo sadismo senza sporcarsi le mani. Sta nellintesa tacita fra un braccio e una mente animati da una medesima intenzione che sono state scritte le pagine più orrende della storia delluomo. Sta nel clima di odio e di intolleranza costruito ed imposto dallalto la ragione più semplice del liberarsi di un numero impressionante di follie individuali. È per questo motivo, credo, che risulta impossibile oggi credere a chi, in Italia, in Inghilterra, o negli Usa dice di non aver saputo mai nulla di quello che davvero accadeva nelle prigioni. Uomini del livello di Berlusconi che festeggiano il Milan mentre i nostri soldati combattono e muoiono a Nassirya sono talmente abituati a sottovalutare la gravità di quello che accade a persone che per loro sono soltanto insetti da schiacciare o pedine da manovrare da non meritare, in fondo, nemmeno lattenzione delle critiche. Le loro menzogne, tuttavia, vengono dette con una tranquillità sempre meno convincente. Viviamo ancora in democrazia, negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Italia ed è possibile, infatti, mandare a casa un gruppo di responsabili politici malati di protagonismo e di una patologia grave del senso morale. Per utilizzare il voto, però, che è sicuramente larma più importante nelle mani delluomo moderno, quelle che sono necessarie sono prima di tutto la chiarezza e la coerenza delle posizioni contrapposte: allineando in questo caso le opposizioni, anche quelle che finora si sono dimostrate più incerte, sul rifiuto assoluto a portare avanti un coinvolgimento dei soldati italiani basato sulla subordinazione di fatto ad eserciti le cui "regole dingaggio" sono state dettate dalla follia sanguinaria di Bush e di Rumsfeld. Una follia di cui ci dà testimonianza diretta oggi la torturatrice di cui non sarà facile dimenticare il sorriso, il cinismo e la stupidità.
Mercoledì, 19 maggio 2004
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